«A me e sembrato depresso», fu l’opinione di lei.

«Non e stato molto cordiale nemmeno la prima volta», le ricordo David. «Tutto quello che voleva sapere era se io gioco a pallacanestro. C’e qualcosa in quell’uomo che mi mette a disagio. Spero che condividere l’ambulatorio con lui non si riveli spiacevole.»

Arrivati a casa si guardarono intorno, stupiti di avere potuto vivere quattro anni in uno spazio cosi ristretto.

«Questo appartamento potrebbe stare tutto nella biblioteca della casa nuova», fu il commento di Angela.

Lei e David decisero di mettere al corrente i rispettivi genitori della decisione presa. Con quelli di lui non ci furono problemi: abitavano nel New Hampshire e furono contenti di sapere che sarebbero stati piu vicini a loro e alla nipotina.

Quelli di Angela ebbero tutt’altra reazione.

«E facile uscire dall’ambiente universitario, ma poi e difficilissimo rientrarvi», sentenzio suo padre. «Avreste dovuto chiedere un parere a me, prima di prendere questa stupida decisione.»

«Tuo padre si e dato molto da fare perche ti facessi una posizione qui a New York», rincaro la dose la madre, «e tu hai sciupato tutto.»

Dopo avere riattaccato, Angela guardo suo marito. «Non mi hanno mai incoraggiata», gli disse, «quindi suppongo che non avrei dovuto aspettarmi di vederli cambiare adesso.»

6

Lunedi 24 maggio

Traynor arrivo in ospedale un po’ in anticipo per la riunione del pomeriggio e, anziche dirigersi direttamente verso l’ufficio di Helen Beaton, ando nell’ala che ospitava i pazienti, salendo al secondo piano e arrivando fino alla stanza 209. Respiro a fondo, poi apri la porta. Nonostante fosse presidente del consiglio di amministrazione dell’ospedale, non sopportava di trovarsi a contatto con la malattia.

Entro nella stanza in penombra e si avvicino al grande letto ortopedico su cui giaceva Tom Baringer, il viso grigio, la respirazione difficoltosa, un tubo di plastica che gli portava l’ossigeno nel naso.

Provo a chiamarlo, dapprima molto piano, poi alzando un poco la voce, ma Tom non si mosse.

«Non e in grado di rispondere.»

Traynor sobbalzo e impallidi. Credeva di essere solo con il malato.

«La sua polmonite non reagisce alla cura», disse ancora la persona seduta nell’ombra in un angolo della stanza. Aveva un tono rabbioso. «Sta morendo come gli altri.»

«Chi e lei?» chiese Traynor.

L’uomo si alzo in piedi e solo allora Traynor si accorse che indossava gli indumenti da sala operatoria, sui quali portava un camice bianco.

«Sono Randy Portland, il medico del signor Baringer.» Nel dire cosi, si avvicino al letto e fisso il suo paziente che giaceva in stato comatoso. «L’operazione e stata un successo, ma il paziente sta per morire. Suppongo che abbia gia sentito questa battuta, prima d’ora.»

«Penso di si.» Traynor era nervoso. Quell’uomo si comportava in maniera strana e non si poteva prevedere che cosa avrebbe detto o fatto.

«L’anca e stata rimessa perfettamente a posto», spiego il dottore, sollevando il lenzuolo perche l’altro potesse vedere. «Non ci sono stati problemi, ma purtroppo si e trattato di una cura fatale. Non c’e modo che il signor Baringer esca vivo di qua.» Lascio ricadere il lenzuolo e sollevo su Traynor uno sguardo carico di sfida. «C’e qualcosa che non va, in questo ospedale e io non ho intenzione di accollarmi tutta la colpa.»

«Dottor Portland», intervenne Traynor con una certa esitazione, «non mi sembra che lei stia bene. Magari dovrebbe farsi vedere da un collega.»

Il medico getto indietro la testa e rise, una risata priva di gioia che termino all’improvviso com’era cominciata. «Forse ha ragione, forse lo faro», disse e usci dalla stanza.

Traynor rimase sbalordito. Capiva che ci potessero essere medici coinvolti emotivamente con i pazienti, ma Portland gli era sembrato proprio fuori di testa.

