un’attenta supervisione, i soldati si esercitavano ad adoperare le spade e le lance e tutto il resto contro fantocci che rappresentavano i taurani. Non so come, Graubard era riuscito a fregare un’arma, un
In una frazione di secondo, Graubard mise fuori combattimento i due che gli stavano ai fianchi — colpendo Charlie alla tempia con una gomitata mentre con un calcio spaccava una rotula alla Hilleboe — si sfilo il chakra dalla tunica e lo lancio contro di me, tutto in successione. Il chakra aveva gia coperto meta della distanza che lo separava dalla mia gola, prima che io reagissi.
Istintivamente tesi la mano per dirottarlo, e giusto per un centimetro non ci rimisi quattro dita. L’orlo affilatissimo mi squarcio il palmo della mano, ma riuscii a deviarlo. E Graubard intanto mi si stava buttando addosso, con i denti snudati in un’espressione che mi auguro di non rivedere mai piu.
Forse non si rendeva conto che il
Egli giro il piede destro verso l’interno: capii che avrebbe fatto un altro passo e poi avrebbe spiccato un balzo frenetico. Accorciai la distanza che ci divideva e, nel momento in cui staccava entrambi i piedi dal pavimento, gli sferrai un violento calcio laterale al plesso solare. Prima di toccare il pavimento era gia svenuto.
'Se lei dovesse uccidere un uomo' mi aveva detto Kynock 'non so esattamente se ne sarebbe capace'. Piu di centoventi persone in quella saletta, e l’unico suono era il costante sgocciolio del sangue dal mio pugno serrato al pavimento. 'Anche se deve conoscere mille modi diversi per farlo.' Se avessi colpito qualche centimetro piu in alto o con un’angolazione leggermente diversa, lo avrei ucciso sul colpo. Ma Kynock aveva avuto ragione: mi mancava l’istinto.
Se l’avessi semplicemente ucciso per legittima difesa, i miei guai sarebbero finiti li, invece di moltiplicarsi all’improvviso.
Un comandante puo chiudere sottochiave uno psicopatico rissoso e poi non pensarci piu. Ma con un assassino mancato era diverso. E non avevo bisogno di effettuare un sondaggio per capire che giustiziandolo non avrei migliorato i miei rapporti con la truppa.
Mi accorsi che Diana era in ginocchio davanti a me, e cercava di farmi aprire le dita. — Pensa alla Hilleboe e a Moore — mormorai; e alla truppa: — Rompete le righe.
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— Non fare l’idiota disse Charlie. Sul livido alla testa si teneva una pezza bagnata.
— Non pensi che deva giustiziarlo?
— Smettila di muoverti! — Diana cercava di accostare le labbra della mia ferita, per poterla chiudere con la vernice. Dal polso in giu, mi sentivo la mano come se fosse un pezzo di ghiaccio.
— Non personalmente, no. Puoi incaricare qualcuno. Scelto a sorte.
— Charlie ha ragione — disse Diana. — Metti in un barattolo dei pezzi di carta con i nomi, e falli estrarre a sorte.
Era un bene che la Hilleboe in quel momento dormisse profondamente sull’altra cuccetta. Non avevo bisogno di sentire la sua opinione. — E se il prescelto rifiuta?
— Puniscilo e incarica un altro — disse Charlie. — Non hai imparato niente nel barattolo? Non puoi abdicare alla tua autorita eseguendo pubblicamente un lavoro… che ovviamente dovrebbe essere assegnato a un altro.
— Qualunque altro lavoro, si. Ma questo… Nessuno, nella compagnia, ha mai ucciso. Darei l’impressione di passare a qualcun altro il compito di sbrigare il mio sporco lavoro morale.
— Se e cosi maledettamente complicato — disse Diana — perche non schieri la truppa e non spieghi tutto? E poi gli fai tirare le paglie. Non sono bambini, quelli.
C’era stato un esercito in cui si faceva qualcosa del genere, mi diceva un forte pseudoricordo. La milizia marxista, POUM, durante la guerra civile spagnola, nella prima meta del Ventesimo secolo. Li obbedivi a un ordine solo se ti veniva spiegato dettagliatamente; e potevi rifiutarti di eseguirlo se non aveva senso. Ufficiali e soldati si sbronzavano insieme, non si facevano mai saluti militari e non usavano titoli. Avevano perso la guerra. Ma i loro avversari non si erano certamente divertiti.
