soltanto ai remi, era un lavoro dannatamente duro, anche se avevano la corrente a favore. Le braccia e la schiena cominciarono a dolergli dopo la prima mezz’ora. Marsh grugni, ma continuo a remare. Il Fevre Dream era ormai fuori vista, svanito dietro di loro. Il sole saliva lentamente nel cielo, e il fiume si era enormemente allargato. Sembrava aver raggiunto quasi un miglio di ampiezza.

«Fa male,» disse Valerie.

«Copritevi,» la invito Joshua York.

«Sto bruciando,» insiste Valerie. «Non avrei mai immaginato che fosse cosi.» Alzo lo sguardo verso il sole e immediatamente lo distolse, come fosse stata colpita da qualcosa. Marsh si allarmo per il rossore vivido del suo viso. Joshua York fece per avvicinarsi a lei, ma improvvisamente si fermo, restando immobile. Mise una mano sulla fronte e tiro un respiro deliberatamente lento. Poi, con cautela, si fece piu vicino. «Sedetevi al riparo della mia ombra,» disse. «E toglietevi il cappello.» Valerie si rannicchio sul fondo della scialuppa, praticamente in grembo a Joshua. Questi si chino e chiuse con cura il collo della giacca di lei in un modo stranamente tenero, poi poso la mano sulla nuca di Valerie.

In quella parte del fiume, noto Marsh, le sponde erano state disboscate, tranne per un’occasionale fila di alberelli ornamentali. Invece, c’erano campi coltivati con cura su entrambi i lati, una distesa piatta e senza fine, interrotta qui e la dallo splendore di una grande residenza di piantatori in stile neo-classico, con la sua cupola che dominava il fiume ampio e tranquillo. Piu avanti, sulla sponda occidentale, un mucchio di bagasse fumanti, gli scarti degli steli della canna da zucchero, produceva una colonna di acre fumo grigio. La pila era grande quanto una casa; il fumo si diffondeva come un velo sul fiume. Marsh non vide le fiamme. «Forse dovremmo fermarci,» disse a Joshua. «Ci sono delle piantagioni qui intorno.» Joshua aveva chiuso gli occhi. Li riapri quando Marsh parlo.

«No,» disse. «Siamo troppo vicini. Dobbiamo mettere piu distanza tra noi e loro. Billy forse ci sta seguendo a piedi lungo la riva, e quando scendera la notte…» Non termino la frase. Abner Marsh grugniva e remava. Joshua richiuse gli occhi, e si calco ancor piu in testa il cappello dall’ampia tesa.

Per piu di un’ora navigarono lungo il fiume in silenzio, gli unici suoni erano i tonfi dei remi nell’acqua e il canto di un uccello di passaggio. Toby Lanyard e Abner Marsh remavano, mentre Joshua e Valerie erano stretti l’uno all’altra come se stessero dormendo, e Karl Framm era sdraiato in modo scomposto sotto una coperta. Il sole continuo a salire. Era una giornata fredda, ventosa, ma luminosa. Marsh fu grato alle piantagioni e al mucchio di bagasse fumanti lungo le sponde del fiume, poiche la sottile cortina grigia che si innalzava dai loro fuochi forniva l’unica ombra disponibile per la gente della notte. Una volta, Valerie urlo, come se stesse soffrendo terribilmente. Joshua apri gli occhi e si chino su di lei; le carezzo i lunghi capelli neri e le parlo sottovoce. Valerie piagnucolo. «Ho creduto che tu fossi il Re, Joshua, il Re pallido. Ho creduto che fossi venuto per cambiare tutto, per riportaci a casa.» Il suo corpo tremava, mentre cercava di parlare. «La citta, mio padre mi parlo della citta. E qui, Joshua, la citta oscura?»

«Calmatevi,» disse Joshua York. «Calmatevi. Vi indebolite.»

«Ma e qui? Credevo che ci avresti riportati a casa, caro Joshua. L’ho sognato, davvero. Ero cosi stanca di tutto. Ho creduto che fossi venuto per salvarci.»

«Calma,» disse Joshua. Stava cercando di farsi forza, ma la sua voce era triste e debole.

«Il Re pallido,» sussurro Valerie. «Venuto per salvarci. Ho creduto che fossi venuto per salvarci.»

Joshua York la bacio delicatamente sulle labbra gonfie, piene di vescichette. «Cosi ho fatto,» disse amaramente Joshua. Poi premette le sue dita sulla bocca di lei per calmarla, e chiuse di nuovo gli occhi.

Abner Marsh remava, mentre il fiume scorreva sotto di loro, e il sole picchiava sulle loro teste e il vento soffiava cenere e fumo sull’acqua. Un tizzone gli ando in qualche modo a finire in un occhio, e Marsh bestemmio e si sfrego l’occhio fin quando questo divento rosso e gonfio e smise di lacrimare. Ormai, gli doleva tutto il corpo.

