Senza perdere tempo, dispose sulla scrivania un certo numero di foto, chiedendo quali fossero i gusti e le esigenze dei Wilson. «Preferite una casetta di legno in citta o una solida costruzione di pietra in campagna? Grande quanto? Pensate di avere altri figli?»
A questa domanda David e Angela si irrigidirono. Fino alla nascita di Nikki non avevano saputo di essere portatori sani della fibrosi cistica, ma adesso era una realta che non potevano ignorare.
Dorothy, ignara, continuo a parlare e a mostrare foto, finche si soffermo su una in particolare: «Guardate questa, e appena stata messa in vendita. E una meraviglia».
Nel vederla, Angela rimase senza fiato. Prese in mano la fotografia, mormorando: «Questa si che mi piace» e la passo a David, mentre anche Nikki cercava di sbirciare.
Era una costruzione in mattoni in tardo stile georgiano, con doppie finestre a bovindo su entrambi i lati del portone e un porticato con un frontone retto da bianche colonne scanalate.
«E una delle case in mattoni piu antiche della zona», spiego Dorothy. «Risale al 1820 circa.»
«E qui dietro che cosa c’e?» domando David, indicando qualcosa sulla foto.
«Il vecchio silo. Dietro la casa c’e una rimessa. Qui non si vede perche la foto e stata presa dal davanti. La proprieta, un tempo, era un caseificio.»
«E meravigliosa», disse Angela, «ma sono sicura che non potremmo mai permettercela.»
«Invece si, a quanto mi ha riferito Barton Sherwood», ribatte Dorothy. «Inoltre so che la proprietaria, Clara Hodges, non vede l’ora di venderla. Sono piu che sicura che riusciremo a strappare un buon prezzo. Comunque, vale la pena di darle un’occhiata. Scegliamone altre quattro o cinque e facciamo un giro.»
La casa degli Hodges venne lasciata sapientemente per ultima. Era situata a circa quattro chilometri dal centro della citta, sulla sommita di una piccola collina. L’abitazione piu vicina si trovava a duecento metri lungo la strada. Quando imboccarono il vialetto di ingresso, Nikki noto lo stagno con le rane e ne fu immediatamente conquistata.
«Lo stagno non e solo pittoresco, e anche l’ideale per pattinare, d’inverno», disse Dorothy, arrestando l’auto leggermente di lato rispetto alla casa, da dove si poteva vedere anche la rimessa.
Angela e David erano senza parole, intimoriti dalla maestosita dell’edificio a tre piani. Su entrambi i lati del tetto di ardesia si notavano quattro abbaini.
«E sicura che il signor Sherwood pensa che ce la possiamo permettere?» chiese David.
«Assolutamente», rispose Dorothy. «Su, entriamo.»
La seguirono quasi ipnotizzati, mentre lei non la smetteva di parlare, sottolineando tutti i lati positivi e minimizzando alcuni inconvenienti, come la carta da parati che si staccava dalle pareti o il cattivo stato di alcune finestre.
David insistette per vedere tutto e scesero persino in cantina, dove regnavano l’umidita e la muffa.
«C’e uno strano odore, quaggiu», osservo David. «Non c’e per caso qualche problema di perdite d’acqua?»
«Non che io sappia», rispose Dorothy. «E un locale bello grande. Se lei amasse il fai da te, ci potrebbe ricavare un bel laboratorio.»
Angela dovette reprimere la voglia di ridere e di fare battute: era gia tanto se David sapeva cambiare una lampadina.
«Non c’e pavimento», osservo lui, chinandosi a smuovere una manciata di terra.
«E un pavimento in terra battuta», spiego Dorothy. «E molto comune nelle abitazioni cosi antiche, come pure altre caratteristiche, come questa» e apri una pesante porta di legno che dava accesso a un locale fornito di scaffalature per le conserve e di bidoni per mele e patate. La scarsa luce proveniva da un’unica lampadina. «Questo era il magazzino delle vivande, una volta», spiego.
«Mette paura», commento Nikki. «Fa pensare a una prigione sotterranea.»
«Puo fare comodo, se ci vengono a trovare i tuoi genitori», scherzo David, rivolto alla moglie, «potremmo metterli a dormire qui».
Lei alzo gli occhi al cielo.
