Padre e figlio si abbracciarono forte forte.

— Cipollino, non piangere, — mormorava il vecchio, — fatti coraggio.

— Io non piango, babbo. Mi dispiace di vedervi cosi vecchio e malato. E pensare che avevo promesso di venirvi a liberare!

— Non ti crucciare. Torneranno anche per noi i giorni felici. Purtroppo l'ora della passeggiata era terminata e bisognava rientrare nelle celle.

— Ti faro avere mie notizie, — bisbiglio Cipollone.

— Ma come?

— Vedrai. Sta di buon animo, Cipollino.

— Arrivederci, babbo.

E il vecchio spari in un corridoio. La cella di Cipollino era nel sotterraneo, ma adesso che aveva rivisto il suo babbo, non gli sembrava piu tanto buia. Del resto, a guardarci bene, dal finestrino che dava sul corridoio un pochino di luce veniva. Ma un pochino tanto pochino, che bastava solamente per veder sfilare avanti e indietro gli stivali dei Limoncini.

Il giorno dopo, mentre si divertiva a contare e ricontare i tacchi di quegli stivali per far passare il tempo, Cipollino si senti chiamare da una vocina strana, che non si capiva da che parte venisse.

— Chi mi chiama? — domando stupito.

— Guarda sul muro.

— Ho un bel guardare, non vedo nemmeno il muro.

— Guarda vicino al finestrino.

— Ora ti ho visto. Ma tu sei un ragno. Che cosa cerchi quaggiu? Alle mosche non piace stare all'umido.

— Ho la mia rete al piano di sopra. Quando ho fame ci vado a guardare e qualcosa ci trovo sempre.

Un Limonacelo picchio violentemente la porta.

— Silenzio, li dentro. Si puo sapere con chi parli?

— Sto dicendo le orazioni che mi ha insegnato la mia mamma, — rispose Cipollino.

— Dille sottovoce, — ribatte la guardia, — ci fai sbagliare il passo.

Il ragno scese piu in basso e bisbiglio con la sua vocina vellutata:

— Ho un messaggio per te, da parte del tuo babbo.

Difatti lascio cadere un biglietto, che Cipollino apri e lesse d'un fiato. Diceva solamente:

«Cipollino caro, sono al corrente di tutte le tue avventure. Non te la prendere se le cose non ti sono andate come volevi. Al tuo posto avrei fatto lo stesso. Un po' di prigione non ti fara poi tanto male: potrai continuare i tuoi studi ed avrai tempo per rimettere ordine nei tuoi pensieri. La persona che ti recapita questo messaggio e il nostro portalettere. Si chiama Ragno Zoppo. Abbi fiducia in lui e mandami notizie per suo mezzo. Ti abbraccio affettuosamente: tuo padre Cipollone».

— Hai finito di leggere? — domando il ragno.

— Si, ho finito.

— Bene, allora metti in bocca il biglietto, masticalo e inghiottilo. Le guardie non lo devono trovare.

— Ecco fatto, — disse Cipollino, masticando il foglietto.

— E adesso, — disse il ragno, — arrivederci.

— Dove vai?

— Vado a distribuire la posta.

Cipollino noto solo allora che il ragno aveva al collo una borsa come quelle dei portalettere, gonfia di biglietti.

— A chi porti tante lettere?

— Da cinque anni faccio questo mestiere: tutte le mattine faccio il giro delle celle e raccolgo la posta, poi la distribuisco. Le guardie non mi hanno mai scoperto, e non hanno mai trovato nemmeno un bigliettino. Cosi i prigionieri possono scambiarsi le notizie.

— Ma come si procurano la carta?

— Non scrivono mica sulla carta, scrivono su un pezzetto della loro camicia.

— Adesso mi spiego lo strano sapore di quel biglietto, — fece Cipollino.

— L'inchiostro, — prosegui il ragno, — si fa con l'acqua della zuppa, grattandoci dentro qualche briciola di mattone dal muro.

