Spinta da un’assoluta disperazione, Gweniver scatto in avanti e colpi. Colto alla sprovvista, il guerriero del Cinghiale scivolo e sollevo la spada in un fendente incontrollato. Il colpo successivo di Gweniver lo raggiunse su un lato del collo, e un momento piu tardi la ragazza calo l’arma dal lato opposto, come le aveva insegnato il suo fratello maggiore, Benoic. Con un gemito pieno d’incredulita, l’uomo del Cinghiale piego le ginocchia e mori ai suoi piedi. Gweniver si trattenne a stento dal vomitare: alla luce della luna la lama della sua spada spiccava scura e umida per il sangue e non lucida e pulita come negli addestramenti. L’urlo di terrore di sua madre la costrinse a riscuotersi; di corsa raggiunse il cavallo del guerriero ucciso e ne afferro le redini proprio mentre esso stava per fuggire, guidandolo quindi verso il boschetto.

— Che si dovesse mai giungere a questo! — singhiozzo Mab. — Che una ragazza da me allevata dovesse essere costretta a trasformarsi in un guerriero! Oh, voi dei tutti, quando avrete infine pieta del regno?

— Ne avranno quando fara comodo a loro e non un minuto prima — dichiaro Gweniver. — Adesso montate su quei cavalli! Dobbiamo andare via di qui.

Nel cuore della notte arrivarono infine al Tempio della Luna, che sorgeva sulla sommita di una collina ed era cinto da un robusto muro di pietra; insieme ai suoi amici e vassalli, il padre di Gweniver aveva fornito i fondi necessari a costruire quel muro, una lungimirante generosita che ora sarebbe servita a salvare la vita di sua moglie e delle sue figlie. Se anche qualche guerriero inebriato dalla battaglia fosse stato abbastanza folle da infrangere il geis e da rischiare l’ira della Dea pretendendo di entrare, le mura lo avrebbero tenuto fuori fino a quando non avesse ritrovato il senno. Una volta alle porte del tempio, Gweniver prese a chiamare a gran voce e smise soltanto quando senti infine una voce spaventata avvertire che qualcuno stava arrivando; poco dopo una sacerdotessa avvolta in uno scialle apri i battenti appena di una fessura, affrettandosi pero a spalancarli non appena vide e riconobbe Dolyan.

— Oh, mia signora, il peggio si e dunque abbattuto sul tuo clan?

— E cosi. Volete darci rifugio?

— Con piacere, ma non so come fare con questo ragazzo che vi accompagna.

— Sono soltanto io, con indosso gli abiti di mio fratello — intervenne Gweniver. — Ho pensato fosse meglio fingere che con noi ci fosse un uomo.

— Benissimo, allora — replico la sacerdotessa, con una risata nervosa, — affrettatevi ad entrare.

Scuro e ombroso sotto la luce della luna, il vasto complesso del tempio era cosparso di edifici, alcuni di pietra altri costruiti piu affrettatamente in legno. Parecchie sacerdotesse con il mantello gettato sulla camicia da notte si affollarono intorno alle profughe e aiutarono le donne piu anziane a smontare di sella, continuando a parlare in tono sommesso e confortante. Alcune di esse condussero poi i cavalli nelle stalle, altre accompagnarono le fuggiasche nella lunga costruzione di legno riservata agli ospiti. Quello che un tempo era stato un elegante edificio dove alloggiare le nobildonne in visita era adesso affollato di brande e di cassapanche, perche in esso avevano trovato rifugio donne di ogni classe sociale: la sanguinosa faida che aveva ridotto il clan del Lupo a tre sole donne era infatti soltanto uno dei fili che componevano l’orribile arazzo della guerra civile.

Alla luce di una candela, le sacerdotesse trovarono alle nuove arrivate alcune brande vuote in un angolo; in mezzo ai sussurri e alla confusione, Gweniver si distese sulla piu vicina e si addormento senza neppure togliersi la spada o gli stivali.

Al risveglio si trovo in un dormitorio silenzioso e vuoto, inondato dalla luce che penetrava dalle strette finestre poste vicino al tetto. Era venuta tanto spesso in visita al tempio che per un momento rimase confusa, chiedendosi se era li per pregare di vedere con chiarezza quale fosse la sua vocazione o per rappresentare il suo clan nei riti del raccolto. Poi i ricordi l’assalirono, violenti come un colpo di spada.

— Avoic! — sussurro. — Oh, Avoic!

I suoi occhi non versarono pero neppure una lacrima, e d’un tratto si accorse di avere fame. Sentendosi tutta indolenzita, si stiracchio e si alzo in piedi, oltrepassando una soglia all’estremita del dormitorio da cui si accedeva al refettorio, una stretta stanza piena di tavoli per i numerosi e disperati ospiti. Una neofita che portava un abito bianco e una sopragonna verde lancio un acuto strillo.

— Chiedo scusa, Gwen — disse poi, ridendo. — Per un momento ho pensato che fossi un ragazzo. Siediti, e ti portero un po’ di porridge.

