continuazione.
Non si era assolutamente aspettato un simile ritorno al suo pianeta d’origine.
Se le condizioni erano pessime alla luce del giorno, diventarono ancora peggiori non appena cadde la notte. Il sole scomparve rapidamente dietro l’orizzonte, e gli ultimi bagliori del cielo vennero sostituiti altrettanto rapidamente da una minacciosa oscurita. Non vi era alcun tipo di luce. Oscurita completa! Anche questa era un’esperienza completamente nuova per Sandy, e forse si trattava della peggiore in assoluto fino a quel momento.
E fu proprio allora che Sandy scivolo su una pozzanghera di fango particolarmente viscido e si ritrovo a rotolare in un ammasso di cespugli pungenti e inzuppati d’acqua.
Ma questo non era nulla in confronto a quanto scopri un attimo dopo. Quando prese la radio per ottenere un nuovo rilevamento della sua posizione, si rese conto che non funzionava piu. Nel corso della caduta si era bagnata, e ora non dava piu segni di vita.
La tempesta proseguiva imperterrita, ma in uno strano, solenne silenzio. Sandy si tasto l’orecchio e si rese conto che anche il suo apparecchio acustico era stato danneggiato nella caduta. Lo estrasse e lo batte ripetutamente sui pantaloni zuppi di pioggia e sudore, ma non servi a nulla. Con un gesto irritato, si infilo in tasca l’apparecchio e si guardo attorno.
Secondo i rilevamenti della navetta, la strada che passava attraverso la valle doveva trovarsi a non piu di tre chilometri di distanza dal punto in cui erano atterrati. E non vi potevano essere dubbi riguardo al fatto che, nel giro di cinque ore di faticosa marcia a zig-zag, Sandy avesse percorso un tratto almeno equivalente. Di conseguenza, non vi potevano essere dubbi nemmeno riguardo al fatto che avesse deviato nuovamente dal suo percorso ottimale.
In quel momento, Sandy Washington si rese conto di essersi perso.
Tuttavia, non si trattava di una constatazione molto utile. Non poteva farci proprio nulla. Non vi era modo di tornare alla navetta, poiche a quel punto non aveva la benche minima idea di dove si trovasse. Certo, poteva andare avanti, e in fondo era proprio quello che voleva fare a tutti i costi, solo che a quel punto non aveva piu nemmeno una pallida idea di dove potesse essere “avanti”.
Con un po’ di ritardo, ricordo anche che secondo gli studiosi hakh’hli in Alaska vi erano diversi animali selvaggi, alcuni dei quali (si chiamavano “lupi” e “orsi grizzly”) erano anche piuttosto pericolosi per l’uomo.
Sandy si guardo attorno; la rabbia che gia provava da tempo inizio a trasformarsi in paura.
Fu allora che si rese conto che, in lontananza alla sua destra, vi era un punto in cui l’oscurita non sembrava essere cosi solida e impenetrabile come da tutti gli altri lati. Non si poteva parlare di una luce. Certamente non era nulla di particolarmente luminoso, e mentre guardava si rese conto che era di colore leggermente scarlatto. Comunque fosse, si trattava di qualcosa di diverso rispetto all’impenetrabile oscurita che lo circondava.
Sandy non vide l’edificio finche non vi sbatte contro. La luce che aveva visto in lontananza non era altro che un disco color cremisi appeso sopra la porta d’ingresso che emetteva un debole bagliore simile a quello di una brace ardente. Mentre camminava lungo il muro esterno dell’edificio, sbatte dolorosamente contro qualcosa di metallico dotato di ruote. Che si trattasse di un’automobile”? Sandy sapeva che cosa erano le automobili, ma non ne aveva mai vista una con attaccato dietro uno strumento pieno di punte acuminate. Il dolore gli fece sbattere le palpebre violentemente, ma prosegui comunque zoppicando.
Non appena trovo la porta, la spinse e questa si apri.
All’interno dell’edificio vi erano altri tre dischi che emettevano lo stesso debole bagliore rossastro fissati sul basso soffitto di un corridoio sul quale si aprivano diverse porte. Sandy senti dapprima un forte odore di animali, poi percepi del movimento, dei respiri profondi e il suono di mascelle in azione. Non era solo.
Un attimo dopo, nonostante la semioscurita, capi con quali esseri viventi stava condividendo quello spazio. Aveva gia visto in innumerevoli film terrestri quegli occhi enormi e pazienti, quelle corna piccole e torte e quel lento e costante movimento delle mascelle. Si trattava di mucche.
Perlomeno una delle sue preoccupazioni maggiori si dileguo. Le mucche, ne era quasi certo, non mangiavano gli esseri umani.
