A cinquecento miglia di distanza, la parete ostruiva una fetta di cielo di novanta gradi, e ruotava alla infernale velocita di settecentosettanta miglia al secondo. I suoi due bordi convergevano nei punti di fuga della prospettiva, diventando punti all’infinito alle due estremita dell’universo; e da ogni punto all’infinito partiva una dritta linea sottile.

Sembrava di entrare in un altro universo: un universo di rettilinei, di angoli e di altre figure geometriche. Louis sgrano gli occhi, ipnotizzato dal punto di fuga. Che cosa era quello: l’inizio o la fine? In quel punto d’incontro la parete sorgeva o spariva?

…Dal punto all’infinito qualcosa venne verso di loro.

Era una sporgenza che avanzava come un’altra astrazione lungo il bordo della parete. Prima videro la sporgenza, e poi una serie di anelli perpendicolari che sembravano lanciati contro la Liar. Louis chiuse istintivamente gli occhi, e senti un gemito spaventoso. Penso alla morte. Ma quando riapri gli occhi, gli anelli stavano passando via in una successione costante.

Nessus si era arrotolato a palla. Teela, accanto alla parete, guardava fuori, con avidita, attraverso la trasparenza dello scafo. Speaker era rimasto impavido al quadro-comandi. Ma poteva essere stato lui a gemere di paura.

Nessus si srotolo. E guardo l’Anello che diventava sempre piu grande. — Speaker — disse, — dobbiamo uniformare la nostra velocita a quella dell’Anello.

La forza centrifuga e illusoria, una manifestazione della legge d’inerzia. Reale e invece la forza centripeta, una forza applicata ad angoli retti al vettore di velocita di una massa. La massa resiste, e tende a spostarsi sulla linea retta. Ringworld aveva la tendenza a spostarsi di lato, a causa della legge d’inerzia. Per uniformarsi alla sua velocita, la Liar doveva battere quella forza centrifuga.

Speaker ci riusci. La nave si libro il bordo dell’Anello, in equilibrio su 0,992 gravita di spinta.

Apparve lo spazioporto: una linea informe sulla quale erano posate due astronavi dalla linea insolita. Una delle navi era smontata, e mostrava la sua intima struttura agli occhi stupefatti dell’equipaggio della Liar. L’altra nave era intera: migliaia di oblo brillavano, nella penombra, come una spruzzatina di canditi cristallini sopra una torta. Le due navi erano spaventosamente grandi. E scure. Tutto lo spazioporto era buio. Forse, gli abitanti dell’Anello non avevano bisogno di luce nelle frequenze visibili. Lo spazioporto sembrava deserto.

— Che ci fanno quegli anelli? — domando Teela.

— Direi che e un cannone elettromagnetico — rispose Louis, pensieroso. — Serve per il decollo.

— Non credo — disse Nessus. — Secondo me, serve per l’atterraggio.

— Puoi spiegarmi come funziona?

— Posso immaginare che la nave, prima di scendere, si metta a venticinque miglia sopra l’orlo. Non ha bisogno di uniformarsi alla velocita dell’Anello. Ci pensa il cannone elettromagnetico.

— Credo di capire — disse Louis. — Le bobine elettromagnetiche captano la nave, e le impongono la velocita dell’Anello.

— Mi congratulo con i loro ingegneri — commento Speaker.

Teela sembrava avvilita: — Quante cose sapete, voi.

— Ma no — sorrise Louis. — Facciamo supposizioni.

— Quanta energia consumiamo in questo momento? — chiese Nessus.

— Gli strumenti non registrano niente. Niente macchie radioattive, niente attivita elettromagnetiche su larga scala.

— Che cosa suggerisci?

— Puo darsi che le attrezzature dello spazioporto siano in funzione. Possiamo verificarlo portandoci all’imbocco dell’acceleratore, ed entrandovi.

Nessus si riappallottolo.

— Non funziona — disse Louis. — Potrebbe esserci un segnale chiave che da l’avvio all’azione, e noi non lo conosciamo. Magari reagisce soltanto a uno scafo metallico. Se tentiamo di passare alla velocita di Ringworld potremmo urtare una delle bobine facendo saltare tutto all’aria.