— Ho capito, — disse Cipollino, — domattina passa dalla mia cella. Avro della posta da consegnarti.

— Senz'altro, — promise il ragno. E si avvio. Cipollino si accorse che zoppicava.

— Ti sei fatto male?

— Macche, sono i reumatismi. Stare all'umido non mi fa bene affatto. Sono vecchio, avrei tanto bisogno di andare un poco in campagna. Ho un fratello che abita in un campo di granoturco: stende la sua rete tra due fili d'erba e tutto il giorno si gode il sole e l'aria pura. Mi ha scritto tante volte invitandomi ad andarlo a trovare, ma ormai mi sono preso questo incarico. Io dico che quando uno si prende un incarico lo deve mantenere. E poi ce l'ho col Principe Limone, perche il suo servitore ha ucciso mio padre. Lo ha schiacciato sul muro della cucina, povero vecchio. C'e ancora la macchia su quel muro. Ogni tanto la vado a rivedere e dico cosi: spero che un giorno anche il Principe finisca su un muro, e che non resti nemmeno la sua macchia. Dico bene?

— Non ho mai trovato un ragno cosi generoso, — disse Cipollino, gentilmente.

— Si fa quello che si puo, — rispose modestamente il ragno. E zoppicando raggiunse il finestrino, passo sotto il naso di un Limonaccio e continuo il suo giro.

Capitolo XXIV

Servizio postale ma non troppo con laiuto del Ragno Zoppo

Cipollino si strappo un lembo di camicia e lo ritaglio in tanti pezzettini.

— Ecco pronta la carta da lettere, — penso soddisfatto. — E adesso aspettiamo che ci portino l'inchiostro.

Quando il Limonaccio di guardia gli porto la zuppa, non ne mangio nemmeno un boccone. Graffio dal muro un poco di mattone, servendosi del cucchiaio, e lo verso nell'acqua. Mescolo un poco, poi usando il manico del cucchiaio, scrisse le lettere che aveva pensato.

«Caro babbo, — diceva la prima lettera, — ricordate che vi ho promesso di venirvi a liberare! Ebbene, il momento si avvicina. Ho in mente un piano che ci permettera di fuggire. Vi abbraccio, vostro figlio Cipollino».

La seconda lettera, indirizzata alla Talpa, diceva:

«Vecchia Talpa del mio cuore, non credere che ti abbia dimenticata. In prigione non ho niente da fare e continuo a pensare ai vecchi amici. Pensa e pensa, ho pensato che forse tu puoi aiutarmi ad uscire di qui e a liberare il mio babbo. L'impresa e un po' difficile, lo riconosco. Ma se tu sei in grado di radunare un centinaio di Talpe e di farti dare una mano, anzi una zampa da loro, non sara impossibile. Aspetto una tua pronta risposta, ossia aspetto il momento in cui sbucherai nella mia cella. Il tuo vecchio amico Cipollino.

Poscritto — Questa volta non ti farai male agli occhi. L'ergastolo e piu buio di un pozzo d'inchiostro».

La terza lettera era per Ciliegino, e diceva cosi:

«Caro Ciliegino, sono senza tue notizie, ma sono sicuro che non ti sei perso di coraggio per la nostra sconfitta. Ti prometto che mettero a posto, una volta per sempre, il Cavalier Pomodoro. In prigione ho pensato tante cose che fuori non avrei avuto il tempo di pensare. Tu devi aiutarmi a uscire di qui. Consegna alla Talpa la mia lettera, nel posto che tu sai. Ti mandero altre istruzioni. Saluti a tutti. Cipollino».

Nascose le tre lettere sotto il pagliericcio, verso l'inchiostro che gli rimaneva in una piccola buca, rese la ciotola al Limonaccio, quando passo per l'ispezione serale, e si addormento.

Вы читаете Le avventure di Cipollino
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату