buttagliela dentro. Poi esci camminando, capito? Ne hai tutto il tempo.

— Capito, sergente. Camminando. — Aveva un tono nervoso. Be’, non capita spesso di doversi allontanare in punta di piedi da una bomba a tachioni da venti microton. Per qualche minuto ascoltammo il suo respiro.

— Ecco che va. — Un lieve suono strisciante: la bomba che scivolava in basso.

— Adagio e calma, adesso. Hai cinque minuti.

— S-si. Cinque. — I passi della ragazza cominciarono, lenti e regolari. Poi, dopo che ebbe cominciato a salire il pendio, i suoni divennero meno regolari, un po’ piu frenetici. E con solo quattro minuti a disposizione…

— Merda! — Un lungo rumore raschiante, poi acciottolii e tonfi. — Merda, merda.

— Cosa succede, soldato?

— Oh, merda. — Silenzio. — Merda!

— Soldato, se non vuoi che ti faccia fucilare, dimmi che cos’e successo!

— Io… merda, sono incastrata. Una fottuta frana… merda… Fate qualcosa! Non posso muovermi, merda, non posso muovermi, non posso, non posso…

— Silenzio! A che profondita?

— Non riesco a muovere, merda, queste fottute gambe. Aiutatemi!…

— E allora, maledizione, adopera le braccia… spingi! Puoi muovere una tonnellata con ogni mano. — Tre minuti.

Ella smise di imprecare e comincio a mormorare, in russo, credo, con voce sommessa e monotona. Stava ansimando, e si sentivano le pietre che rotolavano via.

— Sono libera. — Due minuti.

— Vai, piu in fretta che puoi. — La voce di Cortez era piatta, imperturbabile.

A meno novanta secondi lei comparve, strisciando, oltre l’orlo. — Corri, ragazza… E meglio che tu corra. — Lei corse per cinque o sei passi e cadde, sdrucciolo per qualche metro e si rialzo, riprendendo a correre; cadde ancora, torno a rialzarsi…

Sembrava che andasse molto svelta, ma aveva coperto soltanto trenta metri quando Cortez disse: — Bene, Bovanovitch, buttati a pancia a terra e resta immobile. — Dieci secondi, ma lei non aveva sentito, o voleva solo arrivare un po’ piu lontana, e continuo a correre, a grandi balzi imprudenti, e proprio quando era al punto culminante di un balzo vi furono un lampo e un rombo, e qualcosa di grosso la colpi sotto al collo, e il suo corpo decapitato roteo nello spazio, lasciando dietro di se una spirale rosso-nera di sangue che si congelava all’istante e scendeva dolcemente al suolo: una scia di polvere cristallina che nessuno disturbo quando raccogliemmo le pietre per coprire la cosa dissanguata che giaceva alla sua estremita.

Quella sera Cortez non ci fece lezione, non comparve neanche per il rancio. Noi eravamo tutti molto educati l’uno con l’altro, e nessuno aveva paura di parlarne.

Io andai in branda con la Rogers — tutti andarono in branda con un buon amico — ma lei voleva solo piangere, e pianse cosi a lungo, cosi disperatamente che fece piangere anche me.

7

— Squadra A… muoversi! — E noi dodici avanzammo in una fila irregolare verso il bunker simulato. Era a circa un chilometro di distanza, in fondo a un percorso a ostacoli accuratamente preparato. Potevamo muoverci in fretta, poiche quasi tutto il ghiaccio era stato rimosso dal campo, ma nonostante i dieci giorni di esperienza non ce la sentivamo di andare a un’andatura piu svelta di un trotto tranquillo.

Io portavo un lanciagranate carico con bombe da esercitazione di un decimo di microton. Tutti avevamo le dita laser regolate a zero virgola zero otto, dispersione uno: poco piu di una lampada tascabile. Era un attacco simulato… il bunker e il suo difensore robot costavano troppo perche si potesse pensare di adoperarli una volta e poi buttarli via.

— Squadra B, seguiteli. Comandanti di squadra, prendete il comando.

Ci avvicinammo a un gruppo di macigni che si trovavano circa a meta strada, e la Potter, il mio comandante di squadra, disse: — Fermatevi e mettetevi al coperto. — Ci raccogliemmo dietro le rocce e aspettammo la Squadra B.

