autentico comandante del Fevre Dream.»

La donna sorrise nuovamente ad Abner, mentre l’uomo annuiva freddamente.

«Abner,» continuo York, «posso presentarvi Mister Raymond Ortega, di New Orleans, e la sua fidanzata, Miss Valerie Mersault?»

«E un vero piacere avervi con noi,» disse Marsh in tono impacciato.

Joshua sollevo il bicchiere. «Brindiamo,» propose, «ad un nuovo inizio!»

Gli altri fecero eco alle sue parole, e bevvero.

CAPITOLO DODICESIMO

A bordo del Fevre Dream FIUME MISSISSIPPI Agosto 1857

Abner Marsh possedeva una mente che non era dissimile dal suo corpo. Essa era grande in tutti i sensi, ampia nelle dimensioni ed altrettanto nelle capacita, ed in essa il Capitano poteva stiparvi ogni sorta di cose. Era anche forte; quando la mano di Abner Marsh prendeva qualcosa, era assai difficile che si lasciasse scivolar via tale cosa, e cosi, quando la sua mente afferrava qualcosa, era difficile che se la dimenticasse. Era un uomo possente con un cervello possente, ma c’era ancora un’altra qualita che accomunava corpo e mente: erano entrambi ponderati. Per qualcuno, magari, la parola giusta era ‘lenti’. Marsh non correva, non ballava, non saltellava ne sgattaiolava; egli camminava, e la sua andatura dritta e solenne lo faceva giungere li dove voleva andare. Lo stesso poteva dirsi per la sua mente. Abner Marsh non era lesto nella parola o nel pensiero, ma era lungi dall’esser stupido. Egli ruminava ben bene ogni cosa, e lo faceva al passo misurato che piu gli si confaceva.

Mentre il Fevre Dream scivolava via dalle sponde di Natchez, il Capitano Marsh stava solo incominciando a rimuginare il racconto fattogli da Joshua York. E quanto piu meditava su di esso, tanto piu si sentiva sopraffare da una tormentosa inquietudine. Se si poteva dar credito alla storia bizzarra di Joshua York, accanito cacciatore di vampiri, un numero considerevole delle tante stranezze che avevano afflitto il Fevre Dream trovavano una spiegazione plausibile. Eppure, quel racconto non spiegava ogni cosa. La memoria lenta ma tenace di Abner Marsh seguitava oziosamente a sollevar quesiti, a vagare alla deriva tra i ricordi che fluttuavano nella sua testa come tronchi morti galleggianti sulle acque del fiume, buoni per nulla, ma fastidiosi.

Simon, per esempio. Simon che leccava zanzare.

La straordinaria vista notturna di Joshua.

E piu di ogni altra cosa, la furiosa reazione che aveva avuto il giorno in cui Marsh era piombato nella sua cabina. Ne quella visita lo aveva convinto ad uscire per assistere al sorpasso del Southerner. Questo era un particolare che turbava Marsh profondamente. Era facile per Joshua spiegare la sua preferenza per le ore notturne attribuendola all’esigenza di adeguarsi alle abitudini di quei suoi vampiri, ma cio non giustificava affatto il modo in cui aveva reagito quel pomeriggio. La maggioranza della gente — rifletteva Marsh — viveva normalmente la propria vita durante il giorno, ma cio non impediva a nessuno di gettarsi giu dal letto alle tre del mattino se vi fosse stato qualcosa d’interessante da vedere.

Marsh sentiva il bisogno impellente di parlarne con qualcuno. Jonathan Jeffers era un mostro in fatto di letture, e Karl Framm con ogni probabilita conosceva a memoria ogni maledetta storia che fosse stata mai raccontata lungo quel maledetto fiume; sia l’uno che l’altro sapevano di sicuro tutto cio che c’era da sapere su questi assurdi vampiri. Fatto stava che non poteva parlarne con loro. Lo aveva promesso a Joshua, ed egli era obbligato nei confronti di quell’uomo, e certamente non lo avrebbe tradito una seconda volta. Non senza una buona ragione, comunque, e per il momento non aveva altro che sospetti mezzo abbozzati.

Sospetti che pero andavano delineandosi piu compiutamente ogni giorno che passava, consolidandosi man mano che il Fevre Dream scivolava sulle acque del Mississippi, discendendone il corso. Ora, normalmente, la navigazione procedeva di giorno, per far sosta al crepuscolo e poi ripartire il mattino successivo. Fortunatamente stavano facendo un tempo piu accettabile rispetto al lento avanzare che aveva contraddistinto il viaggio fino a Natchez, e cio, almeno, rincuorava Marsh. Ma vi furono altri cambiamenti che lo rallegrarono assai meno.

Marsh non provava alcuna simpatia per i nuovi amici di Joshua York ed evito di dar loro confidenza; difatti, gli era bastato poco per decidere che fossero altrettanto strambi quanto gli altri amici del suo socio. Come quelli, si vedevano in giro solo di notte e condividevano tutte le altre loro bizzarrie. Di Raymond Ortega, Marsh noto subito la sua irrequietezza e lo giudico un individuo indegno di fiducia. Restio a limitare il suo vagabondare nelle zone destinate alla circolazione dei passeggeri, si ostinava ad intrufolarsi in posti che non gli appartenevano. Si comportava in maniera sufficientemente educata, non senza pero mescolare all’educazione una buona dose di alterigia e insolenza. Quell’uomo turbava Marsh. In un certo qual modo, lo raggelava.

