Sembrava un lamento per i defunti. L'animale stava piangendo.
«Ma non puo essere ancora vivo. Avrebbe piu di vent'anni.» Lilith continuava a credere a un cavallo alato e a un lupo che non aveva mai visto, ma non si capacitava che un cane potesse vivere cosi a lungo.
«Ogni volta che davo in affitto la casa di Cass, raccontavo la storia dell'omicidio e di come il cane avesse nostalgia della piccola Kathy. Gli affittuari erano comprensivi. Gli davano persino da mangiare. Ma dopo un certo tempo si rendevano conto che quella bestia aveva qualcosa che non andava.»
Lilith si giro dall'altra parte, preferendo il lupo di suo padre a quel cane mezzo morto che si aggirava come un fantasma per il cortile della vecchia Casa Shelley.
La voce di Augusta continuava monotona, seguendo il corso dei suoi pensieri. «In ogni caso, non ti conviene dare la caccia al lupo. Hai mai pensato a cosa accadrebbe se un giorno tu riuscissi a raggiungerlo?»
La zampa posteriore del vecchio cane nero si dimenava mentre sognava di correre adattando il suo passo a quello della bimba bionda dagli occhi verdi. Verso la fine del sogno si lamento, rotolandosi per terra ed esponendo le cicatrici alla luna. Il dolore delle vecchie ferite lo sveglio, facendogli nuovamente sentire il mondo reale intorno a se.
Era solo.
Abbasso la testa. Quindi ricomincio a ululare. Il vento portava il suo latrato ovunque, perfino giu a Owltown.
Ai margini di Dayborn c'era un agglomerato di capanne e di roulotte, attraversato da una strada illuminata al neon e affollata di ubriachi. Benche quell'area faccese parte della citta a tutti gli effetti, i residenti piu anziani fingevano che non fosse cosi. Quando facevano riferimento a quella zona degradata lungo il Lower Bayou, la chiamavano Owltown, la citta dei Gufi.
Alma Furgueson, che abitava li, si rigiro nel letto e ascolto il lamento del cane. Si augurava che qualcuno ponesse fine ai tormenti di quella povera bestia e anche ai suoi. Lo avrebbe fatto lei stessa, ma non sopportava l'idea di tornare a Casa Shelley.
Afferro l'orlo della coperta e se lo tiro fin sul volto. Benche avesse passato la cinquantina, reagiva alle proprie paure come una bambina. Scese dal letto e si nascose nello sgabuzzino, chiudendo la porta.
Alma si forzava di rimanere immobile, ma il suo corpo era scosso dai singhiozzi. Sentiva salire un urlo dalla gola e il petto era oppresso dal senso di colpa, pesante come un macigno. Chiuse gli occhi, ma non servi a niente.
La paura continuava a inondarle il cervello con immagini orribili. Non c'era alcun posto dove nascondersi.
Nella piazza di Dayborn, nella casa accanto al bed & breakfast, Darlene Wooley sentiva il figlio urlare nella camera di fianco alla sua. Ma non era per il dolore delle ferite alle mani, perche per quello aveva gia preso degli antidolorifici.
Il cane di Kathy smise di gemere e le urla di Ira cessarono. Si era rifugiato in qualche altro sogno.
Ogni volta che doveva svegliarlo per strapparlo a un incubo, per Darlene era un supplizio. Il terrore negli occhi del figlio la distruggeva. Ira la respingeva sempre, disgustato da ogni dimostrazione di affetto materno. E quella era la cosa peggiore, perche lei lo amava molto.
Rimase in piedi accanto alla finestra pregando affinche il cane non latrasse piu.
Non c'era modo di consolare Ira ignorando quel che gli era accaduto tanti anni prima. Lui non era mai riuscito a dirglielo. Dall'eta di sei anni, il modo di comunicare di Ira era stato per lo piu musicale: mormorii di note al piano, brani di ritornelli cantati. Ma lei non era portata per la musica, percio le conversazioni del figlio erano a senso unico.
Cosi molte domande erano rimaste senza risposta e continuavano a tormentarla. A volte Darlene si convinceva che Cass Shelley sarebbe tornata dall'aldila per dissipare le ombre della sua vita e far cessare i brutti sogni di Ira.
