barista lo fisso, e un uomo magro, dal viso affilato da furetto, in abito scuro, gli si avvicino a passo di carica, dicendogli, «Dove diavolo stai andando? Torna indietro a servire i whiskey!»
«Me ne vado,» lo informo Joshua.
«Te ne vai? Allora vuoi che ti tagli la tua dannata gola!»
«Davvero?» disse Joshua. Si fermo, e percorse con lo sguardo il locale improvvisamente silenzioso, sfidando tutti gli avventori ad intervenire.
Nessuno si mosse. «Saro di sopra con il mio amico, se qualcuno di voi ci vuole provare,» disse rivolto alla mezza dozzina di buttafuori appoggiati al bancone del bar. Poi, afferro Marsh per il gomito e lo condusse, dopo essersi fatto largo tra le coppie che danzavano, ad una stretta scala posteriore.
Di sopra, c’era un breve corridoio illuminato dalla singola, tremolante fiammella di una lampada a gas, e una mezza dozzina di camere. Dei rumori provenivano da una stanza chiusa: grugniti e lamenti. Un’altra porta era aperta, e un uomo era disteso sulla sua soglia, a faccia in giu, meta dentro, meta fuori della stanza. Quando Marsh lo scavalco, vide che si trattava dell’uomo dalla camicia rossa che era prima dabbasso.
«Cosa diavolo gli e successo?» chiese Marsh ad alta voce. Joshua York scrollo le spalle.
«Bridget probabilmente si e svegliata, gli ha dato una botta in testa e gli ha preso il denaro. E un vero tesoro. Credo che abbia ucciso almeno quattro uomini con il suo coltellino. E poi incide delle tacche su quel cuore.» Joshua fece una smorfia. «In quanto a spargimento di sangue, Abner, la mia gente ha molto poco da insegnare alla vostra.» Joshua apri una porta che dava in una stanza vuota. «Qui dentro, se non vi spiace.» Richiuse la porta, dopo aver acceso una delle lampade.
Marsh sedette pesantemente sul letto. «Dannazione,» disse, «e un vero inferno questo posto in cui mi avete invitato, Joshua. E orribile quanto lo era Natchez-sotto-la-collina venti, trent’anni fa. Che io sia dannato se mi sarei mai aspettato di trovarvi in un posto come questo.»
Joshua York sorrise e si sede in una vecchia poltrona consunta. «E neppure Julian o Billy la Serpe se lo aspetterebbero. Questo e il punto. Mi stanno cercando, lo so. Ma anche se pensassero di setacciare Gallatin Street, per loro sarebbe estremamente difficile farlo. Julian sarebbe aggredito per la sua ovvia ricchezza, e Billy la Serpe, qui, e conosciuto di vista. Ha portato via troppe donne che non sono mai piu tornate. Questa notte, nel Green Tree c’erano almeno due uomini che l’avrebbero ucciso a vista. Le strade appartengono ai Live Oak Boys, che potrebbero picchiare a morte Billy solo per il gusto di farlo, a meno che non decidessero di aiutarlo.» Rabbrividi. «Perfino la polizia non verrebbe a Gallatin Street. Sono al sicuro qui quanto lo sarei da qualsiasi altra parte, e in questa strada le mie abitudini notturne non risultano strane. Qui, fanno tutti cosi.»
«Non perdiamoci in chiacchiere,» disse Marsh con impazienza. «Mi avete inviato una lettera, annunciandomi che avevate fatto la vostra scelta. Voi sapete perche sono qui, ma non sono sicuro del perche mi avete cercato. Forse fareste meglio a dirmelo.»
«Non so davvero da dove iniziare. E passato cosi tanto tempo, Abner.»
«Per entrambi,» rispose bruscamente Marsh. Poi il suo tono si raddolci. «Vi ho cercato, Joshua. Per molti anni, e ormai ho smesso di pensare al loro numero, ho cercato di trovare voi e quel mio dannato battello. Ma il dannato fiume era cosi grande e c’erano cosi poco tempo e denaro.»
«Abner,» disse York, «avreste potuto avere tutto il tempo e il denaro di questo mondo, e non ci avreste mai trovato sul fiume. Negli ultimi tredici anni, il Fevre Dream e stato tirato a secco. E nascosto vicino ai vecchi tini di tintura d’indaco nella piantagione di Julian, a cinquecento metri dal bayou, ma ben nascosta.»
Marsh disse, «Come
«Sono stato io. Lasciatemi cominciare dall’inizio, e vi raccontero tutto.» Sospiro. «Devo tornare indietro di tredici anni, alla notte in cui ci siamo lasciati.»
«Ricordo.»
«Risalii il fiume il piu in fretta possibile,» inizio Joshua, «ansioso di ritornare, preoccupato che la Sete potesse assalirmi di nuovo. Il viaggio fu duro, ma raggiunsi il Fevre Dream due notti dopo la mia partenza. Si era spostato di poco. Ora era ben distante dalla riva, e l’acqua scura scorreva velocemente ad entrambi i lati. Era una notte fredda e nebbiosa, e quando mi avvicinai ad esso, il battello era completamente silenzioso e buio. Ne fumo, ne vapore, e neppure una luce. Cosi silenzioso che avrei potuto anche mancarlo, a causa della nebbia. Non avevo voglia di ritornare, ma sapevo che dovevo farlo. Nuotai verso il battello.» Joshua esito brevemente. «Abner, sapete che tipo di vita ho condotto. Ho visto e fatto cose orribili. Ma nulla mi faceva pensare che avrei trovato il battello in quelle condizioni, nulla.»
