ricambio quel sorriso. Gli occhi di Abner Marsh cercarono lesti Raymond Ortega. «Maledetta, stupida femmina,» borbotto il Capitano tra i denti, e si allontano alla svelta, aggrottando le sopracciglia.

Marsh si sforzava di trarre un senso, un significato da tutto cio, dalla presenza di tutti quegli eccentrici individui e dalle loro stramberie, da tutto cio che Joshua York gli aveva detto a proposito dei vampiri. Ma venirne a capo non era facile, e quanto piu si provava a cavar qualcosa dalle sue riflessioni, tanto piu cresceva la sua confusione. La biblioteca del Fevre Dream non comprendeva testi che avessero a che fare con vampiri e creature simili, e Marsh non aveva la minima intenzione di introdursi ancora una volta nella cabina di Joshua. Quando furono a Baton Rouge, il Capitano si reco in citta, nelle locande piu popolari, e offri da bere agli altri avventori, sperando, tra una chiacchiera e l’altra, di trarre qualche informazione interessante. Faceva in modo di introdurre nella conversazione l’argomento dei vampiri, di solito rivolgendosi agli altri bevitori dicendo, «Ditemi un po’, non avete mai sentito parlare di vampiri, qui sul fiume?» Immaginava che fosse un espediente meno pericoloso che introdurre l’argomento direttamente sul battello: li quella parola da sola sarebbe bastata a far scatenare le male lingue.

Qualcuno gli rise in faccia o lo guardo con una strana espressione. Un uomo di colore, libero, un tipo corpulento, nero come la fuliggine e col naso rotto, uno che Marsh aveva avvicinato in una taverna particolarmente fumosa, se la diede a gambe non appena il Capitano gli fece quella domanda. Marsh tento di rincorrerlo ma non ci volle molto perche quello sparisse alla vista lasciandolo indietro ansimante. Altri sembravano piuttosto informati sui vampiri, ma niente di cio che gli dissero aveva minimamente a che fare con il Mississippi. Si senti ripetere la stessa tiritera sulle croci, l’aglio, le bare piene di terreno, tutte cose che aveva udito dalle labbra di Joshua, solo con qualche particolare in piu.

Marsh prese a sorvegliare con maggiore attenzione la condotta di York e compagni quando si incontravano a cena e dopo il pasto, nel salone. Stando a quanto gli avevano detto, i vampiri non mangiavano e non bevevano, ma Joshua e gli altri tracannavano copiose quantita di vino, whiskey e brandy quando non attingevano dalla riserva personale di York, e tutti indistintamente sembravano fin troppo lieti di far giustizia di un saporito pollo o di una bistecca di maiale.

Joshua non mancava mai di esibire il suo anello d’argento, con lo zaffiro grosso quanto l’occhio di un piccione, e nessuno dei suoi amici sembrava infastidito dall’argenteria disseminata a profusione in tutta la sala. Utilizzavano correttamente le posate d’argento quando mangiavano, e lo facevano meglio della maggior parte dei membri dell’equipaggio del Fevre Dream.

E quando a sera venivano accesi i lampadari, gli specchi che tappezzavano il salone luccicavano fulgidamente ed in essi prendevano vita folle di sagome elegantemente abbigliate le cui immagini si riflettevano nelle brillanti superfici, immagini che danzavano, bevevano e giocavano a carte proprio come i loro gemelli corporei facevano nell’autentico salone. Notte dopo notte, Abner Marsh si scopriva a spiare in quegli specchi. Joshua era sempre li dove sarebbe dovuto essere, a sorridere, a ridere, a scivolare da uno specchio all’altro sotto braccio a Valerie, a parlare di politica con un passeggero, ad ascoltare i racconti del fiume dalla bocca di Framm, a conversare in privato con Simon o Jean Ardant; ogni notte mille Joshua York calcavano i tappeti che rivestivano il ponte del Fevre Dream, e ciascuno di essi era vivo e splendido al pari di tutti gli altri. Quanto ai suoi amici, anche la loro immagine appariva puntualmente negli specchi.

Cio sarebbe dovuto bastare a dissipare i dubbi del Capitano, ma la mente ostinata e sospettosa di Marsh continuava ad essere turbata. E soltanto quando giunsero a Donaldsonville, egli concepi un piano che avrebbe dovuto fugare ogni suo timore. Si reco in citta munito di una borraccia che riempi d’acqua santa prelevata in una chiesa cattolica che sorgeva nei pressi del fiume. Cio fatto, chiamo a parte il ragazzo che serviva al loro capo della tavola e gli diede cinquanta centesimi. «Stasera riempi il bicchiere d’acqua del Capitano York con questa, hai capito?» gli disse Marsh. «Voglio fargli uno scherzo.»

A sera, per tutto il tempo della cena il giovane cameriere non fece altro che osservare il Capitano York, impaziente di vedere lo scherzo realizzato. Ne fu deluso. Joshua vuoto il bicchiere d’acqua santa con quanta naturalezza fosse mai possibile. «Beh, maledizione,» mormoro Marsh a se stesso. «Questo dovrebbe risolvere definitivamente la questione.»

