Le persone in coda che la udivano si sono voltate a fissarmi, e soltanto quando io le ho dato di gomito per farla tacere ella si e decisa ad abbassare la voce. «Spero soltanto, in nome di Dio», ha bisbigliato, «che tu non debba soffrire».

Per qualche momento, in seguito, non ho saputo che cosa dire. Dopo aver ordinato i piatti al banco, li abbiamo portati al nostro tavolo e ci siamo messi a mangiare in silenzio. Il silenzio mi innervosiva. Conoscevo la ragione del suo timore, e pertanto ci ho scherzato su.

«Perche dovrei soffrire? Non potrebbe andarmi peggio di prima. Persino Algernon e ancora intelligente, no? Fino a quando lui e a posto, sono a cavallo anch’io.»

Alice giocherellava con il coltello, incidendo solchi circolari in una fettina di burro, e quel movimento mi ipnotizzava. «E inoltre», le ho detto, «ho udito una cosa… il professor Nemur e il dottor Strauss stavano litigando, e Nemur ha detto di essere sicuro che nulla possa andar male».

«Me lo auguro», ha risposto lei. «Non puoi immaginare quanto ho temuto che potesse accadere qualcosa. Mi sento in parte responsabile.» Mi ha veduto fissare il coltello e lo ha posato meticolosamente accanto al piatto.

«Non ci sarei mai riuscito se non fosse stato per lei», ho detto io.

Alice ha riso e questo mi ha fatto tremare. E stato il momento in cui mi sono accorto che ha gli occhi dolci e castani. Ha abbassato subito lo sguardo sulla tovaglia, arrossendo.

«Grazie, Charlie», ha mormorato, e mi ha preso la mano.

Era la prima volta che qualcuno faceva questo gesto, e mi ha reso piu audace. Mi sono proteso in avanti, avvinghiandomi alla sua mano, e le labbra hanno formato le parole. «Lei mi piace moltissimo.» Dopo averlo detto, ho temuto che si mettesse a ridere, invece ha annuito, sorridendo.

«Anche tu mi piaci, Charlie.»

«Ma e qualcosa di piu d’una simpatia. Io voglio dire… oh, al diavolo! Non lo so che cosa voglio dire.» Mi accorgevo di arrossire e non sapevo da che parte guardare o che cosa fare delle mani. Ho lasciato cadere la forchetta e, cercando di riprenderla, ho rovesciato il bicchiere pieno d’acqua che le si e versata sul vestito. A un tratto ero diventato di nuovo goffo e imbarazzato, e quando ho tentato di scusarmi mi sono accorto che la lingua era diventata troppo grande per la mia bocca.

«Non e nulla, Charlie», lei ha cercato di rassicurarmi. «E soltanto acqua. Non lasciarti scombussolare in questo modo.»

Sul tassi, durante il tragitto di ritorno a casa, abbiamo taciuto a lungo, e poi lei ha posato la borsetta e mi ha raddrizzato la cravatta e aggiustato il fazzoletto nel taschino della giacca. «Eri molto turbato questa sera, Charlie.»

«Mi sentivo ridicolo.»

«Ti ho sconvolto parlandone. Ti ho fatto vergognare di te stesso.»

«Non si tratta di questo. A tormentarmi e il fatto che non so esprimere quello che sento.»

«Questi sentimenti sono nuovi per te. Non tutto, deve… essere espresso con le parole.»

Mi sono spostato piu vicino a lei e ho cercato di riprenderle la mano, ma Alice mi ha respinto. «No, Charlie. Non credo che ti faccia bene. Ti ho sconvolto, e questo potrebbe avere conseguenze negative.»

Quando mi ha respinto mi sono sentito goffo e ridicolo al contempo.

Cio ha fatto si che mi adirassi con me stesso e allora mi sono spostato dalla mia parte del sedile e ho guardato fuori del finestrino. La odiavo come non avevo mai odiato nessuno… lei, con le sue risposte disinvolte e i coccolamenti materni. Avrei voluto schiaffeggiarla, farla strisciare ai miei piedi e poi stringerla tra le braccia e baciarla.

«Charlie, mi dispiace se ti ho turbato.»

«Lasci perdere.»

«Ma devi capire quello che sta accadendo.»

«Lo capisco», ho detto, «e preferirei non parlarne».

Quando il tassi e arrivato davanti a casa sua, nella Settantasettesima Strada, non avrei potuto sentirmi piu infelice.

«Sta’ a sentire», ha detto lei, «la colpa e mia. Non avrei dovuto uscire con te questa sera».

