David e Angela dormirono male quella notte, a causa dell’eccitazione, ma ognuno di loro reagi in maniera diversa. Angela fece fatica ad addormentarsi, mentre David, invece, si sveglio alle quattro e capi che non sarebbe piu riuscito a riprendere sonno.
Sguscio fuori dal letto e stava per scendere di sotto, quando senti un rumore provenire dalla camera di Nikki e vide la bimba comparire sulla soglia.
«Che cosa fai gia alzata?» le sussurro.
«Mi sono svegliata. Pensavo a Caroline.»
David entro in camera sua e rimase a parlare con lei. Le assicuro che, appena fosse arrivato in ospedale, sarebbe passato dalla sua amica per vedere come stava e le avrebbe telefonato per tenerla informata.
Nikki tossi e David le suggeri di fare subito gli esercizi di drenaggio bronchiale. Quando ebbero finito, la bimba disse di sentirsi molto meglio.
Scesero insieme in cucina, dove David cucino uova e pancetta e Nikki scaldo i panini nel forno. Con il camino acceso c’era un’aria di festa, che era un ottimo antidoto per esorcizzare i pensieri cupi. Alle sei David era gia in ospedale e non volle disturbare i pazienti che ancora dormivano. Sbirciando nella stanza di Donald, vide che era sveglio, cosi entro.
«Mi sento davvero male», gli disse. «Non ho chiuso occhio per tutta la notte.»
«Che cosa c’e che non va?» gli chiese David, allarmato, scoprendo i sintomi che gli erano fin troppo familiari: crampi addominali, nausea e diarrea e inoltre, come per Jonathan, un’eccessiva salivazione.
David cerco di rimanere calmo, dicendosi che Donald non era mai stato sottoposto a chemioterapia. Aveva si subito un difficile intervento chirurgico a causa di un sospetto cancro al pancreas: gli erano stati asportati il pancreas, parte dello stomaco e dell’intestino e buona parte del tessuto linfatico, ma l’esame istologico aveva rivelato successivamente che il tumore era benigno. David sperava che, non essendo stato sottoposto a chemioterapia, Donald avesse abbastanza difese immunitarie per contrastare la misteriosa malattia.
Terminato il giro in corsia, chiese in quale stanza si trovasse Caroline e scopri che per arrivarci doveva passare dall’unita di terapia intensiva. Ne approfitto cosi per chiedere notizie di Jonathan e, anche se era preparato al peggio, fu un colpo per lui sapere che era morto alle tre di quella mattina.
«Tutto quello che abbiamo fatto non e servito», gli disse la caposala, «e stato un decorso fulminante. Che peccato: un uomo cosi giovane! E proprio vero che non si sa mai quando ci tocca andarcene.»
David annui, sentendosi la bocca arida. Il conto era rapido da fare: in una settimana aveva perduto quattro pazienti.
Si rallegro nello scoprire che Caroline aveva reagito benissimo agli antibiotici e alla terapia respiratoria: la febbre era sparita, il colorito era roseo e gli occhi azzurri luccicavano vispi. Quando lo vide comparire sulla soglia, gli rivolse uno smagliante sorriso.
«Nikki vuole venirti a trovare», le disse David.
«Bene. Quando?»
«Probabilmente questo pomeriggio.»
«Le dica di portarmi il libro di lettura e anche il sussidiario, per favore.»
David promise che lo avrebbe fatto, poi ando in ambulatorio, dove la prima cosa che fece fu telefonare a casa. Rispose Nikki e lui la rassicuro dicendole che Caroline stava molto meglio e che poteva andare a trovarla. Le riferi della sua richiesta dei libri e poi le domando di passargli Angela.
«E sotto la doccia. Ti faccio richiamare?»
«No, non occorre, ma voglio che le ricordi una cosa. Ieri ha portato a casa un fucile, che e appoggiato alla ringhiera, in fondo alle scale. Deve fartelo vedere e spiegarti che non lo devi toccare. Puoi ricordarle di farlo?»
«Si, papa.»
David s’immagino la figlia che alzava gli occhi al cielo.
«Parlo sul serio, non dimenticartene.»
Riaggancio, pensando al fucile. Non gli piaceva averlo in casa e non gli piaceva quell’ossessione di Angela per il caso Hodges.