A malapena visibili negli scafandri anneriti, i dodici, uomini e donne, ci passarono accanto con un fruscio. Non appena furono li al sicuro, si avviarono verso sinistra, fuori della nostra visuale.

— Fuoco! — Cerchi rossi di luce danzarono piu avanti, dove il bunker era appena visibile. La portata massima di quelle granate da esercitazione era cinquecento metri; ma io speravo di avere fortuna, percio puntai il lanciagranate sull’immagine del bunker, lo tenni inclinato a un angolo di quarantacinque gradi e feci partire una salva di tre colpi.

Il bunker rispose al fuoco prima ancora che le mie granate arrivassero a terra. I suoi laser automatici non erano piu potenti di quelli che adoperavamo noi, ma un colpo diretto avrebbe disattivato il trasformatore d’immagini, lasciandoci ciechi. Il bunker stava sparando a casaccio, senza neppure avvicinarsi ai macigni dietro i quali stavamo nascosti.

Tre lampi fulgidissimi, come magnesio, ammiccarono simultaneamente a trenta metri dal bunker. — Mandella! Credevo che tu sapessi maneggiare quel coso!

— Accidenti, Potter… arriva a mezzo chilometro soltanto. Quando saremo piu vicini, lo colpiro giusto sul tetto, tutte le volte.

— Sicuro. — Io non replicai. Non sarebbe stata in eterno al comando della squadra. E poi, non era stata una cattiva ragazza, prima che il potere le desse alla testa.

Poiche il granatiere e l’assistente del comandante di squadra, io ero collegato alla radio della Potter, e potevo sentire la Squadra B che parlava con lei.

— Potter, qui e Freeman. Perdite?

— Qui Potter… no, sembra che stiano concentrando il fuoco su di voi.

— Gia, ne abbiamo perduti tre. Adesso ci troviamo in una depressione a ottanta, cento metri piu avanti di voi. Possiamo coprirvi, quando siete pronti.

— Okay, cominciate. — Uno scatto sommesso: — Squadra A, seguitemi. — La Potter sguscio fuori del riparo della roccia e accese il faro color rosa pallido sotto il suo accumulatore. Io accesi il mio e uscii per correre al suo fianco, mentre il resto della squadra si apriva a ventaglio. Nessuno sparo mentre la Squadra A ci copriva con il suo fuoco.

Tutto quel che riuscivo a sentire era il respiro della Potter e il sommesso scricchiolio dei miei stivali. Non riuscivo a vedere molto, e percio, con un colpo di lingua, alzai il trasformatore d’immagini fino a un’intensificazione pari al logaritmo di due. L’immagine divento un po’ confusa, ma adeguatamente luminosa. Sembrava che il bunker avesse inchiodato a dovere la Squadra A: venivano arrostiti mica male, quelli. Rispondevano al fuoco esclusivamente con i laser. Dovevano avere perduto il granatiere.

— Potter, qui Mandella. Non dovremmo cercare di distogliere un po’ il fuoco dalla Squadra B?

— Non appena riusciro a trovare una copertura adatta. Qualcosa in contrario, soldato? — lei era stata promossa caporale giusto per la durata dell’esercitazione.

Tagliammo verso destra e ci sdraiammo dietro un lastrone di roccia. Quasi tutti gli altri trovarono un riparo nelle immediate vicinanze, ma alcuni dovettero sdraiarsi per terra.

— Freeman, qui Potter.

— Potter, qui e Smith. Freeman e fuori uso; Samuels e fuori uso. Siamo rimasti solo in cinque. Copriteci un po’, in modo che possiamo arrivare…

— Ricevuto, Smith. — Click. - Aprite il fuoco, Squadra A. La B e nei guai.

Sbirciai oltre lo spigolo della roccia. Il mio cercabersaglio diceva che il bunker era a circa trecentocinquanta metri di distanza, ancora abbastanza lontano. Puntai in alto il lanciagranate e ne sparai tre, poi lo abbassai di un paio di gradi e ne lanciai altre tre. Le prime passarono oltre il bersaglio mancandolo di una ventina di metri; poi la seconda salva divampo direttamente davanti al bunker. Cercai di mantenere quell’angolazione e lanciai quindici granate, il resto del caricatore, in quella direzione.

Avrei dovuto accovacciarmi dietro la roccia per ricaricare, ma volevo vedere dove sarebbero finite le mie

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