nasce il sole, simbolo della resurrezione.
Solo una tomba era rivolta a nord.
Si avvicino per osservarla meglio. Era una piccola cappella, con una porta in ferro battuto e due finestre dalle splendide vetrate istoriate. A una prima occhiata avrebbe detto che la cappella appartenesse al periodo coloniale, ma poi si accorse che era stata costruita con una pietra morbida e porosa. Considerata la raffinatezza dell'insieme, l'impiego di un materiale cosi scadente pareva fuori da ogni logica.
Sopra la porta un bassorilievo raffigurava la testa di un uomo. Gli occhi di pietra ai lati del naso ormai sbriciolato fissavano Casa Trebec. Il nome inciso sull'architrave era scomparso per l'erosione, e il cognome era a malapena leggibile.
Gia, proprio cosi. Cosa avrebbe pensato il fu signor Trebec della sua casa in rovina?
Charles fece il giro della tomba e imbocco di nuovo il sentiero che portava all'abitazione di Henry Roth. Prima di uscire dal cerchio d'alberi, si volto verso il monumento dedicato a Cass Shelley, visibile oltre uno stretto corridoio di tombe. L'angelo di pietra era rivolto a sud.
E
Una violenta raffica di vento irruppe fra gli alberi, strappando mazzi di foglie e trascinandole con se all'altro lato del cimitero. Poi d'improvviso il fruscio dei rami cesso, come se il vento avesse chiuso una porta dietro di se. L'aria era fredda e immobile. Non si sentivano rumori d'insetti ne richiami d'uccelli. Le pietre allungavano le loro ombre, appiattite dalla luce del crepuscolo.
Cosa sarebbe stato capace di fare il cugino Max con un'ambientazione del genere!
I cimiteri erano un palcoscenico perfetto per un illusionista.
Mentre usciva dalla zona alberata, Charles senti il rumore d'un motore. La sua automobile era parcheggiata nel viale d'accesso della casa di Roth. In giro non si vedevano altre vetture. Si avvicino alla porta d'ingresso. Il rumore del motore s'interruppe di colpo. Doveva essere molto vicino.
Segui il vialetto che girava intorno alla costruzione, superando un grande pollaio adiacente a un garage vuoto. La stradina lo porto in mezzo a un boschetto. Una vecchia cappella fatta di grandi blocchi grigi appena sgrossati era quasi completamente ricoperta da pesanti rami. Solo gli archi delle finestre e le porte spalancate non erano oscurate dal fogliame.
Un grosso blocco di pietra torreggiava sul retro di un pick-up rosso parcheggiato li accanto. Charles fece il giro del pick-up e sali una breve scalinata. Fermatosi sulla soglia della cappella, sbircio all'interno. Due ampi lucernari si aprivano nel soffitto.
L'interno, sgombro da panche e altri arredi religiosi, era a stento illuminato dalla luce del tramonto, che creava ombre inquietanti. In fondo all'abside, sagome spettrali coperte da teli bianchi formavano un cerchio su una pedana rialzata. Sculture di granito e di marmo erano disposte qua e la, senza un ordine preciso. Molte erano figure alate, apparentemente sul punto di spiccare il volo dalle loro basi non ancora scolpite.
Un ometto piccolo, dalle fattezze delicate, danzo in mezzo alla cappella insieme alla statua di una donna. La strana coppia scivolo oltre un lungo tavolo da lavoro, e Charles pote scorgere le rotelle del carrello su cui poggiavano i piedi dell'uomo e la sua partner di pietra.
Charles stava per chiamarlo, quando si ricordo che Henry Roth era sordo. Lo raggiunse alle spalle mentre stava sistemando un telo su una statua. Per nulla sorpreso, lo scultore si giro per guardare in faccia l'ospite inatteso. Charles immagino che avesse avvertito le vibrazioni dei suoi passi sulle assi di legno del pavimento.
Lo scultore non era di razza bianca e nemmeno nera. Aveva la pelle dorata, gli occhi color nocciola spruzzati di pagliuzze verdi e i capelli bianchi e ricci. L'espressione del suo volto esprimeva una muta curiosita.
