riceverci.» Cosi dicendo Cruner si chiuse pesantemente dietro le spalle la porta della stazione mobile di regia da dove inviava i suoi prestigiosi servizi per il network piu conosciuto al mondo.
Il ronzio si fece piu persistente. Gli agenti addetti al servizio d’ordine furono costretti ad alzare il capo e guardare il cielo. La sagoma del Predator poteva far pensare a un aeromodello teleguidato da qualche appassionato. Quando qualcuno si rese conto del pericolo rappresentato da quel piccolo aereo senza pilota, era ormai troppo tardi. I due missili a guida laser Hellfire stavano portando la mano assassina del Giusto a colpire proprio il gruppo di donne intente a protestare per lo scarso interesse mostrato dalle autorita nei confronti del serial bomber.
«Mi dica, Cassandra», disse Oswald al telefono. La sua espressione si fece grave, mentre restava in ascolto senza proferire parola.
«Qualche problema, Oswald?» chiese Lilith Habar, che ben conosceva quell’aria corrucciata.
«Un aereo telecomandato da combattimento e sfuggito al controllo dei militari. Chi lo ha sottratto ha indirizzato i suoi missili su un gruppo di donne musulmane che manifestavano davanti alla Casa Bianca. Quelle donne protestavano contro gli attentati del Giusto in nome di Dio e io credo che ci sia proprio il Giusto dietro a questa nuova azione terroristica. Pare sia stata una carneficina. Accendi la televisione,
Oswald sedette su di una poltrona e le parole del messaggio gli tornarono alla mente: il riferimento alla quarta sura, il cui titolo e
Lilith Habar sedette sul divano a fianco di Oswald. Osservavano ammutoliti le terribili immagini che scorrevano in diretta. Il conduttore della K.C. News spiegava che si trovava, con il suo staff, alla Casa Bianca per un’intervista al presidente e che aveva assistito a tutte le fasi dell’attentato. Una prima stima parlava di oltre duecento dimostranti musulmane morte e di alcuni agenti di polizia del servizio d’ordine. Nessuno era ancora in grado di stabilire l’esatto numero dei feriti.
37
Roma, 2004
«Non bastavano gli appunti, anche l’agenda di suo padre mi doveva affibbiare! Credo che denuncero Oswald Breil per sfruttamento dell’amicizia.»
Ma il tono delle parole che Sara Terracini stava sussurrando a se stessa era piu bonario che risentito. Una persona le aveva consegnato a mano la busta quella mattina. Sara affido al programma di crittografia, e quindi alla posta elettronica, quello che aveva appena terminato di mettere in prosa. Si ripromise che si sarebbe dedicata al nuovo materiale la mattina seguente e che avrebbe proceduto con lo stesso sistema.
Guardo l’orologio e si accorse che la mattina seguente era ormai alle porte: entro breve ne avrebbe annunciato l’arrivo la prima luce.
Dagli appunti raccolti da Asher Breil
a Cortina d’Ampezzo, 1967
La tradotta arrancava, sebbene il percorso in direzione di Suez fosse pianeggiante. Due carrozze malconce, cariche di truppe inglesi, erano collocate tra quattro vagoni a bilico e uno a sponde chiuse. Su tre di quelli aperti erano state caricate armi e casse di munizioni. Sul quarto, in coda al convoglio, aveva trovato posto una batteria di cannoni di grosso calibro. Due nidi di mitragliatrici e una decina di uomini di guardia garantivano sicurezza al prezioso carico militare.
Il carro merci chiuso, situato a ridosso del trolley — quel carrello che segue il locomotore e nel quale vengono immagazzinati acqua e carbone per il funzionamento della locomotiva — ospitava le cavalcature dei militari: una decina di cammelli, qualche asino e due cavalli.
La linea ferroviaria era di basilare importanza strategica per l’intero fronte orientale. Due erano le direttrici del percorso ferrato. Dopo il tratto a binario unico, dal Cairo a Ismailia, la linea si sdoppiava: una dirigeva verso la costa e la seguiva sin quasi a Gaza, l’altra, invece, virava a sud e raggiungeva Suez.
