Con uno sbuffo sprezzante, la faccia spari dietro la cassa e ricomparve dietro una confezione di spazzolini da denti.

Apparteneva a un uomo piccolissimo, che quasi spariva dietro un grembiule verde.

— Come, niente denaro? — Era arrabbiato. — Entrate nel mio negozio…

— Non era nostra intenzione — obietto svelto Duefiori. — Non ci siamo accorti che ci fosse.

— Non c’era — affermo decisa Bethan. — E magico, non e vero?

Il piccolo negoziante esito.

— Si — ammise a malincuore. — Un pochino.

— Un pochino? — ripete la ragazza. — Un pochino magico?

— Un bel po’, allora — ammise e indietreggio. Poi: — Va bene — aggiunse, intimidito dallo sguardo di Bethan. — E magico. Non posso farci nulla. Quella stupida porta non poteva esserci e poi andarsene di nuovo, no?

— Gia, e quell’affare nel soffitto non ci garba per niente.

L’omino guardo su e aggrotto la fronte. Quindi spari da una porticina mezza nascosta tra la mercanzia. Un fracasso metallico e un gran ronzio e il globo nero scomparve nell’ombra. Venne sostituito, l’uno dopo l’altro, da un mazzo di erbe, un’insegna mobile che reclamizzava un prodotto mai sentito da Duefiori, ma che doveva trattarsi di una tisana, da un’armatura e da un coccodrillo impagliato con un’espressione di estremo dolore e sorpresa assai realistici.

Il negoziante riapparve.

— Meglio? — domando.

— E meglio, si. — Duefiori sembrava dubbioso. — Io preferivo le erbe.

In quel momento Scuotivento ebbe un gemito. Stava per svegliarsi.

Sono state formulate tre teorie per spiegare il fenomeno dei negozi itineranti o, come sono genericamente chiamati, tabernae vagantes.

La prima postula che migliaia di anni or sono in qualche parte del multiverso si fosse evoluta una razza dall’unico talento di comprare a buon mercato e rivendere a caro prezzo. Ben presto essa controllo un vasto impero galattico o, come fu denominato, Emporium. E i membri piu avanzati della specie trovarono il modo di rifornire i loro negozi con unita di propulsione uniche, capaci d’infrangere gli oscuri muri dello spazio e aprire nuovi e vasti mercati. E molto dopo che i mondi dell’Emporium perirono nella conflagrazione del loro particolare universo, dopo un’ultima e disperata vendita infuocata, i negozi stellari vaganti esercitano ancora il loro commercio e si fanno strada attraverso le pagine dello spazio-tempo, come fa il verme attraverso quelle di un romanzo in tre volumi.

La seconda teoria sostiene che essi sono la creazione di un Fato benevolo, con il ruolo di fornire esattamente la cosa giusta al momento giusto.

Per la terza, essi costituiscono semplicemente il mezzo molto astuto di aggirare i vari decreti sulla Chiusura Domenicale.

Le tre teorie, pur se diverse, hanno due cose in comune: esse spiegano i fatti osservati e sono completamente e totalmente sbagliate.

Scuotivento apri gli occhi e per un momento resto sdraiato a contemplare il rettile impagliato. Che non era l’oggetto migliore da vedersi quando ci si sveglia da sogni agitati…

La magia! Era questo l’effetto che faceva! Nessuna meraviglia allora se i maghi non avevano un gran daffare con il sesso!

Naturalmente Scuotivento sapeva cos’erano gli orgasmi, a suo tempo ne aveva avuti alcuni, a volte perfino in compagnia. Ma niente nella sua esperienza si avvicinava nemmeno lontanamente a quell’intenso e ardente momento quando ogni nervo del suo corpo era pervaso da un fuoco bianco-azzurro e la magia allo stato puro gli si sprigionava dalle dita. Essa ti riempiva e ti sollevava e tu cavalcavi l’onda gonfia della forza elementare. Nessuna meraviglia che i maghi lottassero per il potere…

E cosi via. Tuttavia era l’Incantesimo nella sua testa che ne era l’artefice, non Scuotivento. Lui cominciava davvero a odiarlo, quell’Incantesimo. Era sicuro che se non avesse scacciato col timore tutti gli altri incantesimi che aveva cercato di apprendere, lui sarebbe diventato di diritto un mago decente.

In un angolo dell’animo provato di Scuotivento, il verme della ribellione ebbe un soprassalto.

'Bene' penso. 'Te ne ritornerai nell’Octavo, alla prima occasione che mi si presenta.'

Si mise seduto.

— Che diavolo e questo? — chiese, tenendosi la testa per evitare che gli esplodesse.

— Un negozio — rispose cupo Duefiori.

— Spero che vendano dei coltelli perche avrei voglia di tagliarmi la testa. — Ma qualcosa nell’espressione dei due davanti a lui lo fece rinsavire.

