ingrossati. Lei cerca di farsi venire l’ansia, perche Paulsson senta che ha il battito accelerato.

«Deglutisca di nuovo» le dice, tastando la tiroide e controllando la trachea. Lucy sa come si svolge quel tipo di visita medica, ne ha fatte tante. E poi sin da bambina ha tempestato di domande sua zia Kay, per farsi spiegare il perche e il percome i medici toccano certe parti del corpo e non altre.

Paulsson riprende a tastarle i linfonodi, avvicinandosi ulteriormente a lei. Lucy sente il suo alito sulla fronte.

«Vedo solo il camice» le dice la voce di Benton nell’orecchio sinistro.

“Non ci posso fare niente” pensa Lucy.

«Si sente particolarmente stanca e affaticata, negli ultimi tempi?» le domanda Paulsson. Il tono e piatto, ma al tempo stesso volto a intimidirla.

«Non particolarmente. Voglio dire, lavoro un sacco, sono sempre via. Un po’ stanca lo sono» balbetta Lucy, fingendosi spaventata. Paulsson le sfiora un ginocchio con il bacino e Lucy sente che ha un’erezione. Purtroppo non ha modo di comunicarlo a Benton.

«Mi scusi, devo andare alla toilette» dice. «Torno subito.»

Paulsson fa un passo indietro e Benton vede di nuovo lo studio medico. Lucy scende dal lettino e cammina a passi svelti verso una porta. Nel frattempo, Paulsson va al computer e prende in mano uno dei due moduli, quello giusto. «C’e una provetta in un involucro di plastica sul lavabo» le dice, prima che lei entri nel bagno.

«Si?»

«Quando ha finito, la lasci pure sul coperchio del water.»

Lucy non usa la toilette, tira l’acqua, dice “scusa” a Benton, si toglie il ricevitore dall’orecchio e se lo infila in una tasca. Non raccoglie un campione di urina perche non vuole lasciare tracce biologiche da cui si possa risalire alla sua identita. Il suo DNA non dovrebbe essere in nessuna banca dati, ma e meglio non correre rischi. E sempre stata attentissima, perche non vuole che il suo DNA e le sue impronte digitali finiscano in qualche database americano o straniero, e non vuole lasciare nulla di se a un medico che ben presto avra motivo di essere assai in collera con la signorina P.W. Winston. E stata attenta a pulire ogni superficie che ha toccato da quando e entrata: nessuno deve scoprire che Lucy Farinelli, ex agente dell’FBI e dell’ATF, e stata nello studio del dottor Paulsson.

Esce dal bagno cercando di agitarsi per far accelerare il battito cardiaco.

«Ha i linfonodi lievemente ingrossati» le dice Paulsson. Lucy sa che mente. «Quando e stata l’ultima volta che si e sottoposta a una visita e ha fatto gli esami del sangue? Ha detto che non ama andare dal medico: sara parecchio.»

«Davvero ho i linfonodi ingrossati?» chiede Lucy, reagendo con il panico che Paulsson si aspetta.

«Come si sente ultimamente? Particolarmente affaticata? Ha febbre?» Le si avvicina e le controlla l’orecchio sinistro con l’otoscopio.

«Non mi sento male» risponde Lucy. Paulsson le controlla l’altro orecchio.

Posa l’otoscopio e prende l’oftalmoscopio per guardarle gli occhi, con la faccia vicinissima alla sua. Poi prende il fonendoscopio e Lucy cerca di spaventarsi, benche provi piu rabbia che paura. Si sposta lievemente sul lettino, facendo scricchiolare la carta che lo ricopre.

«Si abbassi la tuta sulla vita, per cortesia» dice Paulsson in tono piatto.

Lucy lo guarda e dice: «Mi scusi, devo andare di nuovo alla toilette».

«Prego» fa lui scocciato. «Ma faccia presto.»

Lucy corre in bagno ed esce subito dopo, con il ricevitore nell’orecchio. Tira lo sciacquone.

«Mi scusi tanto. Ho bevuto una Coca prima di entrare. Ho fatto male.»

«Si abbassi la tuta, per cortesia» ordina Paulsson.