— Finito. — Diana mi poso sulle ginocchia la mano inerte. — Non muoverla per una mezz’ora. Quando comincera a farti male, allora potrai usarla.
Esaminai attentamente la ferita. — Le linee non corrispondono. Non che io mi lamenti.
— Non ne avresti diritto. A lume di logica, dovresti avere solo un moncherino. Niente impianti di rigenerazione, da questa parte di Stargate.
— Il moncherino potresti avercelo in cima al collo — disse Charlie. — Non capisco perche ti fai tanti scrupoli. Avresti dovuto ammazzarlo subito, quel bastardo.
—
— Perche non parli di qualcosa d’altro, per un po’? — Diana si alzo e controllo il contenuto della borsa. — Ho un altro paziente da visitare. Cercate di non litigare.
— Graubard? — chiese Charlie.
— Esatto. Per assicurarmi che possa salire sul patibolo senza bisogno di aiuto.
— E se la Hilleboe?…
— Dormira per un’altra mezz’ora. Mandero giu Jarvil, nel caso servisse. — E corse via.
— Sul patibolo… — Non ci avevo pensato. — Come diavolo facciamo a giustiziarlo? Non possiamo farlo al chiuso, per via del morale. Il plotone d’esecuzione sarebbe molto macabro.
— Sbattilo fuori dal portello stagno. Non sei tenuto a far cerimonie, con lui.
— Probabilmente hai ragione. Non ci avevo pensato. — Mi chiesi se Charlie aveva mai visto il cadavere di qualcuno morto in quel modo. — Magari dovremmo semplicemente scaraventarlo nel riciclatore. Tanto ci finirebbe comunque.
Charlie rise. — Cosi va bene.
— Ma dovremmo tagliarlo un po’. Lo sportello non e molto largo. — Charlie aveva qualche proposta da fare al riguardo. Jarvil entro e, piu o meno, ci ignoro.
All’improvviso la porta dell’infermeria si spalanco. Un paziente su una barella; Diana che gli camminava svelta a fianco, premendo sul petto dell’uomo, mentre un soldato spingeva. Dietro venivano altri due soldati, ma si fermarono sulla porta. — Qui, vicino alla parete — ordino Diana.
Era Graubard. — Ha tentato di uccidersi — disse Diana, ma quello era evidente. — Il cuore si e fermato. — Graubard aveva fatto un cappio con la cintura che gli pendeva ancora, lenta, attorno al collo.
Alla parete erano attaccati due grossi elettrodi con impugnature di gomma. Diana li afferro con una mano, mentre con l’altra apriva la tunica del paziente. — Levate le mani dalla barella! — Stacco gli elettrodi, premette con un piede un interruttore, e li accosto al torace di Graubard. Emisero un ronzio sommesso, mentre il corpo tremava e sussultava. Odore di carne bruciata.
Diana scuoteva la testa. — Prepariamoci a incidere — disse a Jarvil. — Fai venire giu Doris. — Il corpo gorgogliava, ma era un suono meccanico, come di un tubo scarico.
Diana spense l’interruttore con il piede e lascio cadere gli elettrodi, si tolse un anello dal dito e ando a infilare le braccia nello sterilizzatore. Jarvil comincio a massaggiare il petto dell’uomo con un liquido maleodorante.
Tra le due ustioni lasciate dagli elettrodi c’era un piccolo segno rosso. Impiegai un momento a capire che cos’era. Jarvil lo cancello. Io mi avvicinai e controllai il collo di Graubard.
— Togliti dai piedi William, non ti sei sterilizzato. — Diana tasto la clavicola del paziente, misuro un poco piu sotto e pratico un’incisione, diritta fino alla base dello sterno. Sgorgo il sangue e Jarvil le porse uno strumento che sembrava un grosso tagliabulloni cromato.
Distolsi gli occhi, ma non potei fare a meno di sentire lo strumento che tagliava le costole. Diana chiese