polizia con il mio cellulare…»
Oswald e Cassandra entrarono in quel momento nella stanza e fecero cenno alla donna di tacere. Quindi Oswald ispeziono ogni parete e suppellettile servendosi del marchingegno progettato dagli allievi.
Accertatosi che nella stanza non ci fossero piu microfoni, Oswald disse: «Se la cavano davvero bene i vostri allievi in elettronica. Mi chiamo Oswald Breil, professoressa, anche se ho capito che non e necessario che mi presenti. Cassandra Ziegler e io siamo qui in via del tutto privata, nel senso che nessuno tra gli organi ufficiali ai quali ci siamo rivolti ci ha dato ascolto per tentare di scongiurare una nuova e terribile minaccia».
«Io invece sono Xaviera Adnan. Siamo nelle mani del Giusto, non e vero, dottor Breil?» chiese la professoressa, sgranando gli occhi scuri messi in risalto dal velo chiaro che le copriva i capelli e la fronte.
In quell’istante il telefono di Oswald suono.
«Vedo che lei e un giocatore di grande perseveranza e talento, dottor Breil.»
«E io vedo che lei si diverte a torturarmi. Del resto mi e chiaro che lei e completamente pazzo!»
«Non le conviene indulgere in epiteti offensivi, altrimenti chi le parla potrebbe insinuare che lei e un nano. Comunque, pazzo o no, sappia che mancano esattamente quattro ore allo scadere del mio ultimatum.»
«Quattro ore, ci rimangono solo quattro ore», ripete Breil appena chiusa la comunicazione.
Quindi si dedicarono a dare una risposta alla domanda che la professoressa aveva formulato prima che la telefonata li interrompesse.
«E inutile negarlo, professoressa: pare che il Giusto abbia collocato uno o piu ordigni all’interno della East Horizon School.» Cosi dicendo Cassandra elenco la serie di divieti che il terrorista aveva loro imposto, pena l’immediato innesco delle cariche.
«Non so se sia stato il mio sesto senso o la mia lungimiranza ma, in veste di responsabile della sicurezza, ho studiato la possibilita di trovare delle alternative alle normali vie di fuga. Cosi mi sono fatta carico di stilare un piano di emergenza che forse ora ci potra essere utile. Aspettate solo un istante.»
Oswald guardo l’orologio: erano le nove del mattino, la bomba sarebbe esplosa alle tredici. Anche ammesso che avessero trovato l’ordigno o gli ordigni, chi avrebbe potuto disinnescarli in tempo utile, visto che un’esperta in esplosivi come il colonnello Blasey ci aveva messo ore? Il piano della professoressa Adnan avrebbe potuto rivelarsi forse l’unico per salvare le sette-ottocento persone, tra genitori, studenti e professori, che in quel momento erano radunate nell’aula magna e che entro breve si sarebbero riversate ai tavoli del buffet.
Ci vollero pochi minuti prima che l’insegnante tornasse con una mappa dell’edificio e alcune cartine stradali della zona.
«Esattamente sotto all’aula magna passa il condotto fognario principale», stava dicendo Xaviera Adnan, indicando la planimetria della scuola. «Ho ispezionato io stessa la conduttura per diverse decine di metri. Dirige a nord, verso Bradford Street, e credo di poter dire che e interamente praticabile. Potremmo seguirla sino al primo tombino e far uscire le persone nei pressi di Bellefontaine o di Barclay, in un punto protetto alla vista di colui che sta certamente tenendo sotto controllo la scuola e le sue vie d’accesso.»
«Non sara facile evacuare centinaia di persone attraverso un tombino, professoressa, ma credo che questo sia l’unico sistema che abbiamo per salvarli. Diamoci da fare.»
Giunti nell’aula magna, per prima cosa Oswald verifico col magnetometro che non vi fossero altri microfoni. Quindi si reco in una stanza attigua e riattivo una delle microspie dopo averla posizionata davanti a un altoparlante. Inseri nel registratore la cassetta dei canti del coro dell’East Horizon e mormoro tra se: «Cosi almeno avrai chi ti fara compagnia, Giusto».
«Ho bonificato l’intera aula magna e creato una trappola per il Giusto. Puo parlare agli studenti, signor preside.»
«Signori, silenzio, per favore… chiedo la vostra attenzione. Ho detto silenzio!» La quiete calo all’interno dell’aula. «Vi prego di mantenere la calma e di eseguire puntualmente le istruzioni che vi verranno impartite. Dobbiamo evacuare l’istituto. Le madri si prendano cura dei propri bambini e di quelli che non hanno i genitori al loro fianco. Obbedite in tutto e per tutto ai consigli del dottor Breil — e il signore che vedete laggiu vicino alla professoressa Adnan — e della signora Ziegler accanto a loro. Non c’e motivo, ripeto, non c’e motivo di allarmarsi. Cercate di restare calmi e mettete in pratica gli ordini di evacuazione che vi verranno forniti.»
