fermarci?»
David trovo subito un posto per parcheggiare. «Hai ragione», disse alla figlia, «riconosco la signora.»
«Io riconosco il cane», disse Nikki scendendo dall’auto.
«Un momento», la fermo Angela, prendendola per mano per farle attraversare la strada. La signora accolse la bimba con un cordiale saluto, mentre il cucciolo le si lancio addosso e le lecco il viso. Nikki rise contenta.
«Non so se vi possa interessare», disse la signora, «ma il cane del signor Staley, un cane da caccia come questo, ha avuto i cuccioli poche settimane fa. Li tiene nel negozio di ferramenta, proprio li di fronte.»
«Possiamo andarli a vedere?» imploro Nikki.
«Ma si», disse David e ringrazio la donna.
Riattraversarono la strada ed entrarono nel negozio, dove Nikki individuo subito la cuccia di Molly, il cane del signor Staley, che stava allattando cinque cuccioli.
«Che meraviglia!» esclamo. «Li posso accarezzare?»
«Non lo so», disse David, ma in quel momento si avvicino il signor Staley in persona che si presento e lo rassicuro.
«Certo che li puo accarezzare. Li ho messi li sperando di venderli. Che me ne faccio di altri sei cani da caccia?»
Nikki si mise in ginocchio e ne tocco delicatamente uno, che reagi mettendosi a succhiarle il dito, cosa che la fece impazzire di gioia.
«Prendilo pure in braccio», la invito il proprietario.
Nikki lo cullo fra le braccia e il cucciolo le lecco il naso. «Lo adoro», disse. «Vorrei tanto poterlo tenere. Possiamo? Mi prendero cura di lui.»
David si ritrovo improvvisamente a dover reprimere le lacrime. Guardo Angela, che si stava strofinando gli occhi con un fazzolettino: i loro sguardi si incrociarono e non furono necessarie le parole per capirsi. La richiesta di Nikki li aveva commossi ancora piu della prima volta.
«Pensi anche tu quello che penso io?» domando David alla moglie.
«Credo di si», rispose lei, mentre le lacrime cedevano al sorriso. «Vorrebbe dire che ci potremmo comprare una casa.»
«Addio, criminalita e inquinamento!» esclamo David, poi riabbasso lo sguardo sulla figlia e le disse: «Va bene, puoi tenere il cane, ci trasferiremo a Bartlet».
Il viso della bimba si illumino.
Dopo aver stabilito il prezzo, il signor Staley li informo che i cuccioli avrebbero potuto essere svezzati entro un mese circa.
«Perfetto», disse David. «Ci trasferiremo qui a fine mese.»
A malincuore, Nikki rimise giu il cucciolo e segui i genitori fuori dal negozio, mentre sua madre chiedeva, tutta eccitata: «E adesso che cosa facciamo?»
«Festeggiamo», propose David. «Mangiamo in trattoria.»
Qualche minuto dopo, erano seduti a un tavolo con vista sul fiume e facevano tintinnare i bicchieri colmi di vino bianco, quelli di Angela e David, e di succo al mirtillo, quello di Nikki.
«Voglio brindare al nostro arrivo nel paradiso terrestre», propose David.
«E io all’estinzione dei nostri debiti», disse Angela.
«Ma sentila!»
«Da non crederci», osservo Angela, «i nostri stipendi uniti insieme fanno piu di centoventimila dollari.»
David canticchio: «Soldi, soldi soldi…»
«Credo che il cane lo chiamero Rusty», annuncio Nikki.
«Un bellissimo nome», approvo David.
«Che effetto di fa sapere che io guadagnero il doppio di te?» lo stuzzico Angela e lui, che se l’aspettava, fu pronto a ribattere.
«Tu guadagnerai i tuoi soldi in un laboratorio buio e tetro, mentre io vedro simpatiche persone in carne e ossa.»
«Insomma, il tuo orgoglio maschile non ne soffrira?» insistette lei.
