Il giorno in cui sali a sette minuti e dodici secondi, Hawks era nel suo ufficio, e seguiva con le dita il tracciato sulla carta gualcita, quando il telefono squillo.
Gli lancio un'occhiata rapida, aggobbi le spalle, e continuo a seguire cio che stava facendo. Il dito si muoveva lungo l'incerta linea azzurra, tra le zone nere ombreggiate, contraddistinte dalle istruzioni e dalle relative indicazioni dei tempi, circondate da file di X rosse, come se la carta fosse il diagramma di una spiaggia preistorica, dove un organismo barcollante avesse lasciato una traccia faticosa sulla sabbia e tra le lunghe strisce di alghe inaridite e di detriti sparsi sotto il cielo coperto. Hawks guardo estatico la carta, muovendo le labbra, poi chiuse gli occhi, corrugo la fronte, ripete direzioni e istruzioni, riapri gli occhi e torno a chinarsi sul foglio.
Il telefono squillo di nuovo, sommessamente, ma senza smettere. Hawks serro per un attimo la mano a pugno, poi spinse da parte la carta e sollevo il ricevitore. — Si, Vivian — disse.
Ascolto, poi disse: — Bene. Chiami la guardiola, per favore, e faccia rilasciare un lasciapassare al dottor Latourette. Lo aspettero qui. — Depose il microfono e giro lo sguardo sulle pareti nude dell'ufficio.
Sam Latourette busso adagio all'uscio ed entro, la bocca piegata in un mezzo sorriso intimidito, passi lenti e cauti.
L'abito che aveva indosso era gualcito, e la camicia bianca aveva il collo slacciato, senza cravatta. C'erano tagli lasciati da poco dal rasoio, sotto il mento e sul collo, come se si fosse raso solo qualche minuto prima. I capelli erano pettinati con cura, ancora umidi dell'acqua con cui li aveva bagnati, e disposti in grossi solchi tra i quali si scorgeva la cute, come se qualcuno avesse trovato un suo vecchio busto di cartapesta e, in un impulso di tenerezza, l'avesse riassettato per quanto era possibile, date le circostanze.
— Ciao, Ed — disse gentilmente, tendendo la mano mentre Hawks si affrettava ad alzarsi. — E passato parecchio tempo.
— Si. Si davvero. Accomodati, Sam… Ecco: ecco la sedia.
— Speravo che trovassi il tempo di vedermi — disse Latourette, sedendo di peso. Alzo gli occhi con aria di scusa. — Adesso le cose devono procedere molto in fretta.
— Si — disse Hawks, sedendosi a sua volta. — Si, molto in fretta.
Latourette guardo la carta che Hawks aveva ripiegato e depositato all'estremita della scrivania. — Sembra che io mi fossi sbagliato, sul conto di Barker.
— Non so. — Hawks tese la mano verso il foglio, poi la contrasse. — Sta facendo progressi per noi. Immagino sia cio che conta. — Scruto incerto Latourette, con occhi irrequieti.
— Sai — disse quello con la stessa espressione imbarazzata. — Non volevo quel lavoro con la Hughes Aircraft. Credevo di volerlo. Sai bene. Un uomo… un uomo vorrebbe continuare a lavorare. Almeno, e quello che dovrebbe desiderare.
— Si.
— Ma tu sai che non mi ubriaco. Voglio dire, io… io non mi ubriaco mai. Oh, magari a una festa. Ma non… Ecco, non perche mi arrabbio e voglio rovinare tutto. Non ho mai fatto cosi.
— No.
Latourette rise, silenziosamente. — Forse cercavo solo di dire a me stesso che ero veramente infuriato con te. Capisci… cercavo di trasformarmi in una specie di personaggio tragico. No… non volevo andare a lavorare. Tutto li, credo. Volevo solo andare a sedermi al sole. Voglio dire, il mio compito qui era finito, tanto… e tu dovevi cominciare a passare la mano a Ted Gersten. Avresti dovuto farlo comunque, prima o poi.
Hawks poso le mani sul bordo della scrivania. — Sam — disse con fermezza — ancora oggi non so se ho fatto bene o male. — Poi aggiunse: — Ero in preda al panico, Sam. Mi ero spaventato, perche Barker mi dava sui nervi.
Latourette si affretto a dire: — Cio non significa che avessi torto. Dove saremmo, se non ci affidassimo alle intuizioni improvvise? Ogni tanto, bisogna decidere in fretta. Dopo ci ripensi e capisci che, se non l'avessi fatto, la situazione sarebbe diventata troppo pesante. Qualche volta, il nostro subconscio e piu in gamba di noi. — Tiro fuori una sigaretta dal taschino della camicia, senza abbassare lo sguardo, con le dita che frugavano incerte mentre gli occhi guardavano fissi nel vuoto, come se quanto stava dicendo l'avesse pensato in anticipo, provando e riprovando mentalmente cio che si sarebbero detti lui e Hawks, e come se in realta la sua attenzione fosse concentrata su qualcosa che non era sicuro di poter dire.