«Si, ora me ne rendo conto.»

«Voglio dir questo, che non abbiamo il diritto di mettere la cosa su un piano personale… emotivo. Tu hai tanto da fare, lo non ho alcun diritto di entrare nella tua vita in questo momento.»

«Di questo devo preoccuparmi io, non le pare?»

«Tu credi? Non si tratta piu di una tua questione privata, Charlie. Hai degli obblighi, adesso… non soltanto nei confronti del professor Nemur e del dottor Strauss, ma anche con i milioni di individui che potrebbero seguire le tue orme.»

Quando piu parlava in questo modo, tanto peggio mi sentivo. Metteva in risalto la mia goffaggine, la mia ignoranza per quanto concerneva le cose giuste da dire e da fare. Agli occhi di lei ero un goffo adolescente e stava cercando di respingermi con tatto.

Mentre ci trovavamo davanti alla porta di casa sua si e voltata, mi ha sorriso e per un momento ho creduto che mi avrebbe invitato a entrare. Invece ha soltanto bisbigliato: «Buona notte, Charlie. Grazie della bellissima serata».

Avrei voluto darle il bacio della buona notte. A questo riguardo m’ero gia crucciato prima. Una donna non si aspetta sempre che tu la baci? Nei romanzi che avevo letto e nei film che avevo visto era l’uomo a prendere l’iniziativa. La sera prima avevo deciso che l’avrei baciata. Ma seguitavo a pensare: e se mi respingesse?

Mi sono fatto piu vicino e l’ho afferrata alle spalle, ma lei e stata troppo svelta per me. Mi ha fermato e mi ha preso la mano tra le sue. «Faremo meglio ad augurarci la buona notte soltanto in questo modo, Charlie. Non possiamo permettere che la cosa diventi personale. Non ancora.»

E prima che avessi potuto protestare o domandarle che cosa avesse voluto dire con quel non ancora, e entrata in casa. «Buona notte, Charlie, e grazie ancora per queste ore… adorabili.» Poi ha chiuso la porta.

Ero furioso contro di lei, contro me stesso e contro il mondo, ma una volta arrivato a casa mi sono reso conto che aveva ragione. Io non so se provi qualcosa per me o se voglia soltanto essere gentile. Che cosa puo mai vedere in me? A rendere la situazione cosi imbarazzante e il fatto che non ho mai avuto alcuna esperienza del genere prima d’ora. Come si fa a imparare il modo di comportarsi con un’altra persona? Come fa un uomo a imparare il modo di comportarsi con una donna?

I libri non servono un gran che.

Ma la prossima volta le augurero la buona notte con un bacio.

3 maggio Una delle cose che mi confondono e il non sapere mai realmente, quando qualcosa affiora dal mio passato, se davvero accadde in quel modo o se cosi parve accadere sul momento o se lo sto soltanto inventando. Sono come un uomo che sia rimasto semiassopito per tutta la vita e cerchi di capire com’era prima di destarsi. Ogni cosa appare stranamente offuscata e al rallentatore.

Stanotte ho avuto un incubo e quando mi sono svegliato ho ricordato qualcosa.

Anzitutto, l’incubo: sto correndo in un lungo corridoio, quasi accecato da turbini di polvere. A volte corro avanti, poi galleggio in aria qua e la e torno indietro, ma ho paura perche sto nascondendo qualcosa in tasca. Non so che cosa sia ne dove l’ho, ma so che vogliono portarmelo via e questo mi atterrisce.

Il muro crolla e a un tratto ecco una fanciulla dai capelli rossi con le braccia tese verso di me… il suo viso e una vacua maschera. Mi prende tra le braccia, mi bacia e mi accarezza, e io vorrei tenerla stretta ma ho paura. Quanto piu mi tocca, tanto piu mi impaurisco perche so che non devo mai toccare una ragazza.

Poi, mentre il suo corpo si strofina contro il mio, sento uno strano pulsare e traboccare dentro di me che mi rende tutto caldo. Ma quando alzo gli occhi vedo un coltello insanguinato nelle mani di lei.

Cerco di gridare correndo, ma non un suono mi esce dalla gola e ho le tasche vuote. Mi frugo le tasche, ma non so che cosa hb perduto ne perche lo stavo nascondendo. So soltanto che la cosa e scomparsa e ho sangue anche sulle mani.

Destandomi ho pensato ad Alice e ho provato la stessa sensazione di panico del sogno. Di che cosa ho paura? Di qualcosa riguardo al coltello.

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