psiche». Non era per niente ordinario. Era assolutamente classico, rotondo e armonico. E tuttavia seducentemente nuovo. Era fresco, ma non sconvolgente. Aveva un aroma di fiori senza essere sdolcinato. Aveva una sua profondita, una profondita stupefacente, perenne, voluttuosa, bruno-scura… e tuttavia non era per nulla sovraccarico o opprimente.
Baldini si alzo quasi con un senso di riverenza e accosto ancora una volta il fazzoletto al naso. «Meraviglioso, meraviglioso…» mormoro annusando avidamente, «ha un’impronta serena, e delicato, e come una melodia, mette subito di buon umore… Assurdo, buon umore!» E getto con veemenza il fazzoletto sul tavolo, si giro e si diresse nell’angolo piu recondito della stanza, come se si vergognasse del proprio entusiasmo.
Ridicolo! Lasciarsi trasportare a simili elogi. «Come una melodia. Sereno. Meraviglioso. Buon umore.» Sciocchezze. Sciocchezze infantili. Impressione del momento. Vecchio errore. Questione di temperamento. Probabilmente la sua parte d’eredita italiana. Non giudicare mentre stai annusando! Questa e la prima regola, Baldini, vecchio imbecille! Annusa, quando stai annusando, e giudica dopo aver annusato! «Amore e psiche» e un profumo non male. Un prodotto ben riuscito. Un raffazzonamento messo insieme con abilita. Per non dire un inganno. Del resto da un uomo come Pelissier non ci si poteva aspettare altro se non un inganno. Naturalmente un tipo come Pelissier non confezionava un profumo dozzinale. Il furfante abbagliava con sublime maestria, confondeva l’olfatto con un’armonia perfetta, un lupo in veste di pecora dell’arte olfattiva classica era quest’uomo, in una parola: uno scellerato dotato di talento. E questo era peggio di un guastamestieri dalla retta fede.
Ma tu, Baldini, non ti lascerai incantare. Soltanto per un attimo sei rimasto sorpreso dalla prima impressione di quel raffazzonamento. Ma chissa poi che odore avra dopo un’ora, quando le sue sostanze piu volatili si saranno dileguate e si manifestera la sua struttura fondamentale? O che odore avra stasera, quando si avvertiranno soltanto le sue componenti grevi, oscure, che ora dal punto di vista olfattivo sono come in penombra, avvolte da gradevoli veli di fiori? Aspetta, Baldini!
La seconda regola dice: il profumo vive nel tempo, ha la sua giovinezza, la sua maturita e la sua vecchiaia. E soltanto se emana un aroma ugualmente gradevole in tutte e tre queste eta della vita, si puo definire riuscito. Quante volte e gia avvenuto che una miscela fatta da noi alla prima prova avesse un odore fresco e stupendo, dopo qualche tempo sapesse di frutta guasta e infine emanasse soltanto un disgustoso odore di zibetto puro, che abbiamo aggiunto in dose eccessiva? Attenzione soprattutto con lo zibetto! Una goccia di troppo provoca catastrofi. E una vecchia fonte di errori. Chissa… forse Pelissier ci ha messo troppo zibetto. Forse entro stasera del suo ambizioso «Amore e psiche» non restera che un effluvio di piscio di gatto. Vedremo.
Annuseremo. Come una scure affilata suddivide il ceppo di legno in piccolissimi ciocchi, allo stesso modo il nostro naso sezionera il suo profumo in ogni singola componente. Allora si vedra che questo presunto magico aroma e stato creato col solito, ben noto sistema. Noi, Baldini, profumiere, scopriremo gli intrighi di Pelissier, miscelatore di aceto. Gli strapperemo la maschera da quella brutta faccia, e dimostreremo all’innovatore che cosa e in grado di fare il mestiere tradizionale. La sua miscela, il suo profumo alla moda, sara riprodotta alla perfezione. Rinascera tra le nostre mani, copiata cosi perfettamente, che nemmeno quel superficiale riuscira piu a distinguerla dalla propria. No! Non basta ancora! La miglioreremo! Gli indicheremo gli errori e li elimineremo; ce lo faremo battere di naso: sei un guastamestieri, Pelissier! Un puzzoncello! Un ultimo arrivato del mestiere, nient’altro!
Al lavoro ora, Baldini! Sotto col naso e annusa senza sentimentalismi! Scomponi il profumo secondo le regole dell’arte! Entro stasera devi essere in possesso della formula!