Gweniver si slaccio la cintura con la spada e la poso sul tavolo accanto prima di sedersi, lasciando scorrere un dito sul fodero che era appartenuto ad Avoic, in cuoio rivestito di argento brunito decorato con spirali e sagome intrecciate di lupi. Secondo tutti i canoni della legge, adesso lei era il capo del clan del Lupo, ma dubitava che avrebbe mai potuto reclamare quel suo diritto: per poter ottenere che la successione andasse alla linea femminile di discendenza avrebbe infatti dovuto sormontare ostacoli ben maggiori di quello costituito dal Tieryn Burcan del clan del Cinghiale.

Entro pochi minuti Ardda, la somma sacerdotessa del tempio, si venne a sedere accanto a lei; anche se era prossima alla sessantina, con i capelli grigi e una ragnatela di rughe intorno agli occhi, Ardda aveva ancora un passo e un portamento lievi come quelli di una ragazza.

— Dunque, Gwen — esordi la donna. — Per anni mi hai ripetuto che volevi diventare una sacerdotessa. Il tuo momento e giunto oppure no?

— Non lo so, mia signora. Sai che ho sempre nutrito dei dubbi in merito alla mia vocazione… ecco, ammesso che mi resti qualche scelta al riguardo.

— Non ti dimenticare che adesso hai come dote le terre del clan. Quando la notizia si diffondera, sono pronta a scommettere che fra gli alleati di tuo padre ci sara piu di un giovane disposto a venire a tirarti fuori di qui.

— Oh, per gli dei, non ho mai desiderato sposarmi!

Con un piccolo sospiro, Ardda sollevo inconsciamente una mano a toccarsi la guancia destra, su cui spiccava il tatuaggio azzurro della luna crescente. Qualsiasi uomo che osasse toccare con desiderio una donna che portava quel simbolo veniva immediatamente messo a morte: non soltanto i nobili, ma anche qualsiasi uomo libero di qualunque ceto sarebbe stato pronto ad uccidere il colpevole, perche se la Dea si fosse adirata i raccolti non avrebbero prosperato e nessun uomo avrebbe piu generato dei figli.

— Per poter conservare le terre del Lupo ti dovrai sposare — osservo poi.

— Non e che io voglia le terre, voglio soltanto tenere vivo il clan, e c’e sempre mia sorella. Se io mi votassi alla Dea, allora Maccy erediterebbe di diritto, e lei ha sempre avuto una quantita di corteggiatori, anche quando aveva soltanto una piccola dote.

— Ma sarebbe in grado di governare il clan?

— Certamente no, ma se le scegliessi il marito giusto… oh, ma senti cosa dico! Come faro ad arrivare dal re per presentargli la mia petizione? Sono pronta a scommettere che in questo preciso momento gli uomini del Cinghiale stanno venendo qui per accertarsi di tenerci rinchiuse nel tempio come maiali in un recinto.

Quella predizione si rivelo esatta appena un’ora piu tardi. Gweniver stava passeggiando con irrequietezza nel cortile quando senti il rumore degli zoccoli di molti cavalli che venivano da quella parte. Imitata da altre sacerdotesse, spicco subito la corsa verso le porte, gridando alle custodi di sprangarle. Gweniver le stava aiutando a calare al suo posto la sbarra di ferro quando i cavalieri sopraggiunsero fra un tintinnare di cotte di maglia e un tamburellare di zoccoli. Ardda era intanto gia salita sulla passerella che correva al di sopra delle porte, e Gweniver la raggiunse, tremando per la rabbia.

In basso, ferma alla rispettosa distanza di venti metri, c’era la banda di guerra del Cinghiale al completo, composta da settanta uomini. Burcan in persona, un uomo sul finire della trentina, con i capelli e i baffi neri abbondantemente striati di bianco, si stacco dal resto dei guerrieri e venne insolentemente avanti fino alle porte. Nel protendersi dai bastioni, Gweniver senti di odiare quell’uomo, che aveva sterminato il suo clan.

— Che cosa volete? — grido Ardda. — Avvicinarsi alla Santa Luna in equipaggiamento di guerra e un insulto alla Dea.

— Non intendiamo nessun insulto, Vostra Santita — grido di rimando Burcan, con la sua voce cupa e sepolcrale. — Il nostro equipaggiamento e dovuto soltanto al fatto che siamo venuti qui in tutta fretta. Vedo che Lady Gweniver e al sicuro presso di voi.

— E al sicuro rimarra, a meno che tu non voglia che la maledizione della Dea renda sterili le vostre terre.

— Credi che io sia uomo da violare un sacro santuario? Sono venuto qui per offrire a Lady Gweniver una proposta di pace. — Burcan si giro sulla sella e guardo verso Gweniver. — Piu di una faida sanguinosa si e conclusa con un matrimonio, mia signora. Prendi come marito il mio secondo figlio e governa le terre del Lupo in

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