Sulla sponda piu lontana c'erano case di legno poggiate su zoccoli di mattoni, e piccole barche a fondo piatto ormeggiate a banchine su palafitte.
Dopo aver attraversato il ponte, Charles si trovo a un bivio. Alla sua destra c'era la deviazione per la statale, e campi di canna da zucchero a perdita d'occhio. Prese la strada a sinistra, che portava al paese. Sui due lati della Dayborn Avenue i bambini giocavano nei giardini delle case e le finestre si illuminavano a mano a mano che gli inquilini rientravano dal lavoro. A parte il caldo torrido e qualche albero di banane, avrebbe potuto essere qualsiasi angolo d'America.
Charles arrivo nella piazza principale e accosto la macchina davanti al Dayborn bed & breakfast.
Li c'era tutto quel che gli aveva promesso il depliant: un collage di storia dell'architettura. L'austero edificio georgiano all'estremita della piazza doveva essere il municipio. I muri erano dipinti di verde e la cupola bianca del tetto voleva imitare quella del duomo nella capitale dello Stato. Accanto si allungava una serie di case in mattoni, con l'intonaco viola, rosa, blu e giallo.
Il massiccio edificio coloniale che gli stava di fronte era il piu vecchio di tutti. Il tetto spiovente del Dayborn bed & breakfast aveva cinque abbaini e un comignolo su ogni lato, e le assi di copertura dipinte di scuro scendevano fino alle colonne del portico.
Porto le valigie su per le scale e incontro la padrona di casa, Betty Hale, una donna con i capelli bianchi, dalle forme generose e dal sorriso simpatico. Dopo avergli mostrato la camera, lo ricondusse sul portico. Gli altri ospiti sedevano su delle sedie allineate lungo la ringhiera. Guardavano verso nord con dei binocoli.
Betty si tolse dal collo il suo e glielo porse. «Signor Butler, mi spiace tanto che si sia perso la gara serale dei pipistrelli. Ma se si sbriga riuscira ancora a vedere qualcuno dei perdenti.»
Segui la direzione del suo dito fino alla sommita triangolare della casa di Augusta Trebec, al di sopra degli alberi lontani. Mise a fuoco le lenti e vide tre pipistrelli che volavano oltre il tetto.
«Ora guardate sull'altro lato della piazza, sopra l'ufficio dello sceriffo» disse Betty a tutti gli ospiti. Le teste si girarono insieme. «Vedete quella luce che si e appena accesa? Vedete le sbarre alla finestra? E li che e imprigionata la donna che ha ucciso Babe Laurie, anche se la finestra della sua cella si apre sul vicolo, fra l'ufficio dello sceriffo e la sede dei pompieri.»
Diede una pacca sulle spalle a Charles, rivolgendosi solo a lui: «Al cimitero potra vedere qualcuno che le assomiglia molto. Se vuole domattina c'e la visita guidata; e inclusa nel prezzo della stanza».
Sbigottito, Charles afferro solo in parte quel che diceva Betty Hale riguardo agli orari della colazione e della partenza per la visita. Era ancora piu inconcepibile dell'accusa di assassinio. Mallory era diventata un'attrazione turistica.
Sprofondo nella seggiola e fisso la finestra illuminata.
Resto sul portico a lungo. A notte inoltrata, quando ormai sul bed & breakfast era calato il silenzio, Charles era ancora li. Fisso la luce della finestra di fronte, finche non si spense.
3
Era molto tardi, ma Lilith Beaudare rimase con la vecchia cugina finche tutte le storie di famiglia non furono raccontate, a colmare i vuoti dei lunghi anni passati dall'ultima visita.
Il viso dell'anziana donna si illumino alla luce di un fiammifero. Si accese un sigaro spuntato e soffio il fumo nell'aria notturna.
«Sai,» fece Lilith, con aria saccente «non dovresti fumare. Vuoi rovinare gli anni d'oro della tua vita con un'enfisema polmonare?»
«Hai assolutamente ragione» rispose Augusta. «Smetterei subito se avessi un briciolo di buonsenso.» Il fumo le roteava intorno mentre parlava. «Dovrei imparare la disciplina e rinunciare ai piaceri.»
Lilith annuiva.
Augusta prosegui: «Cosi, quando avro novant'anni e saro cieca per la cataratta, rattrappita dall'artrite e con il seno amputato per un cancro, potro dire: 'Be', grazie a Dio non ho l'enfisema'». Augusta rovescio la testa e rise. La sua risata era maliziosa e vivace.