Il figlio urlo di nuovo. Era sveglio adesso e picchiava la testa contro la spalliera del letto.
Darlene si precipito nella sua camera. Mentre gli si avvicinava, Ira cesso di dimenarsi e la fisso con gli occhi sgranati. Era l'inconsapevole richiesta di aiuto. Ma sua madre sapeva che, se avesse cercato di prenderlo fra le braccia, lui avrebbe ricominciato a urlare.
Non era piu un bambino ormai, ma il suo corpo era rimasto piccolo e fragile. Il volto magro faceva sembrare ancor piu grandi gli occhi, piu vulnerabili nella loro implorazione di soccorso. Lei desiderava cullarlo e accarezzarlo, invece ritrasse le mani dietro la schiena per rassicurarlo che non l'avrebbe toccato. Rimase in piedi accanto al letto fino a quando Ira, sentendosi nuovamente al sicuro, si addormento sottraendosi cosi al latrato del cane di Kathy.
Dopo essere tornata nel suo letto, Darlene rimase a lungo sveglia.
Intanto, a Owltown, anche la donna nascosta nello sgabuzzino era sveglia. Si strofinava gli occhi con i pugni serrati, come per cancellare le immagini che le affollavano la mente. Alma Furgueson voleva solo dimenticare. Lei era li, aveva visto tutto, dall'inizio alla fine; ma non aveva capito quanto era successo, non piu di Darlene Wooley, che non aveva visto nulla.
Lilith Beaudare auguro la buona notte ad Augusta, lasciandola alla sua insonnia cronica.
Percorse di corsa il viale ed entro nel bosco. Attraverso il cimitero a gran velocita, calpestando l'erba che copriva il terreno consacrato. Poi di nuovo sullo sterrato, lungo la strada che passava davanti al cottage di Henry Roth e saliva fino all'argine, da dove si poteva vedere Dayborn illuminata.
Correre era la sua passione, sempre all'inseguimento del lupo.
Quella sera Augusta aveva dato voce al piu gran timore di Lilith: una volta che avesse raggiunto il lupo, cosa sarebbe successo? Se lei non fosse riuscita a riconoscere quel momento, sarebbe stata condannata a una vita ordinaria.
Lilith era al culmine dell'euforia, cosa che le capitava spesso quando correva, e pur essendo un'atea convinta, sentiva che le sarebbe bastato allungare la mano per toccare il volto di Dio e le sue bianche zanne da lupo. In quello stato di grazia, il corpo non avvertiva piu la stanchezza, ne il terreno sotto i piedi: era come volare.
Il cane latro di nuovo, e Lilith ritorno sulla terra. I piedi ripresero a battere ritmicamente sul terreno compatto. Guardo gli alberi avvolti nell'oscurita. Un soffio di vento, scivolandole sulle spalle, le avvolse la pelle sudata in un manto di brividi.
La detenuta giaceva supina, fissando il soffitto. Rettangoli di luce dorata galleggiavano sul muro, in un gioco di ombre e riflessi che dal lampione in strada rimbalzavano fra le sbarre della finestra.
Mallory ascoltava i latrati del suo cane, pensando che non era ancora arrivata a
4
Alle otto del mattino Lilith Beaudare pronuncio il giuramento come vicesceriffo del distretto di St. Jude, guadagnandosi il titolo di 'ragazza'. Era cosi che la chiamava lo sceriffo Tom Jessop, talvolta usando la variante «Ehi, ragazza».
Mezz'ora piu tardi, una donna di nome Jane, ben piazzata con i capelli grigi, rincaro la dose, dicendo: «Ehi, ragazzina, credo di riuscire a trovare la cella da me. Non ho bisogno della scorta». Quindi imbocco le scale per portare il vassoio con la colazione alla detenuta, senza lasciare alla vicesceriffo fresca di nomina alcuna possibilita di fermarla. Tranne una pallottola nella schiena.
Una tentazione non indifferente.
Ma le delusioni erano appena cominciate.
Lilith fisso esterrefatta un vecchio telefono che avrebbe potuto benissimo essere definito un buon pezzo