L’altra parte della mia testa, quella nuova, che avevo scoperto al Centro, non se la cavava tanto bene. Stava male. Non solo per Mitzi, ma per il dolore di quell’altra cosa che avevo dentro, e che non le avevo detto. Poi il fattorino interno schizzo nel mio ufficio il tempo sufficiente per lasciar cadere una busta sul tavolo, e sparire.

Era una lettera di Mitzi. Diceva:

Caro Tenny, la tua idea mi face. Se usciremo vivi da questa faccenda, spero che lo vorrai ancora, perche io lo vorro, moltissimo. Ma questo non e un momento adatto per parlare d’amore. Sono sottoposta a disciplina rivoluzionaria, Tenny, e anche tu. Ti prego, non cambiare idea…

Con tutto l’amore di cui ora posso dirti…

Mitzi

Ancora una volta, la lettera si incendio e mi brucio le dita prima che la lasciassi cadere. Ma non importava. Era una risposta!… Ed era la risposta giusta!

Rimaneva la questione di quell’altra cosa che volevo dirle.

Cosi continuai a tormentare la Terza Segretaria, e quando lei mi disse che si, la signorina Ku era tornata in citta quella mattina, ma era andata direttamente a una riunione urgente, da qualche parte, non potei aspettare.

Anche perche sospettavo dove poterla trovare.

— Tarb! — grido Semmelweiss. — … Volevo dire, signor Tarb, che piacere rivedervi! Vi trovo veramente bene!

— Grazie — dissi, guardandomi intorno. Le presse sbuffavano, sferragliavano, martellavano, espellendo anelli di tenuta a milioni. Il rumore era lo stesso, la sporcizia era la stessa, ma mancava qualcosa. — Dov’e Rockwell? — chiesi.

— Chi? Oh, Rockwell. E vero, lavorava qui. Gli e capitato un incidente. Abbiamo dovuto licenziarlo. — Il suo sorriso si fece nervoso vedendo la mia espressione. — Be’, non era piu in grado di lavorare, capite. Due gambe rotte, e una faccia… Comunque, voi vorrete andare al piano di sopra, vero? Prego, signor Tarb! Penso che siano tutti su. Non si sa mai, con tutte quelle entrate e quelle uscite. Comunque, dico io, se pagano l’affitto puntualmente, che bisogno c’e di tare domande?

Lo lasciai a questo punto. Non c’era nient’altro da dire su Nelson Rockwell, e non volevo dire nulla per soddisfare la curiosita di Semmelweiss circa i suoi inquilini. Povero Rockwell! Cosi gli esattori non avevano piu voluto aspettare. Giurai che avrei fatto qualcosa per Nelson Rockwell, mentre aprivo la porta…

E poi non pensai piu a Rockwell per un po’, perche la porta che una volta si apriva in uno stanzone sporco, adesso portava in un compartimento anta-ladri. Alle mie spalle, la porta si chiuse. Davanti a me c’era un’altra porta chiusa. Attorno, pareti d’acciaio. Diverse luci si accesero. Non sentivo niente, ma sapevo di essere osservato.

Un altoparlante sopra la mia testa parlo con la voce di Des Haseldyne: — Spero che abbiate una ragione davvero buona per essere venuto, Tarb. — La porta davanti a me si apri. Quella alle mie spalle mi spinse fuori dal compartimento mediante una sbarra, e mi trovai in una sala piena di gente. Tutti guardavano me.

C’erano stati dei cambiamenti nella vecchia fabbrica. Alta tecnologia e arredamenti di lusso avevano fatto il loro ingresso. C’era un monitor su una parete che sputava fuori in continuazione rapporti, mentre le altre erano coperte di tende ancora piu raffinate di quelle nell’ufficio del Vecchio alla T.G.&S. Al centro della grande sala c’era un immenso tavolo ovale, che sembrava impiallacciato di vero legno, e attorno al tavolo, seduti su delle poltroncine, ciascuno con davanti brocca d’acqua e bicchiere, schermo per appunti e telefono, c’erano piu di una dozzina di esseri umani, e che razza di esseri umani! Non solo Mitzi, Haseldyne e il Vecchio. C’era gente che non avevo mai visto prima, se non sugli schermi dell’Omni-V: presidenti di Agenzie della RussCorp, Indiastries, Sud America, Germania, Inghilterra, Africa… meta delle potenze pubblicitarie del mondo si erano riunite in quella stanza. Ad ogni passo, rimanevo esterrefatto di fronte all’ampiezza e alla potenza dell’organizzazione clandestina venusiana. Adesso, fatto l’ultimo passo, avevo raggiunto il centro. E aveva tutta l’aria di essere stato un passo di troppo.

Anche Mitzi dovette pensarlo. Balzo in piedi, con la faccia sconvolta. — Tenny! Maledizione, Tenny, perche sei venuto?

