centimetri. Riprovo ancora, ma senza migliori risultati. Allora prese la pala e raschio via la terra che aveva smosso. Non aveva dubbi sulle intenzioni di Van Slyke: gli stava facendo scavare la tomba. Si chiese se anche con Phil Calhoun avesse seguito la stessa procedura.

Sapeva che la sua unica speranza era farlo parlare.

«Quanto devo scavare?» domando, passando nuovamente al piccone.

«Voglio un buco grosso, come quello di una ciambella. La voglio tutta. Voglio che mia madre mi dia tutta la ciambella.»

David degluti. La psichiatria non era mai stata il suo forte, quando frequentava la facolta di medicina, ma capi che cio a cui stava assistendo era chiamato «libera associazione» ed era un sintomo di schizofrenia acuta.

«Tua madre ti dava tante ciambelle?» gli chiese. Non sapeva bene che cosa doveva dire, ma desiderava disperatamente farlo parlare.

Van Slyke lo guardo come se fosse stupito di vederlo li e rispose: «Mia madre si e suicidata. Si e uccisa», poi rise a squarciagola.

David ricordo un altro sintomo della schizofrenia, chiamato eufemisticamente «affettivita inadeguata», e gli torno alla mente l’altro componente della sua malattia evidenziatosi durante il servizio in marina: la paranoia.

«Scava piu in fretta!» grido improvvisamente Van Slyke, come se si fosse risvegliato da una trance.

David obbedi, ma non rinuncio al tentativo di farlo parlare. Gli chiese come si sentiva e poi che cosa aveva in mente, ma non ottenne risposta. Era come se l’altro fosse completamente assorbito dai suoi pensieri. Il viso era privo di espressione.

«Stai sentendo delle voci?» gli chiese allora, tentando un altro tipo di approccio. Intanto, continuava a menare colpi di piccone. Poiche non ci fu alcuna risposta, sollevo di nuovo lo sguardo su Van Slyke, la cui espressione era nuovamente cambiata, ora esprimendo sorpresa. Aveva gli occhi come due fessure e il tremore era aumentato.

David smise di scavare e lo osservo, colpito dall’intensita di quel mutamento. «Che cosa dicono le voci?» gli domando allora.

«Niente!» grido l’altro.

«Sono come quelle che sentivi in marina?» insistette ancora David.

Van Slyke incurvo le spalle e lo guardo piu che sorpreso. Appariva scioccato.

«Come fai a sapere della marina? E come fai a sapere delle voci?»

Nel suo tono di voce David colse la paranoia e si senti incoraggiato: stava cominciando a incrinare la sua corazza.

«So un sacco di cose su di te», gli rispose. «So quello che hai fatto, ma ti voglio aiutare. Io non sono come gli altri ed e per questo che sono qui. Sono un medico e mi preoccupo per te.»

Van Slyke non parlo. Si limito a guardare David, che continuo: «Mi sembri molto scombussolato. E per i pazienti?»

L’altro rimase senza fiato, come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco. «Quali pazienti?» domando.

David degluti ancora, aveva la bocca secca. Sapeva che stava correndo grossi rischi e sentiva le parole di Angela che l’aveva messo in guardia, ma non aveva scelta, doveva giocare d’azzardo.

«Sto parlando dei pazienti che hai aiutato a morire.»

«Dovevano morire in ogni caso», grido Van Slyke.

David senti un brivido lungo la spina dorsale. Allora era stato proprio lui!

«Non li ho uccisi io», sbotto Van Slyke. «Sono stati loro. Lo hanno schiacciato loro il bottone, non io.»

«Che cosa intendi?»

«Sono state le onde radio.»

David annui e cerco di sorridere in maniera compassionevole, nonostante la paura. Era chiaro che aveva a che fare con le allucinazioni di uno schizofrenico paranoide. «Sono le onde radio che ti dicono che cosa fare?»

L’espressione di Van Slyke cambio ancora una volta. Ora guardo David come se lo considerasse pazzo. «Certo che no», rispose sdegnato, poi fu di nuovo in preda alla collera e domando nuovamente: «Come fai a sapere della marina?»

«Te l’ho gia detto, io so un sacco di cose su di te», rispose David, «e ti voglio aiutare. E per questo che sono qui, ma non ti posso aiutare, se non mi dici tutto. Voglio sapere chi sono ‘loro’. Tu capisci le voci che senti?»

