Lui si getto all’interno, spostandosi di lato in modo che Gweniver avesse lo spazio necessario per seguirlo, poi aiuto Camlwn a chiudere il battente e a sprangarlo. Adesso la casa era rovente a causa del calore che giungeva dal piano superiore, in fiamme, e i cavalli in preda al panico presero a nitrire e a impennarsi quando gli uomini afferrarono le redini e li tirarono avanti. Fuori, i guerrieri di Cantrae stavano urlando perche venissero portate loro delle asce e stavano picchiando contro le imposte di legno delle finestre. Finalmente, i cavalli furono radunati in una massa isterica vicino alla porta: Ricyn e Camlwn spalancarono di colpo il battente mentre i compagni alle loro spalle prendevano a gridare e a colpire di piatto la groppa degli ammali con la spada. Scalciando e sgroppando, i cavalli si lanciarono in avanti e andarono a sbattere contro gli uomini di Cantrae come arieti viventi.
Subito Ricyn richiuse la porta e accenno a gridare un ordine, ma poi il suo sguardo si poso su Gweniver e la voce gli s’incrino in gola.
Gweniver si era ritirata barcollando in un angolo in cui non era d’impaccio ed era morta a ridosso di una curva della parete: in preda alla furia della battaglia, lui non si era neppure accorto che era stata colpita. Immediatamente corse da lei e le si inginocchio accanto, vedendo che era stata ferita alla schiena attraverso una giuntura della cotta di maglia. Quando la giro supina, il suo volto parve stranamente calmo, con gli occhi azzurri spalancati, mentre il sangue continuava ad allargarsi per terra intorno a lei. Soltanto allora Ricyn si rese veramente conto che non sarebbe vissuto fino a mezzogiorno. Lasciata cadere la propria spada afferro quella di lei come se fosse stata un talismano e corse verso la porta: all’esterno il fumo si avvolgeva in fitte nubi intorno ai nemici che stavano riformando lo schieramento.
— Usciamo e carichiamo, ragazzi! — esclamo Ricyn. — Perche morire come topi in trappola?
Invocando un’ultima volta il nome di Glyn, gli altri gli si raggrupparono intorno e Camlwn gli indirizzo un rapido sorriso d’addio, poi Ricyn sollevo la spada che un giorno era stata benedetta dalla Dea e guido una carica proprio verso il folto dei nemici. Per la prima volta, comincio a ridere della stessa fredda risata di Gweniver, come se la Dea gli avesse concesso per quel breve momento di prendere il posto della sua sacerdotessa.
Incespicando sul cadavere di un cavallo morto, Ricyn si scaglio contro il primo uomo di Cantrae che gli si paro davanti e lo uccise con un solo fendente, ruotando su se stesso per fare fronte ai numerosi scudi con lo stemma del grifone che stavano convergendo su di lui. Assestato un debole colpo di rovescio ad un avversario giro ancora su se stesso ed esegui un affondo contro un altro, poi avverti sul volto il morso del metallo, cosi acuto che per un momento penso che gli fosse caduto addosso un po’ di paglia incendiata, finche il sangue caldo e salato non gli riempi la bocca.
Quando barcollo un’altra spada lo raggiunse al fianco: gettando via lo scudo ormai inutile, si volse e vibro un colpo violento che uccise l’uomo che lo aveva ferito. Intorno a lui il fuoco ruggiva e il fumo era denso come nebbia. Barcollando, Ricyn sollevo ancora la spada ma si soffoco quasi con il suo stesso sangue e cadde al suolo tossendo nel tentativo di sputarlo: credendolo morto i nemici proseguirono oltre.
Di li a poco Ricyn pero si risollevo in piedi e mosse qualche passo incerto, rendendosi conto di aver invertito la propria direzione soltanto quando urto contro lo stipite della porta, cadendo di nuovo a terra. All’interno il fuoco stava gia avanzando lungo le pareti ma lui lo ignoro e lotto per rialzarsi, dirigendosi verso Gweniver con andatura barcollante: anche se ogni passo era un’agonia alla fine la raggiunse e si lascio cadere in ginocchio accanto a lei, ma poi esito per un momento, chiedendosi se la Dea lo avrebbe condannato per cio che intendeva fare… dubitava pero che le importasse ancora di loro. Accasciandosi in avanti, si protese e trasse a se Gweniver fino a poterla tenere fra le braccia e a posare la testa sul suo petto. Il suo ultimo pensiero fu una preghiera alla Dea, in cui chiese perdono se stava facendo una cosa sbagliata.
La Dea fu misericordiosa, perche gli permise di morire dissanguato prima che le fiamme lo raggiungessero.
