costato un patrimonio portarlo a Messina! Anche con la nave! E dunque meglio venderlo, il tavolo, sara venduto domani, e sara ugualmente venduto tutto quello che c’e sopra, sotto e accanto! Perche lui, Baldini, aveva si un cuore sentimentale, ma aveva anche un carattere forte, e per questo avrebbe portato a termine la sua decisione, per quanto gli costasse; con le lacrime agli occhi avrebbe venduto tutto, e nondimeno l’avrebbe fatto, perche sapeva che era giusto, aveva ricevuto un segnale.
Si giro per andarsene. Ed ecco li, sulla porta, quel piccolo individuo ingobbito, del quale si era gia quasi dimenticato. «E buono», disse Baldini. «Riferisci al padrone che il cuoio e buono. Passero a pagarlo nei prossimi giorni.»
«Va bene», disse Grenouille, e rimase li sbarrando la strada a Baldini, che si accingeva a lasciare la bottega. Baldini resto un po’ sorpreso, ma non sospettando nulla ritenne che il comportamento del ragazzo fosse dovuto non a sfacciataggine, bensi a timidezza.
«Che cosa c’e?» chiese. «Hai ancora qualcosa da dirmi? Ebbene? Parla!»
Grenouille stava in piedi un po’ curvo e osservava Baldini con quello sguardo che in apparenza tradiva ansieta, ma in realta aveva origine da una vigile tensione.
«Voglio lavorare da lei, Maitre Baldini. Voglio lavorare da lei, nel suo negozio.»
Queste parole furono dette non in tono di preghiera bensi in tono di pretesa, e in realta non furono proprio dette, bensi cacciate fuori, sibilate alla maniera infida di un serpente. E di nuovo Baldini scambio l’orgoglio smisurato di Grenouille per goffaggine fanciullesca. Gli sorrise amichevolemente. «Sei un apprendista conciatore, figlio mio», disse. «Io non ho modo di utilizzare un apprendista conciatore. Ho anche un socio, e non ho bisogno di un apprendista.»
«Vuole che queste pelli di capra siano profumate, Maitre Baldini? Queste pelli, che le ho portato, vuole che siano profumate?» bisbiglio Grenouille, come se non avesse tenuto affatto conto della risposta di Baldini.
«Infatti», disse Baldini.
«Con ’Amore e psiche’ di Pelissier?» chiese Grenouille, e s’ingobbi ancor di piu.
A questo punto un leggero brivido attraverso il corpo di Baldini. Non perche si chiedesse come mai il ragazzo fosse cosi esperto, ma soltanto per aver sentito nominare quell’odiato profumo, che il giorno stesso non era riuscito a decifrare.
«Come ti puo venire l’idea assurda che userei un profumo di altri per…»
«Ce l’ha addosso!» bisbiglio Grenouille. «Lo porta sulla fronte, e nella tasca destra della giacca ha un fazzoletto che ne e imbevuto. Non e buono, questo ’Amore e psiche’, e cattivo, contiene troppo bergamotto e troppo rosmarino e troppo poco olio di rose.»
«Ah, cosi», disse Baldini, totalmente sorpreso da quella virata del discorso nell’esattezza. «E che altro ancora?»
«Fiori d’arancio, limoncello, garofano, muschio, gelsomino, alcool etilico e qualche cosa di cui non conosco il nome, ecco, guardi! In quella bottiglia!» E indico col dito nell’oscurita. Baldini sposto il candeliere nella direzione indicata, il suo sguardo segui l’indice del ragazzo e cadde su una bottiglia nello scaffale, che era piena di un balsamo giallo-grigio.
«Storace?» chiese.
