dentro. Alice sedeva alla cattedra e su una sedia accanto a lei si trovava una donna dalla faccia smunta che non ho riconosciuta. Era accigliata, con un’espressione di aperto smarrimento, e io mi sono domandato che cosa cercasse di spiegarle Alice.

Accanto alla lavagna c’era Mike Dorni sulla sedia a rotelle e li, nel solito banco in prima fila, Lester Braun che, a detta di Alice, era il piu intelligente del gruppo. Lester aveva imparato con facilita cio che a me era costato molta fatica, ma veniva alle lezioni soltanto quando ne aveva voglia oppure si assentava per guadagnare qualcosa tirando a cera pavimenti. Suppongo che se ci avesse tenuto molto, se la cosa fosse stata importante per lui come lo era per me, lo avrebbero scelto per questo esperimento. C’erano anche facce nuove, persone che non conoscevo.

Infine ho trovato il coraggio di entrare.

«E Charlie!» ha detto Mike voltando la sedia a rotelle.

L’ho salutato con la mano.

Bernice, la bionda graziosa dagli occhi vacui, mi ha guardato e mi ha rivolto uno smorto sorriso. «Dove sei stato, Charlie? Che bel vestito.»

Gli altri che si ricordavano di me mi hanno salutato a cenni e io ho risposto.

A un tratto mi sono accorto dall’espressione di Alice ch’ella era irritata.

«Sono quasi le otto», ha annunciato. «E giunto il momento di rimettere tutto a posto.»

Ognuno ha un compito preciso, bisogna metter via il gesso, i cassini, i fogli di carta, i libri, le matite, i taccuini, i colori e il materiale didattico. Ognuno sa quello che deve fare e ci tiene a farlo bene. Tutti hanno cominciato a darsi da fare eccetto Bernice. Mi stava fissando.

«Perche Charlie non viene piu a scuola?» ha domandato. «Che cosa ti e successo, Charlie? Torni con noi?»

Gli altri hanno alzato gli occhi su di me. Ho guardato Alice, aspettando che rispondesse in vece mia, ma e seguito un lungo silenzio.

Che cosa avrei potuto dire io per non offenderli?

«La mia e soltanto una visita», ho detto.

Una delle ragazze ha cominciato a ridacchiare… Francine, che ha sempre dato molte preoccupazioni ad Alice. A diciott’anni aveva gia messo al mondo tre figli, prima che i suoi genitori la facessero sottoporre a una isterectomia. Non e carina, non certo attraente come Bernice, ma ha rappresentato una facile conquista per una decina di uomini che si sono limitati a comprarle qualcosa di grazioso o a pagarle il cinematografo. Alloggia in una pensione autorizzata dalla clinica Warren per quelli che lavorano all’esterno, e le e permesso venire la sera al Centro. E capitato che per due volte non si facesse vedere, fermata da uomini durante il tragitto fino alla scuola, e ora puo uscire soltanto se e accompagnata.

«Parla come un pezzo grosso, adesso», ha ridacchiato.

«Benissimo». ha detto Alice, interrompendola in tono aspro. «Potete andare. Ci rivediamo domani sera alle sei.»

Quando tutti sono usciti ho capito da come Alice sbatteva le sue cose nell’armadio ch’era arrabbiata.

«Scusami», ho detto. «Volevo aspettarti giu, ma poi mi e venuta la curiosita di rivedere l’aula. La mia alma mater. Volevo soltanto dare un’occhiata, ma poi, quasi senza accorgermene, sono entrato. Che cos’e che ti infastidisce?»

«Niente. Non mi infastidisce proprio niente.»

«Suvvia. La tua ira e sproporzionata rispetto a quel che e accaduto. Devi avere qualcosa in mente.»

Lei ha lasciato cadere con un tonfo un libro che aveva in mano. «E va bene. Vuoi saperlo? Sei diverso, sei cambiato. E non mi riferisco al tuo quoziente d’intelligenza. Parlo dell’atteggiamento che assumi nei confronti della gente… non sei piu come prima…»

«Oh, andiamo! Non…»

«Non m’interrompere!» L’autentica ira nella sua voce mi respingeva. «Dico sul serio. C’era qualcosa in te, prima. Non saprei… un calore, un’aperta sincerita, una gentilezza che inducevano tutti a volerti bene e ad essere contenti di averti vicino. Ora, nonostante tutta la tua intelligenza e la tua cultura, vi sono differenze che…»

Non ho piu sopportato di stare ad ascoltarla. «Che cosa ti aspettavi? Credevi che sarei rimasto un docile cucciolo, che avrei continuato a dimenare la coda e a leccare il piede dal quale venivo preso a calci? Sicuro, tutto questo ha cambiato me e il mio modo di pensare. Non sono piu costretto a subire i maltrattamenti che la gente mi ha inflitto per tutta la vita.»

