vedere la porta della cabina di Julian.»

«Bene,» disse Marsh. «Mister Jeffers, perche non andate anche voi a far colazione?»

Jeffers sorrise. «Credo di avere improvvisamente appetito.»

«Prima le chiavi, pero.»

Jeffers assenti e si chino sulla cassaforte. Con le chiavi in mano, Marsh diede al commissario buoni dieci minuti per ritornare al salone prima di alzarsi e tirare un profondo respiro. Il cuore gli martellava in petto. «Andiamo,» disse a Mike Dunne il Peloso, aprendo la porta verso il mondo esterno. Il giorno era luminoso e caldo, e Marsh questo lo considero di buon auspicio. Il Fevre Dream stava risalendo il fiume senza alcuna difficolta, lasciando dietro di se una doppia scia spumosa. Doveva filare sulle diciotto miglia all’ora, penso Marsh, e la navigazione procedeva spedita. Si chiese meravigliato quanto tempo avrebbe impiegato per arrivare a Natchez e improvvisamente desidero piu di ogni altra cosa trovarsi su, nella cabina di pilotaggio, ad osservare il fiume che tanto amava. Abner Marsh scrollo le spalle e strizzo gli occhi per trattenere le lacrime, sentendosi depresso e pusillanime. «Capitano?» La voce di Mike il Peloso era titubante. Abner Marsh impreco. «Non e niente, e soltanto… maledizione… andiamo.» Cammino a passi pesanti, la chiave per la cabina di Julian stretta forte in un’enorme mano rossa. Le nocche stavano diventando bianche. Fuori della cabina, Marsh si fermo per guardarsi in giro. La passeggiata era quasi del tutto deserta. Una donna stava in piedi alla ringhiera di poppa e una dozzina di porte piu in la c’era un giovane in camicia bianca e un cappello a cencio, seduto con la sedia che dondolava contro la porta di una cabina di lusso, ma nessuno dei due sembrava molto interessato a Marsh e a Mike il Peloso. Marsh inseri cautamente la chiave nella toppa. «Ricordatevi cosa vi ho detto,» mormoro al suo ufficiale. «In fretta ed in silenzio. Un colpo soltanto.»

Mike il Peloso assenti e Marsh giro la chiave. La porta si apri con un lieve click. Marsh spinse.

L’interno della cabina era buio e soffocante. L’ambiente era oscurato da tende e chiuso da imposte, cosi com’era gradito al Popolo della Notte, ma, grazie allo spiraglio di luce che proveniva dalla porta, intravidero una figura pallida adagiata sotto le lenzuola. Scivolarono all’interno, muovendosi tanto silenziosamente quanto possono riuscirci due uomini massicci e giocoforza rumorosi, e poi, mentre Marsh chiudeva la porta dietro di loro, Mike Dunne il Peloso avanzo, sollevo la mazza di ferro lunga un metro ben alta sulla testa, e nell’oscurita Marsh vide l’essere nel letto muoversi, girarsi verso il rumore, la luce. Mike il Peloso raggiunse il letto con due rapidi balzi, tutto accadde cosi in fretta, e la mazza si abbatte disegnando un terribile arco alla fine del suo enorme braccio. Essa piombo verso quella testa pallida e quell’istante parve durare l’eternita.

Poi la porta della cabina si chiuse completamente, l’ultimo filo di luce svani di colpo e nell’oscurita nera come la pece Abner Marsh udi un suono come di un pezzo di carne sbattuto sul bancone di un macellaio e in sottofondo ce ne fu un altro, come un guscio d’uovo che si rompe, e Marsh trattenne il respiro.

La cabina era silenziosa e Marsh non riusciva a vedere nulla. Dall’oscurita giunse un risolino strozzato. Un sudore freddo ricopri il corpo di Marsh. «Mike,» sussurro. Annaspo per trovare un fiammifero.

«Si, Capitano, un colpo solo, uno soltanto.» Il secondo ridacchio di nuovo.

Abner Marsh sfrego il fiammifero sul muro e sbatte le palpebre. Mike il Peloso era in piedi accanto al letto, la mazza in mano. La punta di quella era macchiata e umida. Il volto dell’essere sotto le lenzuola era ridotto ad un rosso ammasso di buchi. Meta della parte superiore del cranio era stata asportata e un lento rivolo di sangue stava bagnando le lenzuola. Ciuffi di capelli e di materia cerebrale macchiavano il cuscino, la parete e i vestiti di Mike il Peloso. «E morto?» chiese Marsh, poiche improvvisamente l’aveva sfiorato il folle sospetto che la testa frantumata potesse ricomporsi e che il pallido cadavere potesse alzarsi e sorridergli.

«Non ho mai visto niente di piu morto,» lo rassicuro Mike il Peloso.

«Accertatevene,» ordino Abner Marsh. «Siatene dannatamente certo.»