Ma neppure quella prova estrema basto a tranquillizzarlo, e quella sera Abner Marsh si scuso con i commensali e si allontano dal salone. Aveva bisogno di pensare. Sedeva da un paio d’ore sulla veranda del Texas, da solo, la sedia reclinata all’indietro ed i piedi poggiati sul parapetto, quando udi un fruscio di sottane sulla scaletta.

Valerie sali sul ponte e gli si pose accanto, abbassando il capo per sorridergli. «Buona sera, Capitano Marsh,» gli disse.

Il Capitano, accigliato, ritiro i piedi dal parapetto e la sedia ricadde di botto sull’assito del ponte. «Ai passeggeri non e permesso salire sul Texas,» disse, sforzandosi di celare il suo disappunto.

«Faceva cosi caldo di sotto. Ho pensato che forse quassu sarebbe stato un po’ piu fresco.»

«Beh, questo e vero,» replico Marsh in tono incerto. Non sapeva proprio cos’altro avrebbe potuto dire dopo. La verita era che le donne lo avevano sempre fatto sentire a disagio. Non c’era posto per loro nel mondo di un battelliere, e Marsh non aveva mai imparato il modo giusto di comportarsi col gentil sesso. Se poi erano belle, il disagio era ancora maggiore, e Valerie lo sconcertava come qualsiasi elegante matrona di New Orleahs.

Gli stava accanto in piedi con una mano snella delicatamente avvolta intorno ad una colonnina intarsiata, e gli occhi persi tra le onde che si inseguivano verso Donaldsonville. «Raggiungeremo New Orleans domani, vero?» chiese.

Marsh si alzo dalla sedia, immaginando che probabilmente non fosse corretto restare seduto mentre lei era in piedi. «Si, signora,» rispose. «Solo poche ore, e ho intenzione di entrare in citta a tutto vapore, percio non ci metteremo niente ad arrivare.»

«Capisco.» D’improvviso Valerie si volto, ed il suo viso pallido e perfetto apparve estremamente serio mentre fissava il Capitano con quegli immensi occhi purpurei. «Joshua dice che siete voi il vero comandante del Fevre Dream. Curiosamente mitre un grande rispetto per voi. Vi dara ascolto.»

«Siamo soci,» disse Marsh.

«Se il vostro socio fosse in pericolo, verreste in suo aiuto?»

Abner Marsh si rabbuio, ripensando a cio che Joshua gli aveva detto dei vampiri, consapevole della bellezza e del pallore di Valerie incantevole nel chiarore stellare, consapevole dell’abissale profondita dei suoi occhi. «Joshua sa che puo venire da me se si trova in difficolta,» disse Marsh. «Un uomo che non aiuti il suo socio non puo affatto considerarsi un uomo.»

«Parole,» disse Valerie in tono sprezzante, gettando indietro i folti capelli neri. Il vento s’intrecciava tra essi e li scarmigliava, ondulandoli tutt’intorno al suo viso mentr’ella parlava. «Joshua York e un grand’uomo, un uomo forte. Un re. Merita un socio migliore di voi, Capitano Marsh.»

Abner Marsh senti un’ondata di sangue corrergli al volto. «Di cosa diavolo andate parlando?» sbotto.

Lei sfodero un sorriso scaltro. «Vi siete introdotto nella sua cabina,» disse.

La furia di Marsh esplose improvvisa. «E stato a lui a dirvelo?» fece. «Che sia maledetto, avevamo gia risolto quella faccenda. In ogni caso, non e cosa che vi riguardi.»

«Lo e,» ribatte Valerie. «Joshua corre un grave pericolo. E Joshua e audace, incauto. E necessario che qualcuno lo aiuti. Io voglio farlo, ma voi, Capitano Marsh, siete l’unico a cui da ascolto.»

«Non ho la piu pallida idea di cosa stiate dicendo, signora,» disse Marsh. «Che genere di aiuto occorrerebbe a Joshua? Io mi sono offerto di aiutarlo con quei dannati vam… a risolvere dei problemi che ha dovuto affrontare, ma non ha voluto sentirne.»

D’un tratto l’espressione di Valerie si fece piu dolce. «Vorreste aiutarlo per davvero?» gli chiese.

«Dannazione, e il mio socio.»

«E allora invertite la rotta del vostro battello, Capitano Marsh. Portateci via di qua, portateci a Natchez, a St. Louis, non fa differenza. Ma non a New Orleans. Non dobbiamo andare a New Orleans domani.»

Abner Marsh sbuffo. «Perche diavolo non dovremmo?» domando. Anziche rispondergli, Valerie volse altrove lo sguardo, ed allora il Capitano continuo. «Questo e un battello, sapete, non e un cavallo che posso dirigere dove mi pare e piace. Abbiamo un programma da rispettare, passeggeri da imbarcare, merci da scaricare. Dobbiamo andare necessariamente a New Orleans.» Aggrotto le sopracciglia. «E poi, cosa direbbe Joshua?»

«All’alba si sara ritirato a dormire nella sua cabina,» disse Valerie. «Quando si svegliera, staremo risalendo il fiume e saremo gia fuori pericolo.»

«Joshua e il mio socio,» riaffermo Marsh. «Un uomo deve potersi fidare del suo socio. Se ho sbagliato una

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