Comunque, il paesaggio non era molto interessante. C’era una mezza dozzina di crateri di media grandezza aperti dalle meteore (tutti esattamente con lo stesso livello di elio II) e una vaga impressione di piccole montagne appena oltre l’orizzonte. Il terreno accidentato aveva la consistenza d’una ragnatela gelata: ogni volta che posavi il piede, sprofondavi di un centimetro, con uno scricchiolio sinistro. Finiva per darti ai nervi.
Impiegammo quasi tutta la giornata per tirar fuori la roba dallo stagno. Dormicchiammo a turno: si poteva dormire in piedi, seduti, oppure sdraiati a pancia in giu. Io non dormivo bene in nessuna di quelle posizioni, e percio non vedevo l’ora che il bunker fosse costruito e pressurizzato.
Non potevamo costruirlo sottoterra, perche si sarebbe riempito di elio II, percio la prima cosa da fare era costruire una piattaforma isolante, un sandwich di permaplastica e vuoto a tre strati.
Io facevo funzioni di caporale, con una squadra di dieci uomini. Stavamo trasportando gli strati di permaplastica sul posto scelto per la costruzione — due uomini ce la facevano facilmente a portarne uno — quando un 'mio' uomo scivolo e cadde sul dorso.
— Accidenti, Singer, stai attento a dove metti i piedi. — Avevamo avuto un paio di morti in quel modo.
— Scusami, caporale. Ho inciampato.
— Gia, ma stai attento. — Si rialzo, tutto a posto, e lui e il suo compagno collocarono la lastra e tornarono indietro per prenderne un’altra.
Tenni d’occhio Singer. Pochi minuti dopo, stava praticamente barcollando, e non e facile riuscirci in quello scafandro corazzato e cibernetico.
— Singer! Dopo aver messo giu la lastra, voglio darti un’occhiata.
— Okay. — Fini faticosamente il suo compito e poi arrivo ondeggiando.
— Fammi dare un’occhiata alle letture. — Aprii lo sportello che aveva sul petto per vedere il monitor medico. La temperatura era di due gradi troppo alta; la pressione sanguigna e il ritmo cardiaco erano entrambi elevati. Non fino alla linea rossa, comunque.
— Ti senti male o qualcosa del genere?
— Diavolo, Mandella. Mi sento okay, solo un po’ stanco. Da quando sono caduto ho un po’ di vertigini.
Spinsi con il mento la combinazione del medico. — Doc, qui Mandella. Vuoi venire qui per un minuto?
— Sicuro. Dove sei? — Agitai il braccio e lui lascio lo stagno e arrivo.
— Qual e il problema? — Gli mostrai le letture di Singer.
Lui sapeva cosa volevano dire anche tutti gli altri quadranti e ammennicoli vari, percio impiego un po’ di tempo. — A quel che posso dire io, Mandella… scotta soltanto.
— Diavolo, questo potevo dirlo anch’io — fece Singer.
— Forse e meglio che tu gli faccia dare un’occhiata dall’armiere. — Due di noi avevano fatto un corso accelerato di manutenzione degli scafandri. Erano i nostri 'armieri'.
Con un colpo di mento chiamai Sanchez e gli chiesi di venire subito con la cassa degli attrezzi.
— Fra un paio di minuti, caporale. Sto trasportando una lastra.
— Bene, mettila giu e vieni qui subito. — Cominciavo a sentirmi a disagio. Mentre lo aspettavamo, il medico e io guardammo meglio lo scafandro di Singer.
— Uh-oh — disse Doc Jones. — Guarda qui. — Girai intorno a Singer e guardai quello che mi indicava. Due delle pinne dello scambiatore di calore si erano piegate e deformate.
— Cosa c’e? — chiese Singer.
— Sei caduto sullo scambiatore di calore, giusto?
— Sicuro, caporale… proprio cosi. Non deve funzionare piu tanto bene.
— Credo che non funzioni
Arrivo Sanchez con la sua cassetta diagnostica e gli spiegammo cos’era successo. Lui guardo lo scambiatore di calore, poi vi innesto un paio di spine e ottenne una lettura digitale sul piccolo monitor portatile. Non sapevo che cosa stesse misurando, ma risulto zero con otto decimali.
