grande famiglia, qui a Bartlet. Per incoraggiarvi, voglio subito dirvi che la mia banca e disposta a offrivi un mutuo agevolato per acquistare una casa.»
David e Angela rimasero a bocca aperta, mentre Barton Sherwood si addentrava nei dettagli. Mai, nemmeno nei loro sogni piu ottimistici, avevano immaginato di potersi comprare una casa nel primo anno del loro trasferimento. Avevano pochissimo denaro in contante e una montagna di debiti per ripagare le spese che avevano sostenuto nel periodo della specializzazione: piu di centocinquantamila dollari.
Soltanto quando furono tornati in macchina osarono parlare.
«Non posso crederci», disse David.
«E troppo bello per essere vero», convenne Angela.
«Vuol dire che verremo a stare a Bartlet?» chiese Nikki.
«Vedremo», fu la risposta laconica di Angela.
Poiche all’andata aveva guidato David, Angela si offri di farlo per il viaggio di ritorno e lui ne approfitto per dare un’occhiata ai documenti che Caldwell gli aveva fornito.
«Interessante», commento. «C’e un articolo del giornale locale riguardante la conclusione del contratto fra il Bartlet Community Hospital e il CMV. Dice che l’accordo e stato raggiunto quando il consiglio di amministrazione dell’ospedale, sotto la guida di Harold Traynor, ha finalmente accolto la richiesta del CMV di fornire l’ospedalizzazione per una tariffa mensile pro capite, un metodo di controllo dei costi incoraggiato dal governo e favorito dagli enti mutualistici.»
«Questo e il classico esempio di come le strutture che hanno la funzione di fornire ai cittadini servizi come gli ospedali e i medici, siano costrette a fare concessioni», commento Angela.
«Gia. Accettando un pagamento pro capite l’ospedale e costretto ad agire come una compagnia di assicurazioni. Si assume parte dei rischi dei contraenti del CMV.»
«Che cosa vuol dire ‘pagamento pro capite’?» domando Nikki.
«Vuol dire che a un’organizzazione viene pagata una certa somma per ogni persona», le spiego David. «Per l’assistenza sanitaria di solito la somma e mensile.»
La bimba pareva ancora perplessa e David aggiunse: «Diciamo che il CMV paga al Bartlet Hospital mille dollari al mese per ogni persona iscritta. Se qualcuno deve andare in ospedale durante quel mese, per qualsiasi motivo, il CMV non deve pagare piu niente. Cosi, se in quel mese nessuno si ammala, l’ospedale la fa franca come un bandito. Ma che cosa succede, secondo te, se tutti si ammalano e devono andare in ospedale?»
«E troppo astratto per lei», intervenne Angela.
«Ho capito», disse la figlia. «Se tutti si ammalano, l’ospedale va in rovina.»
David sorrise soddisfatto e diede una scherzosa gomitata nel fianco alla moglie, commentando trionfante: «L’hai sentita? E mia figlia».
Qualche ora dopo erano di ritorno a casa. Salirono al quarto piano e Angela, che fu la prima a raggiungere il loro appartamento, si lascio sfuggire un «Oh!» di sgomento, indicando la porta.
«Che cosa succede?» chiese David.
Si vedeva il segno lasciato da un piede di porco e, quando David la spinse, si accorse che tutte e tre le serrature erano saltate. Quando accese la luce, apparve uno spettacolo desolante: l’appartamento era stato saccheggiato, i mobili rovesciati e il contenuto sparso per terra.
«Oh, no!» grido Angela disperata, mentre le salivano le lacrime agli occhi.
«Calma, quello che e successo e successo, non diventiamo isterici», cerco di tranquillizzarla David.
«Che cosa vuol dire, ‘non diventiamo isterici’? La nostra casa e rovinata, il televisore e sparito.»
«Possiamo comprarne un altro», disse David.
Nikki, tornando dalla sua camera, riferi che nulla era stato toccato.
«Grazie a Dio, almeno questo», disse David con calma.
Angela spari in camera da letto, mentre lui controllava la cucina. A parte una vaschetta di gelato squagliato, appoggiata sul tavolo, era tutto in ordine.