Dopo due ore di navigazione, Joshua inizio a parlare, senza mai aprire gli occhi, con voce rauca per il dolore. «E pazzo, sapete,» disse. «E cosi. Mi ha preso, notte dopo notte. Il Re pallido, si, l’ho pensato, ho pensato di esserlo… ma Julian mi ha sconfitto, volta dopo volta, e io mi sono sottomesso. I suoi occhi, Abner, voi avete visto quegli occhi. Oscurita, quale oscurita. Tenebre antichissime vi si celano. Ho creduto fosse perfido, forte e intelligente. Ma ho imparato che non era cosi. Julian non e… Abner, e pazzo, veramente pazzo. Una volta, deve essere stato tutto quello che io pensavo fosse, ma ora… e come se dormisse. A volte, si sveglia, per poco, e si percepisce cosa deve essere stato. L’avete visto, Abner, la sera a cena, avete visto Julian, disteso, sveglio. Ma la maggior parte del tempo… Abner, non si interessa al battello, al fiume, alla gente, alle cose che gli accadono intorno. E Billy la Serpe che comanda il Fevre Dream, che escogita i piani che tengono al sicuro la mia gente. Raramente Julian da ordini, e quando lo fa sono arbitrari, addirittura stupidi. Non legge, non parla, non gioca a scacchi. Mangia con indifferenza. Penso che non lo gusti il cibo. Da quando si e impadronito del Fevre Dream, e come se Julian fosse piombato in sogno oscuro. Trascorre la maggior parte del suo tempo in cabina, al buio, da solo. Era Billy che spiava il battello che ci seguiva, non Julian.

«All’inizio, ho creduto che fosse malvagio, un re oscuro che avrebbe condotto il suo popolo alla rovina, ma osservandolo… egli e gia in rovina, svuotato, svilito. Si nutre con la vita del vostro popolo perche in lui non c’e vita, ne possiede un nome che sia veramente suo. Una volta mi sono chiesto a cosa pensasse, da solo, durante quei giorni e quelle notti trascorsi nell’oscurita. Adesso so che non pensa affatto. Forse sogna. Se e cosi, penso che sogni la morte, o la fine. Dimora in quella sua buia e vuota cabina come se fosse una tomba, e ne esce soltanto all’odore del sangue. E le cose che fa… e piu che imprudenza. Anela alla distruzione, alla rivelazione. Deve desiderare la fine, il riposo, credo. E vecchio. Quanto deve essere stanco.»

«Mi ha proposto un accordo,» disse Abner Marsh. E senza interrompere il ritmo del suo faticoso remare, Marsh racconto la conversazione avuta con Damon Julian.

«Avevate ragione per meta,» disse Joshua quando Marsh ebbe finito di parlare. «Si, gli sarebbe piaciuto corrompervi, per schernirmi. Ma questo non era tutto. Potevate accettare l’accordo, ma non mantenerlo mai. Potevate mentirgli, e aspettare un’occasione buona per cercare di ucciderlo. Penso che Julian lo sapesse. Portandovi a bordo, giocava con la sua morte.»

Marsh sbuffo. «Se proprio vuole morire, potrebbe impegnarsi un po’ di piu.»

Joshua apri gli occhi. Erano piccoli e spenti. «Quando il pericolo e reale e immediato, lei lo sveglia. La Bestia che e in lui… e vecchia, irragionevole e stanca, ma quando si sveglia lotta disperatamente per sopravvivere… e forte, Abner. E antica.» Joshua sorrise debolmente, un sorriso amaro, privo di allegria. «Dopo quella notte… dopo che tutto ando storto… mi sono chiesto, piu e piu volte, come poteva essere accaduto. Julian aveva bevuto un bicchiere pieno del mio… mio elisir… sarebbe dovuto bastare, avrebbe dovuto spegnere la Sete, avrebbe dovuto… non capivo… aveva sempre funzionato prima, sempre, ma non con Julian, no… non con lui. All’inizio, ho pensato che fosse per la sua forza, il suo potere, il male. Poi… poi una notte lesse quest’interrogativo nei miei occhi, rise, e me lo disse. Abner, vi ricordate… quando vi ho raccontato la mia storia… vi ricordate, vi dissi che, quando ero molto giovane, non ero dominato dalla sete.»

«Si.»

Joshua assenti debolmente. La pelle del viso era tesa, rossa e arrossata. «Julian e vecchio, Abner, vecchio. La Sete… non provava la Sete da anni… centinaia, migliaia di… anni… ecco perche l’elisir… non aveva fatto effetto. Non l’avevo mai saputo, nessuno di noi lo sapeva. Si puo sopravvivere alla Sete, e lui… lui non aveva sete… ma si nutriva perche aveva scelto di farlo, a causa delle cose che disse quella notte, vi ricordate, forza e debolezza, padroni e schiavi, tutte le cose che disse. A volte penso… che la sua umanita sia una maschera… e soltanto un vecchio animale, cosi vecchio che ha perfino perso il gusto del cibo, ma caccia senza ragione, perche e tutto quello che ricorda, tutto quello che e, la Bestia. Le leggende della vostra razza, Abner, le vostre storie sui vampiri… i morti viventi, i non morti, noi portiamo quei nomi nelle vostre storie. Julian… credo che per Julian sia la verita. Perfino la Sete l’ha abbandonato. Un non morto. Freddo, vuoto, non morto.»

Abner Marsh stava cercando di ideare un commento che desse conto della sua volonta di cancellare il «non» dalla descrizione che Joshua aveva dato di Damon Julian, quando Valerie, improvvisamente, fulmineamente, si rizzo a sedere sulla scialuppa. Marsh susulto, e rimase immobile con il remo a mezz’aria. Sotto il cappello a cencio di feltro, la pelle di Valerie era simile ad una ferita aperta, tesa e coperta di vesciche, con un colore che andava dal rosso al porpora scuro e screziato, tipico di una contusione sanguinante. Le labbra erano spaccate, ed erano

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