«Verra.»
E — alla fine — arrivo davvero. Oramai, il temporale si era calmato. La pioggia cadeva giu ancora con insistenza, ma era piu gentile, piu dolce, simile ad un velo di nebbia. Abner Marsh si trovava ancora sul ponte di coperta quando li vide arrivare. Camminavano velocemente lungo il molo deserto, sdrucciolevole per la pioggia. Perfino a quella distanza, capi chi fossero. C’era qualcosa nel loro modo di camminare, qualcosa di aggraziato e di feroce, colmo di un’orrenda bellezza. Uno di loro procedeva in modo diverso, muovendosi con andatura boriosa ed arrogante, come se, senza riuscirci, tentasse di essere uno di loro, e quando furono piu vicini, Marsh vide che si trattava di Billy Tipton la Serpe. Stava goffamente trasportando qualcosa. Abner Marsh entro nel grande salone. Gli altri erano tutti a tavola: Simon e Katherine, Smith e Brown, Raymond, Jean e Valerie e tutti quelli che Joshua aveva raccolto lungo il fiume. Stavano parlando a bassa voce, ma si zittirono quando Marsh entro. «Stanno arrivando,» li avverti Marsh. Joshua York si alzo dal suo posto a capo tavola e ando loro incontro. Abner Marsh ando al bar e si verso del whiskey. Lo bevve tutto d’un fiato, se ne verso un altro e poi ritorno verso il tavolo. Joshua aveva insistito affinche il posto di Marsh fosse quello subito a sinistra del capotavola. La sedia alla sua destra era stata riservata a Damon Julian. Marsh si sede pesantemente e guardo accigliato il posto vuoto di fronte a lui. E poi essi entrarono. Marsh noto che solo i quattro uomini della notte erano entrati nel salone. Billy la Serpe era rimasto fuori, e cio gli fece piacere. C’erano due donne, e un uomo enorme, dal viso pallido, cupo ed accigliato, che si scuoteva la fuliggine dal soprabito. E poi c’era l’altro, e Marsh lo riconobbe all’istante. Era
E tutti si alzarono.
Prima quei tre che erano venuti con lui, e poi Raymond Ortega, e Cara e poi il resto, uno o due per volta. Valerie fu l’ultima. Tutti nella stanza erano in piedi, eccetto Abner Marsh. Damon Julian sorrise: un caldo e seducente sorriso. «E bello stare insieme a voi tutti ancora una volta,» disse. Il suo sguardo si poso in particolare su Katherine. «Mia cara, quanti anni sono passati? Quanti anni?»
Il sogghigno che illumino il viso d’avvoltoio della donna era orribile da osservare, penso Marsh. Decise di prendere l’iniziativa. «Sedetevi,» disse bruscamente a Damon Julian. Lo tiro per la manica. «Sono affamato e abbiamo aspettato abbastanza a lungo per cenare.»
«Si,» intervenne Joshua e questo ruppe l’incantesimo e ognuno si mise a sedere. Ma Julian prese il posto di Joshua, quello a capotavola. Joshua si avvicino a Julian. «Vi trovate al mio posto.» La sua voce sembrava piatta e tesa. «Signore, il vostro e quello. Se volete essere cosi cortese.» York lo indico con un gesto della mano. I suoi occhi erano fissi su Damon Julian, e Marsh, lanciando un rapido sguardo al viso di Joshua, vi vide il suo potere, la fredda intensita, la determinazione.
Damon Julian sorrise. «Ah» esclamo sommessamente. E si strinse leggermente nelle spalle. «Pardon.» Poi, senza mai volgere lo sguardo verso Joshua York, nemmeno per un istante, si alzo e si sede al proprio posto. Joshua si accomodo rigidamente sulla sua sedia e fece con le dita un gesto impaziente. Un cameriere usci in fretta dall’ombra e poso sul tavolo di fronte a York una bottiglia. «Esci, per gentilezza,» ordino Joshua al giovane. La bottiglia era senza etichetta. Illuminata dalla luce dei lampadari, circondata da argento e cristallo scintillanti, appariva scura e minacciosa. Era stata gia aperta. «Voi sapete di cosa si tratta?» chiese con tono piatto Joshua York a Damon Julian.
«Si.»
York tese una mano, afferro il bicchiere da vino di Julian e inizio a versare. Riempi il bicchiere fino all’orlo e lo poso di nuovo di fronte all’altro. «Bevete,» ordino.
Gli occhi di York erano puntati su Julian. Julian fissava il bicchiere, un lieve sorriso gli tremolava intorno agli angoli della bocca, come se fosse coinvolto in un qualche segreto divertimento. Il grande salone era immerso in un silenzio totale. Da molto lontano, giunse all’orecchio di Marsh il flebile gemito di un battello che arrancava nella pioggia. Quel momento sembro non avere mai fine.
Damon Julian allungo la mano, prese il bicchiere e bevve. Vuoto il bicchiere in un unico, lungo sorso, e fu come se avesse bevuto anche tutta la tensione che aleggiava nella stanza. Joshua sorrise, Abner Marsh grugni, e dall’altra parte del tavolo, gli altri si lanciarono sguardi perplessi, circospetti. York riempi altri tre bicchieri e li fece porgere ai compagni di Julian. Tutti e tre bevvero. La conversazione inizio in bassi sussurri.