«Avevi detto che sai un sacco di cose su di me.»

«Si, ma non so chi ti dice di uccidere la gente e nemmeno perche lo fai. Penso che siano le voci a dirtelo. E cosi?»

«Chiudi il becco e scava», replico Van Slyke, puntando la rivoltella leggermente a sinistra rispetto a David e premendo il grilletto. La pallottola si conficco nella porta dello stanzino, che gemette sui cardini.

David riprese a scavare, spaventato, ma dopo qualche palata decise di correre di nuovo il rischio di parlare. Voleva riguadagnare credibilita, impressionando l’altro con la quantita di informazioni che aveva su di lui.

«Lo so che ti pagano per quello che fai», gli disse, «e so anche che metti i soldi nelle banche di Albany e di Boston, ma non so chi ti paga. Chi e, Werner?»

Van Slyke rispose con un gemito. David sollevo la testa e lo vide reggersi la testa fra le mani, coprendosi le orecchie come per difenderle da rumori molesti.

«Le voci stanno diventando piu forti?» gli domando quasi urlando, per farsi sentire ugualmente.

Van Slyke annui e comincio a guardarsi intorno frenetico, come per cercare una via di fuga. David approfitto della sua momentanea distrazione per afferrare il badile e valutare la distanza che li separava, chiedendosi se sarebbe riuscito a colpirlo e se questo sarebbe stato sufficiente a neutralizzare la minaccia della pistola.

Ma quel momento passo e Van Slyke torno a tenerlo sotto controllo.

«Chi e, chi ti sta parlando?» gli domando allora David, per non allentare la pressione.

«Sono i computer e le radiazioni, proprio come in marina», grido l’altro.

«Ma non sei piu in marina, non sei su un sottomarino nel Pacifico. Sei a Bartlet, nel Vermont, nella tua cantina. Qui non ci sono computer e radiazioni.»

«Come fai a sapere cosi tante cose?» Stava riaffiorando la collera.

«Ti voglio aiutare, lo so che sei sconvolto e che stai soffrendo. Devi sentirti in colpa. Lo so che hai ucciso tu il dottor Hodges.»

Van Slyke rimase a bocca aperta e David si domando se si era spinto troppo oltre. Intuiva di avere evocato in lui una forte paranoia e sperava di non attirare la sua rabbia su di se, come temeva Angela. Sapeva di dover riportare la conversazione sull’argomento di chi pagava Van Slyke, ma non sapeva come fare.

«Ti hanno pagato per uccidere il dottor Hodges?»

L’altro rise con disprezzo. «Questo dimostra che sai ben poco. Loro non c’entrano con Hodges. L’ho fatto perche lui si era rivoltato contro di me, dicendo che assalivo le donne nel parcheggio dell’ospedale. Ma non ero io. Minacciava di dirlo a tutti, a meno che io me ne andassi dall’ospedale. Ma gliel’ho fatta vedere io!»

Ora il suo viso era di nuovo privo di espressione. Scosse la testa e, come risvegliandosi da un sonno profondo, si strofino gli occhi e fisso David. Sembrava stupito di vederselo davanti, con una pala in mano, ma la confusione si trasformo rapidamente in collera. Sollevo la rivoltella, mirando alla testa.

«Ti ho detto di scavare!» ringhio.

David si affretto a obbedire, continuando a temere che l’altro sparasse ugualmente. Quando vide che non lo faceva, si chiese di nuovo come procedere. Era evidente che il suo approccio non funzionava. Era riuscito a mettere Van Slyke sotto pressione, ma non abbastanza o non nel modo giusto.

«Ho gia parlato con la persona che ti paga», tento, dopo qualche minuto in cui aveva scavato in silenzio. «E uno dei motivi per cui so cosi tanto. Mi ha raccontato tutto, quindi non importa se tu mi dici le cose o no.»

«No!» grido Van Slyke.

«Oh, si. Mi anche detto qualcosa che dovresti sapere. Mi ha detto che, se Phil Calhoun comincia ad avere dei sospetti, ti prenderai tu la colpa di tutto.»

«Come fai a sapere di Phil Calhoun?» Van Slyke aveva ricominciato a tremare.

«Ti ho detto che so che cosa sta succedendo. Tutta la faccenda sta per finire. Appena chi ti paga scopre quello che e successo a Phil Calhoun, sara tutto finito. A lui non importa niente di te, pensa che tu sia una nullita.

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