«Scusa.» Angela rallento e si accorse di stringere il volante talmente forte da avere le mani che le facevano male. La casa seguente era quella di Claudette Maurice. Rallento, ma si accorse subito che era tutta chiusa e non c’erano segni di vita, quindi riparti.
Dopo pochi minuti, mentre imboccava la stradina in cui viveva Van Slyke, scorse immediatamente la Volvo. Anche Nikki la vide. Era un raggio di speranza. Angela le parcheggio proprio dietro, spense il motore e salto giu.
Avvicinandosi all’automobile, vide il furgoncino di Phil Calhoun. Guardo dentro tutti e due i veicoli e nel furgone noto un bicchiere di carta sporco di caffe che aveva l’aria di essere li da diversi giorni.
Getto un’occhiata dall’altra parte della strada, verso la casa di Van Slyke. Non c’erano luci accese e l’ansia di Angela aumento.
Corse di nuovo alla macchina e prese il fucile. Nikki fece per scendere, ma lei le urlo di rimanere dove si trovava e il suo tono fece capire a Nikki che non c’era da discutere.
Angela attraverso la strada, tenendo in mano il fucile. Mentre saliva i pochi gradini della veranda, si chiese se dovesse andare direttamente alla polizia. Non aveva dubbi che ci fosse qualcosa che non andava, ma quale aiuto poteva aspettarsi da Robertson? E poi temeva che il fattore tempo fosse vitale.
Provo a suonare il campanello, ma non funzionava, allora busso alla porta e, non ottenendo risposta, provo ad aprirla. Non era chiusa a chiave. La spinse ed entro, guardinga.
Poi chiamo David, piu forte che pote.
David udi il grido di Angela e si raddrizzo. Era appoggiato a un bidone colmo di mele essiccate. Il suono gli era arrivato come da una grande distanza ed era talmente fioco che si chiese se fosse vero. Forse aveva delle allucinazioni, ma poi lo udi un’altra volta.
Adesso era sicuro che era vero e sapeva che si trattava di Angela. Balzo in piedi nell’oscurita e grido il suo nome, ma il suono si spense nello spazio limitato, assorbito dai muri di pietra e dal pavimento di terra. Si mosse alla cieca, fino ad arrivare alla porta. Urlo ancora, ma si rese conto che era inutile, a meno che Angela non scendesse in cantina.
Tastando al buio gli scaffali, prese uno dei vasetti di conserva e con quello tempesto la porta di colpi, ma il rumore non era forte come lui aveva sperato.
Poi senti dei passi sopra di se. Dovevano essere di Angela. Allora cambio tattica: lancio il vasetto contro il soffitto, si copri la testa con le mani e chiuse gli occhi mentre il vetro andava in frantumi.
Si aggrappo agli scaffali e vi si arrampico sopra, per picchiare i pugni direttamente contro le assi del soffitto. Aveva dato un unico colpo, quando lo scaffale su cui si trovava cedette e cadde rovinosamente a terra con tutti i vasetti, travolgendo anche David nella caduta.
Angela era scoraggiata. Aveva fatto il giro di tutto il pianterreno, accendendo parecchie luci, ma non aveva trovato prove che David e Calhoun si trovassero li, tranne un mozzicone di sigaro in cucina che poteva essere stato dell’investigatore.
Stava per salire al piano di sopra, quando penso a Nikki. Preoccupata, torno fuori e arrivo alla macchina per dirle che avrebbe dovuto aspettarla ancora un po’. La bambina le raccomando di fare presto, perche aveva paura a rimanere li da sola.
Angela rientro in casa e comincio a salire le scale, tenendo il fucile con entrambe le nani. Quando raggiunse il piano superiore, si fermo perche le era sembrato di udire qualcosa. Rimase per qualche istante in ascolto e poi, non sentendo piu nulla, prosegui la sua esplorazione.
Lassu lo sporco era ancora maggiore che al piano di sotto e regnava un pungente odore di muffa, come se fossero anni che nessuno saliva la sopra. Dal soffitto pendevano gigantesche ragnatele.
Angela grido piu volte il nome di David, ma nessuno le rispose. Si volto per scendere, quando noto su un tavolino accanto alla ringhiera delle scale una maschera di gomma di quelle che si usano ad Halloween. Imitava la testa di un rettile. Era la maschera indossata dall’uomo che si era introdotto in casa sua!