Il volto di Marsh si induri. «Andate avanti.»
«Una volta, vi ho detto che pensavo che Julian fosse pazzo.»
«Si, ricordo.»
«Pazzo, avventato e in cerca della morte. E lo ha ben dimostrato. Oh, si. Lo ha dimostrato. Quando salii sul ponte, il battello era immerso in una calma mortale. Ne suoni, ne movimenti, tranne quello dell’acqua del fiume che scorreva. Mi aggirai per la nave, indisturbato.» I suoi occhi erano fissi su Abner Marsh, ma avevano uno sguardo sfocato, come se stessero guardando qualcos’altro, qualcosa che avrebbero visto per sempre. York si fermo.
«Ditemi, Joshua.»
La bocca di York si fece sottile. «Era diventato un macello, Abner.» Fece una breve pausa dopo quella semplice frase, prima di continuare. «C’erano cadaveri dappertutto. Dappertutto. E non integri, no. Attraversai il ponte di comando, e trovai i cadaveri… tra il carico e dietro i motori. C’erano… braccia, gambe, e altre parti del corpo. Strappati. Squarciati. Gli schiavi, i magazzinieri che Billy aveva comprato, molti di loro erano ancora in manette, morti, con le gole tagliate. L’ufficiale di macchina era stato appeso a testa in giu sul cilindro, ed era stato ferito in modo che… il suo sangue colasse…come se avesse potuto prendere il posto dell’olio.» Joshua scosse cupamente la testa. «Il numero dei morti, Abner. Non potete immaginarlo. E il modo in cui erano stati trucidati, le mutilazioni grottesche. La nebbia aveva invaso la nave, cosicche non potevo vederla subito nella sua interezza. Camminavo, mi aggiravo, e quelle cose mi apparivano davanti all’improvviso dove, un istante prima, non c’erano altro che vaghe ombre e un danzante velo di nebbia. E io osservavo qualunque nuova terribile visione che la nebbia mi aveva celato, e poi mi muovevo, e solo dopo due o tre passi, il vapore si dissolveva di nuovo per rivelare qualcosa di ancora piu orribile.
«Finalmente, disgustato e colmo di una rabbia che mi bruciava dentro come febbre, raggiunsi la grande scalinata che conduceva al ponte superiore. Il salone… era lo stesso. Cadaveri e pezzi di essi. Era stato versato cosi tanto sangue che i tappeti ne erano ancora inzuppati. Dappertutto, osservai segni di lotta. Dozzine di specchi erano ridotti in frantumi, tre o quattro porte delle cabine erano state divelte, i tavoli erano rovesciati. Su di un tavolo, c’era ancora una testa umana su un piatto d’argento. Non ho mai provato un orrore simile a quello di attraversare quel salone, quegli orribili novanta metri. Nulla si muoveva nell’oscurita, nella nebbia. Non vi era alcun essere vivente. Andavo avanti e indietro senza sosta, senza sapere cosa fare. Mi fermai davanti al refrigeratore. Quel grande refrigeratore ornamentale, d’argento, che avevate fatto istallare all’estremita anteriore del salone. Avevo la gola secca. Afferrai una delle coppe d’argento e girai la chiave del rubinetto. L’acqua… l’acqua flui lentamente, Abner. Molto lentamente. Perfino nell’oscurita del salone, mi accorsi che era nera e viscosa. Mezza… coagulata.
«Rimasi con la coppa in mano, il mio sguardo divenne assente, e il mio naso fu sopraffatto…dall’odore, non ho ancora menzionato la cosa, l’odore era terribile, era… potete immaginarlo, ne sono certo. Restai immobile al centro di quell’orrore, osservando quel rivolo che scendeva con lentezza agonizzante dal refrigeratore. Mi sentii soffocare. Il mio orrore, la mia rabbia… li sentii crescere dentro di me. Scagliai la coppa attraverso il salone e urlai.
«Poi, sentii dei rumori. Bisbigli, scalpicii, preghiere, pianti, minacce. Voci, Abner, voci di esseri viventi. Mi guardai intorno, ancora piu disgustato, piu adirato. Le porte di almeno una dozzina di cabine erano state inchiodate, e i loro occupanti imprigionati in esse. In attesa, lo sapevo, di quella notte o della notte successiva. La dispensa vivente di Julian. Cominciai a tremare. Mi avvicinai alla porta piu vicina e cominciai a schiodare le assi che la tenevano chiusa. Vennero via con un sonoro scricchiolio, quasi come un grido di agonia. Stavo ancora lavorando su quella porta quando mi disse, “Caro Joshua, devi fermarti. Caro, perduto Joshua, ritorna da noi.”
«Quando mi voltai, erano li. Julian mi sorrideva, Billy la Serpe era al suo fianco, e gli altri, tutti gli altri, perfino la mia gente, Simon, Smith e Brown, tutti quelli che erano rimasti… mi stavano guardando. Urlai contro di loro, selvaggiamente, incoerentemente. Era la mia gente, eppure loro avevano fatto