Sentii un
— Cosa? Non puoi rabberciare quello stramaledetto coso?
— Forse… forse ci riuscirei, se potessi smontarlo. Ma non c’e la possibilita…
— Ehi! Sanchez? — Singer parlava sulla frequenza generale. Trovato cos’e che non va? — Ansimava.
— Hai uno scafandro di ricambio, no?
— Ne ho due, del tipo taglia universale. Ma non c’e il posto per… ehi, dico…
— Giusto. Vai a scaldarne uno. — Diedi un colpo di mento all’interruttore generale. — Stai a sentire, Singer. Dobbiamo tirarti fuori da quel coso. Sanchez ha uno scafandro di scorta, ma per fare lo scambio, dobbiamo costruirti attorno una casa. Capito?
— Uh-uh.
— Senti, faremo una cabina con te dentro, e la collegheremo all’unita ambiente. In questo modo potrai respirare mentre ti cambierai.
— Mi sembra molto compis… compil… plicato.
— Avanti, vieni con me…
— Mi riprendo subito uomo, lasciami solo riposare…
Lo afferrai per il braccio e lo guidai sul sito della costruzione. Lui camminava a zig-zag. Doc gli prese l’altro braccio, e tra tutti e due gli impedimmo di cadere.
— Caporale Ho, qui il caporale Mandella. — La Ho era la responsabile dell’unita ambiente.
— Vattene, Mandella, ho da fare.
— Avrai da fare ancora di piu. — Le spiegai il problema, in fretta. Mentre il suo gruppo si affrettava ad adattare l’unita (per questo, bastavano solo un tubo per l’aria e un riscaldatore) feci portare dalla mia squadra sei lastre di permaplastica, per poter costruire una grossa cabina attorno a Singer e allo scafandro di scorta. Avrebbe avuto l’aria di un’enorme cassa da morto, un metro quadrato per sei metri di lunghezza.
Deponemmo lo scafandro sulla lastra che sarebbe stata il pavimento della bara. — Okay, Singer, andiamo.
Nessuna risposta.
— Singer, andiamo.
Nessuna risposta.
— Singer! — Lui stava li, in piedi. Doc Jones controllo i dati.
— E andato, uomo. Ha perso i sensi.
La mia mente turbino. Poteva esserci posto per un’altra persona, dentro la cabina. — Dammi una mano, su. — Presi Singer per le spalle e Doc lo prese per i piedi. Lo stendemmo cautamente alla base dello scafandro vuoto.
Poi mi sdraiai anch’io, sopra lo scafandro. — Okay, chiudete.
— Senti, Mandella, se c’e qualcuno che deve entrare li dentro, quello sono io.
— Vai a farti fottere, Doc. E compito
Quelli alzarono la lastra, di taglio — aveva due aperture per i tubi d’uscita e d’entrata dell’unita ambiente — e cominciarono a saldarla alla tavola di fondo con un sottile raggio laser. Sulla Terra avremmo usato semplicemente il collante, ma li l’unico fluido era l’elio, che ha un sacco di proprieta interessanti, ma decisamente non e adesivo.
Dopo dieci minuti circa eravamo completamente murati dentro. Sentivo l’unita ambiente che ronzava. Accesi la luce del mio scafandro, per la prima volta da quando eravamo atterrati nell’emisfero notturno, e il chiarore fece danzare delle chiazze purpuree davanti ai miei occhi.
— Mandella, qui e Ho. Resta nella tua tuta almeno due o tre minuti. Stiamo pompando dentro aria calda, ma torna indietro trasformata in liquido. — Per un po’, restai a guardare le chiazze purpuree che svanivano.
— Okay, e ancora freddo, ma puoi farcela. — Feci scattare il mio scafandro. Non si apri completamente, ma non faticai molto a sgusciarne fuori. Era ancora abbastanza freddo da staccarmi la pelle dalle dita e dal deretano, mentre ne uscivo.