prendete? Ci avete offerto quella attuale in una gara di appalto, in competizione con altri, e avete firmato il contratto. Cio che posso fare e dare inizio alle contrattazioni per la quota di contributo individuale per i servizi di pronto soccorso, che non sono compresi nell’accordo iniziale.»

«Applicare il regime di contributi individuali anche al pronto soccorso non e una cosa che si possa fare in questo momento.» Traynor sentiva il sudore colargli dalle ascelle. «Prima di tutto dobbiamo risistemare i nostri conti, che sono in rosso.»

«E siamo arrivati al motivo di questa riunione», intervenne Helen Beaton, che presento la versione finale del programma di incentivi.

«Ogni medico del CMV otterra un premio, se il numero di giorni di degenza per ogni assistito rimarra a un certo livello. Se il livello scende, il premio aumenta, e viceversa.»

Kelley rise. «Mi pare un esempio di corruzione ben congegnata. Visto come sono sensibili i medici agli incentivi economici, dovrebbe ridurre di certo i ricoveri e gli interventi chirurgici.»

«E la stessa pratica che utilizzate nel vostro ospedale di Rutland.»

«Se funziona la, dovrebbe funzionare anche qua», affermo Kelley. «Non ho problemi ad accettarlo, purche non costi niente al CMV.»

«Sara finanziato completamente dall’ospedale», lo rassicuro Helen Beaton.

«Ne parlero ai miei superiori. La riunione e conclusa?»

«Si.»

Kelley si alzo.

«Apprezzeremmo molto la rapidita», raccomando Traynor. «C’e troppo inchiostro rosso sui nostri libri contabili.»

«Mi muovero oggi stesso», gli promise Kelley. «Cerchero di ottenere una risposta definitiva entro domani.» Dopo avere stretto la mano a tutti, se ne ando, lasciando agli altri i commenti su come si era svolta la riunione.

«E andata bene», fu il parere di Helen Beaton, «ma non mi e piaciuta la minaccia di trasportare i pazienti a Rutland.»

«Mi sta venendo in mente una cosa», disse Traynor. «Abbiamo tenuto una riunione fondamentale per il futuro dell’ospedale e non era presente nemmeno un medico.»

«E un segno dei tempi», gli rispose Helen. «Il fardello della crisi della sanita ricade su noi amministratori.»

«Penso che sia l’equivalente, per il mondo della medicina, dell’espressione: ‘La guerra e troppo importante per lasciarla fare ai generali’», scherzo Traynor, facendo ridere tutti e sciogliendo cosi la tensione.

«Per quanto riguarda il dottor Portland, devo fare qualcosa?» domando Caldwell.

«Non penso che si debba fare niente», fu il parere di Helen Beaton. «Ho sentito solo parlare bene delle sue capacita professionali. Non ha di certo violato nessuna regola o regolamento. Penso che dovremmo aspettare e vedere che cosa fa il CMV.»

«Mi e parso che non stesse bene», ripete Traynor. «Non sono uno psichiatra e non so che aspetto abbia una persona prossima al crollo nervoso, ma me la immagino proprio nelle sue condizioni.»

Il ronzio del citofono li colse tutti di sorpresa, soprattutto Helen Beaton che aveva dato esplicite istruzioni di non essere disturbata.

«Cattive notizie», riferi agli altri dopo avere riattaccato. «Tom Baringer e morto.»

Tutti e tre rimasero in silenzio. Traynor fu il primo a parlare: «Niente come la morte ci ricorda che, nonostante i conti in rosso, in un ospedale si tratta tutt’altro genere di affari».

«E vero», confermo Helen. «Il grave di questo lavoro e tale che l’intera citta e l’intera regione diventano come una sola grande famiglia. Come in qualsiasi grande famiglia, c’e sempre qualcuno che muore.»

«Qual e il tasso di mortalita, qui al Bartlet Community Hospital?» domando Traynor. «Non ho mai pensato di chiedervelo.»

