— Oh, troppo
— Non possono essere cosi furbi!
— Dopo la siringata, no di sicuro — disse Obie convinto.
— Ma… Ma… Uccidere delle creature intelligenti e sbagliato, non e cosi?
— Ma loro
— Pero
— Oh, Lisandro — disse Obie con un sospiro. — Credi forse che non ci abbiano gia pensato? Ci provano in continuazione, ma rovina inevitabilmente il sapore della carne!
Quando, ormai esausti, fecero ritorno alla loro sezione, era quasi l’ora del pasto di mezzogiorno. Gli altri membri della coorte erano impegnati in una partita apparentemente durissima di cio che secondo loro doveva essere football americano. — Com’e andata? — domando subito Obie con evidente invidia.
—
— Scommetto che quelle che ho visto io ieri erano molte di piu — ribatte Obie. Ma era inutile serbare rancore per una cosa del genere. Obie si accuccio sulle sue possenti zampe posteriori per caricarsi, quindi si lancio con un lungo balzo in direzione di Polly, che stava cercando di scappare con la palla stretta fra le braccia.
— Vuoi entrare nel gioco, Sandy? — domando Elena mentre rincorreva a sua volta la palla.
Sandy scosse il capo. — No, grazie — rispose. Nessuno si sorprese piu di tanto, poiche sapevano tutti benissimo che Sandy non era molto adatto agli sport di contatto degli hakh’hli; soprattutto quando avevano luogo prima del pasto di mezzogiorno, un momento in cui la competitivita dei giocatori veniva ulteriormente acuita dalla fame.
Sandy si reco nel suo angolo di studio personale e si sedette. Non accese lo schermo, non apri il suo armadietto per guardare la foto di sua madre, e non rimase nemmeno li a sognare a occhi aperti beandosi nell’aspettativa del loro ormai prossimo atterraggio sulla Terra, con tutte le sue femmine umane e con la prospettiva quasi certa di un glorioso accoppiamento da parte sua. Si limito a sedersi e a fissare con rabbia il vuoto attorno a se, pensando al corpo di MyThara che veniva fatto a pezzi da un titch’hik. Nel frattempo la partita fini, il carrello del cibo arrivo, e la coorte si lancio con avidita, gridando e sbavando, sul pasto giornaliero.
Sandy non si avvicino nemmeno al carrello finche l’ultimo dei suoi compagni si riverso a terra, con gli occhi vuoti e spalancati, nel suo periodo di intontimento. Solo a quel punto Sandy emise un sospiro, si alzo in piedi e si avvicino per vedere che cosa era avanzato.
In verita c’era ancora parecchia roba. L’arrosto che costituiva la pietanza principale era stato letteralmente squartato, ma vi erano diversi bocconi di dimensioni adatte per un essere umano sparsi in giro.
Sandy prese un pezzo di carne e fece per infilarselo in bocca, ma poi si fermo improvvisamente per guardarlo.
Si trattava di un arrosto di hoo’hik giovane, di quello piu tenero, fatto con la carne dei cuccioli.
Sandy ebbe un attimo di esitazione. Poi pero mando giu il boccone, lo mastico e, continuando a masticare, torno al suo angolo personale dove accese lo schermo e si guardo un film musicale terrestre pieno di ragazze terrestri in abiti succinti.
6
Quando la Coorte Missione Terra venne finalmente mandata a ripulire la navetta per prepararla al volo, erano tutti piuttosto nervosi. Non ne avevano mai visto l’interno, e per quel che erano riusciti a vedere attraverso i boccaporti, sembrava maledettamente
— Chiudi il becco — intervenne Polly. Si concesse una pausa per pensare a qualche commento supplementare che lo zittisse definitivamente, e infine lo trovo. — E ringrazia che non ci hanno mandati a lavorare la fuori — aggiunse.
Erano tutti disposti a ringraziare per quello. Attraverso i piccoli boccaporti di osservazione, potevano vedere la navetta, attorno alla quale stavano lavorando una decina di massicci hakh’hli-operai, di quelli generati appositamente per il lavoro all’esterno. Le tute spaziali che indossavano assomigliavano a delle sfere, perfettamente rotonde salvo per una sporgenza per la testa alla sommita e diverse braccia meccaniche che spuntavano un po’ da tutti i lati. La nave si trovava su una rotta tale da permettere loro di rimanere all’ombra del Sole, ma questo non risolveva certo i loro problemi. La scocca esterna della grande nave infatti aveva assorbito una tale quantita di calore durante il suo passaggio accanto al Sole che irradiava ancora costantemente un bagliore invisibile di radiazioni infrarosse; di sicuro gli hakh’hli che si trovavano la fuori erano letteralmente inzuppati di sudore nelle loro tute. Il lavoro che stavano compiendo non era solo faticoso ma anche pericoloso, poiche nemmeno un hakh’hli-operaio geneticamente programmato per quello scopo preciso poteva resistere troppo a lungo a quel calore. Tuttavia, si trattava di un lavoro necessario, che consisteva soprattutto nel fissare lungo tutto lo scafo della navetta una fitta rete metallica, sulla quale sarebbe stata successivamente posta una pellicola in grado di intercettare la maggior parte degli oggetti che avrebbero incontrato attraversando la fascia di relitti in orbita attorno alla Terra.
L’interno della navetta, scoprirono poco dopo, era ancora piu caldo. Polly controllo con fare pignolo tutti gli indicatori di pressione, quindi premette il pulsante di apertura. Non appena lo sportello della navetta si apri, vennero tutti sopraffatti da una terribile ondata di aria caldissima e puzzolente di alcol e decomposizione. — Oh, cacca — commento Elena con un grugnito. — Volete dire che dobbiamo lavorare