Per arrivare alla distilleria percorro parte della strada per Strathspeld. Non vado a trovare i Gould da una vita, e quasi quasi mi dispiace di non essere partito prima per fare un salto da loro, pero so bene che, in realta, non sono i Gould che desidero vedere, bensi il posto: Strathspeld, il nostro paradiso perduto con tutti i suoi dolorosi ricordi, dolci come un veleno. Naturalmente, e Andy che ricordo meglio e di cui sento un’acuta nostalgia: forse voglio soltanto rivedere il mio vecchio amico per la pelle, il mio fratello putativo, l’altro me stesso. Magari andrei direttamente laggiu se lui fosse a casa, ma non c’e, fa l’eremita su al nord, e un giorno o l’altro devo andare a trovare pure lui.

Attraverso Gilmerton, un minuscolo villaggio subito dopo Crieff; se fossi diretto a Strathspeld, e qui che dovrei imboccare la deviazione. Proprio a Gilmerton, fino a poco tempo fa, c’erano tre FIAT 126 blu, perfettamente identiche, parcheggiate davanti a una casa, una a fianco dell’altra, con il muso rivolto verso la strada; sono rimaste li per anni interi e avevo pensato spesso che, un giorno o l’altro, mi sarei fermato per cercare il proprietario e dirgli: «Adesso lei mi spiega perche tiene parcheggiate quelle tre 126 fuori di casa da almeno dieci anni…» Ero veramente curioso di scoprirlo, senza contare che avrebbe potuto essere lo spunto per un buon articolo: scommetterei che, in tutti quegli anni, milioni di persone, passando di li, si sono chieste la stessa cosa. Comunque non mi sono mai fermato: andavo sempre di fretta, di corsa, con l’ansia di raggiungere quel paradiso corrotto che Strathspeld ha sempre rappresentato per me… e comunque ora le tre piccole FIAT blu sono scomparse — anche se non da molto — e la cosa non ha piu importanza. Oggigiorno sembra che la gente si sia messa a collezionare soltanto furgoni. La prima volta che ho visto la casa senza le tre macchine parcheggiate fuori ho provato un vero dispiacere, un senso di perdita, una specie di lutto di famiglia, come quando passa a miglior vita uno zio lontano al quale pero si era affezionati.

Sull’onda della stessa nostalgia che mi ha fatto scegliere questa strada, metto su un vecchio nastro di Uncle Warren.

A Lix Toll, in mezzo alle vallate, c’e un’altra attrazione per gli automobilisti: al lato della strada, davanti a un garage, c’e una Land Rover gialla alta quasi tre metri, anche lei con il muso rivolto verso la strada. Non appoggia su ruote bensi su quattro cingoli neri e triangolari, e sembra il frutto di un rapporto carnale tra una Land e un caterpillar. E li ormai da qualche anno. Se ce la lasciano ancora un po’, potrei anche entrare nel garage e chiedere: «Adesso voi mi spiegate perche…»

Ci passo davanti a tutta velocita.

La distilleria si trova subito fuori Dorluinan, nascosta fra gli alberi. Si lascia la strada per Oban, si oltrepassa la ferrovia e si prende una stradicciola che sale attraverso la foresta. Il direttore e un certo signor Baine; vado nel suo ufficio e lui mi accompagna a fare il solito tour della distilleria. C’immergiamo negli odori umidi e talvolta allettanti, nel calore dell’essiccatoio, guardiamo gli alambicchi luccicanti e la scintillante vetrina nella quale sono custodite le bottiglie piu preziose, per finire poi nella gelida oscurita di uno dei magazzini, dove rimaniamo a osservare le file compatte di grosse botti, fiocamente illuminate dall’alto da pochissimi lucernari, stretti e difesi da inferriate. Il soffitto e basso, sostenuto da grossi e nodosi puntelli di legno che poggiano su colonne di ferro piuttosto distanti fra loro. Il pavimento e in terra battuta, resa dura come il cemento da quasi due secoli di uso.

Il signor Baine assume un’espressione preoccupata quando gli dico dell’articolo. E un highlander ben piantato, dal viso cascante; indossa un abito scuro e una cravatta in Technicolor. Dentro di me, sono felice di affrontarlo qui, nella fioca luce del magazzino, anziche fuori, in pieno sole.