Lucy ha un attimo di esitazione: e il momento della verita. Si abbassa la cerniera lampo, si sfila le maniche e sistema la parte superiore della tuta in maniera che la penna abbia la giusta angolazione e il filo che collega la telecamera all’interfaccia cellulare non sia visibile.

«Troppo verticale» le dice la voce di Benton nell’orecchio. «Spostala di dieci gradi.»

Lucy sposta la tuta e Paulsson dice: «Si tolga il reggiseno».

«E proprio necessario?» chiede Lucy timidamente, un po’ intimorita. «Di solito non…»

«Signorina, la prego, non mi faccia perdere tempo.» Paulsson inforca il fonendoscopio e si avvicina per auscultarla, mentre Lucy si sfila la brassiere e sta ferma sul lettino.

Paulsson le posa il fonendoscopio sotto il seno sinistro e poi sotto l’altro, toccandola. Lucy respira affannosamente, con il cuore che batte forte per la collera, e spera che Paulsson interpreti l’accelerazione del suo battito come paura. Si chiede che cosa vede Benton e si aggiusta la tuta intorno alla vita, toccando la telecamera mentre Paulsson la palpa ostentando un’aria molto professionale.

«Dieci gradi verso destra» suggerisce Benton.

Lucy sposta la penna senza farsi vedere e Paulsson la fa chinare in avanti e le ausculta la schiena. «Un bel respiro» dice. La ausculta, toccandola e strusciandosi contro di lei. «Ha cicatrici?» le chiede. «Non ne vedo.» Le passa una mano sulla pelle nuda.

«No» risponde Lucy.

«Qualcuna deve pure averla. Le hanno tolto l’appendice?»

«No.»

«Adesso esagera» dice Benton e Lucy intuisce che, nonostante il tono calmo, e arrabbiato anche lui.

Paulsson non demorde.

«Si alzi, per cortesia, e si metta su un piede solo» le dice.

«Posso rivestirmi?»

«Non ancora.»

«Basta cosi» le dice Benton nell’orecchio.

«Si alzi.»

Lucy si tira su la tuta, infilandosi le maniche e chiudendo la zip. Non si rimette il reggiseno per fare prima. Lo guarda, senza piu traccia di tensione o di paura. Paulsson si accorge del cambiamento. Lucy scende dal lettino e gli si avvicina.

«Si sieda» gli dice.

«Come ha detto, scusi?» chiede lui, sgranando gli occhi.

«Si sieda!»

Paulsson non si muove e continua a fissarla. Come spesso succede agli uomini che fanno i bulli, quando e messo alle strette si impaurisce. Lucy gli va incontro minacciosa per spaventarlo ulteriormente, si toglie la penna dal taschino della tuta e gli mostra il filo che collega la minicamera all’interfaccia.

«Interferenze?» domanda a Benton, che puo controllare i trasmettitori che Lucy ha nascosto nella sala d’aspetto e nel cucinino.

«Tutto okay» replica lui.

Bene, pensa Lucy, Benton non riceve suoni dal piano di sotto.

«Lei e nei guai, dottore» dice Lucy a Paulsson. «Tutto quello che e avvenuto in questa stanza da quando sono entrata e stato registrato, oltre che visionato in diretta. Adesso si sieda.» Si rimette la penna nel taschino, direzionandola in maniera che continui a riprenderlo. «Le ho detto di sedersi!»

Paulsson si muove con passo malfermo e la guarda, bianco come un cencio. «Chi e lei? Che cosa vuole da me?»

«Giustizia, ecco che cosa voglio da lei» replica Lucy arrabbiata. Cerca di calmarsi, ma le riesce piu facile fingersi spaventata che placare la collera. «Lo faceva anche con sua figlia, maiale? Con Gilly? Molestava anche quella povera ragazza, bastardo?»

Paulsson la fissa sbigottito.

«Mi ha sentito, no? Ha capito benissimo. Vedra che la Federal Aviation Association le revochera il mandato.»

«Esca subito da casa mia.» Paulsson e tentato di metterle le mani addosso, ma Lucy lo intuisce e si prepara a difendersi.

«Non ci provi neanche» lo minaccia. «Non si azzardi ad alzarsi da quella sedia, dottor Paulsson. Quando e stata l’ultima volta che ha visto sua figlia?»

«Che cosa c’entra mia figlia?»

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