Damon Julian sorrise ad Abner Marsh. «Il vostro battello e davvero notevole, Capitano Marsh. Spero che la cena sia ugualmente eccellente.»
«La cena sara migliore.» Marsh si senti ritornare alla normalita, muggi un ordine e i camerieri cominciarono a servire il banchetto preparato da Toby. Mangiarono per piu di un’ora. Il popolo della notte aveva maniere raffinate ma il loro appetito era simile a quello di qualsiasi uomo di fiume. Si gettarono sul cibo come un branco di scaricatori di porto che avevano appena sentito l’ufficiale gridare, «Alle cibarie!» Tutti, eccetto Damon. Julian mangio lentamente, quasi con delicatezza, qualche volta fermandosi a gustare il vino, e sorridendo spesso senza alcuna ragione apparente. Marsh aveva gia vuotato il suo terzo piatto e quello di Julian era ancora pieno per meta. La conversazione era rilassata e superficiale. Quelli piu lontani parlavano a bassa voce e animatamente, cosi che Marsh non riusciva ad afferrare cosa stessero dicendo. Piu vicino a lui, Joshua York e Damon Julian discutevano sul temporale, la calura, il fiume, e il Fevre Dream. Tranne quando parlarono del battello, Abner Marsh si interesso ben poco alla conversazione, preferendo concentrarsi sul suo piatto. Alla fine vennero serviti il caffe e il brandy e poi i camerieri scomparvero e il salone del battello fu vuoto, ad eccezione di Abner Marsh e degli appartenenti al popolo della notte. Marsh assaporo il suo brandy e senti il rumore che fece mandandolo giu, prima di accorgersi che tutte le conversazioni erano cessate.
«Siamo tutti insieme, infine,» la voce di Joshua era tranquilla, «e questo e uh nuovo inizio per noi, per il Popolo della Notte. Quelli che vivono alla luce del giorno la chiamerebbero una nuova alba.» Sorrise. «Per noi, ‘un nuovo tramonto’ sarebbe una metafora piu appropriata. Voi tutti, ascoltate. Lasciate che vi illustri i miei progetti.» Poi Joshua si alzo e comincio a parlare in tono serio. Per quanto tempo parlo, Abner Marsh non l’avrebbe saputo dire. Lo aveva gia sentito parlare di quelle cose in precedenza; la liberazione dalla Sete Rossa, la fine della paura, l’accordo tra il popolo del giorno e quello della notte, i proficui risultati di quella collaborazione, la nuova grande epoca. Joshua parlava e parlava, con eloquenza e passione, e il suo discorso era infiorettato da citazioni poetiche e termini ricercati. Marsh presto piu attenzione agli altri, alla fila di pallidi volti intorno al tavolo. Tutti avevano gli occhi puntati su Joshua, tutti lo stavano ascoltando, in silenzio. Ma non tutti avevano lo stesso atteggiamento. Simon sembrava un po’ nervoso e osservava ora Julian ora York. Jean Ardent guardava rapito e rispettoso, ma le espressioni di altri volti erano vuote e fredde, difficili da interpretare. Raymond Ortega stava sorridendo subdolamente, e l’omone, chiamato Kurt, era accigliato. Valerie appariva nervosa e Katherine — il suo volto severo ed affilato mostrava una tale ripugnanza che Marsh ebbe un sussulto nell’osservarlo.
Poi, Marsh guardo di fronte a lui, la dove era seduto Damon Julian, e scopri che Julian lo stava fissando. I suoi occhi erano neri, duri e luminosi come un pezzo di carbone della migliore qualita. Marsh vi scorse abissi: gli abissi senza fondo dell’inferno, un baratro che aspettava solo di inghiottirli tutti. Distolse lo sguardo con difficolta, senza neppure pensare di costringere l’altro a fare altrettanto, come scioccamente aveva tentato con York, tempo prima, al Planters’ House. Julian sorrise, ritorno a guardare Joshua, bevve il suo caffe e ascolto. Ad Abner Marsh non piacque molto quel sorriso, ne la profondita di quegli occhi. Improvvisamente ebbe di nuovo paura.
E finalmente Joshua termino e si sedette.
«Quella del battello e una buona idea,» disse compiaciuto Julian. La sua morbida voce percorse tutto il salone. «Perfino il vostro elisir puo essere di una certa utilita. Di tanto in tanto. Il resto, caro Joshua, dovete dimenticarlo.» Il suo tono era gentile, il suo sorriso rilassato e luminoso. Qualcuno tiro bruscamente il fiato, ma nessuno oso parlare. Abner Marsh si irrigidi sulla sedia. Joshua aggrotto la fronte. «Vi prego di spiegarvi meglio,» disse. Julian fece un languido gesto di rifiuto.
«La vostra storia mi rende triste caro Joshua. Siete cresciuto tra il bestiame e adesso la pensate come loro. La colpa non e vostra, naturalmente. Quando imparerete, celebrerete la vostra vera natura. Vi hanno corrotto, questi insignificanti animali tra cui avete vissuto, vi hanno riempito della loro misera moralita, delle loro deboli religioni, dei loro noiosi sogni».