particolare con tutte quelle femmine umane (nessuna cosi grande e gloriosa come Marguery Darp, ma tutte ugualmente e decisamente femmine), non riusciva a fare a meno di provare una certa eccitazione.

A un certo punto, una commessa che stava aiutando a prendere le misure dei suoi pantaloni divenne paonazza in volto, sorrise e scosto lo sguardo; diverse persone fra quelle radunate attorno a loro emisero risatine imbarazzate, e Sandy si rese conto con stupore che il suo stato di eccitazione sessuale era tale da risultare visibile attraverso i pantaloni. Che cosa doveva fare in un caso simile?

Fra gli hakh’hli, un’occasione del genere sarebbe stata senz’altro salutata con felicita ed entusiasmo. Qualsiasi femmina che si trovasse nei paraggi si sarebbe offerta subito di collaborare. Solo che non si trovava fra gli hakh’hli.

Nessuno degli svariati film a cui Sandy aveva avuto modo di assistere spiegava esattamente come si facesse ad ottenere le grazie di una femmina umana. Eppure, Sandy ne aveva studiati parecchi in maniera a dir poco assidua alla ricerca di indizi in proposito. Il problema non era il fatto che non esistessero dei protocolli definiti. Di fatto, i rituali dell’accoppiamento erano il soggetto principale della gran parte dei film terrestri, soprattutto di quelli in cui il ragazzo e la ragazza si cantavano canzoni d’amore a vicenda e ballavano al suono di un’orchestra invisibile. Tanto per fare un esempio, Sandy avrebbe potuto interpretare benissimo il ruolo di Fred Astaire quando, con un solo sguardo, si rendeva immediatamente conto del fatto che Ginger Rogers era l’unica donna al mondo che desiderasse e, dopo essere stato respinto con apparente disgusto, riusciva a sciogliere il cuore di ghiaccio di Ginger Rogers cantando a bassa voce nel suo orecchio, facendole ballare un valzer o un tango finche, nel finale, se la portava via a ritmo di tip tap verso, si presumeva, un letto. Solo che a Sandy non era ancora capitato di sentire quell’orchestra invisibile, e inoltre non sapeva ballare il tip tap.

Poi vi erano quei film nei quali il ragazzo salvava la ragazza dai “nemici” nel corso di una “guerra”, oppure la salvava dai “gangster” o dai “terroristi”, e poi naturalmente andava a letto con lei. Solo che non vi era nessuna guerra in corso.

Infine, vi erano quelli ancora piu espliciti, in cui il ragazzo e la ragazza entravano separatamente in un “single bar” (qualunque cosa fosse), lei si sedeva con una bevanda in mano e lui si avvicinava e le sedeva accanto. Poi si scambiavano dei commenti in codice. Il codice era abbastanza facile da decifrare, ma difficile da duplicare. Simili conversazioni avevano due livelli di significato ben distinti, e Sandy non era sicuro che le sue abilita linguistiche gli permettessero un simile livello di conversazione. Tuttavia, a quanto pareva, questo era il metodo piu diretto di tutti, poiche non appena i due avevano ricevuto i rispettivi segnali di riconoscimento, si passava immediatamente alla fatidica domanda: “Casa tua o casa mia?”.

L’unico aspetto incoraggiante di quella situazione, penso Sandy, era che lui in effetti aveva una casa, una camera d’albergo tutta sua… Ma dove si trovava il “single bar”, il luogo appropriato per fare il suggerimento? Fra l’altro, dove avrebbe trovato il tempo per fare una cosa del genere? Non appena gli sistemarono i primi indumenti (gli altri sarebbero stati consegnati il giorno seguente), Marguery lo trascino via dal negozio.

— E Polly e Obie? — domando Sandy guardandosi alle spalle, dove i due hakh’hli stavano ancora parlando con un gruppo di terrestri.

— Hanno i loro accompagnatori personali — rispose Marguery. — Naturalmente il popolo della Terra e interessato soprattutto a te, e per questo abbiamo organizzato un’intervista televisiva per te solo. Lo studio si trova a un solo isolato di distanza.

La donna lo trascino con se fino a un edificio molto diverso rispetto a quello del negozio. Si trattava di un caso quasi unico a Dawson, poiche tutti e dieci i piani dell’edificio si trovavano al di sopra del livello del suolo. Lo “studio” si trovava all’ultimo piano. — Questo e uno studio televisivo — lo informo Marguery. Gli rivolse uno sguardo compiacente. — Sei molto elegante — aggiunse.

— Davvero? — domando Sandy con gratitudine. Quando passarono davanti a uno specchio, si fermo per ammirare i suoi nuovi abiti; un paio di pantaloncini beige, una camicia a maniche corte aperta davanti per mettere in mostra il suo petto, un paio di sandali e calzini al ginocchio con una banda rossa all’estremita. — Immagino che sia proprio cosi — dichiaro orgoglioso. — Cosa dobbiamo fare adesso?

