cravatta a linee oblique di tipo Regimental completavano il loro abbigliamento. La Islamic East Horizon School era una delle migliori scuole islamiche del paese.

Nel tragitto che percorsero in taxi dall’aeroporto sino al 671 di North Orange Grove Boulevard, Cassandra e Oswald rimasero in silenzio. Breil stava ripassando mentalmente le informazioni ricevute da Bernstein: ‹HO SCANDAGLIATO I MOTORI DI RICERCA DI OGNI IDIOMA E LINGUA, INCLUSE QUELLE DEI PAESI ORIENTALI A PREVALENZA ISLAMICA, MA SENZA RISULTATO›, aveva scritto il capitano del Mossad. ‹L’ORIZZONTE E LE STELLE PAREVANO NON AVERE CONNESSIONI TERRESTRI SIGNIFICATIVE CON I FIGLI E L’IRA DI ALLAH. MA POI HO AVUTO UNA FOLGORAZIONE: NELLA PRIMA PARTE DEL MESSAGGIO SI LEGGE PREPARARE AL FUTURO E IO CREDEVO FOSSE CONNESSO CON L’AVVENTO DEL RAMADAN. HO INVECE PENSATO A CHE COSA PREPARA O HA PREPARATO TUTTI NOI AL FUTURO. NON LE VIENE IN MENTE NULLA, MAGGIORE? LA SCUOLA CI PREPARA AL FUTURO. ESISTONO NEGLI STATI UNITI DUE SCUOLE ISLAMICHE CHE PORTANO IL NOME DI EAST HORIZON SCHOOL. HO SCELTO QUELLA PIU A EST… ALL’ORIZZONTE DOVE NASCE IL SOLE: LA EAST HORIZON ISLAMIC SCHOOL DI PASADENA, APPUNTO.›

La facciata principale della scuola era simile a una delle tante ville dei divi di Hollywood: cinque palme dal tronco massiccio separavano il vialetto di accesso dal traffico di Orange Grove Boulevard. Di fianco alla costruzione a un solo piano in cui avevano sede la segreteria, la presidenza e gli uffici, si intravedevano campi da gioco la cui erba verde intenso era frutto di una cura giornaliera.

Breil osservo gli occhi dei bambini: erano simili a quelli di ogni altro piccolo, che fosse musulmano, ebreo o di altra religione. Quei bambini vivevano in pace e avevano tutto il diritto di continuare a farlo.

«Mi chiamo Oswald Breil, signor preside, e questa e la signora Cassandra Ziegler, gia dirigente dell’FBI.»

Decha Jamal, da sei anni preside della scuola, era di origine orientale, probabilmente tailandese. Di statura media, aveva occhi a mandorla dallo sguardo attento. Poteva avere poco piu di cinquant’anni e quando parlo la sua voce suono calma ed educata. «So bene chi e lei, dottor Breil, e chi e la signora Ziegler. Chiunque legga di tanto in tanto un quotidiano non puo non aver sentito parlare di voi. Quello che non riesco a capire e come mai siate qui, nella mia scuola.»

In quel momento il telefono di Cassandra Ziegler prese a squillare.

«Questa volta saro molto meno esauriente di quanto non lo sia stato a Cipro: mi passi il suo amico nano, Cassandra.»

Senza proferire parola la Ziegler porse il cellulare a Breil. Dal pallore della donna Oswald capi subito di che cosa si trattava.

«Come dicevo poco fa alla sua compagna, dottor Breil, questa volta avrete a disposizione minori indicazioni. Anzitutto mi congratulo con voi per aver risolto questo nuovo enigma, anche se sul filo della lama», disse la voce metallica che Oswald ormai ben conosceva. «Adesso mi ascolti bene, dottor Breil: lei stesso provvedera a impedire ogni comunicazione tra la scuola e l’esterno isolando le linee telefoniche. Per facilitare il suo compito, la informo che l’allacciamento generale del centralino e di tutti i telefoni si trova nel quadro elettrico generale: e sufficiente disattivare un fusibile e nessun apparecchio della scuola potra piu comunicare con l’esterno. Inoltre, la informo che ogni conversazione da telefoni cellulari e da me controllata grazie a uno scanner: qualsiasi chiamata contenente frasi sibilline o poco chiare che provenga da un portatile situato all’interno della scuola mi indurra a far cessare immediatamente questo bellissimo gioco. Resta inteso che nessuno dovra sapere nulla, ne gli allievi, ne i professori, fatta eccezione per il preside Jamal a cui credo lei abbia appena comunicato i suoi sospetti. Non dovrete dare l’allarme per nessun motivo. Nessuno potra uscire dalla scuola. Oltre all’esplosivo, ho disseminato microfoni quasi ovunque all’interno degli edifici e del campus. Qualunque disobbedienza a queste mie istruzioni comportera l’immediato innesco dei detonatori. Buona caccia, Breil.»

