grado di assumerti personalmente la responsabilita.»

«Questo lo so gia. Sta parlando di mia sorella Norma; l’ho letto sui giornali. A quanto ricordo di lei, immagino che abbia autorizzato la mia condanna a morte.»

Ha inarcato le sopracciglia, ma ha lasciato correre. «Be’, come le dissi, nell’eventualita che l’esperimento fosse fallito non avremmo potuto rimandarti alla panetteria o in quella stanza dalla quale venivi…»

«Perche no?»

«In primo luogo, saresti potuto non essere lo stesso. L’intervento chirurgico e le iniezioni di ormoni avrebbero potuto avere conseguenze di non immediata evidenza. Le esperienze fatte dopo l’operazione avrebbero potuto lasciare il segno su di te. Mi riferisco a possibili turbe emotive, tali da complicare il ritardo mentale; saresti potuto non essere piu lo stesso tipo di individuo…»

«Questa e bella. Come se non fosse gia abbastanza sopportare una croce.»

«E, in secondo luogo, non c’era modo di sapere se saresti regredito allo stesso livello mentale. Vi sarebbe potuta essere una regressione a un livello mentale ancora piu primitivo.»

Mi stava rivelando il peggio… e si toglieva cosi quel peso dalla mente. «Tanto vale che sappia tutto», ho detto, «finche sono ancora in grado di esprimere il mio parere al riguardo. Che progetti sono stati fatti per quanto mi concerne?»

Si e stretto nelle spalle. «La Fondazione ha deciso di rimandarti alla Clinica statale e alla scuola di addestramento Warren.»

«Ah, questa, poi!»

«Secondo gli accordi presi con tua sorella, la retta sarebbe stata pagata dalla Fondazione e tu avresti ricevuto vita natural durante una somma mensile per le tue necessita personali.»

«Ma perche proprio la? Sono sempre riuscito a cavarmela per mio conto fuori, anche quando mi avevano ricoverato nella clinica dopo la morte dello zio Herman. Donner mi fece uscire subito, perche lavorassi e vivessi fuori. Perche adesso dovrei tornarci?»

«Se sarai in grado di badare a te stesso, non dovrai rimanere alla Warren. Ai casi meno gravi si consente di vivere all’esterno. Ma noi dovevamo provvedere a te… in ogni eventualita.»

Aveva ragione. Non c’era motivo per cui dovessi lamentarmi. Avevano pensato a tutto. La clinica Warren era il luogo piu logico… il frigorifero nel quale sarei stato riposto per il resto dei miei giorni.

«Almeno non e il forno per i rifiuti», ho detto.

«Che cosa?»

«Lasci perdere. So io.» Poi mi e venuta in mente una cosa. «Mi dica una cosa, e possibile visitare la Warren, voglio dire andare laggiu a vedere com’e il posto nelle vesti di un visitatore?»

«Si, credo che abbiano continuamente visitatori… gente che va a vedere la clinica. E un modo come un altro di avere relazioni pubbliche. Ma perche?»

«Perche voglio vederla. Voglio sapere che cosa mi accadra finche sono ancora in grado di fare qualcosa al riguardo. Veda se puo ottenermi l’autorizzazione… non appena possibile.»

Mi sono accorto che era turbato dall’idea ch’io visitassi la Warren. Come se avessi ordinato la bara per provarla prima di morire. Ma d’altro canto non posso rimproverarlo perche non si rende conto che accertare chi sono in realta… chiarire il significato della somma della mia esistenza, implica conoscere oltre al passato le possibilita dell’avvenire e sapere dove sto andando oltre a dove sono stato. Benche sappiamo che alla fine del labirinto ci aspetta la morte (ed e questa una cosa che io non ho sempre saputo… non molto tempo fa, l’adolescente in me credeva che la morte potesse toccare soltanto agli altri), ora capisco che la via ch’io scelgo nel labirinto fa di me quello che sono. Non sono soltanto una cosa, ma anche un modo di essere, uno dei tanti modi, e conoscere le vie che ho seguito e quelle che non ho preso mi aiutera a capire che cosa sto diventando.

Quella sera e durante i giorni successivi mi sono immerso nei testi di psicologia: clinica, personalita, psicometrica, apprendimento, psicologia sperimentale, psicologia animale, psicologica fisiologica, behaviorista. gestalt, analitica, funzionale, dinamica e cosi via, tutte le fazioni, le scuole e i sistemi di pensiero antichi e moderni.