Ogni ruga, ogni segno dell'eta si smarrivano nel buio. Rimanevano visibili il corpo slanciato e i lunghi capelli, tracce di una bellezza che, un bicchiere dopo l'altro, aveva ubriacato parecchi giovanotti.
Da ragazza Augusta era stata un'abile cavallerizza. Anni prima, Lilith era rimasta incantata nel vederla cavalcare senza sella in cima all'argine. Ma il momento migliore era stato quando Augusta aveva lanciato il cavallo giu per la ripida discesa della diga, dando l'impressione che l'animale corresse sollevato da terra. Quando Lilith pensava a quella giornata, le tornava in mente il cavallo con le ali.
Augusta smise di ridere.
«Ho visto l'angelo, quando sono passata dal cimitero» disse la ragazza.
«Ci sono sedici angeli in quel cimitero.» Augusta inclino la tazza per bere l'ultimo goccio di caffe e allungo la mano per riprendere la caffettiera dal tavolino di vimini.
Lilith freno l'impulso di mettere in guardia la cugina dai pericoli della caffeina. «Voglio dire
«Se lo sapessi, non avrei bisogno dell'aiuto del signor Butler, non credi?»
Augusta lasciava trapelare un filo di irritazione, Lilith fu certa che nascondesse qualcosa. «Ma hai sentito quel che si dice in paese. Tu credi che…»
«Ti prego di smetterla con gli interrogatori» sbotto Augusta.
«Sono solo curiosa, tutto qui» menti Lilith.
«Bene. Fingeremo che io sia davvero la vecchia svampita che pensi tu.» Si sistemo meglio appoggiandosi allo schienale della sedia. La tensione fra di loro era palpabile. «Ammettiamo che la prigioniera sia Kathy. Ricordati che e nata in Louisiana, e che il temperamento e il carattere si acquisiscono con il latte materno. Ma, a quanto dicono, parla come una del Nord, perche deve essere rimasta la tutto questo tempo. Un misto di Nord e Sud.» Si giro verso Lilith con un sorriso poco gentile. «Una combinazione infernale. Non ti spaventa, Lilith? Eppure dovrebbe.»
La giovane serro le labbra per reprimere una battuta che le avrebbe inimicato la cugina. Augusta prosegui: «Oh, so bene quel che hai in mente. Ma se dovessi fare una scommessa su come va a finire, non rischierei un soldo su di te».
Lilith prese a canticchiare un motivetto mentre con i piedi spingeva all'indietro la sedia, in bilico sulle gambe posteriori. Guardo la cugina con la coda dell'occhio e le venne da ridere vedendo che anche lei la osservava di sottecchi. Cerco un argomento di conversazione piu sicuro. «Vai ancora a cavallo?»
«No, non monto piu,» disse Augusta con tono amareggiato. «Ho fatto una brutta caduta e mi sono rotta una gamba. Ci ho messo molto tempo a guarire. Non ho certo voglia di farmi ancora male. Il tempo e prezioso.»
L'improvviso ululato di un animale spavento Lilith, che si irrigidi sulla sedia. «Era il lupo.»
«Oh, piantala, Lilith.» La punta ardente del sigaro traccio un arco irregolare nel buio. «Non hai piu l'eta per questi giochetti.»
«L'ho riconosciuto.» Era il ricordo piu vivo della sua prima infanzia a Dayborn. «Era il lupo di papa.»
«Ma figurati, era solo un vecchio cane. Tuo padre ti prendeva in giro, e tu lo sai.»
In un angolo razionale della sua mente, Lilith sapeva che Guy, grande affabulatore e creatore di miti, aveva inventato il lupo apposta per lei. Eppure non era disposta a rinunciare al dono che aveva ereditato da lui: la fede cieca nelle cose invisibili e la consapevolezza del loro potere.
«Non c'e mai stato un lupo da queste parti» dichiaro Augusta.
Lilith sentiva la dolce voce del padre che diceva: 'Lil, se solo riuscirai a trovare quel lupo, la tua vita cambiera in meglio'.
«Ossignore, quanto hai corso per vedere quel lupo!»
'Senti che ululato, Lil? Non e magnifico?'
«Non era altro che il cane di Kathy» disse Augusta. «Anche adesso e lui a latrare.»