— Sbrigati a montare anche tu — lo esorto il vecchio eroe. — Credo che stia per andare.
Con una scrollata di spalle, Lackjaw monto con precauzione dietro a Cohen.
— Ah, si? E come fa ad a…
Ankh-Morpork!
La perla delle citta!
Naturalmente questa non e una descrizione troppo accurata (la citta non e tonda e lucente). Ma anche i suoi peggiori nemici converrebbero che, dovendo paragonarla a qualche cosa, si poteva definirla un mucchio di immondizia ricoperto della secrezione malata di un mollusco morente.
Ci sono state citta piu grandi. Ci sono state citta piu ricche. Di certo ci sono state citta piu graziose. Ma nessuna citta del multiverso poteva rivaleggiare in fetore con Ankh-Morpork.
Gli Antichi, che sanno tutto degli universi e hanno annusato gli odori di Calcutta, di !Xrc-! e dell’incredibile Marsport, hanno convenuto che perfino simili magnifici esempi di poesia olfattiva sono nulla se paragonati alla gloria dell’odore di Ankh-Morpork.
Si puo parlare di puzzole. Si puo parlare di aglio. Si puo parlare della Francia. E di altro ancora. Ma se uno non ha annusato l’aria di Ankh-Morpork in una giornata di grande caldo, non sa che cosa sia il fetore.
I suoi cittadini ne vanno fieri. Portano le sedie fuori per goderselo in una giornata particolarmente buona. Gonfiano le guance, si battono sul petto e ne commentano allegri le varie sfumature. Gli hanno perfino eretto una statua per commemorare quella volta quando le truppe di uno stato rivale avevano tentato di prendere la citta di sorpresa in una notte buia ed erano riuscite ad arrivare in cima alle mura prima che cessassero di funzionare i tamponi che si erano messi nel naso. Ricchi mercanti che hanno trascorso all’estero molti anni si fanno venire da casa bottiglie specialmente confezionate e sigillate di quella 'essenza', che gli fa venire le lacrime agli occhi dalla commozione.
Ecco che effetto ha.
C’e soltanto un modo per descrivere l’effetto sul naso dei visitatori del puzzo di Ankh-Morpork: per analogia.
Prendete un tartan scozzese. Cospargetelo di coriandoli. Illuminatelo con luci stroboscopiche.
Adesso prendete un camaleonte.
Mettete il camaleonte sul tartan.
Osservatelo con attenzione.
Vedete?
Il che spiega perche, quando il negozio si materializzo alla fine a Ankh-Morpork, Scuotivento balzo su a sedere ed esclamo 'Eccoci!', Bethan si fece pallida e Duefiori, che non possedeva olfatto, disse: — Davvero? Come fai a dirlo?
Era stato un lungo pomeriggio. Erano penetrati nello spazioreale attraverso vari muri di molte citta perche, secondo il negoziante, il campo magico del Disco era all’opera e sconvolgeva ogni cosa.
Tutte le citta, disertate dalla maggior parte degli abitanti, appartenevano a gang vaganti formate da gente impazzita, della setta dell’orecchio sinistro.
— Da dove vengono tutte queste persone? — domando Duefiori, mentre fuggivano da un ennesimo gruppo di aggressori.
— Dentro ogni persona sana c’e un folle che lotta per venire fuori — spiego il negoziante. — E quanto ho sempre pensato. Nessuno impazzisce piu alla svelta di una persona completamente sana.
— E una teoria senza senso — protesto Bethan. — O, se invece un senso ce l’ha, non mi piace.
La stella era diventata piu grande del sole. Non avrebbe fatto notte, quella notte. Sull’orizzonte il piccolo sole del Disco faceva del suo meglio per tramontare normalmente. Ma l’effetto generale di tutta quella luce rossa era che la citta, mai particolarmente bella, somigliava adesso all’opera di un pittore fanatico in uno dei suoi cattivi momenti.
Ma era pur sempre
In fondo alla sua mente l’Incantesimo faceva il diavolo a quattro, ma lui l’ignorava. Forse era vero che la magia s’indeboliva mano a mano che la stella si faceva piu vicina. O forse era tanto tempo che lui aveva l’Incantesimo nella testa che si era costruito una sorta d’immunita psichica. Ad ogni modo, scopriva di essere capace di resistergli.
— Ci troviamo ai docks — dichiaro. — Sentite l’odore dell’aria di mare?
— Oh — disse Bethan, appoggiandosi a un muro — si.
— E ozono, ecco cos’e — continuo il mago. — Questa e un’aria che ha del carattere, eccome. — E inalo profondamente.