E proprio deprimente il fatto che tanti concetti sui quali i nostri psicologi basano le loro convinzioni relative all’intelligenza, alla memoria e alla capacita di apprendimento degli uomini, siano soltanto pii desiderii.

Fay vuole venire a visitare il laboratorio, ma io le ho detto di no. Ci mancherebbe soltanto, adesso, che Alice e Fay si incontrassero. Ho gia abbastanza preoccupazioni senza che succeda anche questo.

16° RAPPORTO SUI PROGRESSI

14 luglio Era una brutta giornata per andare alla Warren, grigia e piovosa, e questo puo spiegare lo sconforto che mi prende quando ci penso. O forse sto ingannando me stesso ed e stata l’idea di potervi essere ricoverato a turbarmi. Mi sono fatto prestare la macchina da Burt. Alice voleva accompagnarmi, ma bisognava ch’io vedessi la clinica da solo. A Fay non ho detto che ci andavo.

Ci e voluta un’ora e mezzo di macchina per arrivare al villaggio agricolo di Warren, a Long Island, e non mi e stato difficile trovare il posto: una vasta e grigia dimora di campagna, rivelata al mondo soltanto da un cancello d’ingresso tra due pilastri di cemento all’inizio di uno stretto viale e da una targa d’ottone lucidata con la scritta CLINICA STATALE E SCUOLA DI ADDESTRAMENTO WARREN.

Il cartello stradale intimava 30 chilometri all’ora e cosi sono passato adagio accanto agli edifici, cercando l’amministrazione.

Un trattore veniva nella mia direzione attraverso il prato e oltre all’uomo al volante ce n’erano altri due dietro. Ho sporto la testa fuori del finestrino per domandare: «Sa dirmi dove si trova l’ufficio del signor Winslow?»

Il conducente ha fermato il trattore e ha additato a sinistra e avanti. «Vada fino all’ospedale principale. Volti a sinistra e si fermi a destra.»

Non ho potuto fare a meno di notare il giovane dagli occhi fissi in piedi sulla parte posteriore del trattore, afferrato a una maniglia. Aveva la barba lunga e gli si scorgeva sul volto la traccia di un vacuo sorriso. Portava un berretto da marinaio con la tesa abbassata infantilmente per fare schermo agli occhi, sebbene non splendesse il sole. Ho colto per un attimo il suo sguardo, quegli occhi grandi, interrogativi, ma ho voluto voltarmi. Quando il trattore e ripartito ho visto nel retrovisivo che il giovane mi stava seguendo con lo sguardo, incuriosito. La cosa mi ha sconvolto… perche mi ha ricordato Charlie.

Sono rimasto stupito nel constatare che il primo psicologo era cosi giovane, un uomo alto, magro, con un’espressione stanca sulla faccia. Ma i fermi occhi azzurri di lui lasciavano capire che dietro l’aria giovanile si celava forza di carattere.

Mi ha accompagnato per la tenuta con la sua macchina, indicandomi la sala di ricreazione, l’ospedale, la scuola, gli uffici amministrativi e gli edifici di mattoni a due piani che egli chiama villini, dove vivono i pazienti.

«Non ho notato una recinzione intorno alla Warren», ho detto.

«No, c’e soltanto un cancello all’ingresso, e poi siepi per impedire ai curiosi di guardar dentro.»

«Ma come fanno a impedir… loro… di allontanarsi… di andarsene?»

Ha alzato le spalle e ha sorriso. «In realta non possiamo. Alcuni se ne vanno, pero tornano quasi tutti.»

«Non vengono ricercati?»

Mi ha fissato, quasi tentasse di indovinare che cosa si nascondeva dietro la mia domanda. «No. Se si cacciano nei guai veniamo a saperlo ben presto… oppure la polizia li riporta indietro.»

«E se non si mettono nei pasticci?»

«Se non abbiamo notizie di loro o da loro, presumiamo che siano riusciti ad adattarsi in modo soddisfacente alle condizioni esterne. Lei deve rendersi conto, signor Gordon, che questa non e una prigione. Lo Stato ci chiede di fare ogni ragionevole tentativo per riavere i pazienti, ma non disponiamo dei mezzi necessari per sorvegliare da vicino, continuamente, quattromila persone. Quelli che riescono ad andarsene sono tutti deficienti mentali… non che ne ospitiamo piu molti, ormai. Sono piu numerosi i casi di lesioni cerebrali che richiedono un’assistenza continua; i deficienti, invece, godono di una maggiore liberta, ma la maggior parte di loro, dopo aver passato una settimana fuori di qui, torna indietro essendosi resa conto che fuori non c’e nulla di desiderabile. Il mondo non li

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