— Ho pilotato delle navi nelle medesime condizioni.

— Molto tempo fa?

— Troppo, forse. Non importa.

— Entriamo dalla parte di sotto — propose Louis. Il burattinaio si srotolo di colpo.

Si librarono sopra la superficie di Ringworld, uniformandosi alla sua velocita con una spinta di 9,94 metri al secondo.

— Riflettori — ordino Nessus.

Le luci dei riflettori si accesero. I raggi, lunghi cinquecento miglia, frugarono nel buio. Quando colpirono la parete posteriore dell’Anello non vennero riflessi. Erano le luci che servivano per gli atterraggi. Nessus parve deluso e preoccupato. Speaker sogghigno:

— Hai ancora fiducia nei tuoi tecnici, burattinaio?

— Ammetto che avrebbero dovuto prevedere questa evenienza.

— Tranquillo. Ci penso io.

Lo kzin mise in funzione i quattro motori, lasciando aperti quelli anteriori. L’idrogeno flui velocemente nei condotti, uscendo semi-combusto dagli ugelli. La temperatura dell’idrogeno scese al minimo, aumentando enormemente il potere luminoso. Con leggere spinte, la nave comincio a scendere sul lato inferiore dell’Anello.

La superficie visibile non era piatta. Scendeva e risaliva in affossamenti e rilievi, come se fosse scolpita al rovescio.

— Dove vedi un rialzo — spiego Louis a Teela, — c’e un mare. Gli affossamenti corrispondono alle montagne. Noi li vediamo dalla parte opposta… come una foto in negativo.

Le formazioni era piccole. Si ingrandivano man mano che la Liar, lasciandosi trascinare dal movimento dell’Anello, scendeva.

Per molti secoli, le navi da turismo avevano usato quel sistema per posarsi sulla Luna. L’effetto era quasi lo stesso: voragini e picchi, privi di atmosfera, dai contorni in bianco e nero illuminati dai riflettori delle navi. C’era pero una differenza. A qualunque altezza, al di sopra della Luna, si poteva scorgere l’orizzonte, nitido e spigoloso contro lo spazio nero, che discendeva in una lieve curva.

Sull’orizzonte di Ringworld non esistevano punte ne curve. Era una linea retta, geometrica, incredibilmente lontana. A stento la si poteva scorgere perche la configurazione era nera contro il nero.

Louis fu colto da un brivido. Cominciava a rendersi contro delle dimensioni di Ringworld. Era sgradevole, come tutti i processi della conoscenza. Distolse gli occhi da quel tremendo orizzonte e li volse verso la superficie sopra di loro, che corrispondeva alla superficie inferiore dell’Anello.

— I mari sembrano della medesima grandezza — osservo Nessus.

— Guarda — disse Teela, — c’e un fiume. Deve essere un fiume. Ma non ho visto nessun grande oceano.

Di mari ce n’erano in abbondanza, anche Louis lo vedeva… a meno che non si sbagliasse, e sempre che quelle protuberanze fossero veramente mari. Pur non avendo tutti le medesime dimensioni, sembravano distribuiti con regolarita in modo che nessuna regione rimanesse senza acqua. — E monotono. I fondali sono poco profondi.

— Si — disse Nessus.

— La scarsa profondita dei mari ci da la prova che gli Anellari non sono abitanti marini. Sfruttano gli oceani solo in superficie, come noi.

— Pero le rive sono frastagliate — disse Teela. — Che cosa significa?

— Si tratta di baie. Baie a disposizione di tutti.

— Anche se i tuoi Anellari sono abitanti terricoli non temono la navigazione. Altrimenti non avrebbero bisogno delle baie — disse Nessus. — Louis, questa gente assomiglia agli umani. Gli Kzin odiano l’acqua, e la mia specie ha il terrore di annegare.

C’e un sacco di cose da imparare su un mondo, pensava Louis. Un giorno o l’altro avrebbe scritto una monografia sull’argomento…

— Che bellezza scolpire il proprio mondo su ordinazione — esclamo Teela.

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