gia accaduto, esattamente nello stesso modo, e tu lo vedi ripetersi…»
«E un’esperienza comunissima.»
Ha scosso la testa. «Un momento fa, quando l’ho veduta con quel coltello, e stato come un sogno fatto molto tempo fa.»
A che giovava dirle che senza alcun dubbio era stata sveglia quella notte, da bambina, e aveva veduto ogni cosa dalla sua stanza… dirle che il ricordo era stato represso e deformato finche lo aveva immaginato come una fantasia? Non c’era motivo di opprimerla con la verita. Sarebbe gia stata abbastanza triste con mia madre nei giorni a venire. Ben volentieri le avrei tolto il fardello dalle spalle e il dolore, ma non c’era senso a cominciare qualcosa che non avrei potuto terminare. Io pure sarei stato costretto a vivere soffrendo. Non c’era modo di impedire alle sabbie della sofferenza di scivolare attraverso la clessidra della mia mente.
«Ora devo andare», ho detto. «Abbi cura di te e di lei.»
Le ho stretto la mano. Mentre uscivo, Napoleone mi ha latrato contro.
Mi sono trattenuto finche e stato possibile, ma una volta giunto sulla strada non ci sono piu riuscito. E penoso scriverlo, ma la gente si e voltata a guardarmi mentre tornavo verso la macchina, piangendo come un bambino. Non potevo farne a meno e non me ne importava.
Mentre camminavo, le parole ridicole hanno cominciato a martellarmi nella testa, ripetutamente, raggiungendo il ritmo di un rumore ronzante.
Ho cercato di escluderle dalle orecchie ma non e stato possibile, e a un certo momento, quando mi sono voltato indietro a guardare la casa e la veranda, ho visto la faccia di un ragazzo che mi fissava con la gota premuta contro il vetro della finestra.
17° RAPPORTO SUI PROGRESSI
Sono la sola persona, devo ricordarlo, alla quale sia accaduto questo. Finche posso, devo continuare a reprimere i miei pensieri e i miei stati d’animo. Questi rapporti sui progressi sono il contributo di Charlie Gordon all’umanita.
Sono diventato nervoso e irritabile. Litigo con inquilini del palazzo perche faccio suonare fino a tarda notte il grammofono ad alta fedelta. E gia accaduto molte volte da quando ho smesso di suonare il pianoforte. Non e giusto farlo funzionare a ogni ora, ma mi serve per tenermi sveglio. So che dovrei dormire ma lesino ogni secondo di veglia; non soltanto a causa degli incubi ma perche ho paura di lasciarmi andare.
Dico a me stesso che ci sara tutto il tempo in seguito per dormire, quando scenderanno le tenebre. Il signor Vernor, dell’appartamento sotto il mio, non protestava mai, ma ora non fa che battere colpi sulle tubazioni o sul soffitto di casa sua, per cui io odo i tonfi sotto i piedi. Dapprima l’ho ignorato, ma stanotte e salito da me in vestaglia. Abbiamo litigato e gli ho sbattuto la porta in faccia. Un’ora dopo era di nuovo li con un poliziotto il quale mi ha detto che non potevo suonare dischi cosi forte alle quattro del mattino. Il sorriso sulla faccia di Vernor mi ha esasperato a tal punto che mi e costato uno sforzo indicibile non mettergli le mani addosso. Quando se ne sono andati ho fracassato tutti i dischi e l’apparecchio. Avevo voluto illudere me stesso, del resto. Questo genere di musica non mi piace piu.
Si e trattato di un’esperienza psichica, non oso definirla un ricordo, o di un’allucinazione. Non tentero di spiegarla ma mi limitero a esporla.
Ero irascibile quando sono entrato nello studio, ma lui ha finto di non accorgersene. Mi sono disteso immediatamente sul divano e Strauss, come sempre, ha preso posto da un lato e un po’ indietro rispetto a me, in modo che non potessi vederlo, e ha aspettato che incominciassi il rito di riversare tutti i veleni accumulatisi nella mente.
L’ho sbirciato reclinando la testa all’indietro. Sembrava stanco e flaccido e, non so perche, mi ha ricordato Matt seduto sulla sua poltrona da barbiere in attesa di clienti. Ho detto a Strauss dell’associazione di idee e lui ha annuito e aspettato.
«
Non ha detto niente, e io, pur vergognandomi di come lo stavo trattando, non sono riuscito a tacere. «In tal caso il suo paziente potrebbe venire a ogni seduta e dire: ’Mi accorci un pochino l’ansia, per piacere’, oppure: ’Non tagli troppo corto il super io. se non le dispiace’. O potrebbe anche venire per uno shampoo all’uovo… voglio dire per uno shampoo all’io. Ah! Ha notato lo strano accostamento, dottore? Se lo segni. Ho detto che volevo uno
Ho aspettato una reazione qualsiasi, ma lui si e limitato a dimenarsi sulla poltrona.
«E sveglio?» ho domandato.
«Ti sto ascoltando, Charlie.»
«Solo ascoltando? Non si arrabbia mai?»
«Perche vuoi che mi arrabbi con te?»
Ho sospirato. «Il flemmatico Strauss… imperturbabile. Le diro una cosa. Sono stufo marcio di venire qui. A che serve ormai la terapia? Lei sa bene quanto me come andra a finire.»
«Ma credo che tu non voglia smettere», ha detto lui. «Vuoi continuare, non e vero?»
«E stupido. Una perdita di tempo per entrambi.»
Giacevo li nella fioca luce e fissavo il disegno a quadrati del soffitto… piastrelle che assorbono i suoni con migliaia di minuscoli forellini i quali si imbevono di ogni parola. I suoni sepolti vivi in piccoli forellini nel soffitto. Ha incominciato a prendermi una sensazione di stordimento. La mia mente era vuota, una cosa insolita perche durante le sedute psicanalitiche ho sempre avuto molte cose di cui parlare. Sogni… ricordi… associazioni… problemi… Ma ora mi sentivo isolato e vuoto. Soltanto il flemmatico Strauss che respirava dietro di me.
«Mi sento strano», ho detto.
«Vuoi parlarne?»
Oh, quanto era brillante, quanto era sottile! Che diavolo stavo facendo li, del resto, a lasciare che le mie associazioni di idee venissero assorbite da minuscoli forellini nel soffitto e da fori piu grandi nel mio psicanalista?
«Non so se voglio parlarne», ho risposto. «Oggi mi sento insolitamente ostile nei suoi riguardi.» E poi gli ho detto quel che avevo pensato.
Senza vederlo ho intuito che stava annuendo.
«E difficile spiegare», ho detto. »E una sensazione che ho gia avuto una o due volte, prima di svenire. Uno