misero dono. Per un certo periodo, prima che Damon Julian entrasse nella mia vita, ho osato sognare che Valerie ed io potessimo diventare amanti un giorno. Non nel modo in cui lo si diventa tra il mio popolo, infiammati dal sangue, ma con una passione nata dalla tenerezza, dall’affetto e dal desiderio reciproco. Ne avevamo discusso.» La sua bocca si torse, come se York stesse rimproverando se stesso. «Valerie credeva in me e io l’ho uccisa.»
«Per l’inferno,» esclamo Marsh. «Ma alla fine, vi ha detto che vi amava. Non e stata costretta a seguirci. Voleva farlo. Avete detto che noi tutti siamo chiamati a scegliere. Credo che Valerie abbia scelto bene. Era una donna terribilmente bella.»
Joshua York rabbrividi. «
«Dove volete andare?» chiese Marsh.
Joshua lo guardo severo. «Indietro.»
Marsh aggrotto le ciglia. «
«Non ho altra scelta.»
«Siete appena
«Di nuovo?» Joshua scosse la testa. «C’e una cosa che non vi ho mai detto, Abner. E accaduto tanto tempo fa, durante i primi mesi in Inghilterra, quando la Sete mi assaliva ancora regolarmente, spingendomi alla ricerca di sangue. Una notte cercai di lottare contro di lei, ma persi, e mi gettai alla caccia per le strade, avvolte nell’oscurita della mezzanotte. Mi imbattei in una coppia, un uomo e una donna che si affrettavano da qualche parte. Era mia abitudine rifuggire da tali prede, preferendo soltanto quelle che passeggiavano da sole, per la mia incolumita. Ma la Sete mi aveva assalito con violenza, e perfino a quella distanza potei vedere che la donna era molto bella. Mi attirava come una fiamma attira la falena, e cosi avanzai. Li attaccai dall’oscurita, misi le mani intorno al collo dell’uomo, e gli strappai mezza gola, o almeno cosi credetti. Poi lo scaraventai da una parte, e quello cadde. Era un uomo grosso. Presi la donna tra le braccia e le morsi il collo, seppur con gentilezza. I miei occhi la immobilizzarono, la incantarono. Aveva appena gustato il primo, caldo, dolce sorso di sangue quando mi sentii afferrare da dietro e strappare dal suo abbraccio. Era l’uomo, il suo compagno. Non lo avevo ucciso, dopo tutto. Il suo collo era ispessito da muscoli e grasso, e nonostante lo avessi ferito e fatto sanguinare, era ancora in piedi. Non disse una sola parola. Chiuse soltanto la mano a pugno, come un esperto boxeur, e mi colpi in pieno viso. Era molto forte. Il colpo mi stordi, e mi apri uno squarcio sopra l’occhio. Ero gia imbambolato. Quando si viene allontanati dalla propria vittima in quel modo, si prova una sensazione di malessere, di confusione, di disorientamento. L’uomo mi colpi di nuovo, e io replicai con un manrovescio. Piombo al suolo pesantemente, con dei grossi tagli sulla guancia, e un occhio mezzo strappato dal cranio. Mi voltai verso la donna, premetti la bocca sulla ferita aperta. E poi egli mi fu di nuovo addosso. Mi liberai dalle sue braccia che si erano aggrappate a me, e con un calcio gli spezzai una gamba. Cadde a terra. Questa volta lo guardai. Con sofferenza, si rialzo, sollevo i pugni, e avanzo verso di me. Per due volte ancora, lo misi giu, e per due volte ancora si rialzo. Infine gli spezzai il collo e mori. Poi uccisi la sua donna.
«In seguito, non riuscii a togliermelo dalla testa. Doveva aver compreso che non ero completamente umano. Doveva aver capito che, forte com’era, tuttavia non poteva confrontarsi con la mia forza, la mia velocita, la mia Sete. Ero stato distratto dalla mia stessa febbre, dalla bellezza della sua compagna, e non lo avevo ucciso la prima volta. Poteva mettersi in salvo. Poteva mettersi a correre. Poteva chiamare aiuto. Poteva prendere tempo e cercare un’arma. Ma non lo fece. Aveva visto la sua donna tra le mie braccia, mi aveva visto succhiarle il sangue, e tutto quello che pote pensare, fu di alzarsi e di gettarsi addosso a me con quei suoi grossi, ridicoli pugni. Quando ebbi tempo di riflettere, non potei fare a meno di ammirare quella forza, quel folle coraggio, l’amore che deve aver nutrito per quella donna.