— Domani andro all'ospedale — prosegui. — Era ora. Voglio dire, potrei stare fuori ancora un po', ma ormai ho chiuso. E sai, potrei tirare avanti con la morfina… o quel che e. Sta diventando fastidioso — disse disinvolto. — E del resto, il governo mi ha mandato un tale, l'altro gior no. Non e che mi abbia detto in faccia cosa dovevo fare, ma credo che quelli sarebbero piu tranquilli se io fossi in un posto dove non ha importanza quel che dico nel sonno. — Sorrise, faticosamente. — Sai bene. Il Grande Fratello.
Hawks lo fissava.
— Comunque… — Latourette agito una mano, dimentico della sigaretta che stringeva da quando l'aveva finalmente pescata dalla tasca. — Saro fuori circolazione. — Abbasso gli occhi, disse: — Oh — e si mise in bocca la sigaretta. Si tolse rapidamente una bustina di fiammiferi dalla tasca della giacca, ne accese uno, aspiro con vigore, poi spense il fiammifero e si sporse per gettarlo nel cestino di Hawks, attento a non mancare il bersaglio. — Percio mi sono chiesto se non poteva essere una buona idea tirar fuori un mio duplicato dalla bobina archiviata. Cosi potresti avermi… voglio dire, potresti avere il duplicato a portata di mano in laboratorio, nel caso che ogni tanto ti servisse aiuto. Voglio dire, sei cosi vicino alla meta, e potrebbe essere utile avermi… — La voce si spense. Guardo Hawks con la coda dell'occhio, arrossendo.
Hawks si alzo in fretta e comincio a regolare i comandi del condizionatore d'aria incorporato nella finestra dietro la scrivania. I comandi meccanici erano induriti, e assunsero la nuova posizione con uno scatto metallico degli umidificatori.
— Sam, tu sai che il tuo ultimo nastro e vecchio di sei mesi. Se ne ricavassimo un tuo duplicato, non conoscerebbe neppure la procedura che oggi usiamo per i lanci sulla Luna. Crederebbe che fosse aprile.
— Lo so, lo so, Ed — disse sottovoce Latourette. — Non ho detto che dovresti assegnargli il mio vecchio incarico. Ma sapevo che prima o poi sarei stato duplicato dalla registrazione. Voglio dire, io… il duplicato non sarebbe sorpreso di quello che e accaduto. Avevo pensato a questo. Il duplicato sarebbe un esperto, e capirebbe la situazione. Si adatterebbe rapidamente.
— Si adatterebbe a lavorare agli ordini di Gersten? — Hawks si volto, appoggiando il dorso al condizionatore. — Non si tratta di capire o non capire quanto e accaduto. Si tratta di ben altro. Vedila da questo punto di vista. Per quanto lo riguarda, entrerebbe nel trasmettitore per un'analisi come mio vice nell'intero progetto, e un attimo dopo uscirebbe dal ricevitore, non solo con sei mesi passati di colpo, non solo con Gersten al di sopra di lui, ma con mezza dozzina di altri uomini in posizioni piu cruciali della sua. Certo… sarebbe te, si renderebbe conto di cio che e accaduto, saprebbe di essere un duplicato. Ma cosa
Latourette disse lentamente, guardando il pavimento: — E poi non capirei cos'e accaduto a Ed Hawks… a parte il fatto che gli ho reso tutto piu difficile, non piu facile. — Rialzo la testa. — Mio Dio, Ed, che cosa mi e successo? Cosa sto facendo a me stesso e a te? Ho sempre desiderato aiutarti, ed ecco come e andata a finire. Non avrei dovuto venire qui, oggi, Ed. Non avrei dovuto farti anche questo.
— Perche no? — chiese Hawks. — Non hai il diritto morale di lavorare a qualcosa cui hai dedicato tanta parte di te stesso? Un moribondo non ha diritti? Anche il diritto di rivivere ancora sei mesi di cancro? — Guardo Latourette. — Tu ci hai pensato parecchio. Se potessi aspettarmi una risposta da qualcuno, quello saresti tu: perche non puoi avere cio che ti e dovuto?
Latourette lo fissava angosciato. — Ed, non avrei dovuto venire.
— Perche no? Non hai fatto altro che cedere al panico, Sam. Ti sentivi chiudere in una morsa, e dovevi fare qualcosa. Uno uomo deve fare qualcosa… non puo aspettare semplicemente di sprofondare.