Lungo quest’ultima stava procedendo, tra nubi dense di vapore, la locomotiva inglese GWR1441 che pareva ormai aver perduto l’originale colore verde, ricoperta com’era dagli strati di sabbia incrostati ovunque.
La brezza che irrompeva dal finestrino era l’unico sollievo al caldo soffocante che imperava in quel mese di luglio del 1917. Il convoglio aveva costeggiato il Grande e il Piccolo lago Amaro lasciandosi alle spalle, appena visibile sull’altra sponda, il villaggio di Shallufa.
Sciarra penso all’incontro che aveva avuto con Allenby il mattino precedente: il comandante in capo delle forze alleate in Medio Oriente sedeva dietro una scrivania massiccia, dondolandosi su una poltrona che sembrava stesse per cedere da un momento all’altro, vista la mole del generale inglese. Allenby parlava guardando negli occhi l’interlocutore solo a tratti, tradendo un’insicurezza inconsueta nell’alto ufficiale.
«Credo che il vostro compito non sara facile, colonnello. In ogni caso il fatto che voi parliate correttamente diversi dialetti arabi potra senza dubbio esserci d’aiuto. Va detto, inoltre, che quello che voi vi proponete di fare, e cioe indurre alla rivolta le tribu arabe che ancora non si sono schierate, e gia in parte stato fatto da un nostro ufficiale negli ultimi due anni. I risultati del suo operato cominciano a vedersi soltanto adesso. Credetemi, non c’e una grande amicizia — credo sia cosa reciproca — tra me e il colonnello Thomas Edward Lawrence. Devo pero ammettere che l’opera di colui che qui chiamano El Lawrence sta mietendo molti successi. Alcuni giorni fa le sue truppe — poco piu che un’accozzaglia di beduini — sono riuscite nella non facile impresa di conquistare Aqaba. Mi risulta che il colonnello sia in viaggio per Suez in questo momento. Credo che fare una chiacchierata con lui possa esservi di grande aiuto. Lawrence e stato gia avvertito del vostro arrivo.»
«Vuol dire
«Non ne conosco altri.»
Nella mente di Sciarra, mentre il treno lo portava a destinazione, l’immagine del generale Allenby lascio il posto a quella ben piu piacevole di Kimber. Con un fremito di eccitazione, il suo pensiero si concentro sul corpo sensuale e caldo, sulle promesse che si erano scambiati, sulle lenzuola candide che avevano accolto la loro prima notte d’amore.
Lo sguardo di Sciarra si perdeva nel deserto che fiancheggiava la linea ferrata. La distesa di dune sapeva trasmettere le stesse sensazioni di tranquillita mista a timore che il mare sa infondere al navigatore. E infatti di un mare, seppure solido, si trattava. Un mare di dune in movimento, capace di muoversi ondeggiando, e di nascondere o scoprire i segreti che lo abitano.
I segreti dei secoli… L’Anello dei Re.
Accompagnato dallo sferragliare delle ruote sui binari e dal chiacchiericcio dei soldati stipati nel vagone, Sciarra si accinse a scrivere la sua prima lettera al tenente Petru. Utilizzo, cosi come si erano ripromessi salutandosi, il linguaggio criptato che avrebbe reso indecifrabili a chiunque le loro missive.
Ma dopo le prime righe, Sciarra si fermo, perso nel ricordo delle loro molte avventure.
La sabbia del deserto pareva confondersi con l’azzurro del cielo per effetto del miraggio, quando all’improvviso sbucarono da dietro le dune i cammelli cavalcati dai beduini. Il grido di battaglia supero lo sferragliare del treno, mentre i nomadi caricavano il convoglio sparando all’impazzata.
Il colonnello Sciarra ebbe appena il tempo di vedere la marea di abiti bianchi, chiamati
«Presto, mettetevi al riparo e caricate le armi!» grido Sciarra in inglese agli occupanti della tradotta.
Gli uomini obbedirono agli ordini del piu alto in grado senza fare obiezioni, sebbene quell’ufficiale vestisse la