medaglia.»

«Mi e stato detto che lei aveva un’opinione ben misera di quell’uomo.»

«Questo e dire poco. Era un essere spregevole.»

«Potrebbe spiegarsi meglio?»

«Non gl’importava niente degli altri.»

«Intende della gente in generale o degli altri medici?»

«Soprattutto dei medici, credo. Non gl’importava. Aveva un chiodo fisso ed era l’ospedale, ma il suo concetto d’istituzione non comprendeva i medici che vi lavoravano. Ha rilevato i reparti di radiologia e di patologia, gettando molti di noi sul lastrico. Tutti noi volevamo strozzarlo.»

«Mi potrebbe fare dei nomi?»

«Certo, non e un segreto», dichiaro Cantor e conto sulle dita della mano cinque medici, compreso se stesso.

«E lei e l’unico di questi a essere ancora sulla breccia.»

«Sono l’unico che e ancora in radiologia. Grazie a Dio, ho avuto la lungimiranza di mettere in piedi questa clinica radiologica. Anche Paul Darnell e ancora qui. Lui e a patologia.»

«Lei sa chi ha ucciso Hodges?» chiese allora Calhoun.

Cantor fece per parlare, ma poi si fermo. «La sa una cosa? Mi sono appena accorto che ho cantato come un canarino, anche se avevo esordito dicendo che non volevo parlare di Hodges.»

«Si, me ne sono accorto anch’io. Immagino che abbia cambiato idea. Allora: sa chi ha ucciso Hodges?»

«Se anche lo sapessi, non glielo direi.»

Calhoun all’improvviso consulto il proprio orologio da taschino e si alzo. «Mi spiace, ma dobbiamo interrompere la nostra chiacchierata. Non mi ero accorto dell’ora e ho un altro appuntamento.»

Spense il sigaro nel portacenere, sotto il naso dello stupito dottor Cantor, e corse fuori. Balzo sul suo furgone e arrivo alla biblioteca, dove vide Angela che passeggiava davanti all’ingresso.

«Mi scusi se ho fatto tardi», le disse. «Mi stavo divertendo un mondo a parlare con il dottor Cantor che non mi sono accorto dell’ora.»

«Avevo anch’io qualche minuto di ritardo», lo rassicuro lei, arrampicandosi sul furgorcino, che puzzava di sigaro. «Sono curiosa di sentire del dottor Cantor. Ha detto qualcosa d’interessante?»

«Non l’ha ucciso lui, Hodges, ma m’interessa. Stessa cosa per Helen Beaton. C’e qualcosa in ballo, lo sento.»

Calhoun abbasso il finestrino. «Le spiace se fumo?»

«Immagino che sia per questo che abbiamo preso il suo camioncino.»

«Pensavo di doverglielo chiedere lo stesso.»

«E sicuro che questa visita alla polizia andra bene?» domando Angela. «Piu ci penso, piu m’innervosisco. In fondo, non e vero che quei referti mi servono per curare i pazienti. Io sono una patologa.»

«Non si preoccupi. Potrebbe anche non avere bisogno di dire niente. Ho gia spiegato tutto al tenente e lui non ha fatto obiezioni.»

«Mi fido di lei.»

«Non rimarra delusa. Ma ho una domanda da farle. La reazione di suo marito mi preoccupa. Non voglio creare difficolta fra voi due, dato che, lavorando a questo caso, mi sto divertendo come non mi era mai successo da quando sono andato in pensione. Che cosa ne dice se abbasso la mia paga oraria?»

«La ringrazio per la sua premura, ma sono sicura che David non fara storie, se ci atteniamo alla settimana che abbiamo detto.»

Nonostante le rassicurazioni di Calhoun, nell’entrare alla stazione di polizia di Burlington Angela era tesa. Ben presto, pero, vide che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Fu Calhoun a parlare e il poliziotto di servizio fu estremamente gentile.

«Gia che ci siamo», propose Calhoun, «perche non fa addirittura due copie?»

«Non c’e problema», rispose lui. Maneggiava gli originali con le mani guantate.

Calhoun fece l’occhiolino ad Angela e le sussurro: «Cosi avremo una copia per uno».

Dieci minuti dopo, Angela e Calhoun erano di nuovo sul furgoncino.

