David arrosti la carne sul barbecue che si trovava sulla terrazza della biblioteca e, quando la porto in casa, Angela aveva disposto il resto del cibo sulla tavola della sala da pranzo, dove aveva acceso due candele che attenuavano appena l’oscurita, nascondendo il disordine che ancora imperversava tutt’intorno.

Si sedettero alle due estremita della tavola e mangiarono in silenzio, guardandosi negli occhi. Erano profondamente colpiti dall’atmosfera romantica che li avvolgeva e si resero conto che, negli ultimi anni, la tenerezza e la seduzione non avevano avuto molto spazio nella loro vita, per esigenze lavorative e le preoccupazioni per la salute di Nikki.

Rimasero seduti a lungo, anche dopo avere finito la cena, continuando a guardarsi e ad ascoltare la sinfonia di suoni che entrava dalle finestre aperte. Quella prima notte estiva nel Vermont era un momento magico e volevano assaporarlo fino in fondo.

Poi il desiderio reciproco li sospinse nel soggiorno completamente al buio, dove si gettarono sul divano, abbracciandosi e baciandosi appassionatamente. Si spogliarono, aiutandosi a vicenda e, con un coro di grilli come sottofondo, fecero l’amore nella loro nuova casa.

Il mattino dopo, la confusione era al massimo: il cane abbaiava, reclamando il cibo, Nikki si lamentava perche non trovava i suoi jeans preferiti e David impazziva a cercare la lista degli oggetti chiusi negli scatoloni.

«Basta», grido Angela, la cui pazienza era arrivata al limite. «Non voglio piu sentire nessuno urlare o lamentarsi.»

Per un momento, persino Rusty tacque.

«Calmati, tesoro», disse David. «Innervosirsi non risolve niente.»

«E non dirmi che non mi devo innervosire!»

«Va bene, chiamero la baby sitter.»

«Non sono una bambina piccola», si lamento Nikki.

«Oh, aiuto!» Angela alzo gli occhi al cielo.

Alice Doherty si rivelo un vero dono del Signore. Aveva un aspetto da nonnina, con i capelli bianchi, l’espressione calorosa e gli occhi vivaci. Era dotata di un’energia sorprendente per una donna di settantanove anni e certo non le mancavano comprensione e pazienza, doti necessarie con una bambina testarda e malata come Nikki. Per di piu, si affeziono subito a Rusty, cosa che le attiro le simpatie della bimba.

Come prima cosa, Angela le insegno gli esercizi di drenaggio bronchiale di Nikki, che Alice imparo subito.

«Non preoccupatevi di nulla», disse ad Angela e a David che stavano uscendo dalla porta sul retro, mentre Nikki agitava una zampa di Rusty in segno di saluto.

«Voglio andare a lavorare in bici», annuncio David alla moglie.

«Parli sul serio?»

«Certo.»

«Serviti pure», lo incito lei, che intanto saliva sulla famigliare e accendeva il motore.

Mentre si avvicinava all’ ospedale, Angela si sentiva un po’ nervosa: pur essendo sicura delle proprie capacita professionali, quello era pur sempre il suo primo vero lavoro. Facendo appello a tutto il suo coraggio e dicendosi che i timori del primo giorno sono una cosa naturale, si presento nell’ufficio di Michael Caldwell, che la porto subito da Helen Beaton. Il presidente dell’ospedale era impegnato in una riunione con il dottor Delbert Cantor, capo del personale medico, ma la interruppe per darle il benvenuto e la fece entrare nel suo ufficio perche conoscesse subito anche il dottor Cantor.

Mentre le stringeva la mano, questi la squadro sfrontatamente da capo a piedi, commentando: «Ehi, ehi, lei non assomiglia di certo alle poche ragazze che frequentavano la facolta di medicina insieme a me, erano tutte racchie».

Angela gli rivolse un sorriso di circostanza. Avrebbe voluto dire che nel suo corso era l’opposto: erano gli uomini a essere tutti bruttissimi, ma si trattenne. Il modo di fare di quel tipo era offensivo, apparteneva chiaramente alla minoranza di medici vecchio stampo che con le colleghe donne non si trovano a proprio agio.

