Erano in piedi su di un promontorio roccioso che si spingeva tra la risacca. Hawks si era rialzato il colletto, e si teneva chiusa la giacca con una mano. Elizabeth aveva il soprabito, e teneva le mani in tasca: i capelli erano coperti da un
— Io… io guidavo a caso. Non avevo in mente un posto particolare. — Si guardo in giro. — Non sono furbo, Elizabeth… sono logico e ragionatore, e chissa che altro. — Sorrise, un po' intimidito. — Anche se sospetto che il peggio… ma questo viene quasi sempre dopo. Mi dico: «Che cosa faccio, qui?» E allora devo trovare la risposta. No, ci sono cose… — Agito la mano nell'aria. — Cose che voglio dire. Questa sera. Non in futuro. — Avanzo di un passo, si volto verso di lei, guardando rigidamente la spiaggia deserta, la scarpata dell'autostrada con la macchina ferma sulla piazzola, e il cielo a oriente. — Non so che forma assumeranno. Ma devo dirle. Se tu mi ascolterai.
— Ti prego.
Hawks scosse il capo, poi s'infilo le mani nelle tasche, irrigidendosi.
— Sai… Sai, durante la guerra, i tedeschi non vollero credere che il radar a microonde fosse pratico. I loro sommergibili erano dotati di ricevitori radar, per scoprire i radar antisommergibili in funzione. Ma ricevevano soltanto onde relativamente lunghe. Quando noi mettemmo i radar a microonde sui ricognitori e sugli aerei di scorta ai convogli, cominciammo a individuarli la notte, quando salivano in superficie per ricaricare le batterie. Ma in precedenza, durante la prima parte della guerra, dovemmo impadronirci di uno dei loro ricevitori, per determinarne i limiti. Me ne affidarono uno, per lavorarci sopra. Una squadra d'abbordaggio di un cacciatorpediniere era riuscita a recuperarlo da un sommergibile che era stato colpito da una bomba di profondita e costretto a emergere, e poi era stato finito a cannonate. I nostri riuscirono a portare via il radar poco prima che il sommergibile affondasse. Il ricevitore fu mandato al laboratorio dov'ero io, con un aereo speciale lanciato da una portaerei di scorta, e poi con una macchina. Mi arrivo dodici ore dopo.
«Bene, lo misi sul mio banco e lo guardai. Era sventrato dalle esplosioni, fradicio d'acqua… e terribilmente sporco. C'era fumo, c'era olio, corrosione dovuta all'acqua salata, contaminazione da fumi chimici dovuta agli scoppi dei proiettili… sai. E c'erano incrostazioni di ogni genere. Ma a quei tempi ero un giovanotto brillante, con qualche elogio e il mio grado di ufficiale di complemento, molto pieno del fatto di essere un ragazzo prodigio…» Hawks fece una smorfia. — Guardai l'apparecchio e mi dissi mentalmente «Uhm, non dovrebbe essere troppo difficile venirne a capo. Basta togliere un po' di questo schifo dalla superficie e…» E cosi via. E la chiazza di sangue secco intorno al foro piu grande, per me era solo parte dello «schifo». Un marinaio, pensavo tra me professionalmente, io che non ero mai stato in mare, qualche marinaio era li vicino quando i proiettili avevano colpito la torretta. Ma quando tolsi il rivestimento metallico, Elizabeth, li dentro c'era un
Dopo un po', Elizabeth chiese: — E tu cosa facesti?
— Beh, dopo un po' tornai indietro e studiai il ricevitore, e costruii una copia. E in seguito, usammo il radar a microonde e vincemmo la guerra.
«Senti… il fatto e che la gente dice, quando muore un uomo: 'Beh, ha avuto una vita piena, e quando e venuta la sua ora, se ne e andato serenamente'. Oppure: 'Povero ragazzo… aveva appena cominciato a vivere'. Ma il fatto e che morire non e un incidente. E qualcosa che accade a un uomo in un giorno particolare della sua vita, presto o tardi. Accade a
Tese il braccio in un lungo arco rigido, verso la spiaggia e il cielo. —
«Il fatto e che l'universo
«Ma le nostre
«Una volta, mio padre mi porto a fare una passeggiata, una sera tardi, dopo una nevicata. Passammo per una strada che era stata appena spalata. C'erano le stelle e la Luna. Era una notte fredda e limpida, e la neve scintillava in quella luce. All'angolo dove la nostra via si congiungeva con l'autostrada c'era un lampione altissimo. Io feci una scoperta. Era cosi freddo che mi piangevano gli occhi, e scoprii che, se li tenevo semichiusi, le lacrime diffondevano la luce, e tutto, la Luna, le stelle, il lampione, apparivano circondati da aloni e puntolini di luce. I mucchi di neve sembravano brillare come un mare di zucchero filato, e tutte le stelle erano intessute in un trina incandescente, e io camminavo in un universo cosi assurdo, cosi bello che quasi mi spezzava il cuore con la sua bellezza.
«Per anni ho portato nella mia mente quel momento e quel luogo. Ci sono ancora. Ma il fatto e che non era stato l'universo a crearli. Ero stato io. Vedevo tutto questo, ma lo vedevo perche avevo fatto in modo di riuscirci. Avevo preso le stelle, che sono soli lontani, e la notte, che e l'ombra della Terra, e la neve, che e acqua ghiacciata, e le lagrime dei miei occhi, e avevo creato un mondo prodigioso. Nessun altro ha mai potuto vederlo. Nessun altro ha mai potuto recarvisi. Neppure io posso ritornarvi, fisicamente: si trova trentotto anni nel passato, nella prospettiva al livello dell'occhio di un bambino, e la sua esattezza stereoscopica e basata sulla distanza tra gli occhi di quel bambino. Esiste realmente in un unico luogo. Nella mia mente, Elizabeth… nella
Elizabeth alzo il viso verso di lui. — Nella mia mente, un poco? Insieme a te?
Hawks la guardo. Piegandosi teneramente, come un bambino che riceve un fiocco di neve, la prese delicatamente tra le braccia. — Elizabeth, Elizabeth — disse. — Non avevo mai capito che cosa mi permettevi di fare.
— Ti amo.
Camminarono insieme lungo la spiaggia. — Quand'ero bambina — disse lei — mia madre mi aveva iscritta a una scuola di recitazione e cercava di farmi ottenere delle parti nei film. Ricordo che una volta cercavano una bambina per fare la parte della figlia di un pastore messicano, e mia madre mi vesti accuratamente con una camicetta alla contadinella e una gonna a fiori, e mi compro un rosario perche lo tenessi in mano. M'intreccio i capelli, mi scuri le sopracciglia e mi porto allo studio. Quando tornammo a casa, quel pomeriggio, mia zia chiese a mia madre: «Non e andata, eh?». E mia madre, cosi furiosa che stava per scoppiare in lacrime, disse: «E stato lo schifo peggiore che abbia mai visto! E stato terribile! Ce l'aveva quasi fatta, ma le hanno preferito una marmocchia messicana!».