Con voce ferma dissi: — Te l’ho detto che sono a conoscenza di qualcosa che dovete sapere. Riguarda tutti voi, percio tanto meglio se vi ho trovati riuniti. Il vostro piano e andato a monte. Non avete tempo. C’e una flotta pronta a partire per Venere da un momento all’altro, con armamento campbelliano completo.

C’era una sedia vuota vicino a quella di Mitzi, e mi ci lasciai cadere, aspettando che si scatenasse la bufera.

E la bufera arrivo. Meta di loro non mi credette. L’altra meta poteva credermi oppure no, ma la cosa che piu li interessava, in quel momento, era che fossi entrato nel loro rifugio piu segreto. C’erano megatoni di furia nell’aria, e non tutti rivolti contro di me. Anche Mitzi ebbe la sua parte… e piu della sua parte, specialmente da Haseldyne. — Ti avevo avvertito di liberarti di lui! — grido. — Adesso non c’e altra scelta! — La rappresentante del Sud America rincaro la dose: — Credo questo un grosso problema! — E l’uomo della RussCorp, battendo sul tavolo con i pugni: — lo dico: come risolvere questo problema? E vostro problema, Ku! — L’uomo dell’Indiastries, con le palme unite e le dita rivolte verso l’alto: — Nessuno desidera prendere vita, certamente, ma in certe classi di situazioni, e difficile trovare alternative che…

Ne avevo avuto abbastanza. Mi alzai e mi appoggiai con le mani al tavolo. — Volete ascoltarmi? — chiesi. — Lo so che per voi la soluzione piu facile sarebbe liberarvi di me e dimenticare quello che ho detto. Questo significa perdere Venere.

— State zitto! — grugni la donna tedesca, ma era sola. Guardo la dozzina di esseri umani raggelati in posizioni di rabbia, poi disse cupamente: — Dite quello che volete. Ascolteremo. Per poco tempo ascolteremo.

Rivolsi loro un gran sorriso. — Grazie — dissi. Non mi sentivo particolarmente coraggioso. Sapevo che, fra le altre cose, stavo rischiando la vita. Ma la mia vita non sembrava piu cosi importante. Non era la stessa cosa, per esempio; di una sessione al Centro Disintossicazione; se mi fosse capitato ancora di dover affrontare una cosa simile, sapendo com’era, mi sarei sparato prima. Ma ne avevo fin sopra i capelli. Dissi: — Avrete tutti sentito delle operazioni condotte negli ultimi anni per eliminare le sacche di aborigeni e portarli alla civilta. Avete notato dove sono state le ultime? Sudan, Arabia, il Gobi. Non ci trovate qualcosa di singolare in tutti questi posti? — Guardai le facce attorno al tavolo. No, non avevano trovato niente di singolare, ma mi accorgevo che stavano cominciando. — Deserti. Deserti caldi e secchi. Non caldi e secchi quanto Venere, ma quanto di piu vicino a Venere ci sia sulla faccia del nostro pianeta. Il terreno migliore su cui allenarsi. Questo e il punto uno.

Mi sedetti, e continuai con tono piu discorsivo: — Quando mi hanno spedito alla corte marziale, mi hanno trattenuto in Arizona un paio di settimane. Un’altra zona desertica. C’erano almeno diecimila soldati impegnati in manovre; a quanto mi e parso, erano gli stessi di Urumqi. E vicino c’era una flotta di razzi. E vicino ai razzi, molte casse: equipaggiamento campbelliano. Adesso vediamo di ricapitolare. Si sono allenati in condizioni semi- venusiane; hanno addestrato le truppe nelle tattiche d’assalto; hanno armi campbelliane pronte all’imbarco su navette. Mettete il tutto assieme. Che conclusioni ne traete?

Silenzio totale. Poi la donna del Sud America disse con voce esitante: — E vero, abbiamo saputo che molte navette precedentemente dislocate in Venezuela erano state trasferite per qualche scopo. Pensavamo che l’obiettivo fosse Hyperion.

— Hyperion — sbuffo quello della RussCorp. — Una sola navetta basta per Hyperion.

Haseldyne disse seccamente: — Non fatevi prendere dal panico per quello che dice questo balordo. Sono sicuro che sta esagerando. Gli imbroglioni sono una tigre di carta. Se facciamo il nostro lavoro, non avranno neanche il tempo per occuparsi di Venere. Saranno troppo occupati a leccarsi le ferite, e a chiedersi cosa e successo alla Terra.

— Sono felice — disse cupamente quello della RussCorp, — che voi siate cosi sicuro. Io ho dubbi. Sentito molte voci, tutte riferite a questo concilio… e tutte trascurate. Erroneamente, penso ora.

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