«Siamo davvero felici che lei si sia unita alla nostra grande famiglia», le disse Helen Beaton nell’accomiatarsi. «Sono sicura che trovera questa esperienza stimolante e soddisfacente.»

Caldwell l’accompagno poi al laboratorio clinico. Non appena la vide entrare, il dottor Wadley si alzo in piedi e l’abbraccio come fossero vecchi amici.

«Benvenuta nella nostra squadra», l’accolse con un sorriso caloroso. «Erano settimane che aspettavo questo giorno!»

«Io posso andare, vedo che e in buone mani», si accomiato Caldwell.

«E stato proprio un bel colpo reclutare un patologo con un simile talento», lo lodo Wadley. «Dovresti ricevere un encomio ufficiale.»

Caldwell era raggiante.

«Un brav’uomo», commento poi Wadley, guardandolo allontanarsi.

Angela annui, ma tutta la sua attenzione era concentrata sul suo diretto superiore. Anche se era stupita, come la prima volta, dalla rassomiglianza con suo padre, adesso riusciva a cogliere anche tutte le differenze. L’espansivita di Wadley era ben lontana dal distaccato riserbo di suo padre e le aveva fatto piacere il caloroso benvenuto che aveva ricevuto. Il primo giorno di lavoro, era rassicurante sentirsi cosi desiderati.

«Prima di tutto, lasci che le mostri il suo ufficio.» Wadley si frego le mani, eccitato come un bambino, poi apri una porta che dalla sua stanza dava direttamente in un’altra, destinata a lei. Sembrava essere stata imbiancata e risistemata di recente ed era completamente bianca: pareti, scrivania, tutto quanto.

«Le piace?»

«E meravigliosa.»

Wadley indico la porta che la collegava alla sua, dicendo: «Sara sempre aperta, in senso letterale e figurato».

«Meraviglioso», ripete Angela.

«Adesso facciamo di nuovo il giro del laboratorio. Lo ha gia visto una volta, ma voglio presentarla al personale.» Cosi dicendo, Wadley indosso un lungo camice bianco.

Nel quarto d’ora che segui, Angela conobbe piu persone di quante potesse sperare di ricordarsi. Alla fine della visita, Wadley la fece fermare in una stanza priva di finestre che apparteneva al dottor Paul Darnell, il collega patologo.

Darnell era piccolo e indossava abiti sgualciti, coperti da un camice pieno zeppo di macchie che evidentemente si era procurato preparando i vetrini. Sembrava un tipo gradevole, ma semplice e riservato.

Al ritorno nel proprio ufficio, Wadley spiego ad Angela i doveri e le responsabilita che la attendevano e concluse affermando con sincero entusiasmo: «Cerchero di fare di lei uno dei migliori patologi del Paese».

David si era proprio goduto quella pedalata di piu di cinque chilometri. La tersa aria mattutina era deliziosa e gli uccellini si facevano sentire piu di quanto si fosse immaginato. Inoltre, aveva intravisto parecchi cervi su un prato cosparso di rugiada, subito dopo avere attraversato il fiume Roaring.

Arrivato sul posto di lavoro, scopri di essere in anticipo: Charles Kelley non si fece vivo fino alle nove.

«Accidenti, lei ha proprio voglia di cominciare!» esclamo quando lo vide nella sala d’attesa del CMV. «Venga!»

Lo introdusse nel suo ufficio e gli fece riempire tutta una serie di moduli. Mentre David scriveva, gli decanto i vantaggi di quel lavoro. «Avra colleghi altamente preparati e servizi eccellenti. Che cosa potrebbe desiderare di piu?»

«Non saprei», ammise David.

Quando Kelley l’accompagno nell’ambulatorio, David ammiro il proprio nome inciso su una targa, ma si stupi nel vedere che sopra il suo era scritto DOTTOR KEVIN YANSEN.

«E lo stesso ambulatorio?» chiese sottovoce raggiungendo Kelley. Nella sala d’attesa c’erano sei pazienti.

«Lo stesso», rispose Kelley.

David venne presentato all’impiegata che avrebbe avuto in comune con il dottor Yansen, Anne Withington,

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