«Be’, fondamentalmente, solo i fatti», gli sto dicendo, con un sorriso. «Che negli anni ’20 gli yankee si lamentavano perche il whisky e il brandy diventavano torbidi quando ci mettevano il ghiaccio e quindi chiesero alle distillerie di trovare una soluzione a quello che loro consideravano un problema. I francesi, essendo francesi, dissero loro quello che dovevano farci con i cubetti di ghiaccio, mentre gli scozzesi, essendo britannici, assicurarono che avrebbero fatto del loro meglio…»

Mentre parlo, l’espressione da cocker abbacchiato del signor Baine diventa ancora piu triste. So bene che non avrei dovuto farmi quella microleccata di polverina poco fa, durante la visita, ma non sono riuscito a resistere; c’era qualcosa d’irresistibilmente affascinante, una sorta d’intima soddisfazione, nella certezza di restare impunito, nell’infilarmi il dito in bocca, poi in tasca e nuovamente in bocca, annuendo mentre il signor Baine parlava e io assumevo un’espressione sempre piu interessata e la lingua diventava insensibile e il gusto di medicinale diventava piu forte in gola. Cosi, mentre quella droga illegale, che genera un’assuefazione completa ed esaltante, faceva effetto, noi continuavamo il nostro giro per questa fabbrica di droga perfettamente legale finanziata dal governo.

Sto farfugliando, ma sto d’un bene…

«Pero, signor Colley…»

«E cosi i distillatori hanno introdotto il filtraggio a freddo: si abbassa la temperatura del whisky fino a che gli oli che causano la torbidita non si separano, poi si passa il tutto attraverso filtri in materiali a base di asbesto per rimuovere l’olio; solo che il procedimento porta via anche un sacco di sapore — e questo non si puo rimettere — e di colore, ma questo invece riuscite a rimetterlo usando il caramello. Dico bene?»

Ora il signor Baine ha un’aria da cane bastonato. «Ah, be’, a grandi linee», dice, schiarendosi la gola e lanciando un’occhiata alla distesa di botti allineate in ordine perfetto e che sembrano scomparire nel buio. «Ma… questo intende essere un… hmm… come lo chiamate… un articolo di denuncia, signor Colley? Io credevo che lei volesse soltanto…»

«Credeva che volessi fare l’ennesimo articolo sul nostro grande, magnifico Paese e su quanto siamo fortunati a saper produrre questa bevanda rinomata in tutto il mondo, bevanda che ci frutta un sacco di dollari, che non e dannosa alla salute se usata con moderazione ed e buonissima?»

«Be’… signor Colley… sta a lei decidere cosa scrivere», dice il signor Baine (io sto sfoggiando un gran sorriso). «Ma, vede, temo che lei potrebbe indurre in errore le persone insistendo su certi particolari, tipo l’asbesto. La gente potrebbe pensare che ci sia dell’asbesto nel prodotto.»

Guardo il signor Baine. Prodotto? Ha davvero detto prodotto?

«Non intendo assolutamente insinuare una cosa simile, signor Baine. Questo sara un articolo rigoroso, basato sui fatti.»

«Certo, certo, tuttavia certi fatti, se isolati dal contesto, possono indurre in errore.»

«Uh, uh.»

«Vede, non sono sicuro che il tono…»

«Signor Baine, pensavo che a lei il tono dell’articolo piacesse. E per questo che oggi mi trovo qui; mi avevano detto che lei ha intenzione di produrre un vero whisky, senza filtraggio a freddo ne coloranti. Un prodotto di prima qualita, in cui la particolare torbidita e la presenza di oli residui assumono il ruolo di argomenti di vendita, addirittura di punti di forza nella pubblicita…»

«Be’», mormora il signor Baine, visibilmente a disagio, «quelli del marketing ci stanno ancora lavorando…»

«Su, signor Baine, tutti e due sappiamo benissimo che la domanda c’e; la Scotch Malt Whisky Society fa affari d’oro, il negozio di Caddenhead sul Royal Mile…»

«Mah, non e cosi semplice», ribatte il signor Baine, sempre piu a disagio. «Senta, signor Colley, potremmo parlarne… insomma… parlarne senza che lei lo scriva?»

«Cioe in via ufficiosa?»

«Si, in via ufficiosa.»

«D’accordo.»

Il signor Baine intreccia le mani sotto il ventre fasciato dall’abito scuro e annuisce con aria compunta. «Senta, Cameron», dice, abbassando la voce, «saro franco con lei: abbiamo effettivamente pensato d’immettere sul mercato questo nuovo whisky di qualita superiore di cui lei ha parlato, e di utilizzare l’assenza del filtraggio a freddo come argomento di vendita, ma… Vede, Cameron, anche ammesso che funzionasse, non potremmo vivere soltanto di quello, almeno non nell’immediato futuro. Abbiamo altri fattori da tenere in considerazione. Probabilmente dovremmo continuare a vendere la grande maggioranza della nostra produzione come whisky per miscele: e quello il nostro prodotto, la nostra vita, e quindi siamo costretti a dipendere dal favore delle ditte cui lo vendiamo. Ditte molto, molto piu grosse di noi.»

«Sta dicendo che gli altri produttori vi hanno chiesto di non dar loro fastidio.»

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