Completamente esausto e letteralmente inzuppato d’acqua, si sfilo il giaccone e gli stivali. Il solo fatto che vi fosse un edificio implicava che vi fossero anche degli esseri umani nelle vicinanze. Sandy sapeva benissimo cio che avrebbe dovuto fare; doveva trovare gli esseri umani, stabilire un contatto con loro e proseguire nella sua missione.
Solo che in quel momento Sandy era troppo stanco per pensare ai suoi doveri, quindi si accascio su un mucchio di vegetazione secca che si trovava li. Penso che avrebbe fatto meglio a rimanere sveglio per dare il benvenuto a chiunque “possedesse” quelle mucche nel caso che arrivasse li… Ma proprio mentre ci pensava, la stanchezza ebbe il sopravvento e si addormento come un sasso.
Si sveglio all’improvviso, rendendosi immediatamente conto di dove si trovava… nonche del fatto che non era solo.
Sbatte le palpebre. Davanti a lui torreggiava una figura con indosso un paio di pantaloncini sfrangiati e lunghi capelli neri. Le rivolse un sorriso imbarazzato, poi fu come se lo colpisse una scarica elettrica che gli tolse il respiro e la parola: la persona che aveva di fronte era una
Balzo in piedi, allungando le mani con i palmi verso l’alto per dimostrare che non aveva cattive intenzioni e producendosi subito nel sorriso amichevole e benevolo che aveva provato tante volte davanti allo specchio. Si spazzolo dai capelli alcuni fili di paglia secca, poi riguadagno finalmente l’uso della parola.
Le labbra della donna pero si stavano gia muovendo, e Sandy si rese conto solo allora che non aveva addosso l’apparecchio acustico. Infilo una mano nella tasca del giaccone, prese l’apparecchio, se lo caccio nell’orecchio pregando e… funzionava! — Salve — disse la voce della donna in tono perplesso.
— Salve — rispose Sandy. — Immagino che lei si stia domandando chi sono. Mi chiamo Sandy… cioe, John William Washington — disse. — Sono entrato qui dentro per ripararmi dal temporale. Spero che non abbia nulla in contrario… Vede, stavo facendo l’autostop e mi sono perso…
La donna non apparve per nulla sorpresa. Anzi, l’espressione del suo volto non tradi alcuna emozione. La sua pelle era decisamente piu scura di quanto Sandy non si fosse aspettato, e il suo viso appariva impassibile. — Tanto vale che vieni in casa — gli disse. Con questo, si giro e fece strada.
La pioggia era cessata, e il cielo era parzialmente sgombro. Sandy osservo meravigliato le “nuvole” bianche e soffici, il “cielo” azzurro e il verde della vegetazione che lo circondava. Si trovavano in una valle. La navetta hakh’hli non era in vista, ma Sandy riconobbe le montagne che li circondavano, anche se erano un po’ diverse da come le ricordava; probabilmente le stava guardando da un’altra angolazione. — Avanti, entra — disse la donna tenendogli la porta aperta.
— Grazie — rispose Sandy in tono cortese mentre entrava in casa.
Si trovavano in una “cucina”. Sandy si guardo attorno, letteralmente affascinato. Gli odori che percepiva erano stupefacenti. Davanti alla “stufa” vi era un giovane terrestre di sesso maschile che rimestava in una padella bassa qualcosa di sfrigolante. Sotto alla padella vi era una fiamma accesa (una fiamma libera!) La padella era senz’altro la fonte di almeno uno degli odori che percepiva, un odore che risultava allo stesso tempo invitante e disgustoso, ma ve ne erano anche molti altri che Sandy non riusciva a identificare.
Il giovane alzo lo sguardo verso Sandy. — Com’e grosso, mamma — disse. — Credi che voglia anche lui un po’ di uova col bacon?
— Oh, si — rispose pronto Sandy, collegando finalmente l’odore a quel nome familiare che pero, fino a quel momento, non aveva mai avuto alcun riscontro concreto. — Si, grazie — disse. — Posso pagare. — Frugo in una delle sue tasche alla ricerca di una pietruzza d’oro, quindi inizio a recitare la spiegazione che gli avevano fatto imparare a memoria. — Sono un cercatore d’oro — disse. — Prendo pietre e sabbia dai letti dei torrenti, poi li setaccio nell’acqua, cosi se ne va tutto cio che e piu leggero e io rimango con l’oro.
La donna lo fisso con aria un po’ stupita, ma non fece commenti, limitandosi invece a chiedergli: — Vuoi anche delle polpette con le uova?
— Oh, si, credo di si — rispose Sandy un po’ dubbioso. Non aveva esattamente idea di che cosa fossero le “polpette”, e quando il ragazzo umano gli mise davanti il piatto, fu ancor meno sicuro di desiderarle. Anche il resto non gli sembrava molto appetitoso. Le “uova” erano dei globuli gialli circondati da una specie di pellicola bianca un