E si precipito di nuovo verso lo scrittoio, prese carta, penna e un fazzoletto pulito, preparo tutto per bene e dette inizio al suo lavoro analitico. Avvenne, cosi, che fece passare rapidamente sotto il naso il fazzoletto imbevuto di profumo fresco e cerco di cogliere l’una o l’altra componente della nuvola aromatica che aleggiava nell’aria, senza lasciarsi troppo distrarre dalla complessa mescolanza di tutti gli elementi; per poi, tenendo il fazzoletto lontano da se col braccio teso, annotare rapidamente il nome della componente che aveva scoperto e quindi farsi passare di nuovo il fazzoletto sotto il naso, ghermire il successivo alito di profumo e cosi via…
13
Lavoro ininterrottamente per due ore. E i suoi movimenti divennero sempre piu febbrili, gli scarabocchi della sua penna sulla carta sempre piu nervosi, e sempre maggiori le dosi di profumo che dal flacone spargeva sul fazzoletto, portandoselo poi al naso.
Ormai percepiva a stento qualcosa, da un pezzo era stordito dalle sostanze eteriche che inspirava, non riusciva neppure piu a riconoscere quello che all’inizio della sua sperimentazione credeva di aver individuato con certezza. Sapeva che non aveva senso continuare ad annusare. Non sarebbe mai riuscito a scoprire come fosse composto questo profumo alla moda, quel giorno sicuramente non piu, ma neppure l’indomani, quando il suo naso, a Dio piacendo, si fosse ristabilito. Non aveva mai imparato questo modo di annusare scomponendo i singoli elementi. Per lui era un lavoro infelice e odioso scindere un profumo, suddividere un tutto, una composizione piu o meno buona, nei suoi elementi semplici. Non lo interessava. Non voleva piu farlo. Tuttavia la sua mano continuava meccanicamente, con quel movimento aggraziato esercitato mille volte, a impregnare di profumo il fazzoletto, a scuoterlo e a farlo passare rapidamente davanti al viso, e a ogni passata inspirava meccanicamente una dose di aria pregna di profumo, per poi espirarla dopo averla trattenuta un attimo a regola d’arte. Sinche alla fine fu proprio il suo naso a liberarlo dal tormento, perche dall’interno si gonfio per allergia e si chiuse da se come se gli fosse stato applicato un tappo di cera. Ora non poteva piu annusare, a stento riusciva a respirare. Il suo naso era definitivamente chiuso come per un forte raffreddore, e gli angoli dei suoi occhi si riempivano di piccole lacrime. Grazie a Dio! Ora poteva farla finita, con la coscienza a posto. Aveva fatto il suo dovere, con tutte le sue energie, secondo tutte le regole dell’arte, e aveva fallito, come tante altre volte.
Tappo il flacone, depose la penna e si passo per l’ultima volta il fazzoletto imbevuto davanti al viso. Avverti la frescura dell’alcool evaporato, null’altro. Poi il sole calo.
Baldini si alzo. Apri le imposte e il suo corpo s’immerse fino alle ginocchia nella luce della sera e rosseggio come una fiaccola incandescente che stia per spegnersi. Vide il bordo rosso-scuro del sole dietro al Louvre e i piu tenui bagliori sui tetti d’ardesia della citta. Sotto di lui il fiume scintillava come oro, le navi erano scomparse. E probabilmente si stava levando il vento, perche la superficie dell’acqua era battuta dalle raffiche che parevano incresparla di squame, e qua e la e sempre piu vicino c’era un luccichio, come se un’enorme mano stesse spargendo sull’acqua milioni di luigi d’oro, e per un attimo sembro che la corrente del fiume avesse cambiato direzione: scorreva verso Baldini, una fiumana scintillante d’oro puro.
Gli occhi di Baldini erano umidi e tristi. Per un attimo resto immobile e osservo lo splendido spettacolo. Poi, d’un tratto, spalanco la finestra, apri le imposte e getto fuori il flacone con il profumo di Pelissier, facendogli descrivere un ampio arco nell’aria. Lo vide piombare in acqua e lacerare per un attimo il tappeto scintillante.
Aria fresca afflui nella stanza. Baldini tiro il fiato e s’accorse che il suo naso si stava liberando. Poi richiuse la finestra. Quasi nello stesso momento calo la notte, tutt’a un tratto. L’immagine della citta e del fiume scintillanti d’oro si fossilizzo in un profilo grigio-cenere. Di colpo nella stanza si era fatto buio. Baldini continuo a stare nella stessa posizione di prima e a guardare fisso oltre la finestra. «Non mandero nessuno domani da Pelissier», disse, e con entrambe le mani strinse forte la spalliera della sedia. «Non lo faro. Non faro neppure il mio giro per i salotti. Domani andro invece dal notaio e vendero la mia casa e il mio negozio. Questo faro. E basta!»
Aveva assunto un’espressione caparbia da ragazzo, e a un tratto si senti molto felice. Era di nuovo il Baldini