«Nemmeno un po’ e poi e bello sapere che in caso di divorzio sarai tu a dovermi passare gli alimenti.»
Angela si chino sulla tavola per sferrargli un pugno scherzoso sul petto, che David paro, prima di aggiungere: «Inoltre, questa differenza non durera a lungo. E un rimasuglio di un’epoca passata. Patologi, chirurghi e altri specialisti strapagati saranno riportati sulla Terra come i comuni mortali».
«Chi lo dice?»
«Lo dico io.»
Dopo avere pranzato, si recarono immediatamente all’ospedale, per comunicare a Caldwell la loro decisione.
«Fantastico!» esclamo lui. «Il CMV lo sa gia?»
«Non ancora», rispose David.
«Venite, andiamo a dare loro la buona notizia.»
Anche Charles Kelley ne fu contentissimo e chiese subito a David quando pensava di cominciare a lavorare.
«Quasi subito, il 1° luglio.»
«Non vuole un po’ di tempo per sistemarsi?»
«Con i debiti che abbiamo, prima cominciamo a lavorare meglio e.»
«La stessa cosa vale anche per lei?» domando Caldwell ad Angela, che rispose affermativamente.
David volle rivedere l’ambulatorio e fu accompagnato da un Kelley entusiasta.
Arrivando davanti alla porta, si fermo un momento a fantasticare su come sarebbe stato bene il suo nome sulla targa, sotto a quello del dottor Portland, ma quando apri la porta e varco la soglia, le sue fantasticherie s’interruppero alla vista di una figura che indossava gli indumenti verdi della sala operatoria. L’uomo balzo su dal divano, esclamando incollerito: «Che cosa significa questo?»
A David ci volle qualche secondo per riconoscere il dottor Portland. Lo trovo molto cambiato: era emaciato e pallido, con occhiaie profonde.
Kelley si affretto a ripresentare David e il dottor Portland cambio immediatamente atteggiamento. Svanita la collera, si affloscio come un palloncino bucato, lasciandosi ricadere sul divano.
«Mi spiace di averla disturbata», si scuso David.
«Stavo facendo un pisolino», spiego il collega con una voce debole, proprio come il suo aspetto fisico. «Stamattina ho operato e sono molto stanco.»
«Tom Baringer?» chiese Caldwell che, nel vedere un cenno affermativo, aggiunse: «Spero che sia andato tutto bene».
«L’operazione si», rispose il dottor Portland. «Ora non ci rimane che incrociare le dita per il decorso postoperatorio.»
David si scuso nuovamente, dopodiche usci con gli altri dallo studio.
«Che cos’ha che non va?» domando.
«Niente, che io sappia», rispose Kelley.
«Non ha l’aria di stare bene.»
«Mi e sembrato depresso», aggiunse Angela.
«Lavora molto», ammise Kelley. «Sono certo che si tratta solo di sovraffaticamento da lavoro.»
Il gruppetto si fermo davanti al suo ufficio e Kelley chiese se c’era qualcosa che potesse fare per rendersi utile, ora che il trasferimento dei Wilson era certo.
«Dovremmo cercare una casa», rispose Angela. «A chi ci consiglia di rivolgerci?»
«A Dorothy Weymouth», le rispose Caldwell e, mentre Kelley annuiva, aggiunse: «E di gran lunga l’agente immobiliare migliore della citta. Venite nel mio ufficio che le telefoniamo».
Mezz’ora dopo, l’intera famiglia si trovava nell’ufficio di Dorothy Weymouth, un donnone simpatico e con una vocetta acuta, avvolta in un abito informe che faceva pensare a una tenda.
«Devo ammettere che sono molto impressionata», esordi la donna. «Mentre stavate venendo qui mi ha telefonato il signor Sherwood per dirmi che la banca fara di tutto per aiutarvi. Non capita spesso che il presidente della banca mi chiami prima ancora che mi sia incontrata con un cliente.»