«Le spieghero volentieri il motivo della nostra visita, preside Jamal», disse Oswald non appena ebbe terminato la conversazione con il Giusto, «se lei mi promette che manterra la calma e che la fara mantenere ai suoi alunni, qualsiasi cosa succeda. Ormai e troppo tardi per evacuare l’edificio. Che Dio ci aiuti.»

Dopo aver illustrato dettagliatamente la situazione, Oswald chiese: «Quante persone alloggiano all’interno del campus?»

«Adesso ci sono circa centocinquanta alunni, venticinque professori e una dozzina di inservienti. Ma per domani mattina aspettiamo un grande afflusso di alunni e genitori per il buffet annuale della vigilia del Ramadan.»

«Dobbiamo cercare di trovare gli ordigni prima di allora, anche se so per esperienza che non sara facile.»

Le prime ombre della sera si allungavano sulla citta di Pasadena. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare il dramma che si stava consumando all’interno delle mura della scuola islamica. L’annuncio della segreteria, diramato attraverso l’impianto di diffusione interna, con il quale veniva comunicata la temporanea disattivazione delle linee telefoniche per guasti tecnici, non provoco clamore ne curiosita.

«Diamoci da fare, gente: mancano soltanto poche ore», disse Oswald.

Le «poche ore» erano trascorse quando Oswald, Cassandra e Jamal si erano accasciati, sfiniti, nell’ufficio del preside.

Il giorno si era presentato troppo presto, come sempre avviene quando si spera che la notte non finisca mai: e quelle tre persone affrante avrebbero voluto che la notte si fosse protratta all’infinito.

«Abbiamo scandagliato ogni angolo, ogni zona comune, ogni possibile nascondiglio e tutto cio che abbiamo trovato sono soltanto questi!»

Cassandra getto sulla scrivania i dodici microfoni miniaturizzati che avevano rinvenuto nel corso dell’ispezione.

«Sono convinta che non abbiamo nemmeno portato a termine la bonifica dalle microspie: quasi certamente ce ne saranno altre e il Giusto stara sghignazzando in questo momento, assistendo al nostro insuccesso e alla nostra frustrazione», continuo la donna.

Il preside Jamal si affaccio alla finestra che dava sul viale d’accesso: i primi ragazzi, accompagnati dai genitori, stavano entrando nell’edificio principale proprio in quel momento.

«Bonifica ambientale… bonifica ambientale…» Il preside si batte una mano sulla fronte, ma non prosegui oltre: Oswald gli faceva cenno di tacere.

Breil accese la radio e parlo sottovoce all’orecchio del preside.

«Che cosa voleva dire, Decha?»

«Che gli studenti dell’ultimo anno hanno costruito un rivelatore magnetico simile a quelli che vengono usati per individuare microspie e altro.»

«Bingo!» esclamo Oswald. «Proviamo a rifare un giro della scuola con quello strumento, forse riusciremo a captare qualche onda magnetica che proviene dal meccanismo di innesco dell’ordigno.»

Nelle due ore che seguirono il terzetto percorse ancora una volta i corridoi, tra gli sguardi perplessi di insegnanti e studenti. Alle loro domande veniva risposto che due tecnici dei telefoni stavano cercando di individuare, servendosi di una speciale apparecchiatura, l’origine del guasto che aveva provocato il blackout telefonico ancora in corso.

Oswald e Cassandra stavano rientrando in presidenza. Oswald aveva in mano un’altra ventina di microspie rinvenute nel corso della nuova ispezione. Purtroppo quello era stato l’unico esito positivo della sortita: nessun segnale aveva indicato dove erano stati nascosti gli ordigni.

Oswald prese per un braccio Cassandra e la costrinse a fermarsi. Dall’ufficio del preside la voce concitata di una donna stava dicendo: «Io ho il diritto di sapere, signor preside. Sono un’insegnante e titolare della sicurezza all’interno dell’istituto. O lei mi dice che cosa sta succedendo o io…»

«Si calmi, professoressa Adnan. Come le ho gia detto si tratta di tecnici della compagnia telefonica che stanno cercando il guasto che…»

«La faccia finita, signor preside. E incredibile che nessuno abbia riconosciuto quei due e, a ogni modo, io li ho riconosciuti perfettamente. Anche se indossano delle ridicole tute da lavoro, guarda caso uguali a quelle dei nostri inservienti. Le loro facce sono su tutti i giornali del pianeta. Mi chiedo che cosa ci facciano dentro la nostra scuola un ex primo ministro israeliano e un’ex dirigente dell’FBI. O mi risponde lei o saro costretta a chiamare la

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