inchiostro per lettere d’amore all’olio di rose, cartelle da scrivania di pelle spagnola, portapenne in legno di sandalo bianco, cassettine e cassapanche in legno di cedro, pot-pourri e coppe per petali di fiori, incensieri d’ottone, flaconi e vasetti di cristallo con tappi d’ambra molata, guanti profumati, fazzoletti, cuscinetti per aghi da cucito imbottiti di fiori di macis e tappeti impregnati di aroma di muschio, che potevano riempire una stanza di profumo per piu di cent’anni.

Naturalmente tutte queste merci non avevano posto nel lussuoso negozio che si affacciava sulla strada (o sul ponte), e cosi, in mancanza di una cantina, non soltanto il solaio della casa, ma tutto il primo e il secondo piano come pure quasi tutte le stanze del piano terra che davano sul fiume dovevano servire da magazzino. Di conseguenza, in casa Baldini regnava un indescrivibile caos di odori. Tanto era scelta la qualita dei singoli prodotti — Baldini acquistava infatti soltanto merci di primissima qualita — altrettanto intollerabile era la consonanza olfattiva dei medesimi, simile a un’orchestra composta da mille membri, in cui ciascun musicista suoni fortissimo una diversa melodia. Baldini stesso e i suoi impiegati erano divenuti insensibili a questo caos come certi vecchi direttori d’orchestra, i quali appunto sono tutti duri d’orecchio, e anche sua moglie, che abitava al terzo piano e lo difendeva strenuamente da un’ulteriore avanzata delle merci, non percepiva quasi piu la moltitudine di odori come un disturbo. Non cosi avveniva al cliente che entrava per la prima volta nel negozio di Baldini. Il miscuglio di profumi che vi regnava lo colpiva come un pugno in faccia, lo esaltava o lo stordiva a seconda della sua costituzione, e comunque confondeva i suoi sensi al punto che spesso non ricordava neppure piu la ragione per cui era entrato. I fattorini dimenticavano le ordinazioni. Signori dall’aspetto imponente si sentivano poco bene. E piu di una signora era colta da un attacco a meta di isteria e a meta di claustrofobia, perdeva i sensi e tornava in se soltanto con un potentissimo sale aromatico di olio di garofano, ammoniaca e alcool canforato.

In simili circostanze non c’era proprio da meravigliarsi che il carillon persiano davanti alla porta del negozio di Baldini risuonasse sempre piu di rado e che sempre piu di rado gli aironi d’argento sprizzassero acqua di viole.

10

«Chenier!» grido Baldini da dietro il banco, dove era rimasto seduto per ore rigido come una colonna fissando la porta, «si metta la parrucca!» E tra barili d’olio d’oliva e prosciutti di Bayonne pendenti dal soffitto comparve Chenier, il garzone di Baldini, un po’ piu giovane di quest’ultimo ma anche lui gia anziano, e avanzo verso il reparto piu elegante del negozio. Tolse la parrucca dalla tasca della giacca e se la calco in testa. «Esce, signor Baldini?»

«No», disse Baldini, «mi ritiro per qualche ora nel mio studio e desidero non essere disturbato per nessun motivo.»

«Ah, capisco! Sta per creare un nuovo profumo.»

BALDINI E cosi. Servira a profumare una pelle spagnola per il conte Verhamont. Vuole qualcosa di totalmente nuovo. Qualcosa come… come… credo si chiamasse «Amore e psiche» quello che voleva, e sembra che provenga da quel… quel guastamestieri di Rue Saint-Andre des Arts, quel… quel…

CHENIER Pelissier.

BALDINI Gia. Pelissier. Giusto. Cosi si chiama il guastamestieri. «Amore e psiche» di Pelissier. Lo conosce?

CHENIER Ma si. Certo. Adesso lo si sente dappertutto. Lo si sente a ogni angolo di strada. Ma se vuole il mio parere: niente di speciale! Non si puo comunque paragonare a quello che comporra lei, signor Baldini.

BALDINI Naturalmente no.

CHENIER E un profumo estremamente comune, questo «Amore e psiche».

BALDINI Volgare?

CHENIER Proprio volgare. Come tutto quello che fa Pelissier. Credo che contenga olio di limoncello.

BALDINI Davvero? E che altro?