David sollevo il ricevitore e chiamo la polizia, poi si volto verso Angela, che era ritornata dalla camera da letto con in mano un portagioie, vuoto. Si vedeva che stava lottando per mantenere il controllo.
«Non dirmi qualcosa di super razionale», riusci a mormorare attraverso le lacrime. «Non dirmi che possiamo comprare altri gioielli.»
«Va bene, va bene», si arrese lui.
Angela si asciugo il viso con la manica.
«Ritornare a casa in questo modo fa sembrare Bartlet ancora piu desiderabile», mormoro. «A questo punto sono piu che pronta a lasciarmi alle spalle i mali della citta.»
«Non ho nulla contro di lui personalmente», disse il dottor Randall Portland alla moglie Arlene mentre si alzavano da tavola. Lei fece cenno ai figli Mark e Alien di aiutare a sparecchiare. «Solo che non voglio dividere il mio ambulatorio con un internista.»
«E perche?» chiese lei, mentre si faceva dare i piatti dai figli e buttava gli avanzi nella pattumiera.
«Perche non voglio che i miei pazienti, convalescenti da un’operazione, dividano la sala d’attesa con un mucchio di malati», sbotto Randy. Rimise il tappo a una bottiglia di vino bianco e la ficco in frigo. «Di’ pure che sono superstizioso, non m’importa, ho gia abbastanza gatte da pelare con i miei pazienti e questo mi deprime.»
«Possiamo guardare la televisione?» chiese Mark. Alien, con i suoi occhioni angelici, gli stava alle spalle. Avevano sette e sei anni.
«Eravamo gia d’accordo che…» comincio Arlene, ma poi si fermo. Era difficile resistere allo sguardo implorante del figlio. E poi, voleva rimanere un po’ sola con il marito. «Solo mezz’ora.»
«Uau!» esclamo Mark e Alien gli fece eco, mentre schizzavano ad accendere il televisore.
Arlene prese Randy per il braccio e lo porto in soggiorno, lo fece sedere sul divano e lei si sistemo nella poltrona di fronte. «Non mi piace il tuo tono. Sei ancora sconvolto per Sam Hemming?»
«Certo che lo sono», rispose Randy, irritato. «Non ho mai perduto un paziente in tutta la mia carriera e adesso ne ho persi tre.»
«Ci sono cose che non dipendono da te.»
«Nessuno di loro avrebbe dovuto morire», insistette lui, «specialmente sotto le mie cure. Sono solo un medico delle ossa che si gingilla con le loro estremita.»
«Pensavo che avessi superato la depressione.»
«Ho di nuovo problemi a dormire.»
«Forse dovresti chiamare il dottor Fletcher», gli suggeri Arlene.
Prima che potesse rispondere, suono il telefono e Arlene sobbalzo. Aveva imparato a odiare quel suono, specialmente quando il marito aveva qualche convalescente in ospedale. Rispose al secondo squillo, sperando che si trattasse della telefonata di qualche amico o conoscente, ma purtroppo non lo era. Una delle infermiere del Bartlet Community Hospital desiderava parlare con il dottor Portland.
Arlene passo il ricevitore al marito, che lo prese riluttante e lo poggio all’orecchio. Dopo avere ascoltato per un momento, Randy impallidi e poi riabbasso piano il ricevitore, sollevando lo sguardo verso Arlene.
«Il ginocchio che ho operato stamattina», disse, incredulo. «William Shapiro non sta bene. Non posso crederci. Gli stessi sintomi: febbre altissima e disorientamento, probabilmente polmonite.»
Arlene gli si avvicino e lo abbraccio. «Mi spiace», mormoro, non sapendo che altro dire.
Randy non reagi ne tento di muoversi per qualche minuto, poi si libero in silenzio dall’abbraccio della moglie e usci dalla porta sul retro, senza dire una parola. Arlene lo guardo dalla finestra della cucina, mentre l’auto percorreva il vialetto e si immetteva nella strada. Era preoccupata per suo marito, ma non sapeva che cosa fare.
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