Dopo avere provato ancora una volta, inutilmente, di farsi udire da Tom, se ne ando anche lui e si affretto verso l’ufficio di Helen Beaton. Caldwell e Kelley erano gia li.

«Conoscete il dottor Portland?» domando sedendosi.

Tutti annuirono e Caldwell rispose: «E uno dei nostri, un chirurgo ortopedico».

Traynor riferi dello strano incontro che aveva appena avuto con lui, concludendo: «Penso che sia distrutto per le condizioni di Tom, ma ha detto qualcosa sul fatto che non vuole accollarsi tutta la colpa e che c’e qualcosa che non va nell’ospedale».

«Penso che sia sotto stress per il troppo lavoro», replico Kelley. «Ci vorrebbe un chirurgo in piu, ma i nostri sforzi per assumerne un altro finora sono stati vani.»

«Mi e parso malato. Quando gli ho consigliato di farsi vedere da un medico, ha riso.»

«Faro una chiacchierata con lui», promise Kelley. «Magari ha bisogno di prendersi una vacanza e possiamo sempre far venire un sostituto per qualche settimana.»

Traynor sembro soddisfatto e propose di iniziare la riunione, ma Kelley gli rivolse uno dei suoi smaglianti sorrisi e disse: «Prima c’e una cosa di cui vorrei parlare. I miei superiori sono rimasti molto male per la mancata autorizzazione alle operazioni a cuore aperto».

«Anche noi siamo molto dispiaciuti», replico Traynor, con un po’ di nervosismo. Non gli piaceva cominciare da una nota negativa. «Purtroppo non possiamo farci niente. A Montpelier ci hanno voltato le spalle, anche se pensavamo di avere tutte le carte in regola.»

«Il CMV si aspettava che il programma di operazioni a cuore aperto fosse gia avviato, a questo punto», gli fece notare Kelley. «Faceva parte del contratto.»

«Avrebbe fatto pane del contratto se avessimo ottenuto l’autorizzazione», preciso Traynor, «ma cosi non e stato. Guardiamo piuttosto a quello che e stato fatto. Abbiamo rinnovato il macchinario per la risonanza magnetica nucleare, costruito l’unita di terapia intensiva neonatale, sostituito la macchina al cobalto-60 con un acceleratore lineare super moderno. Mi pare che abbiamo dimostrato molta buona volonta, e siamo riusciti a fare tutte queste cose anche se l’ospedale sta perdendo denaro.»

«Se l’ospedale perde denaro o no non e una preoccupazione del CMV», osservo Kelley. «Soprattutto se questo e dovuto a inefficienze amministrative.»

«Penso proprio che lei si sbagli», ribatte Traynor, dominando a stento la collera. Detestava essere messo sulla difensiva, specialmente da quel giovane burocrate sfrontato. «Penso che il CMV debba preoccuparsi, se perdiamo denaro. Se le cose andassero peggio, saremmo costretti a chiudere bottega e questo sarebbe un male per tutti. Dobbiamo lavorare insieme, non c’e altra scelta.»

«Se il Bartlet Community Hospital fallisce, ci rivolgeremo ad altri», disse seccamente Kelley.

«Non e piu cosi facile», insistette Traynor. «Gli altri due ospedali della zona non esistono piu.»

«Non e un problema.» Kelley sfoggiava un tono disinvolto. «Se e necessario, possiamo trasportare i nostri pazienti all’ospedale del CMV di Rutland.»

Traynor senti un tuffo al cuore. Una simile eventualita non gli era mai venuta in mente e aveva sempre sperato che la mancanza di altri ospedali vicini gli desse un certo potere contrattuale. Evidentemente, pero, non era cosi.

«Non voglio dire che non desidero lavorare con voi», aggiunse Kelley. «Il nostro dovrebbe essere un rapporto dinamico, dopotutto abbiamo lo stesso scopo: la salute della comunita.» Sorrise ancora, come se volesse fare bella mostra dei suoi denti perfettamente allineati.

«Il problema e che l’attuale quota di contributo individuale e troppo bassa», disse Traynor senza mezzi termini. «I ricoveri per il CMV superano del dieci per cento quelli previsti. Non possiamo sopportare a lungo questa eccedenza, dobbiamo rinegoziare la tariffa. Tutto qua.»

«La tariffa non si tocca fino quando non scade il contratto», preciso Kelley con tono amichevole. «Per chi ci

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