Scese le scale tremando e a meta strada si fermo ad ascoltare: le era parso di udire qualcosa, come dei colpi in lontananza. Decise di scoprire da dove provenivano e, quando arrivo in fondo alle scale, si fermo di nuovo. Le sembro di udirli ancora, provenienti dalla cucina. Vi entro e scopri che li il rumore era decisamente piu forte. S’inginocchio, appoggio l’orecchio al pavimento e senti distintamente un bussare ripetuto.
Urlo il nome del marito, poi rimise l’orecchio a terra e riusci a malapena a cogliere la risposta di David che la chiamava per nome. Si precipito ansante alle scale della cantina. Trovo l’interruttore e corse giu, stringendo il fucile. Ora udiva piu distintamente la voce di David, ma era ancora molto attutita.
Quando si ritrovo in cantina, lo chiamo ancora e, nel sentire chiaramente la sua risposta, le salirono le lacrime agli occhi. Si fece strada fra gli oggetti accatastati, facendosi guidare dalla voce di David e, quando arrivo davanti a due porte, distinse subito quale era quella contro la quale lui stava picchiando. Pero c’era un problema: il lucchetto.
Grido a David che lo avrebbe tirato fuori di li, poi appoggio il fucile al muro e si guardo intorno in cerca di un attrezzo adatto. Vide il piccone, lo prese e colpi ripetutamente il lucchetto, ma senza risultato. Allora incastro la punta dell’arnese fra il catenaccio e il legno della porta e lo uso come un piede di porco.
Spingendo con tutte le sue forze, riusci a far staccare dal legno il catenaccio, poi apri la porta.
David corse fuori e l’abbraccio.
«Grazie al cielo, sei arrivata!» esclamo. «C’e Van Slyke dietro a tutta questa faccenda. Ha ucciso i pazienti e anche Hodges. Proprio in questo momento e in preda a una crisi psicotica ed e armato. Dobbiamo andarcene di qua.»
«Andiamo!» Angela riprese in mano il fucile e insieme si diressero verso le scale.
Prima di cominciare a salire, David le mise una mano sul braccio e le mostro la gettata di cemento vicino alla fossa che aveva iniziato a scavare. «Temo che Calhoun sia la sotto», le disse.
Lei rimase senza fiato.
«Vieni!» l’esorto David, dandole una piccola spinta. Salirono su per le scale. «Non ho scoperto chi sia, ma e chiaro che c’e qualcuno che paga Van Slyke. Non ho nemmeno capito come faceva a uccidere i pazienti.»
«Van Slyke e anche la stessa persona che e venuta a casa nostra ieri sera», gli rivelo Angela. «Di sopra ho trovato la maschera da rettile.»
Mentre entravano in cucina, i fari di una macchina illuminarono all’improvviso la stanza, scivolando anche sui loro visi inorriditi.
«Mio Dio, no!» esclamo David sottovoce. «E tornato!»
«Ho acceso tutte le luci», sussurro Angela. «Capira subito che c’e qualcosa che non va.»
Passo il fucile al marito, che lo afferro con le mani sudate. Sentirono chiudersi la portiera, poi i passi sulla ghiaia.
David fece cenno ad Angela di retrocedere dietro la porta della cantina, che poi accosto, lasciando uno spiraglio per poter guardare in cucina.
I passi arrivarono fino alla porta posteriore, poi si fermarono improvvisamente.
Per qualche minuto di puro terrore non si udi alcun rumore. David e Angela trattennero il respiro ed entrambi pensarono che Van Slyke si stesse chiedendo perche le luci fossero accese.
Poi, con loro grande sorpresa, i passi si allontanarono fino a non essere piu udibili.
«Dov’e andato?» sussurro Angela.
«Vorrei proprio saperlo», le rispose David. «Non mi piace non sapere dov’e. Questo posto lui lo conosce fin. troppo bene. Potrebbe prenderci alle spalle.»
Angela si volto a guardare le scale della cantina. L’idea di Van Slyke che saltava loro addosso all’improvviso le fece venire i brividi.
Per qualche minuto restarono immobili, sforzandosi di sentire ogni minimo rumore. Il silenzio della casa aveva un che di spettrale. Alla fine, David riapri la porta e ritorno in cucina, facendo segno alla moglie di fare altrettanto.
«Forse non era Van Slyke», sussurro Angela.
«Doveva essere lui», replico David.
«Usciamo subito di qui. Se rimango qui troppo a lungo, ho paura che Nikki scenda dalla macchina.»
«Che cosa?» sussurro David. «Nikki e qui?»