In risposta a una domanda indelicata, Siri disse che non si truccava solo perche era omosessuale: lo facevano tutti. Io decisi che mi sarei comportato da eccentrico, e mi sarei tenuto la mia faccia.

Ci unimmo ai superstiti della Earth’s Hope II e prendemmo quell’incrociatore per tornare sulla Terra, mentre gli specialisti studiavano le avarie dell’Anniversary. Il commodoro dovette presentarsi a una commissione d’inchiesta ma, a quanto venimmo a sapere, non fini davanti a una corte marziale.

La disciplina era molto allentata, durante il viaggio di ritorno. In quei mesi lessi trenta libri, imparai a giocare a Go, tenni un corso non ufficiale di fisica elementare — e non aggiornata — e mi legai ancora di piu a Marygay.

22

Io non ci avevo pensato molto, ma ovviamente sulla Terra eravamo delle celebrita. Al Capo, il Segretario Generale ci accolse uno per uno, personalmente — era un vecchietto piccolo piccolo e nero nero che si chiamava Yakubu Ojukwu — e c’erano migliaia, forse milioni di spettatori, affollati il piu vicino possibile al campo d’atterraggio.

Il Segretario Generale tenne un discorso alla folla e ai giornalisti; poi gli ufficiali della Earth’s Hope II blaterarono le stupidaggini prevedibili, mentre noi stavamo li, piu o meno pazientemente, in quel caldo tropicale.

Prendemmo un grosso elicottero per Jacksonville, dov’era l’aeroporto internazionale piu vicino. La citta era stata effettivamente ricostruita secondo i criteri che ci aveva descritto Siri. Non si poteva fare a meno di sentirsi impressionati.

Da lontano ci sembro una montagna grigia, un cono lievemente irregolare, che saliva all’orizzonte e a poco a poco diventava piu grande. Stava in mezzo a quella che sembrava un’interminabile coperta a patchwork di campi coltivati, e dozzine di strade e di ferrovie vi convergevano. L’occhio vedeva le strade, fini fili bianchi su cui strisciavano insetti infinitesimali, ma il cervello si rifiutava di integrare quell’informazione in una stima della grandezza di quel coso. Non poteva essere cosi grosso!

Continuammo ad avvicinarci, mentre le correnti ascensionali ci facevano ballare un po’, fino a quando l’edificio parve diventare un muraglione grigiochiaro che nascondeva completamente la visuale da una parte. Ci avvicinammo ancora e riuscimmo malapena a scorgere dei puntolini, che erano esseri umani; un puntolino era su un balcone, e forse agitava le braccia.

— Non possiamo avvicinarci di piu — disse il pilota, nell’altoparlante — senza restare inseriti nel sistema di guida urbano. In tal caso, atterreremmo sul tetto. L’aeroporto e a nord. — Ci inclinammo in virata, attraverso l’ombra della citta.

L’aeroporto non mi meraviglio molto. Era il piu grande che avessi mai visto, ma di modello convenzionale: un terminal centrale come il mozzo d’una ruota, con le monorotaie che si stendevano per un chilometro o piu fino ad altri terminal piu piccoli, dove gli aerei caricavano e scaricavano. Scavalcammo completamente i terminal, atterrammo vicino a un aereo di linea stratosferico della Swissair, e andammo a piedi dall’elicottero all’aereo. C’erano i cordoni, lungo il percorso, ed eravamo circondati da una folla plaudente. Con sei miliardi di persone che campavano di sussidi di disoccupazione, non credo che avessero fatto molta fatica a mettere insieme una folla per una circostanza del genere.

Avevo una paura terribile che ci facessero subire altri discorsi, ma salimmo diritti a bordo. Steward e hostess ci portarono sandwich e bevande, mentre la folla veniva dispersa. E non ci sono parole per descrivere un sandwich d’insalata di pollo e una birra fresca dopo due anni di merda riciclata.

Mr Ojukwu ci spiego che ci avrebbero portato a Ginevra, al Palazzo delle Nazioni Unite, dove quella sera saremmo stati onorati dall’Assemblea Generale. O messi in mostra, pensai io. Ci disse che molti di noi erano attesi dai parenti, a Ginevra.