Visto che aveva un po’ di tempo a disposizione prima che l’ambulatorio aprisse al pubblico, decise di mettersi a compilare un po’ di scartoffie, ma aveva appena iniziato quando senti squillare il telefono. Era Sandra Hascher, una sua paziente affetta da melanoma che si era esteso ai linfonodi.
«Non mi aspettavo che rispondesse direttamente lei», si stupi Sandra.
«In questo momento ci sono soltanto io.»
Sandra spiego di avere un ascesso a un dente. Dopo l’estrazione, l’infezione si era aggravata. «Mi spiace disturbarla, ma ho quaranta di febbre. Andrei al pronto soccorso, ma l’ultima volta che l’ho fatto mi e toccato pagare, perche il CMV si e rifiutato di riconoscere l’urgenza.»
«Questa storia l’ho gia sentita», commento con amarezza David. «Venga qui subito. La visitero immediatamente.»
L’ascesso faceva impressione. Tutto un lato del volto di Sandra era deformato dal gonfiore e i linfonodi sotto la mandibola erano grossi quasi quanto una palla da golf.
«Dev’essere ricoverata», le disse David.
«Non posso, ho troppo da fare e il mio bambino di dieci anni e a casa con la varicella.»
«Deve trovare una soluzione. Non posso lasciarla andare in giro con addosso questa bomba a orologeria.»
David le spiego dettagliatamente l’anatomia di quella parte del corpo, sottolineando come l’ascesso fosse pericolosamente vicino al cervello. «Se l’infezione arriva al sistema nervoso, allora si che avremo guai seri. Ha bisogno di una somministrazione continua di antibiotici, non e uno scherzo.»
Sandra si convinse. David riempi per lei i documenti necessari e scrisse la terapia a cui doveva essere sottoposta, quindi la mando all’accettazione, non senza avere avvisato l’impiegata del suo arrivo.
Angela si sentiva a pezzi. Diverse tazze di caffe non erano servite a tirarla su. Si era addormentata non prima delle tre e non aveva dormito bene, a causa di vari incubi in cui comparivano il cadavere di Hodges, lo stupratore con gli occhiali da sci e il mattone che aveva rotto i vetri.
Quando si sveglio, si stupi vedendo che David era gia andato al lavoro. Mentre si vestiva, ripenso alla promessa che gli aveva fatto di cercare di dimenticare Hodges, ma le sembrava difficile da mettere in pratica.
Si chiese che fine avesse fatto Phil Calhoun e penso che, se anche non aveva scoperto nulla, avrebbe dovuto farsi vivo con lei. Provo a telefonargli, ma trovo la segreteria telefonica e decise di non lasciare nessun messaggio.
Quando vide che Nikki era gia alzata, la chiamo per gli esercizi respiratori, ma la bimba le disse che li aveva gia fatti con il padre.
«Davvero?» si stupi Angela. «E la colazione?»
«Abbiamo fatto anche quella.»
«A che ora vi siete alzati?»
«Verso le quattro.»
Angela non era contenta che David si alzasse cosi presto. L’insonnia e spesso un sintomo di depressione e non le piaceva nemmeno che Nikki seguisse l’esempio del padre.
«Come ti sembra che stesse papa, stamattina?» le chiese.
«Bene. Ha chiamato mentre facevi la doccia per dire che Caroline sta bene e che questo pomeriggio posso andare a trovarla.»
«Oh, questa si che e una bella notizia!»
«E poi mi ha anche chiesto di ricordarti di un fucile. Aveva un’aria strana, come se pensasse che io non sappia che cos’e un fucile.»
«E preoccupato», spiego Angela. «Non e uno scherzo. Le armi, se lasciate in mano ai bambini, sono un pericolo. Molti bambini ogni anno rimangono uccisi a causa delle armi tenute in casa, anche se le statistiche riguardano soprattutto le rivoltelle.»
Angela ando a prendere il fucile e tolse il proiettile, spiegandole come si faceva a capire che in quel modo il fucile era scarico. Poi glielo fece maneggiare, insegnandole a caricarlo, scaricarlo e a premere il grilletto. Dopo di che andarono dietro il fienile e tirarono un colpo a testa. Nikki disse che non le piaceva sparare perche le faceva