— Dobbiamo entrare qui dentro — rispose Marguery conducendolo in un’ampia sala nella quale si trovavano una decina di persone munite di telecamere. Le telecamere erano tutte puntate su di lui.

Un uomo con un maglione a collo alto color blu scuro gli si avvicino con la mano tesa. — Mi chiamo Wilfred Morgenstern — disse, contraendo appena il viso mentre Sandy si ricordava di non stringere troppo forte. — Sono l’intervistatore. Cosa ne direbbe di raccontarci tutta la sua storia, partendo dall’inizio?

Sandy si guardo attorno con aria perplessa, ma vide Marguery che annuiva con fare incoraggiante. — Be’ — inizio — molti anni fa, quando la Terra era impegnata in una grande “guerra”, la nave hakh’hli e arrivata nel vostro sistema solare nel corso delle sue esplorazioni…

L’intervista fu piuttosto lunga, e quando fu terminata Marguery si avvicino a Sandy e gli si rivolse in tono molto cordiale. — Vorresti andare a mangiare qualcosa prima di tornare all’albergo? — gli domando. — Credo che sia stata una giornata molto lunga per te.

Sandy annui subito con entusiasmo; la giornata era stata effettivamente molto lunga per lui, non solo per il numero di cose che erano accadute, ma anche per il numero di ore che erano trascorse; le giornate terrestri di 24 ore erano decisamente piu impegnative rispetto a quelle degli hakh’hli. — Pero c’e ancora luce fuori — noto, indicando una finestra.

— Durante l’estate le giornate sono molto lunghe in questa parte del mondo — spiego Marguery. — Infatti qui e normale che la gente vada a letto con il sole ancora alto nel cielo.

Ma Sandy non la stava piu ascoltando. Si era avvicinato alla finestra, e la vista lo aveva lasciato letteralmente senza fiato. Il sole stava quasi tramontando, e il cielo era un vero e proprio ammasso di colori stupefacenti, con le soffici nubi che assumevano tinte dal bianco al rosa, dal malva all’arancione… — E meraviglioso! — esclamo Sandy.

— Sono solo nuvole — rispose Marguery. — Probabilmente fanno parte di quella tempesta che hai visto nel Commonwealth dell’Inuit. Non hai mai visto le nuvole prima d’ora? — aggiunse incuriosita.

— Non abbiamo nuvole nella nave hakh’hli — disse Sandy. — Figurati che non esiste nemmeno una parola in lingua hakh’hli per descriverle. Quando gli hakh’hli devono parlare delle nuvole, le chiamano “ita’hekh na’hnotta ‘ha”, che significa… vediamo un po’, uh, “particelle di fase liquida sospese in fase gassosa”.

— Molto interessante — disse Marguery. — Spero che in futuro mi insegnerai anche della altre parole hakh’hli.

— Con grande piacere — ribatte prontamente Sandy, poi si sorprese con uno sbadiglio. In effetti, forse aveva realmente sonno. — Potro vederti anche domani? — domando.

— Ma certo che mi vedrai, Sandy. Io sono la tua accompagnatrice personale. Mi vedrai tutti i giorni per un bel po’ di tempo.

Sandy si produsse in un grande sorriso di gratitudine. — Allora riportami all’hotel. Mangero il latte coi biscotti assieme a Obie e Polly.

Poi, penso, vi era anche un’altra cosa che voleva fare all’albergo. La poesia stava gia prendendo forma nella sua mente.

10

I fluorocarburi non si limitano a intrappolare il calore, ma danneggiano anche lo strato di ozono dell’atmosfera terrestre. Gli esseri umani sono consapevoli di questo fatto fin dalla meta del ventesimo secolo, ma naturalmente cio non e stato sufficiente per convincerli a fare qualcosa per arrestare il processo. Gli umani hanno infatti continuato a produrre queste sostanze e a riversarle nell’atmosfera come se nulla fosse. In fondo, si guadagnavano un sacco di soldi, e apparentemente sulla Terra vigeva una filosofia del tipo “Meglio un dollaro oggi che una vita salvata domani”. Cosi, l’abbattersi dei raggi ultravioletti sull’indifesa superficie terrestre per circa tre quarti di secolo ha avuto effetti notevoli. Gli alberi dell’Alaska, quasi sempre coperti da nubi, si sono salvati (almeno nei punti in cui non e caduta troppa pioggia acida). Quelli dei limpidi cieli scandinavi invece non hanno avuto la stessa fortuna. La forza bruciante dei raggi del sole, combinata con quella dei violenti venti caldi, ha

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