Mentre prendevamo quota sopra l’Atlantico, l’acqua mi parve di un verde innaturale. Mi incuriosii e presi nota mentalmente di chiederlo alla hostess, ma poi capii da solo la ragione. Era una fattoria. Quattro grandi zattere (dovevano essere enormi, ma non sapevo a che quota ci trovassimo) si muovevano lentamente sulla superficie verde, in tandem, e ognuna lasciava una scia nerazzurra che svaniva lentamente. Prima che atterrassimo venni a sapere che erano alghe tropicali, coltivate come mangime per il bestiame.

Ginevra era un unico edificio, simile a Jacksonville, ma sembrava piu piccola, forse per effetto delle montagne naturali che la circondavano. Era coperta di neve, e aveva una sua sommessa bellezza.

Camminammo per un minuto nella neve turbinante — era meraviglioso non trovarsi continuamente a 'temperatura ambiente' — per arrivare a un elicottero che ci porto sul tetto dell’edificio; poi giu in ascensore, su un marciapiede mobile, giu con un altro ascensore, un altro marciapiede mobile, poi giu per un ampio corridoio fino alla Thantstrasse 281B, stanza 45, esattamente l’indirizzo che mi avevano dato. Il mio dito si accosto al campanello; avevo quasi paura.

Mi ero adattato abbastanza bene all’idea che mio padre era morto — l’esercito ci aveva dato queste notizie a Stargate — e non mi turbava molto la prospettiva di vedere mia madre diventata improvvisamente ottantaquattrenne. Poco manco che me ne andassi in cerca di un bar per stordirmi, ma tirai diritto e premetti il pulsante.

La porta si apri subito. Mia madre era piu vecchia, ma non molto cambiata: qualche ruga in piu e i capelli bianchi anziche grigi. Ci guardammo in faccia per un secondo e poi ci abbracciammo, e io provai sollievo e sorpresa nell’accorgermi che ero felice di vederla e di stringerla.

Ella mi tolse il mantello e mi spinse nel soggiorno dell’appartamento, e li ebbi un vero trauma. Mio padre era la in piedi, sorridente ma serio, con l’inevitabile pipa in mano. Provai uno scatto di rabbia contro l’esercito che mi aveva comunicato erroneamente la sua morte… e poi capii che non poteva essere mio padre, dato che sembrava identico a come lo ricordavo dal tempo della mia infanzia.

— Michael? Mike?

Egli rise. — E chi, se no, Willy? — Mio fratello minore, ormai anziano. Non l’avevo piu visto dal 1993, quando ero partito per il college. Lui allora aveva sedici anni; due anni dopo era andato sulla Luna con la FENU.

— Ti sei stancato della Luna? — chiesi, stringendogli la mano.

— Eh? Oh… no, Willy, ogni anno passo un mese o due sulla Terra. Non e piu come una volta. — Ai tempi in cui avevano incominciato i reclutamenti per la Luna, era inteso che avresti fatto un solo viaggio di ritorno. Il carburante costava troppo caro perche ci fossero dei pendolari.

Sedemmo tutti e tre intorno a un tavolino di marmo, e Mamma passo le sigarette alla droga.

— Sono cambiate tante cose — dissi io, prima che cominciassero a farmi domande sulla guerra. — Raccontatemi tutto.

Mio fratello agito le mani e rise. — Una bella pretesa! Hai a disposizione un paio di settimane? — Evidentemente faticava a farsi un’idea di come dovesse comportarsi con me. Ero suo nipote, o che cosa? Certo non ero piu suo fratello maggiore.

— Comunque, non e a Michael che devi chiederlo — disse Mamma. — I lunatici parlano della Terra piu o meno come le vergini parlano del sesso.

— Oh, Mamma…

— Con entusiasmo e ignoranza.

Accesi la sigaretta e aspirai una lunga boccata. Era stranamente dolce.

— I lunatici vivono sulla terra poche settimane all’anno, e passano meta del tempo a dirci come dovremmo far andare avanti le cose.

— Puo darsi. Ma durante l’altra meta del tempo osserviamo. Obiettivamente.

— Ecco che arriva il numero dell’obiettivita del mio Michael. lei si appoggio alla spalliera della poltrona e gli sorrise.

— Mamma, tu sai… oh, diavolo, lasciamo perdere. Willy ha tutto il resto della vita per capirci qualcosa. — Tiro una boccata della sigaretta, e notai che non aspirava il fumo. — Parlaci un po’ della

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