«La gente non e stata cattiva con te.»

«Tu che cosa ne sai? Sta’ a sentire, anche i migliori sono stati presuntuosi e condiscendenti… si sono serviti di me per sentirsi superiori e dotati, nonostante i loro limiti. Chiunque puo sentirsi intelligente accanto a un idiota.»

Dopo averlo detto mi sono accorto che lei avrebbe interpretato male le mie parole.

«Collochi anche me in questa categoria, suppongo.»

«Non essere assurda. Sai benissimo, accidenti, che io…».

«Naturalmente, in un certo senso, penso che tu abbia ragione. In confronto a te io sono piuttosto ottusa. Ormai, ogni volta che ci troviamo insieme, dopo averti lasciato me ne torno a casa con l’avvilente sensazione di essere tarda e ottusa in tutto. Passo in rassegna le cose che ho detto, penso a tutte le cose brillanti e spiritose che avrei dovuto dire e mi vien voglia di prendermi a calci perche non le ho dette quando eravamo insieme.»

«Questa e un’esperienza piuttosto comune.»

«Mi sorprendo a voler far colpo su di te come non mi ero mai sognata prima, ma il frequentarti ha minato la mia fiducia in me stessa. Pongo in dubbio i miei moventi, adesso, qualsiasi cosa faccia.»

Ho cercato di cambiare discorso, ma Alice seguitava a tornare sullo stesso argomento. «Sta’ a sentire, non sono venuto qui per litigare con te», ho detto infine. «Mi permetti di accompagnarti a casa? Ho bisogno di parlare con qualcuno.»

«Anch’io. Ma in questi giorni non posso parlare con te. Posso soltanto ascoltare, e fare di si con la testa e fingere di capire ogni cosa a proposito delle varianti culturali e della matematica neo-bouleana e della logica post- simbolica, e mi sento sempre e sempre piu stupida, e quando tu te ne vai da casa mia devo guardarmi allo specchio e gridare a me stessa: ’No, non e vero che stai diventando piu tonta ogni giorno! Non stai perdendo l’intelligenza! Non stai diventando senile e ottusa! E Charlie ad irrompere in avanti cosi fulmineamente da far sembrare che tu stia indietreggiando’. Dico questo a me stessa, Charlie, ma ogni volta che ci incontriamo e che tu mi dici qualcosa e mi guardi con quell’aria spazientita, so che stai ridendo… E quando tu mi spieghi qualcosa e io non riesco a ricordarmene, credi che succeda cosi perche non mi interesso e non voglio darmi la pena di starti ad ascoltare. Ma tu non sai come mi torturo quando te ne sei andato. Non sai quanti libri ho letto faticosamente, a quante lezioni ho assistito alla Beekman, eppure, ogni volta che parlo di qualcosa ti vedo spazientito, come se tutto cio che dico fosse infantile. Volevo che tu diventassi intelligente, volevo aiutarti e dividere la tua felicita… e ora mi hai escluso dalla tua vita.»

Mentre ascoltavo quel che diceva ho cominciato a rendermi conto dell’enormita della cosa. Mi ero concentrato a tal punto su me stesso e su quanto mi accadeva, che non avevo mai pensato a quel che accadeva a lei.

Stava piangendo silenziosamente quando siamo usciti dalla scuola, e io mi sono trovato a corto di parole.

Durante tutto il tragitto in autobus ho riflettuto fino a qual punto si era capovolta la situazione. Alice aveva un sacro terrore di me. Il ghiaccio si era spezzato tra noi e il varco si stava allargando mentre la corrente della mia mente mi trascinava rapida nel mare aperto.

Alice aveva ragione rifiutando di torturarsi rimanendo con me. Non avevamo piu niente in comune. La piu semplice conversazione era divenuta uno sforzo; e tra noi, ormai, non rimaneva altro che un silenzio imbarazzato e un desiderio insoddisfatto in una stanza buia.

«Sei molto serio», ella ha detto emergendo dal suo stato d’animo e alzando gli occhi su di me.

«Penso a noi due.»

«Questo non dovrebbe renderti cosi serio. Non voglio turbarti. Stai attraversando una prova durissima.» Si sforzava di sorridere.

«Ma mi hai gia turbato. Soltanto, non so che cosa farci.»

Mentre dalla fermata dell’autobus andavamo a casa sua, ha detto: «Non verro al congresso con te. Ho

Вы читаете Fiori per Algernon
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату