— E probabile. — Quindi era quasi certo che avremmo combattuto al suolo. Anche se l’Antopol fosse riuscita a liquidare il primo incrociatore, non avrebbe avuto cinquanta probabilita su cento con il secondo. Era a corto di missili automatici e di caccia. — Non vorrei essere al posto dell’Antopol, adesso.
— Lei finira solo prima.
— Non lo so. Siamo in forma smagliante.
— Questo raccontalo alla truppa, William. — Charlie regolo la scala dello schermo, in modo che inquadrasse due soli oggetti: Sade-138 e il punto rosso che si muoveva lentamente.
La settimana seguente la passammo guardando i punti che si spegnevano. E se sapevi quando e dove guardare, potevi uscire e vedere mentre succedeva: un punto di luce bianca, aspra e accecante, che svaniva in un secondo circa.
In quel secondo, una bomba nova aveva liberato un’energia un milione di volte superiore a quella di un laser da un gigawatt. Formava una stella in miniatura, dal diametro di mezzo chilometro, calda come l’interno di un sole. Consumava tutto cio che toccava. La radiazione di un’esplosione poco lontana poteva mettere fuori uso, irreparabilmente, il sistema elettronico di un’astronave: due caccia, uno nostro e uno loro, avevano evidentemente subito quella sorte, e adesso stavano allontanandosi dal sistema, alla deriva, a velocita costante, senza piu energia.
In altre fasi della guerra avevamo usato bombe nova piu potenti, ma la materia degenerata che veniva usata come combustibile era instabile, in quantita notevoli. Le bombe avevano la tendenza a esplodere quando si trovavano ancora a bordo dell’astronave. Evidentemente i taurani avevano lo stesso problema — oppure avevano copiato il processo da noi — perche anche loro erano scesi a bombe nova che utilizzavano meno di cento chili di materia degenerata. E le lanciavano con il nostro stesso sistema: la testata si divideva in dozzine di pezzi quando si avvicinava al bersaglio, e uno solo di quei pezzi era la bomba nova.
Probabilmente ai nemici sarebbero rimaste ancora alcune bombe dopo aver finito la
Nella mia coscienza si insinuo un pensiero: potevo raccogliere undici persone a bordo del caccia che avevamo nascosto, al sicuro, dietro il campo di stasi. Era preprogrammato per riportarci a Stargate.
Arrivai addirittura a fare mentalmente l’elenco di quegli undici, cercando di pensare a undici persone che per me erano piu importanti del resto. E mi accorsi che sei le avrei pescate a caso.
Ma accantonai quel pensiero. Avremmo avuto una possibilita, magari anche maledettamente buona, anche contro un incrociatore armatissimo. Non sarebbe stato facile farci arrivare una bomba nova abbastanza vicina da includerci entro il raggio mortale.
E poi mi avrebbero buttato nello spazio per diserzione. Quindi non era il caso.
Il morale miglioro quando uno dei missili automatici dell’Antopol liquido il primo incrociatore taurano. Senza contare i veicoli che aveva lasciato per la difesa planetaria, aveva ancora diciotto missili automatici e due caccia. Deviarono in cerchio per intercettare il secondo incrociatore nemico, che ormai era a poche ore-luce di distanza, ma furono inseguiti da quindici missili automatici taurani.
Uno di quei missili centro la
I nemici impiegarono cinque giorni a ritornare verso il pianeta e ad assestarsi in un’orbita stazionaria dall’altra parte. Ci preparammo alla prima, inevitabile fase dell’attacco, che sarebbe stata aerea e completamente automatizzata: i loro missili contro i nostri laser. Misi cinquanta dei miei, tra uomini e donne, dentro al campo di stasi, nel caso che uno dei missili ce la facesse a passare. In realta era un gesto inutile: il nemico poteva semplicemente starsene li ad aspettare che spegnessero il campo, e arrostirli nello stesso instante in cui svaniva.
Charlie ebbe un’idea bizzarra, che per poco non accettai.
— Potremmo minare tutto.
— Come sarebbe? — feci io. — Questo posto e gia minato, per un raggio di venticinque chilometri.
— No, non le mine e il resto. Parlavo della base vera e propria, qui, sottoterra.
— Continua.
— In quel caccia ci sono due bomba nova. — Indico il campo di stasi, attraverso duecento metri di roccia. — Potremmo farle rotolare fin quaggiu, innescarle, e poi nasconderci tutti quanti nel campo di stasi e aspettare.
In un certo senso era un’idea allettante. Mi avrebbe tolto la responsabilita di prendere decisioni, affidando tutto al caso. — Ma non credo che funzionerebbe, Charlie.
Egli assunse un’espressione offesa. — Io credo di si.
— No, senti. Perche funzioni, bisogna che tutti i taurani siano all’interno dei raggio mortale, prima che esploda… ma quelli non si precipiteranno tutti qui dentro dopo aver sfondato le nostre difese. Men che meno se la base sembrasse deserta. Sospetterebbero qualcosa, e manderebbero un drappello in avanscoperta. E quando la presenza del drappello avra provocato lo scoppio delle bombe…
— Ci ritroveremo al punto di partenza, gia. E senza la base. Scusa.
Scrollai le spalle. — Era un’idea. Continua a pensare, Charlie. — Dedicai di nuovo la mia attenzione allo schermo, dove continuava l’impari guerra spaziale. Abbastanza logicamente, il nemico voleva liquidare l’unico caccia che ancora restava, prima di cominciare a darsi da fare con noi. Non potevamo far altro che stare a vedere i puntini rossi che giravano intorno al pianeta e cercare di segnare i nostri successi. Fino a quel momento, il pilota era riuscito a togliere di mezzo tutti i missili automatici: i nemici non avevano ancora sguinzagliato i caccia contro di lui.
Avevo lasciato al pilota il comando di cinque dei laser del nostro cerchio difensivo. Ma non potevano servire a molto. Un laser da un gigawatt scagliava un miliardo di chilowatt al secondo a una portata di cento metri. A una quota di mille chilometri, pero, il raggio si attenuava a dieci chilowatt. Poteva causare qualche danno, se colpiva un sensore ottico. Almeno poteva creare un po’ di confusione.
— Ci farebbe comodo un altro caccia. O magari sei.
— Usiamo i missili — dissi io. Avevamo un caccia, naturalmente, e il relativo pilota. Poteva darsi che quella fosse la nostra unica speranza, se ci avessero bloccati nel campo di stasi.
— L’altro quanto e lontano? — chiese Charlie, alludendo al pilota del caccia che era scappato. Regolai l’ingrandimento, e il punto verde apparve a destra dello schermo. — Circa sei ore-luce. — Gli restavano due missili automatici, troppo vicini per apparire come puntolini separati sullo schermo: uno l’aveva usato per coprirsi la ritirata. — Non accelera piu, ma fila a nove gravita.
— Non potrebbe aiutarci neanche se volesse. — Gli sarebbe occorso quasi un mese per rallentare.
In quel momento, il punto luminoso che indicava il nostro caccia difensivo si spense. — Merda.
— Adesso incomincia il bello. Devo dire alle truppe di prepararsi a uscire?
— No… Di’ che indossino gli scafandri, nel caso che perdessimo aria. Ma ci vorra un altro po’, immagino, prima che abbiamo un attacco al suolo. — Aumentai di nuovo la scala. Quattro punti rossi stavano gia girando intorno al globo per venire verso di noi.
Misi lo scafandro e tornai negli uffici amministrativi per guardare sui monitor i fuochi d’artificio.
I laser funzionarono perfettamente. Tutti e quattro i missili automatici puntarono simultaneamente su di noi e vennero distrutti. Tutte le bombe nova, tranne una, esplosero al di sotto del nostro orizzonte: l’orizzonte visuale era distante circa dieci chilometri, ma i laser erano montati in alto e potevano far centro a una distanza doppia. La bomba esplosa sul nostro orizzonte si era fusa in un bagliore semicircolare che sfolgoro di un bianco brillante per parecchi minuti. Un’ora dopo, splendeva ancora, arancione scuro, e fuori la temperatura del suolo era salita a cinquanta gradi assoluti, fondendo quasi tutta la neve e mettendo allo scoperto un’irregolare superficie grigiocupa.