— Era uno scherzo — affermo. — Piu che altro, uno scherzo. Perche ci troviamo in questo negozio?

— Non possiamo uscirne — spiego Bethan.

— La porta e scomparsa — aggiunse Duefiori.

Il mago si mise in piedi, un po’ traballante.

— Oh! Uno di quei negozi?

— Va bene. — Il negoziante era punto sul vivo. — E magico, si, si sposta, si. No, non vi diro perche…

— Potrei bere dell’acqua, per piacere? — chiese Scuotivento.

Il proprietario fece la faccia offesa.

— Prima non hanno soldi, poi vogliono un bicchiere d’acqua — scatto. — E la cosa…

Bethan sbuffo e avanzo decisa verso il piccoletto, che cerco d’indietreggiare. Troppo tardi.

Lei lo afferro per le bretelle del grembiule e lo guardo fisso negli occhi. Malgrado il vestito strappato e i capelli scarmigliati, divenne per un momento il simbolo di ogni donna che ha sorpreso un uomo con il pollice sulla Bilancia della vita.

— Il tempo e denaro — sibilo. — Ti do trenta secondi per portargli un bicchiere d’acqua. E un buon accordo, non credi?

Duefiori disse in un bisbiglio: — Parola mia. Lei incute veramente terrore quando e in collera.

— Si, si — annui Scuotivento senza entusiasmo.

Il negoziante era visibilmente spaventato. — Va bene, va bene.

— E dopo ci puoi fare uscire — aggiunse la ragazza.

— Per me sta bene. Oggi non ero aperto per lavoro, mi ero giusto fermato qualche secondo per prendere le mie cose e voi vi siete precipitati dentro!

Spari dietro la tenda di perline e torno con una tazza d’acqua.

— L’ho lavata con cura particolare — disse, evitando lo sguardo di lei.

Scuotivento guardo il liquido nella tazza. Probabilmente era pulito prima di esserci versato, ora berlo sarebbe stato un vero genocidio per migliaia di germi innocenti.

La mise giu con cura.

— Adesso vado a darmi una bella lavata — annuncio Bethan e se ne ando con passo deciso dietro la tenda.

Il negoziante fece un gesto vago con la mano e lancio uno sguardo implorante ai due amici.

— Non e una cattiva ragazza — lo rassicuro Duefiori. — Sta per sposarsi con un nostro amico.

— Lui lo sa?

— Gli affari non vanno troppo bene nei negozi stellari? — chiese Scuotivento con uno sforzo per mostrarsi comprensivo.

L’omino rabbrividi. — Non ci credereste. Voglio dire, uno impara a non aspettarsi troppo, una vendita qua e la, tanto per sbarcare il lunario, sapete cio che intendo? Ma queste persone di oggigiorno, quelli con la stella dipinta sulla faccia, be’, ho appena il tempo di aprire il magazzino e quelli minacciano di incendiarlo. Troppo magico, dicono. Cosi io dico, naturalmente e magico, che altro?

— Allora ce ne sono parecchi di loro qui in giro? — chiese il mago.

— Sparsi per tutto il Disco, amico. Non chiedetemi perche.

— Loro credono che una stella si schiantera sul Disco — lo informo Scuotivento.

— E vero?

— Un sacco di gente lo crede.

— Che vergogna! Ho fatto dei buoni affari qui. Troppo magico, dicono! Cosa c’e che non va con la magia, vorrei sapere io?

— Che farai?

— Oh, andro su un altro universo, ce n’e in quantita qui intorno — rispose l’altro senza scomporsi. — Grazie comunque per avermi informato della stella. Posso lasciarvi da qualche parte?

L’Incantesimo diede un calcio nella mente del mago.

— Ehm, no — disse questi. — Credo sia preferibile restare qui. Per vedere come va a finire, capisci.

— Allora questa faccenda della stella non vi turba?

— La stella e vita, non morte — replico Scuotivento.

— Come mai?

— Come mai che cosa?

— Lo hai fatto di nuovo. — Duefiori punto un dito accusatore contro l’amico. — Dici delle cose e poi non sai di averle dette!

— Ho detto semplicemente che era meglio rimanere.

— Hai detto che la stella e vita, non morte. La tua voce si e fatta roca e remota. Non e cosi? — Si rivolse per conferma al negoziante.

— E vero — disse questi. — E mi e anche sembrato che gli occhi gli si incrociassero un po’.

— E l’Incantesimo, allora — dichiaro Scuotivento. — Sta cercando di assumere il controllo. Lui sa cosa sta per accadere e penso che voglia andare ad Ankh- Morpork. Anch’io voglio andarci — aggiunse con aria di sfida. — Ci puoi portare la?

— E quella grande citta sull’Ankh? Che e cresciuta in modo disordinato, con il fetore dei pozzi neri?

— Ha una storia antica e onorata — protesto il mago in tono secco, offeso nel suo orgoglio civico.

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