CAPITOLO 3
Quando si ritrovarono a parlarne, piu tardi, Thorne e Holland ammisero entrambi di sentirsi attratti dal vicedirettore del carcere di Derby. Cio che nessuno dei due disse apertamente, tuttavia, era il fatto che quella donna aveva solleticato la loro fantasia non solo perche era carina, ma anche, e forse soprattutto, perche dirigeva una prigione.
«Ha fatto certamente un ottimo lavoro» disse Tracy Lenahan appoggiando il foglio sulla scrivania. Si trattava della fotocopia di una delle oltre venti lettere che Remfry aveva ricevuto in carcere e che Holland aveva trovato a casa sua, sotto il letto.
Lettere scritte da un assassino, che si spacciava per una donna di ventotto anni di nome Jane Foley.
Thorne e Holland si erano gia fatti spiegare la procedura con cui veniva smistata la posta dei detenuti. In media ne arrivavano cinque sacchi al giorno. Le lettere venivano portate da due, a volte tre, secondini nell’ufficio del censore. La macchina a raggi X era stata eliminata dall’attuale direttore, ma i cani antidroga erano ancora utilizzati e le lettere venivano aperte per ispezionare l’interno delle buste. Gli addetti al controllo non leggevano la posta e non la mostravano a nessuno, a meno che non ci fosse un motivo importante per farlo.
«Ha fatto un ottimo lavoro spacciandosi per una donna: e questo che intende dire?» chiese Thorne. Lui aveva trovato quelle lettere molto convincenti e Yvonne Kitson era stata della stessa opinione, ma ora gli interessava il parere della direttrice.
«Si, ma dev’essere stato anche piu astuto. Ho gia visto lettere simili, in passato. Lettere autentiche, intendo. Vi stupirebbe sapere quanta posta di questo genere arriva a tipi come Remfry. Il tono e lo stesso che troviamo qui: strano, un po’ folle…»
«Qualcosa di simile a un bisogno emotivo» suggeri Holland.
Tracy Lenahan annui. «Esatto. Questa Jane si presenta come una preda, come una donna sexy in cerca di divertimento…»
«Una donna sexy sposata» aggiunse Thorne. La finta Jane Foley era opportunamente legata a un finto marito molto geloso, motivo per cui Remfry non poteva rispondere alle sue lettere.
Tracy Lenahan lesse di nuovo alcune righe della lettera e annui. «Ci sono molte allusioni dirette, ma in fondo si percepisce una vena di tristezza.»
«Come se fosse disperata» aggiunse Thorne. «Una donna cosi disperata da ridursi a scrivere lettere del genere a uno stupratore in galera.»
Holland sbuffo. «Mi gira la testa. Un uomo che finge di essere una donna, che finge di essere una donna diversa…»
Tracy Lenahan mise giu la lettera. «Ma tutto a un livello molto sottile. Come ho detto, e maledettamente in gamba.» Thorne non aveva bisogno di sentirselo dire da lei. Aveva studiato ogni singola lettera di “Jane Foley”, e sapeva perfettamente che l’uomo che le aveva scritte era in gamba. Ed era anche calcolatore e molto paziente.
Tracy Lenahan prese la fotografia. «E questa e la ciliegina sulla torta…»
Thorne rimase colpito dalla scelta di quella metafora, ma non disse nulla. Sul muro dietro la scrivania c’era, come da regolamento, il ritratto della regina, con la consueta espressione di chi ha appena fiutato un odore sgradevole. Alla sinistra di Sua Maesta c’erano una serie di fotografie aeree della prigione e un paio di grandi paesaggi a olio.
Thorne non si intendeva affatto di pittura, ma quei quadri avevano tutta l’aria di essere antichi. Tracy Lenahan alzo gli occhi e, seguendo la direzione del suo sguardo, spiego: «Quelli si trovano qui fin dall’apertura del carcere, nel 1853. Erano appesi in sala visite, fino a sei mesi fa. Poi, un giorno, un detenuto condannato per ricettazione di oggetti antichi li ha visti ed e impallidito. Abbiamo scoperto che valgono almeno dodicimila sterline ciascuno…».
Sorrise e riporto lo sguardo sulla foto in bianco e nero che aveva tra le mani. Thorne, invece, fisso la cornice d’argento sulla scrivania. Dalla posizione in cui si trovava non riusciva a vedere la foto che conteneva, ma si immagino un marito atletico, un militare, forse, o magari addirittura un poliziotto, e un bambino sorridente dalla pelle olivastra. Poi guardo la donna dietro la scrivania. Occhi scuri, capelli neri lunghi fino alle spalle, alta, seno prosperoso. E straordinariamente giovane: doveva avere meno di trent’anni. Era evidente che quella donna