«Ma, Abner, nonostante tutto, era uno
«Voi mi ricordate quell’uomo, Abner. Julian vi ha sottratto il vostro Fevre Dream, e tutto quello a cui riuscite a pensare e di riprendervelo, cosi vi alzate, serrate i vostri pugni e andate avanti, e Julian vi getta di nuovo a terra. Un giorno non vi rialzerete, Abner, se continuerete con questi attacchi. Abner, rinunciate!»
«Che diavolo state dicendo?» chiese Marsh con voce adirata. «Sono Julian e i suoi vampiri ad essere nei guai ora. Quel dannato battello non andra da nessuna parte, senza un pilota.»
«Io posso pilotarlo.»
«
«Si.»
Marsh si senti sommergere da un’ondata di rabbia, causata da quel tradimento. «
«Lo diventero se non ritornero,» disse York con voce grave. «Se non avro il mio elisir, la Sete si impadronira di me con intensita ancora maggiore, visto che per tanti anni l’ho tenuta a bada. E poi uccidero, berro, e saro come Julian. La prossima volta che entrero in una camera di notte, non sara per parlare.»
«Tornate indietro, allora! Prendete la vostra dannata pozione! Ma non muovete quel dannato battello, non fino al mio arrivo.»
«Con degli uomini armati. Con dei pali acuminati e con l’odio nei vostri cuori. Per uccidere. Non lo permettero.»
«Da che parte state?»
«Dalla parte della mia gente.»
«Dalla parte di Julian,» sputo Marsh.
«No,» disse Joshua York. Sospiro. «Ascoltate, Abner, e cercate di capire. Julian e il Signore del Sangue. Egli li controlla, tutti. Alcuni di loro sono come lui, corrotti, malvagi. Katherine, Raymond ed altri, lo seguono di propria spontanea volonta. Ma non tutti. Avete visto Valerie, l’avete sentita nella scialuppa oggi. Non sono solo. Le nostre razze non sono poi cosi diverse. Tutti abbiamo dentro di noi il bene e il male, tutti noi sogniamo. Eppure, se voi attaccherete il battello, se voi muoverete contro Julian, essi lo difenderanno, non importa quali possano essere le loro speranze personali. Secoli di inimicizia e paura li guideranno. Un fiume di sangue scorre tra il giorno e la notte, e non lo si puo attraversare facilmente. Quelli tra loro che esiteranno, se ce ne sara qualcuno, verranno costretti.
«Se voi e il vostro popolo, Abner, verrete al battello, ci sara la morte. E non soltanto quella di Julian. Gli altri lo proteggeranno, e moriranno, e anche il vostro popolo morira.»
«A volte, bisogna correre un rischio del genere,» replico Marsh. «E quelli che aiutano Julian meritano di morire.»
«Lo meritano davvero?,» Joshua sembrava triste. «Forse. Forse noi tutti moriremo. Siamo fuori posto, in questo mondo che la vostra razza ha costruito. La vostra razza ha eliminato tutta la nostra razza, tranne uno sparuto gruppetto di noi. Forse, e il momento di eliminare anche gli ultimi sopravvissuti.» Sorrise amaramente. «Se e questo che intendete dire, Abner, allora ricordate chi sono io. Voi siete mio amico, ma essi sono sangue del mio sangue. Gli appartengo. Pensavo di essere il loro re.»
Il suo tono era cosi amaro e disperato che Abner Marsh senti la propria ira dileguarsi, per lasciar posto alla pieta. «Ci avete provato,» disse.
«Ho fallito. Ho fallito con Valerie, e con Simon, ho fallito con quelli che credevano in me. Ho fallito con voi e il signor Jeffers, e anche con quel bambino. Penso di aver fallito perfino con Julian, in un certo senso.»
«Non e stata colpa vostra,» insiste Marsh.
Joshua York scrollo le spalle, ma c’era un sguardo freddo e cupo nei suoi occhi grigi. «Il passato e passato. Il mio presente e stasera, domani sera e quella dopo. Devo tornare. Hanno bisogno di me, anche se essi non riescono a rendersene conto. Devo tornare indietro e fare quello che posso, per quanto poco possa essere.»
Abner Marsh emise un suono sprezzante. «E voi dite a