Sulle prime Charles gesticolo impacciato. Ma il linguaggio dei segni era stato la sua prima lingua, e nonostante fossero passati vent'anni dalla morte di suo padre non impiego molto a ritrovare l'antica disinvoltura. Muovendo le mani e scandendo le lettere, gli disse: «
L'uomo annui. Charles mosse ancora le mani. Quando aveva un vuoto di memoria, scandiva le lettere della parola a una a una invece di miniarla in un unico movimento fluido. Ogni tanto faceva un errore, ma in generale se la cavava piu che bene. Usando le mani e la mimica facciale, riusci a descrivere il proprio rapporto con Kathy Mallory, che Henry Roth ricordava con il nome di Kathy Shelley. Sollevava le sopracciglia per esprimere un punto interrogativo quando aveva bisogno di aiuto, stringeva le labbra per significare un punto esclamativo.
Solo gli ignoranti pensavano che il linguaggio dei segni fosse un rozzo alfabeto di gesti. Era invece una lingua tridimensionale, molto sofisticata. La mano di Charles scese in picchiata come un falco, poi le dita fluttuarono nello spazio per riassumere la storia che Augusta aveva raccontato a Lilith.
Durante la lunga e complicata spiegazione dei fatti, Henry Roth si era dimostrato attento e paziente. Ma quando Charles fini di parlare, fece un gran sorriso e con le mani gli disse: «
«Mi spiace.» Charles parlo ad alta voce, stavolta. «Non avrei dovuto dare per scontato…»
«
Quando la conversazione ritorno su Mallory, Charles disse: «Non voglio allarmarla presentandomi cosi, senza alcun preavviso. Potrebbe pensare che io abbia spifferato qualcosa allo sceriffo».
Sicuramente avrebbe
«Mi vuole aiutare? Sarebbe disposto ad anticiparle la mia visita e ad assicurarle che Augusta confermera che mi sto occupando del passaggio testamentario?»
Lo scultore uso tutte e due le mani per dirgli che forse l'indomani avrebbe parlato a Mallory, ma solo se lo sceriffo non gli avesse fatto molte domande, cosa piuttosto improbabile. Non gli piaceva l'idea di mentire a un uomo che conosceva da tanti anni. Charles non doveva contare troppo sul suo aiuto. Le mani gli ricaddero inerti lungo i fianchi.
Charles abbasso lo sguardo, annuendo deluso. «Capisco.» Certo che capiva. Quell'uomo non lo conosceva neppure. Perche avrebbe dovuto aiutarlo oppure mentire per lui?
Henry Roth si strinse nelle spalle per significare che non poteva offrirgli nulla di piu. Poi gli disse che aveva del lavoro da fare e doveva portarlo avanti.
Charles lo segui fino alla porta. Dopo aver steso una rampa di metallo pieghevole sopra i gradini, lo scultore avvicino un carrello al retro del pick-up.
Sebbene il carrello avesse delle buone rotelle, Charles immagino che trasportare il blocco dal veicolo allo studio avrebbe messo a dura prova le forze di quell'omino, non piu alto di un metro e cinquanta. In un attimo si tolse la giacca e si arrotolo le maniche della camicia. «Permetta che faccia io.»
Henry Roth si fece da parte. Charles fece scivolare il blocco fin sul carrello. Poi, appoggiando la spalla alla pietra, lo spinse lungo il piano inclinato della rampa. Lo scultore lo ringrazio con un sorriso, poi a segni disse: «
Poco dopo Roth chiuse la porta e i due uomini si allontanarono dalla cappella per tornare verso la casa. Prima di salutarsi, si diedero appuntamento per la mattina successiva nella piazza del paese; Roth diceva di aver escogitato un modo per evitare lo sceriffo e le sue domande.
Charles sali sulla Mercedes e parti. Ripercorse la strada sterrata, girando intorno al cimitero. Vicino al ponte c'era un palo sormontato da una freccia di legno. Tutto quel che restava della scritta era una 'y' finale. La freccia misteriosa puntava verso una strada laterale, uno stretto tunnel ricoperto da un fitto intreccio di rami. Un altro cartello affisso su un albero avvertiva di non entrare nella palude nei pressi del Finger Bayou, un fiumiciattolo che correva parallelo alla strada senza nome.
L'indicazione per l'Upland Bayou era dipinta di fresco, fissata alle travi metalliche del ponte. Quel secondo corso d'acqua, piu ampio, si muoveva lento, fiancheggiato da alberi ricoperti di muschio.