La vicinanza di Valerie non era altrettante raggelante, ma non per questo meno inquietante. Ed inquietanti erano le sue parole, i sorrisi provocatori, e quegli occhi, quei suoi incredibili occhi. Inoltre, per essere la fidanzata di Raymond Ortega, la sua condotta era a dir poco ambigua. Fin dal primo istante fu in rapporti confidenziali con Joshua. Troppo maledettamente confidenziali, a giudizio di Marsh. Una signora che si rispetti sarebbe rimasta nella sala riservata al sesso femminile, ma Valerie trascorreva le sue notti in compagnia di Joshua nel grande salone, e talvolta passeggiava con lui sul ponte. Marsh senti addirittura un uomo dire di averli visti salire insieme alla cabina di Joshua. Il Capitano tento di mettere in guardia York sulle voci calunniose che cominciavano a circolare, ma Joshua reagi con una scrollata di spalle. «Abbiano pure il loro scandalo, se fa piacere alla ciurma,» disse. «Valerie mostra un grande interesse per il nostro battello ed io sono lieto di mostrarglielo. Non c’e nulla tra noi oltre l’amicizia, di questo vi do la mia parola.» Nel dire cio assunse un’espressione un po’ mesta. «Potrei forse desiderare che fosse altrimenti, ma cio che vi ho detto e la verita.»

«Sara meglio che manifestiate con maggior cautela i vostri desideri,» sentenzio Marsh seccamente. «Quell’Ortega potrebbe avere altre idee in merito. Viene da New Orleans, potrebbe essere un creolo. Sapete, Joshua, e gente che non ci mette granche a battersi in duello per un nonnulla.»

Joshua York sorrise. «Non ho paura di Raymond, ma vi ringrazio per l’avvertimento, Abner. E adesso, vi prego, lasciate che io e Valerie ci comportiamo come meglio ci aggrada.»

E Marsh lo fece, ma non senza un certo disagio. Ea sicuro che prima o poi Ortega avrebbe piantato qualche grana, specie quando Valerie divenne la compagna fissa di Joshua York nelle notti che seguirono. Quella dannata femmina lo stava rendendo cieco a tutti i pericoli che lo circondavano, ma non v’era nulla che il Capitano Marsh potesse fare per aprirgli gli occhi.

E quello fu solo l’inizio. Ad ogni approdo, nuovi sconosciuti salivano a bordo e a tutti Joshua assegnava prontamente una cabina. Una notte, a Bayou Sara, lui e Valerie lasciarono il battello e vi fecero ritorno portando con se un uomo pallido e massiccio, un certo Jean Ardant. A pochi minuti di distanza da li, un nuovo scalo, presso un deposito di legname, Ardant era sbarcato ed era andato a prelevare un damerino dal colorito olivastro di nome Vincent. A Baton Rouge altri quattro sconosciuti si erano aggregati alla cricca; altri tre a Donaldsonville.

E poi cominciarono quei pranzi. Quando la strana comitiva si fece piu numerosa, Joshua York ordino che un tavolo fosse sistemato nella saletta del Texas, e li prese l’abitudine di pranzare a mezzanotte con i suoi compagni, vecchi e nuovi. La cena la consumavano nel salone con tutti gli altri passeggeri, ma questi pranzi erano privati. La consuetudine ebbe inizio a Bayou Sara. Una volta Abner Marsh confesso a Joshua che l’idea di consumare regolarmente un pasto a mezzanotte gli piaceva proprio, ma questa sua confidenza non basto a fargli guadagnare un invito. Joshua si limito a sorridere, e i banchetti continuarono, con un numero di convitati che cresceva di notte in notte. Alla fine la curiosita ebbe il sopravvento sulla discrezione ed Abner Marsh fece in modo di capitare dalle parti della saletta un paio di volte, cosi da rimediare almeno una sbirciatina dalla finestra. Non che vi fosse granche da vedere. Gente seduta a mangiare e a conversare. Le lampade ad olio effondevano fiochi chiarori, le tende erano semichiuse. Joshua sedeva a capotavola, Simon alla sua destra e Valerie alla sinistra. Tutti bevevano l’abominevole elisir di Joshua, del quale erano state stappate parecchie bottiglie. La prima volta che Marsh si mise a girovagare in quei paraggi, Joshua stava parlando animatamente mentre tutti gli altri stavano in ascolto. Valerie lo fissava quasi con adorazione. Quando Marsh riusci a sbirciare nella saletta per la seconda volta, Joshua stava ascoltando Jean Ardant, una mano posata casualmente sulla tovaglia. Marsh resto qualche istante ad osservare e vide Valerie adagiare la sua mano sopra quella di Joshua. Questi la guardo e le sorrise affettuosamente. Valerie

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