Dorothy mostro loro con orgoglio anche un congelatore, in un angolo della cantina, commentando: «Vedete? Ci sono le comodita del passato e anche quelle moderne!»
Poi apri un’altra porta che dava su alcuni gradini di granito che conducevano a una botola. «Da qui si arriva al cortile posteriore. Ecco perche la legna per i camini si trova qua», spiego indicando un’ordinata catasta di legna addossata alla parete.
L’ultima cosa che mostro loro nella cantina fu la grossa caldaia che faceva pensare a quelle delle locomotive e spiego: «Un tempo andava a carbone, ma e stata convertita a gasolio».
David annui, anche se non capiva granche di caldaie. Mentre risaliva verso la cucina, annuso ancora l’aria e si informo sulla fossa biologica.
«E a posto», rispose Dorothy. «L’abbiamo fatta ispezionare. Si trova sul retro, se vuole puo controllare lei stesso.»
«Se e stata controllata, sono sicuro che va bene», disse lui, che non avrebbe saputo da che parte cominciare.
Dorothy li riporto in citta, lasciandoli davanti alla banca, dove vennero ricevuti quasi subito da Barton Sherwood.
«Abbiamo trovato una casa di nostro gusto», gli comunico David.
«Non mi stupisce, con tutte le belle case che ci sono qui a Bartlet», commento lui.
«La proprietaria e Clara Hodges e chiede duecentocinquantamila dollari. Che cosa ne pensa la banca della casa e del prezzo?»
«E una signora casa», fu il parere di Sherwood, «e la posizione e favolosa. La conosco bene, perche confina con la mia proprieta. Quanto al prezzo, credo che sia un vero affare.»
«Ma la banca sarebbe disposta a farci un mutuo per quella cifra?» chiese Angela che voleva essere proprio sicura. Le sembrava troppo bello per essere vero.
«Naturalmente, voi offrirete di meno», rispose Sherwood. «Suggerirei un’offerta iniziale di centonovantamila dollari, ma la banca e disposta a concedere un mutuo fino alla cifra richiesta.»
Un quarto d’ora dopo, i Wilson uscirono nel caldo sole del Vermont. Era la prima volta che compravano una casa ed era una decisione storica, ma la scelta di trasferirsi a Bartlet li aveva messi nello stato d’animo adatto.
«Ebbene?» chiese David.
«Non potrei immaginare nulla di meglio», rispose Angela.
«Potro persino avere una scrivania in camera mia», esclamo Nikki.
«Con tutte quelle stanze, potrai anche avere uno studio tutto per te», le disse David, accarezzandole la testa.
«Facciamolo.» Angela era decisa.
Tornarono da Dorothy, che telefono a Clara Hodges e si mise d’accordo per un prezzo di duecentodiecimila dollari. Poi cominciarono a riempire i documenti ufficiali. Angela e David erano eccitati, ma anche un po’ timorosi, perche, con quell’acquisto, avrebbero raddoppiato i loro debiti.
La firma del contratto di compravendita era stata fissata per la fine del pomeriggio e Dorothy diede loro qualche piccolo consiglio per i lavoretti necessari. «Pete Bergan e capace a fare un po’ di tatto, non e un’aquila, ma lavora bene. Per dare il bianco io ricorro a John Murray, se vi serve una baby sitter per Nikki, mia sorella Alice Doherty sarebbe felice di farlo. E rimasta vedova qualche anno fa e abita dalle vostre parti.»
«E un suggerimento molto utile», affermo Angela. «Lavorando tutti e due, ne avremo bisogno quasi tutti i giorni.»
Piu tardi quel pomeriggio, i Wilson ritornarono alla loro futura proprieta insieme a Pete e a John, che avevano gia contattato. Si misero d’accordo per una pulizia generale, un minimo di imbiancatura e piccole riparazioni.
Dopo un’ultima visita al negozio di ferramenta, per permettere a Nikki di dire arrivederci a Rusty, inizio il viaggio di ritorno a Boston, con Angela al volante e David e Nikki che fantasticavano ad alta voce sulla nuova vita che li aspettava.
Dopo essere rimasto un po’ in silenzio, David ripenso al dottor Portland e ne parlo con la moglie, chiedendosi se non fosse sproporzionata la reazione che aveva avuto per essere stato svegliato.