«E stato un gioco da ragazzi», commento lei, sollevata, prendendo le copie dalla busta in cui le aveva infilate il poliziotto.

«Non dico mai ‘io l’avevo detto’», scherzo Phil Calhoun. «Non sono quel genere di persona.»

Angela sorrise. Cominciava a piacerle lo humour di quell’uomo.

«Che cosa sono?» chiese lui.

«I fogli di accettazione di otto pazienti.»

«Hanno qualcosa di particolare?»

«Non mi sembra.» Angela era delusa. «Non hanno alcun elemento in comune. Eta diverse, diagnosi diverse, alcuni sono uomini e alcuni sono donne. Ci sono un’anca fratturata, polmonite, sinusite, dolori al petto, dolori addominali, flebite, ictus, calcoli renali. Non so di preciso che cosa mi aspettassi, ma mi sembrano tutte cose all’ordine del giorno.»

Calhoun si addentro nel traffico. «Non arrivi a conclusioni affrettate», le consiglio.

Angela rimise i fogli nella busta e guardo fuori dal finestrino. Immediatamente riconobbe la zona in cui si trovarono e chiese a Calhoun di fermarsi.

«Siamo vicini all’ufficio del medico legale», gli spiego. «Che cosa ne dice di fare un salto da lui? Ha eseguito l’autopsia su Hodges e una nostra visita potrebbe smuovere un po’ piu d’interesse da parte sua.»

Calhoun approvo l’idea e, dieci minuti dopo, incontrarono Walter Dunsmore in una sala che veniva utilizzata dai medici per consumare i pasti.

«Che cosa ne dite di prendere anche voi qualcosa da mangiare?» suggeri Walt.

Calhoun e Angela comprarono dei panini a un distributore automatico e lo raggiunsero.

«Il signor Calhoun sta indagando sul caso Hodges», spiego Angela a Walt. «Siamo passati a vedere se ci sono ulteriori sviluppi.»

«No, non direi. L’esame tossicologico era negativo, tranne per l’alcol, di cui ti ho gia parlato. Come ho gia detto, nessuno ha interesse di dare priorita a questo caso.»

«Qualche novita sul carbone sotto la pelle?» chiese ancora Angela.

«Veramente non ci ho piu pensato», ammise Walt.

Lei gli spiego che doveva andare via subito, perche stava terminando la pausa e doveva rientrare in ospedale e Walt la incoraggio a tornare da lui tute le volte che avesse voluto.

Tornati a Bartlet, Calhoun la lascio dietro la biblioteca, raccomandandole di non esporsi.

«Non si preoccupi», gli disse Angela mentre si precipitava alla propria macchina. Era gia l’una e mezzo.

Appena rientro in ufficio, mise le copie degli otto fogli di accettazione nel primo cassetto della sua scrivania, dicendosi che doveva ricordarsi di portarle a casa. Poi s’infilo il camice e in quel momento entro Wadley, senza nemmeno preoccuparsi di bussare.

«Sono quasi venti minuti che la cerco», disse irritato.

«Ero fuori.»

«Questo era evidente, l’ho fatta chiamare parecchie volte.»

«Mi dispiace, ho usato l’ora della pausa per alcune commissioni.»

«E stata via piu di un’ora», le fece notare Wadley.

«Si, puo essere, ma questa sera mi fermero piu a lungo, come del resto faccio spesso, e poi avevo avvertito il dottor Darnell perche mi sostituisse in caso di emergenza.»

«Non mi piace che i miei patologi scompaiano nel mezzo della giornata.»

«Non sono stata via a lungo. Sono consapevole delle mie responsabilita. Se oggi avessi dovuto analizzare le biopsie, non mi sarei certo assentata. Inoltre, sono dovuta andare dal medico legale.»

«Ha visto Walt Dunsmore?» chiese Wadley, con un tono gia meno ostile.

«Puo telefonargli, se non mi crede.»

«Ho troppo da fare per controllare i movimenti dei miei collaboratori. La questione e che ultimamente mi preoccupa il suo comportamento. Le devo ricordare che e ancora in prova e le posso assicurare che, se si dimostra inaffidabile, non verra confermata.»

Con questo, Wadley ritorno nel proprio ufficio sbattendo la porta.

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