CHENIER Essenza di fiori d’arancio, forse. E forse tintura di rosmarino. Ma non posso dirlo con certezza.

BALDINI Mi e anche del tutto indifferente.

CHENIER Naturalmente.

BALDINI Me ne infischio di quello che ha diluito nel suo profumo quel guastamestieri di Pelissier. E neppure me ne lascero ispirare!

CHENIER In questo ha ragione, Monsieur.

BALDINI Come sa, non mi lascio mai ispirare. Come sa, elaboro io stesso i miei profumi.

CHENIER Lo so, Monsieur.

BALDINI Li produco soltanto da me!

CHENIER Lo so.

BALDINI E sto meditando di creare qualcosa per il conte Verhamont che faccia davvero furore.

CHENIER Di questo sono convinto, signor Baldini.

BALDINI Si occupi del negozio. Ho bisogno di quiete. Tenga tutti alla larga da me, Chenier…

E con cio si allontano strascicando i piedi, non piu statuario, bensi, come si conveniva alla sua eta, curvo, quasi come se l’avessero picchiato, e sali lentamente la scala fino al primo piano, dove si trovava il suo studio.

Chernier prese posto dietro il banco, assunse esattamente la stessa posizione del suo padrone in precedenza, e si mise a fissare la porta. Sapeva che cosa sarebbe successo nelle prossime ore: in negozio assolutamente niente, e su nello studio di Baldini la solita catastrofe. Baldini si sarebbe tolto la giacca blu, impregnata d’acqua di frangipani, si sarebbe seduto allo scrittoio e avrebbe atteso un’ispirazione. Quest’ispirazione non sarebbe venuta. Si sarebbe diretto rapidamente verso l’armadio che conteneva centinaia di bottigliette di campioni e avrebbe miscelato qualcosa a casaccio. La miscela non sarebbe riuscita. Lui avrebbe imprecato, avrebbe aperto la finestra e gettato la miscela giu nel fiume. Ne avrebbe provata un’altra, anche quella non sarebbe riuscita, avrebbe gridato e si sarebbe infuriato, e in quella stanza che gia emanava un odore stordente avrebbe avuto una crisi di pianto. Verso le sette di sera sarebbe sceso in uno stato pietoso, tremante e piangente, e avrebbe detto: «Chenier, non ho piu naso, non riesco a creare il profumo, non posso consegnare la pelle spagnola per il conte, sono perduto, sono morto dentro, voglio morire, la prego, Chenier, mi aiuti a morire!» E Chenier avrebbe proposto di mandare a prendere da Pelisser una boccetta di «Amore e psiche», e Baldini avrebbe acconsentito a condizione che nessuno venisse a sapere di questa vergogna. Chenier avrebbe giurato, e la notte in segreto avrebbero trattato la pelle per il conte Verhamont con il profumo altrui. Cosi sarebbe andata e non altrimenti, e Chenier desiderava soltanto che tutta quella commedia fosse gia finita. Baldini non era piu un grande profumiere. Si, un tempo, da giovane, trenta, quarant’anni prima, aveva creato «Rosa del sud» e «Bouquet galante di Baldini», due profumi veramente riusciti, ai quali doveva il suo patrimonio. Ma adesso era vecchio e logoro, non conosceva piu le mode del tempo e i nuovi gusti della gente, e quando comunque riusciva a raffazzonare un profumo suo, era roba completamente fuori moda e invendibile, che l’anno dopo diluivano dieci volte tanto e smerciavano come additivo per l’acqua delle fontane a zampillo. Peccato per lui, penso Chenier, esaminando nello specchio la posizione della propria parrucca, peccato per il vecchio Baldini, peccato per il suo bel negozio, perche lo mandera in rovina; e peccato per me, perche quando l’avra rovinato io saro troppo vecchio per rilevarlo…

11

In effetti Baldini si era tolto la giacca profumata, ma soltanto per una vecchia consuetudine. Gia da tempo non lo disturbava piu sentire l’aroma dell’acqua di frangipani, gia da decenni se lo portava in giro e non lo avvertiva nemmeno piu. Aveva anche chiuso a chiave la porta dello studio e aveva preteso di essere lasciato in pace, ma non si era seduto allo scrittoio per meditare e attendere un’ispirazione, poiche sapeva molto meglio di

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