Nevyn si trovava nella tenda del re, all’accampamento, quando senti le grida e il battito di zoccoli che annunciavano il ritorno dell’esercito. Afferrato il mantello usci di corsa sotto la pioggia sottile che cadeva sul prato, ora in preda alla confusione per la massa di uomini che smontavano di sella. Facendosi largo fra la ressa, Nevyn rintraccio il re, che stava porgendo le redini del suo cavallo ad un attendente: sporco, con la barba lunga, Glyn aveva una guancia macchiata del sangue di un altro uomo e i capelli chiari e rigidi chiazzati di cenere.
— Non c’era piu nessuno vivo — disse. — Abbiamo seppellito tutti quelli che abbiamo trovato, ma non c’era traccia ne di Gweniver ne di Ricyn. Quei bastardi di Cantrae avevano incendiato la fortezza, quindi e probabile che loro fossero all’interno della casa. Se non altro hanno avuto un rogo funebre, come si usava nell’Alba dei Tempi.
— La cosa gli avrebbe fatto piacere.
— Sulla via del ritorno abbiamo pero sorpreso la banda di guerra di Cantrae… o almeno quel che ne restava, e li abbiamo annientati.
Non fidandosi di parlare, Nevyn si limito ad annuire, pensando che Gweniver avrebbe apprezzato quella vendetta piu di qualsiasi altra cosa. Intanto il re si era girato e stava chiedendo a qualcuno di accompagnare Alban da lui; quando arrivo il ragazzo era talmente pallido e sfinito che barcollava.
— Puoi fare qualcosa per lui, Nevyn? — chiese Glyn. — Non vorrei che gli venisse la febbre o qualcosa del genere, dopo il modo splendido in cui ha saputo portarci il messaggio.
Quella lode proveniente addirittura dal re ebbe infine la meglio sulla resistenza di Alban, che scosse il capo e scoppio in pianto da quel ragazzo ancora giovanissimo che era. Mentre lo accompagnava dal medico, Nevyn ebbe difficolta a contenere a sua volta le lacrime, e si ripete invano che piu e piu volte ancora qualcuno che amava sarebbe morto prima di lui. Gli sarebbe piaciuto poter imprecare contro il suo aspro Wyrd, ma la cosa piu aspra di tutte era la consapevolezza di essere lui stesso il solo da biasimare per esso.
INTERLUDIO
PRIMAVERA, 1063
Un cacciatore che pone trappole fara bene a guardare dove mette i piedi.
In tutto il vasto regno di Deverry c’erano soltanto due citta che gli Elcyion Lacar visitassero di tanto in tanto, Cernmetyn e Dun Gwerbyn, e quelle visite erano molto rare. La gente di entrambi i posti aveva una strana reazione ogni volta che qualcuno del Popolo le passava davanti: con una sorta di inconsapevole cospirazione si rifiutava semplicemente di ammettere quanto gli elfi fossero diversi dagli umani. Qualsiasi bambino che chiedeva il perche della forma dei loro orecchi si sentiva rispondere che quella selvaggia tribu modellava, tagliandoli, gli orecchi dei neonati, e se il bambino si mostrava troppo curioso, indicando gli strani occhi da gatto degli elfi, gli veniva invariabilmente detto di tenere a freno la lingua se non voleva che anche i suoi orecchi venissero tagliati. Gli adulti, pero, trovavano difficile guardare un elfo negli occhi, ed era per questo motivo che il Popolo considerava gli umani creature infide e indegne di fiducia.
Di conseguenza, Devaberiel non rimase sorpreso quando le guardie di stanza alle porte di Dun Gwerbyn dapprima lo fissarono in volto e poi si affrettarono a spostare lo sguardo sul gruppetto che si snodava dietro di lui, costituito da Jennantar, da Calonderiel, da due cavalli da soma che trascinavano dei travois e infine da una fila di dodici cavalli senza sella.
— Sei venuto per venderli? — domando una delle guardie. — Se e cosi ci sono delle tasse da pagare.
— Non devo venderli. Li sto portando come tributo alla tieryn.
La guardia annui solennemente, perche era risaputo che di tanto in tanto il Popolo dell’Ovest, come gli elfi erano abitualmente chiamati dalla gente di Eldidd, rinunciava a qualcuno dei suoi splendidi cavalli per garantirsi l’amicizia dei tieryn di Dun Gwerbyn e di Cernmetyn.
Anche se erano gia venuti altre volte in Eldidd, Jennantar e Calonderiel non erano mai stati all’interno della citta, e Devaberiel noto l’espressione di disprezzo con cui entrambi guardavano le case ravvicinate e i vicoli sporchi