Duefiori si rivolse al negoziante: — Bene, spero che troverai il tuo stregone. Scusami se non ti abbiamo comprato nulla ma, vedi, tutto il mio denaro si trova nel mio Bagaglio.
L’omino gli mise qualcosa in mano.
— Un regalino. Ne avrai bisogno — gli disse.
Corse a ripararsi nel suo negozio, il campanello tintinno, il cartello con la scritta 'Tornate Domani Per I Cucchiaini-Esca per Sanguisughe' sbatte contro la porta, e il negozio scomparve nel muro di mattoni come non fosse mai esistito. Duefiori allungo con precauzione una mano a toccarlo, incredulo.
— Che c’e nella busta? — domando Scuotivento.
Era una busta di spessa carta marrone con i manici di cordicella.
— Se gli spuntano le gambe, non voglio saperlo — disse Bethan.
Duefiori guardo dentro la busta e ne tiro fuori il contenuto.
— Questo e tutto? Una casetta con su le conchiglie? — fece Scuotivento.
— E molto utile — ribatte Duefiori sulla difensiva. — Ci si possono tenere le sigarette.
— Proprio quelle di cui hai bisogno, no?
— Io farei follie per una boccetta di olio solare veramente efficace — osservo la ragazza.
— Andiamo. — Scuotivento si avvio per la strada e gli altri lo seguirono.
A Duefiori venne in mente che era il caso di dire qualche parola di conforto, un discorsino pieno di tatto per distrarre Bethan, come avrebbe detto lui, e in linea generale per rallegrarla un po’.
— Non ti preoccupare — le disse. — C’e la possibilita che Cohen sia ancora vivo.
— Oh, immagino che infatti sia vivo — rispose lei, senza fermarsi e pestando con tanta forza i ciottoli, come se avesse un fatto personale contro ognuno di loro. — Non si campa fino a ottantasette anni nel suo mestiere, se uno se ne va in giro a morire tutto il tempo. Ma il fatto e che lui non e qui.
— E nemmeno il mio Bagaglio. Naturalmente, non e la stessa cosa.
— Credi che la stella colpira il Disco?
— No — rispose Duefiori, sempre fiducioso.
— Perche no?
— Perche Scuotivento non la pensa cosi. Lei lo guardo stupefatta.
— Vedi — continuo il turista. — Sai che cosa si fa con un’alga? Bethan, allevata sulle Pianure del Vortice, conosceva il mare soltanto dai racconti, e aveva deciso che non le piaceva.
— Si mangia? — azzardo.
— No, si appende all’ingiu sulla porta, e ti dice se piovera. Un’altra cosa che Bethan aveva imparato era come fosse inutile
cercare di capire cio che diceva Duefiori. Non restava che proseguire la conversazione e sperare di trovarci un appiglio qualsiasi.
— Capisco — disse percio.
— Vedi, Scuotivento e come quella.
— Come un’alga?
— Si. Se c’e qualcosa di cui essere spaventati, lui lo sarebbe. Ma non lo e. La stella e pressappoco l’unica cosa della quale io non l’ho visto avere paura. Se non si preoccupa lui allora, credimi, non c’e nulla di cui preoccuparsi.
— Non piovera? — chiese ia ragazza.
— Be’, no. Parlando metaforicamente.
— Oh. — Bethan decise di non chiedere cosa significasse 'metaforicamente', nel caso avesse a che fare con le alghe.
Scuotivento si volto.
— Venite — disse. — Ormai non e lontano.
— Per dove? — domando l’amico.
— L’Universita Invisibile, naturalmente.
— E prudente?
— Probabilmente no, ma io ci vado lo stesso… — Scuotivento s’interruppe, il viso una maschera di dolore. Si turo le orecchie con le mani e gemette.
— L’Incantesimo ti causa delle noie?
— Yargh.
— Prova a cantarellare.
Il mago fece una smorfia. — Mi liberero di questa cosa — disse con voce rauca. — Tornera nel libro al quale appartiene. Rivoglio la mia testa!
— Ma allora… — comincio Duefiori e si fermo. Tutti loro l’udivano… Un canto lontano e il rumore di molti passi.
— Credete che siano quelli della stella? — chiese Bethan.
Era proprio cosi. A un centinaio di metri di distanza il manipolo di punta svoltava l’angolo, marciando dietro una lacera bandiera bianca con su dipinta una stella a otto punte.
— Non sono solo quelli della stella — osservo Duefiori. — E gente di ogni tipo…
La folla li trascino via al suo passaggio. Un attimo prima i tre amici si trovavano nella strada deserta, e subito dopo furono travolti da una marea di gente che li