Mike il Peloso scrollo ostentatamente le spalle, sollevo la mazza insanguinata e la riabbasso di nuovo sul cranio e sul cuscino. Una seconda volta. Una terza. Una quarta. Quando ebbe finito, difficilmente si sarebbe potuto affermare che l’essere aveva ancora una testa. Mike Dunne il peloso era un uomo tremendamente forte. Il fiammifero brucio le dita di Marsh. Lo spense. «Andiamo,» disse bruscamente.

«Che cosa ne faremo di lui?», chiese Mike il Peloso.

Marsh apri la porta della cabina. Osservo il sole e il fiume e provo un enorme sollievo. «Lasciamolo qui, al buio. A notte fonda, verremo a gettarlo nel fiume.»

L’ufficiale segui Marsh all’esterno, e il capitano richiuse la porta alle sue spalle. Si sentiva male. Appoggio la sua mole massiccia al parapetto del ponte e lotto per non cadere fuoribordo. Succhia sangue o no, quello che avevano fatto a Damon Julian si era rivelata un’esperienza terribile da vivere.

«Avete bisogno di aiuto, Capitano?»

«No.»

Si drizzo con un grande sforzo. L’aria era gia calda, il sole giallo alto nel cielo batteva sul fiume con una violenza straordinaria. Marsh era madido di sudore. «Non ho dormito molto.» Si sforzo di sorridere. «Non ho dormito per niente, in effetti. Inoltre, quello che abbiamo fatto richiede il suo prezzo.»

Mike il Peloso scrollo le spalle. Non pareva che lui fosse rimasto particolarmente sconvolto. «Andate a dormire,» consiglio al capitano.

«No, non posso, devo andare a vedere Joshua e raccontargli cosa abbiamo fatto. Deve saperlo, cosi sara pronto ad affrontare gli altri.» Improvvisamente, Abner Marsh si chiese come Joshua York avrebbe reagito al brutale assassinio di uno della sua gente. Dopo la notte precedente, non riusciva a credere che Joshua se ne sarebbe preoccupato troppo, ma non ne era sicuro — non conosceva veramente ne il popolo della notte ne il loro modo di pensare, ed anche se Julian era stato un uccisore di bambini e un succhia sangue, bene, gli altri avevano commesso crimini quasi equivalenti, perfino Joshua. E Damon Julian era stato anche il Signore del Sangue di Joshua, il Re dei Vampiri. Se si uccide il re di qualcuno — perfino se e un re che si odia — il suddito non si sentira lo stesso obbligato a fare qualcosa? Abner Marsh ricordo la gelida forza dell’ira di Joshua e a quel ricordo penso che non fosse necessario precipitarsi al piu presto nella cabina del capitano sul ponte del Texas, specialmente in quel momento, quando Joshua, una volta svegliato, sarebbe stato estremamente irritabile. «Forse posso aspettare,» si disse Marsh. «Dormiro un po’.»

Mike il Peloso assenti.

«Pero, per prima cosa, devo andare da Joshua.» Marsh si sentiva davvero male: nauseato, febbricitante, stanco. Doveva distendersi per un paio d’ore. «Non posso aspettare che si svegli da solo.» Si umetto le labbra, secche come carta vetro. «Trovate Jeffers e ditegli come e andata, e uno di voi venga a chiamarmi prima del tramonto. Molto prima, intesi? Datemi almeno un’ora per andare a parlare con Joshua. Lo svegliero e glielo diro, e poi quando sara buio, lui sapra come vedersela con gli altri. E voi… ordinate ad uno dei vostri ragazzi di sorvegliare Billy la Serpe… dovremo anche decidere cosa fare di lui.»

Mike il Peloso sorrise. «Lasciamo che sia il fiume ad occuparsi di lui.»

«Forse sara cosi, forse. Andro a riposarmi ora, ma assicuratevi che sia sveglio prima di notte. Non permettete che il buio mi sorprenda, capito?»

«Si.»

Cosi Abner Marsh sali stancamente sul ponte del Texas, sentendosi ad ogni passo piu nauseato e stanco. Davanti alla porta della sua cabina, provo un’improvvisa sensazione di paura, come se, dopo tutto, uno di loro si fosse trovato li dentro, a dispetto di quanto Mister Jeffers aveva detto. Ma quando spalanco la porta e lascio entrare la luce nella stanza, questa era vuota. Marsh vi entro barcollando, apri le tende e la finestra per far entrare piu luce e aria possibili, chiuse a chiave la porta, e sedette pesantemente sul letto per togliersi i panni inzuppati di sudore. Non si curo di indossare un pigiama. Nella cabina si soffocava, ma Marsh era troppo esausto per accorgersene. Il sonno si impadroni di lui quasi immediatamente.

CAPITOLO DICIANNOVESIMO

A bordo del Fevre Dream FIUME MISSIPPI Agosto 1857
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