«Siamo nella media», gli rispose Helen. «Piu o meno dell’uno per cento. Il nostro tasso e migliore rispetto a quasi tutti gli ospedali urbani.»

«E un sollievo sentirlo. Per un momento ho temuto che ci fosse qualche altra cosa di cui doversi preoccupare.»

«Ora basta con questi discorsi tetri», intervenne Caldwell. «Ho una buona notizia. La coppia di medici che abbiamo reclutato io e il CMV ha deciso di venire a Bartlet. Cosi avremo una patologa superbamente addestrata.»

«Mi fa piacere sentirlo», disse Traynor. «Questo fara fare grandi passi avanti al reparto di patologia.»

«Hanno persino comprato la vecchia casa degli Hodges.»

«Accidenti, non scherzano!» esclamo Traynor. «Questo mi piace, c’e un che di meravigliosamente ironico in tutto cio.»

Charles Kelley scivolo nella sua Ferrari coupe e mise in moto, poi usci dal parcheggio assaporando la maniera in cui l’automobile rispondeva alla sua guida.

Dopo la riunione con quelli dell’ospedale, aveva immediatamente telefonato a Duncan Mitchell, ritenendo che quella fosse una buona opportunita per farsi conoscere dal grande capo. Mitchell era direttore generale del CMV e di numerosi altri enti mutualistici nel Sud e, per fortuna di Kelley, aveva l’ufficio principale nel Vermont, dove possedeva anche una fattoria.

Al telefono con lui si era mostrato cordiale e, nonostante stesse per partire per Washington, aveva acconsentito a incontrarlo al Burlington Airport.

Mentre il jet privato del CMV completava le operazioni di rifornimento, Mitchell invito Kelley a salire sulla sua limousine e gli offri un drink, che lui rifiuto con garbo.

Duncan Mitchell era un uomo che destava timore. Pur essendo meno alto di Kelley, emanava un senso di potere. Era vestito con molta cura, con un completo tradizionale, con tanto di cravatta di seta e gemelli d’oro. I mocassini italiani erano di coccodrillo.

Kelley si presento, rammentando a Mitchell di essere il direttore regionale della zona in cui era compreso pure il Bartlet Community Hospital, ma il suo capo appariva bene informato su di lui.

«Prima o poi lo compreremo noi quell’ospedale», disse Duncan Mitchell.

«Avevo pensato a questa possibilita», replico Kelley. «E per questo che volevo parlare direttamente con lei.»

Mitchell sfilo di tasca un portasigarette d’oro ed estrasse una sigaretta, che batte pensieroso sul coperchio. «C’e un sacco di profitto da spremere da questi ospedali rurali», affermo, «ma bisogna muoversi con prudenza.»

«Non potrei essere piu d’accordo.»

«Di che cosa mi voleva parlare?»

«Di due cose. La prima riguarda un premio che vogliono istituire, simile all’incentivo che usiamo nei nostri ospedali, per diminuire la durata dei ricoveri.»

«E l’altra?»

«Uno dei nostri medici ha cominciato ad agire in maniera bizzarra, per reazione alle complicazioni postoperatorie di alcuni suoi pazienti. Dice che la colpa non e sua e che nell’ospedale c’e qualcosa che non va.»

«Ha precedenti psichiatrici?»

«Non ci risulta.»

«Per la prima questione, lasciate che attuino il loro programma di incentivi. A questo punto, non importa come va il loro bilancio.»

«E per il medico?» domando Kelley.

«E evidente che si deve fare qualcosa, non possiamo lasciare che continui a comportarsi cosi.»

«Qualche suggerimento?»

«Faccia tutto quello che ritiene necessario», gli rispose Mitchell, «i dettagli li lascio a lei. Parte dell’abilita nel gestire un’organizzazione ampia come la nostra risiede nel capire quando e il momento di delegare le responsabilita. Questo e uno di quei momenti.»

«La ringrazio, signore.» Kelley era compiaciuto: era evidente che il suo capo aveva fiducia in lui. Elettrizzato,

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