Grenouille annui. «Si. E questo che c’e dentro. Storace.» E poi si curvo, come fosse contratto da un crampo, e sussurro almeno una dozzina di volte la parola «storace» fra se e se. «Storacestoracestoracestorace…»
Baldini avvicino la candela a quel mucchietto umano che gracchiava «storace» e penso: o e un invasato, o un imbroglione disonesto, o un grande artista. Infatti, che le sostanze citate nella giusta combinazione potessero dare come risultato «Amore e psiche» era senz’altro possibile; era addirittura probabile. Olio di rosa, fiore di garofano e storace: queste erano le tre componenti che il pomeriggio aveva cercato cosi disperatamente; ad esse si aggiungevano le altre sostanze della composizione — che anche lui credeva di avere individuato — come strati di una bella torta perfetta. Ora si trattava soltanto di trovare la proporzione esatta in cui bisognava combinarle. Per scoprirla lui, Baldini, avrebbe dovuto sperimentare per giorni, un lavoro orribile, quasi peggiore della semplice identificazione delle sostanze, poiche ora si trattava di misurare e di pesare e di annotare e inoltre di prestare un’attenzione diabolica, dato che la minima disattenzione — un tremito della pipetta, un errore nel computo delle gocce — avrebbe potuto rovinare tutto. E ogni tentativo fallito era tremendamente dispendioso. Ogni miscela rovinata costava un piccolo patrimonio… Voleva mettere alla prova quel piccolo essere umano, voleva chiedergli la formula esatta di «Amore e psiche». Se la sapeva, in grammi e gocce esatti, allora era chiaramente un imbroglione, che in qualche modo aveva ottenuto con la frode la ricetta da Pelissier, per procurarsi l’accesso e l’impiego presso Baldini. Ma se l’indovinava all’inarca, allora era un genio nel campo dell’olfatto, e in quanto tale stimolava l’interesse professionale di Baldini. Non che Baldini mettesse in dubbio la decisione presa di cedere il negozio! Non gl’importava del profumo di Pelissier in quanto tale. Anche se il ragazzo gliel’avesse procurato a litri, Baldini neanche per sogno avrebbe pensato di profumare con quello la pelle spagnola per il conte Verhamont, ma… Ma tuttavia uno non era stato profumiere per tutta la vita, non si era occupato per tutta la vita della combinazione degli aromi per poi perdere da un momento all’altro tutto il suo entusiasmo professionale! Ora gli interessava riuscire a strappare la formula di quel maledetto profumo e, piu ancora, indagare sul talento di quel ragazzo inquietante che gli aveva letto un profumo sulla fronte. Voleva sapere che cosa c’era dietro. Era semplicemente curioso.
«Sembra che tu abbia un buon naso, giovanotto», disse quando Grenouille smise di gracchiare, e fece un passo indietro nel laboratorio per deporre con prudenza il candeliere sul tavolo da lavoro. «Senza dubbio un buon naso, ma…»
«Ho il miglior naso di Parigi, Maitre Baldini», lo interruppe Grenouille con voce stridente. «Conosco tutti gli odori del mondo, tutti quelli che esistono a Parigi, tutti, solo che di alcuni non conosco il nome, ma posso imparare anche i nomi, tutti gli odori che hanno un nome, non sono molti, sono solo qualche migliaio, li imparero tutti, non dimentichero mai il nome del balsamo, storace, il balsamo si chiama storace, cosi si chiama, storace…»
«Taci!» grido Baldini, «non interrompermi quando parlo! Sei impertinente e presuntuoso. Non c’e nessuno che conosca mille odori per nome. Persino io non ne conosco mille per nome, ma soltanto qualche centinaio, perche nel nostro mestiere ce n’e soltanto qualche centinaio, tutti gli altri non sono odori, ma puzze!»
Grenouille, che durante la sua lunga, erompente intromissione verbale si era quasi disteso in tutto il corpo, per un attimo nell’eccitazione aveva persino allargato le braccia in cerchio, quasi a indicare «tutto, tutto» cio che conosceva, alla replica di Baldini in un attimo si ritrasse di nuovo in se come un piccolo rospo nero e rimase fermo sulla soglia, in immobile attesa.
«Naturalmente da tempo mi e chiaro», prosegui Baldini, «che ’Amore e psiche’ e composto di storace, olio di rose e fiori di garofano, come pure di bergamotto e di estratto di rosmarino
Grenouille non rispose.
«Sapresti forse dirmela all’incirca?» chiese Baldini, e si chino un poco in avanti, per vedere meglio quel rospo sulla porta, «soltanto cosi, a occhio e croce, approssimativamente? Ebbene? Parla, miglior naso di Parigi!»
Ma Grenouille taceva.
«Vedi?» disse Baldini, soddisfatto e deluso a un tempo, e si rialzo di nuovo, «non ne sei capace. Naturalmente no. E come potresti? Tu sei come uno che mangiando si accorge se nella zuppa c’e del cerfoglio o del prezzemolo. Bene… e gia qualcosa. Ma sei ancora lontano dall’essere un cuoco per questo. In ogni arte e anche in ogni mestiere — ricordalo, prima di andartene! — il talento non vale nulla, la cosa piu importante e l’esperienza, che si conquista con la modestia e con la diligenza.»
Prese il candeliere dal tavolo, quando la voce compressa di Grenouille strepito dalla porta: «Non so che