Aiutati da un inserviente, Oswald e la professoressa Adnan avevano sollevato il pesante tombino quadrato che si trovava davanti alla cattedra. La scala in ferro scendeva perpendicolarmente al pavimento, inoltrandosi nelle viscere buie della terra.
«Aspetti che faccio un po’ di luce», disse Xaviera calandosi nella botola attraverso la scaletta. Pochi istanti piu tardi il percorso in discesa veniva illuminato dalle lampade portatili, cosi come il corridoio sottostante.
«Faccia scendere prima un paio di uomini, mi daranno una mano con i bambini. Mandi giu anche un inserviente con qualche torcia: portero i primi bambini sino all’uscita di Bellefontaine Street e poi tornero indietro per fare strada agli altri», disse Xaviera dal fondo del pozzo.
«Le donne e i bambini sulla destra, gli uomini sulla sinistra. Cercate di restare seduti. E necessario che tutto avvenga con il massimo ordine.»
I genitori e gli alunni, per fortuna, si mostravano molto disciplinati.
«Voi tre calatevi nel cunicolo e aiutate la professoressa a far scendere le donne e i piu piccoli», disse Breil a quelli che, tra i padri, gli sembravano piu efficienti. Rispettando l’ordine con cui erano seduti all’interno dell’aula, i presenti venivano fatti dapprima alzare, raggiungevano il varco nel pavimento, si calavano nel tombino e sparivano verso la salvezza.
Una volta nel cunicolo veniva indicato loro il percorso. Oswald e la professoressa Adnan avevano calcolato che, dirottando il flusso verso altre tre uscite che avevano individuato, sempre nei pressi del crocevia di Bellefontaine, avrebbero ridotto di gran lunga i tempi.
Almeno la meta delle persone erano ormai fuori pericolo.
Oswald guardo l’orologio: erano le 10.32 del mattino. Le due ore e mezzo che mancavano all’esplosione sarebbero state piu che sufficienti a mettere tutti in salvo. Fu allora che il telefono di Breil suono di nuovo.
«Non la sento piu da un pezzo, dottor Breil», disse la voce metallica. «E questa nenia di canti musulmani mi sta venendo a noia. Non sara che lei ha trovato un modo per neutralizzare i miei microfoni? La informo che, vista la monotonia di questo canto, ho deciso di anticipare i tempi: la festa avra il suo culmine con due ore d’anticipo, alle undici in punto. Le rimangono poco piu di venticinque minuti, Breil.» E chiuse la comunicazione.
«Presto, fate presto!» disse Oswald ad alta voce, cercando di velocizzare la discesa di coloro che ancora dovevano mettersi in salvo.
Erano le 10.45. Oswald calcolo che erano rimaste circa duecento persone nell’aula magna. Forse potevano farcela.
Alle 10.50 erano rimaste poco meno di cento persone.
Alle 10.55 Oswald chiese a Cassandra, al preside e alla professoressa Adnan di lasciare l’aula. Lui sarebbe sceso per ultimo: ce l’avevano fatta.
Le due donne e il preside erano appena scomparsi alla sua vista, quando un urlo angosciato, simile a un lamento di morte che sale dagli inferi, sali dal tombino. Invano Cassandra aveva tentato di trattenere l’uomo che lottava per raggiungere nuovamente l’aula.
«Mia figlia, mia figlia Safiya non e scesa con sua madre e suo fratello. Mia moglie era convinta che fosse con me.»
Non appena Oswald lo vide, in fondo alla scaletta di ferro, riconobbe uno dei primi uomini che si erano calati per fare strada a tutti gli altri.
L’uomo teneva per mano un bambino spaventato.
«Si metta in salvo assieme al piccolo, ci penso io a trovare sua figlia.»
L’uomo non gli diede ascolto e continuo a salire. Oswald gli punto la pistola in mezzo agli occhi.
«Le ho detto di portare in salvo suo figlio. Non mi faccia perdere altro tempo. Non lascero lo stabile sino a che non avro portato fuori di qui Safiya.»
Di fronte alla determinazione di Breil, quello si rassegno e riprese la strada del percorso fognario.
Oswald guardo l’orologio: le 10.58. Gli parve di udire un pianto sommesso.
Safiya era accovacciata sotto un banco delle ultime file. Tremava come una foglia.
Oswald le accarezzo il capo, la prese per mano e, non senza fatica, se la carico in spalla.